Capitolo Quindicesimo

⚠️Domanda importante a fine capitolo! Rispondete per favore 💕

Il ronfare profondo e costante di Ginny era l'unico suono che rompeva il silenzio in cui la stanza era avvolta. Nessun raggio di sole riusciva ad attraversare le persiane verdi della finestra. 
Rae era stata l'ultima a rientrare la sera precedente e aveva fatto scorre la cinghia fino a chiudere ogni singolo foro così da non essere disturbata dalle ombre. 

Nonostante ciò, non riuscì a chiudere occhio fino alle sette del mattino. Si girava e rigirava tra le morbide lenzuola, stringendo le palpebre per costringersi a dormire o controllando consapevolmente il suo respiro per rilassare il suo corpo. Aveva provato anche una tecnica babbana che aveva letto da qualche parte, si doveva immaginare di far addormentare ogni  parte del proprio corpo, partendo dalla punta dei piedi fino ad arrivare alla testa, ma niente sembrava funzionare.

Tutto quello che riusciva a fare era pensare a lui.

La notte che avevano passato insieme era stata meravigliosa. Erano riusciti a capirsi, a capire i corpi l'uno dell'altra. Avevano ascoltato gli ansimi e i mugolii che li avevano avvolti come una manto. Il ricordo del suo corpo, candido e asciutto, che si muoveva contro di lei tornava furtivamente tra i suoi pensieri, facendo colorare le sue guance di rosso e facendo aumentare il battito del suo cuore. Non era la prima volta per nessuno dei due ma è come se lo fosse stata, almeno per lei. Sentiva di essere tornata una sedicenne. Lui riusciva a renderla una persona nuova senza cambiarla, come se il suo corpo e la sua mente si accendessero con una nuova luce. 

Fred altrettanto non aveva chiuso occhio quella notte. Per tanti anni aveva immaginato come sarebbe stato fare l’amore con lei, ma la realtà aveva decisamente superato le aspettative. Ogni sua curva combaciava perfettamente con le sue. Come se una forza superiore li avesse modellati nella creta per unirsi perfettamente come pezzi di un puzzle.

Era così arrovellato nei ricordi che, al contrario di Rae, si scordò di chiudere la finestra. I raggi del sole avevano iniziato a danzare sulle sue palpebre sigillate, illuminando i suoi occhi anche se chiusi. Si stese a pancia in giù, nascondendo la testa sotto il cuscino, ma niente. Aveva sentito dire che l’amore, quello vero, fa sparire sonno e fame, come se il corpo potesse sopravvivere solo con la presenza dell’altra persona. Non ci aveva mai creduto davvero, non aveva mai creduto in un qualcosa di così potente, così logorante e rivitalizzante allo stesso tempo. Un qualcosa che ti completa così profondamente, nonostante non ci si fosse mai sentiti a metà. Con lei, però, tutto era cambiato.

Molly quella mattina come al suo solito si era svegliata molto presto, addirittura prima dei polli e delle galline. Lei e Arthur avevano passato la serata da Xenophilus Lovegood. Xenophilus era il padre di Luna, compagna ad Hogwarts di suo figlio Ron, e direttore del giornale Il Cavillo. Erano amici oramai da tanti anni e, approfittando della festa dei ragazzi, avevano deciso di organizzare una cenetta tra adulti alla quale si erano aggiunti Lily e James Potter, Sirius e suo marito Lupin, Malocchio, Tonks e Kingsley.
Avevano mangiato gli stravaganti cibi preparati dal proprietario di casa ma, per fortuna, a lei era stato affidato il compito del dolce e aveva portato una fantastica crostata di ciliegie e meringa. Date le temperature favorevoli avevano deciso di mangiare in giardino, accanto ad uno strano albero di Prugne Dirigibili. 

Nonostante avessero fatto abbastanza tardi, tra bicchieri di vino e risate, Molly Weasley non poteva perdere tempo a dormire. Aveva deciso di far riposare i ragazzi, al contrario, dedicandosi alle pulizie accompagnata solo dal leggero sottofondo musicale proveniente dalla radio, come sempre sintonizzata su RSN (Radio Strega Network). 
Fu solo verso orario di pranzo che decise di non prolungare oltre il loro riposo. 

Arthur si era svegliato un’oretta dopo di lei e, dopo averla aiutata con qualche pulizia ed essere andato a fare la spesa, gli fu assegnato il compito di svegliare la banda scalmanata. Al contrario di Molly però, non spalancò porte e finestre di ogni stanza, bensì bussò fino a quando non ricevette risposte.
I primi a scendere di sotto furono Harry e Ron che quella mattina si erano organizzati per una gara a chi aveva i capelli più indomabili. Fu merito di Hermione, scesa subito dopo di loro, se riuscirono a renderli presentabili. Passò più tempo del dovuto a sistemare quelli di Ron, rabbrividendo ogni volta che faceva scorrere le dita affusolate nella sua chioma morbida. Lui, d’altronde, sentì lo stomaco bruciare e le punte delle sue orecchie si fecero sempre più colorate, finendo per mimetizzarsi con i suoi capelli.
Fred, George e Charlie si alzarono dal letto solo per lanciarsi sui divani del salotto, non avevano più forze in corpo. Il maggiore aveva alzato un po’ il gomito la sera prima, scatenandosi in pista con Angelina Johnson, una ragazza estremamente carina che, da come aveva capito, era dello stesso anno dei gemelli. George era l'unico che si era preso la briga di infilarsi una tuta e levarsi il pigiama. Nonostante i suoi occhi si chiudessero si sentiva pieno di energie. Aver visto il suo ragazzo, Lee, la sera prima lo aveva rinvigorito e durante la notte aveva avuto un'illuminazione su un progetto che voleva mettere in atto con Rae quel pomeriggio.
Fred si era spaparanzato sulla poltrona accanto al camino, braccia e gambe divaricate avvolte ancora nei bermuda di tuta grigia che usava come pigiama in estate.

Rae fu quella che si svegliò per prima al bussare di Arthur. Pigramente si alzò dal letto e si avvicinò al bagno, trascinando i piedi sul pavimento, troppo stanca per sollevarli. Svogliatamente si sfilò il pigiama e si infilò sotto il getto ghiacciato della doccia. I suoi muscoli si svegliarlo immediatamente all'impatto con l'acqua e i suoi occhi si spalancarono iniziando a mettere a fuoco ciò che la circondava. 
Ginny si svegliò infastidita dal suono della doccia e della voce di Rae che non resisteva nello sfoggiare le sue, totalmente inesistenti, doti canore. Grugnì sbattendo braccia e gambe sul materasso. "Quando vivrò da sola dormirò tutto il fottuto giorno" si lamentò tra sé e sé mentre si metteva in piedi. Essendo tornata prima di Rae si era fatta la doccia prima di mettersi a letto. Si avvicinò all'armadio e afferrò un pantalone della tuta blu notte e una magliettina grigia che le arrivava sotto il seno. 

Rae uscì dalla doccia avvolta in un morbido asciugamano di cotone, doveva decisamente chiedere a Molly quale ammorbidente usasse. Schioccò un bacio sulla guancia di Ginny, intenta a legarsi i capelli, che in risposta roteò gli occhi.
Rae si avvicinò all'armadio ridacchiando, ormai si era abituata al suo caratteraccio la mattina. Indossò un pantaloncino di tuta grigio che le avvolgeva perfettamente i fianchi rotondi e una magliettina bianca che, come quella di Ginny, arrivava qualche dita sotto il seno.
Si infilarono al volo le scarpe e scesero al piano di sotto, desiderose soltanto di riempire i loro stomaci affamati.

"Buongiorno" 
Esclamò allegramente la mora ai due adulti intenti a preparare il copioso pranzo.
"Buongiorno bambina mia, vai dagli altri in salotto! Non è ancora pronto"
Mormorò con dolcezza Molly. Si strinse il grembiule attorno alla vita e fece scorrere una mano sul braccio della ragazza, facendole una leggera carezza.
"Non posso aiutarvi in nessun modo?"
Molly scosse la testa e puntò l'indice verso il salotto, ordinandole silenziosamente di fare come detto. Rae ridacchiò e si portò una mano sulla fronte, facendo il saluto militare prima di sparire dietro la porta del salotto.

"Buongiorno a tutti, pignoni!"
Esclamò Rae portandosi le mani sui fianchi. Il silenzio era assordante nel salotto, tutti erano immersi in un dormiveglia dal quale non avevano intenzione di uscire.
"Vieni qui e fai silenzio"
Grugnì Fred facendole segno di sedersi sulle sue gambe ed unirsi alla meditazione assonnata. Rae roteo gli occhi e si avvicinò a lui, con le braccia incrociate strette in petto.
"Lo faccio perché voglio, non perché me lo hai detto tu"
Mormorò muovendo appena la testa, con fare saccente, per spostare i capelli dietro le spalle. 
"Sisi, come ti pare"
Mormorò il rosso ancora con gli occhi sigillati dal sonno. Rae si accovacciò sulle sue gambe, in posizione fetale contro il suo busto. Fred subito portò una mano attorno alla sua vita, stringendo la pelle scoperta dai vestiti. Aprì appena gli occhi e le portò due dita della mano libera sotto il mento. Rae si lasciò guidare e sollevò il viso, incontrando I suoi occhi lucidi di stanchezza.
"Buongiorno, piccola mia."
Mormorò con voce rauca di sonno mentre le accarezzava il mento con il pollice.
"Buongiorno, amore mio."
Sussurrò lei strofinando appena il naso contro il suo. Immediatamente una sensazione di vertigine si diffuse nel suo corpo mentre le loro labbra si univano in un bacio. Era come se fosse un salto nel vuoto, ogni singola volta. Forse sarebbe dovuta essere spaventata, saltare nel vuoto è pericoloso se non si sa cosa si può trovare alla fine della discesa. A lei però non importava, il percorso, se mano nella mano con lui, valeva il rischio. Valeva tutto.

Fred sorrise sulle sue labbra. In quel bacio aveva tenuto gli occhi aperti, doveva guardarla perché ancora non riusciva a credere a ciò che erano diventati. Era sua. Totalmente, profondamente e indissolubilmente sua. Fece scorrere le dita sulla sua guancia, sfioradola con delicatezza. La sensazione della sua pelle sotto le dita era una delle cose che amava di più al mondo. Sottile e morbida come se fosse fatta di seta. Rovente dove lui faceva scorrere i polpastrelli, come se si accendesse al contatto.

Fred fece scorrere la lingua tra le labbra e incastrò quello inferiore tra i denti. Il suo sapore ancora su di lui. Rae portò le mani attorno al suo collo, sentiva il suo respiro accelerato contro il viso. Respiro che voleva diventasse il suo nuovo ossigeno.

"Come hai dormito questa notte?"
Mormorò lei facendo scorrere una delle mani sulla sua nuca, passando le unghie sulla sua pelle. Fred socchiuse appena gli occhi a quel contatto mentre i brividi si impossessarono del suo sistema nervoso.
"E chi ha dormito?"
Mormorò lui ridacchiando e coinvolgendo anche lei. Fred spostò la mano dal suo viso alla sua coscia, avvolgendola con fin troppa facilità. Strinse appena la presa, spingendola di più contro il suo petto.
"Ti ho pensata tutto il tempo, se continui così finirò per non sopportarti più"
Rae rise contro la pelle del suo collo, dove aveva nascosto il viso.
"A me toccherà trovarti un nuovo soprannome, penso che ora che ne ho la conferma, pisellino non sia più adatto."
Ghinò compiaciuta contro la sua clavicola. Fred fece schioccare la lingua contro il palato per nascondere un sorriso soddisfatto.
"Che ne dici di 'Mr fantastic'?"
Rae roteò gli occhi e scoppiò in una fragorosa risata scuotendo la testa.
" Ora non esagerare, Mr scemo!"
Un'espressione offesa crebbe sul volto del rosso che schiuse le labbra meravigliato.
"Ah così la metti? Ora ti faccio vedere io piccola peste!"
Mormorò divertito spostando entrambe le mani sui suoi fianchi scoperti. Iniziò a muovere freneticamente le dita e immediatamente la ragazza iniziò ad agitarsi, gettò la testa all'indietro e scoppiò a ridere. Lui era perfettamente consapevole di quanto lei fosse sensibile al solletico, quando erano piccoli la torturava sempre in quel modo per ottenere ciò che voleva.

"La volete finire voi due!? Qua stiamo cercando di dormire!" Sbottò Ginny che, in assenza di spazio, si era addormentata seduta a terra con la testa poggiata sulla spalla di Harry, anche lui a gambe incrociate sul tappeto.
"Sta zitta pel di carota!" 
Ghignò Fred smettendo di fare il solletico alla sua ragazza per puntare l'indice della mano destra contro la sorella, in modo accusatorio.
"Non chiamarmi più pel di carota! Tu e la tua stupida testa di zucca!"
Ringhiò la rossa puntando anche lei l'indice contro il fratello, anche se quest'ultimo nascondeva un ghigno divertito sotto i baffi.
" ti ho detto di stare muta testa di Mandarino!"
Rispose ancora lui sollevando e abbassando più volte le sopracciglia con aria di sfida.
"Fredrick Gideon Weasley, giuro sulla mia scopa che se parli un'altra volta ti staccò.."

"Basta così!"
Irruppe Molly nella stanza con le mani strette lungo i fianchi. Guardava la figlia seriamente, sfidandola a continuare la frase.
"Siete entrambi due teste calde e basta, filate tutti a tavola che è pronto!"
Annunciò categorica indicando con la mano aperta la porta dalla quale uscirono uno ad uno, chi ridacchiando e chi sbadigliando ancora.

Il pranzo abbondante non fece altro che appesantire ancora di più i loro corpi. Nemmeno quel giorno Molly Weasley aveva rinunciato a riempire la tavola: lasagna, Salumi vari, cosce di pollo al forno, patate e insalata. Ovviamente con l'aggiunta di un pezzetto di torta al limone che non potevano rifiutare. Con le pance straripanti tornarono tutti ad immergersi tra le coperte per recuperare ancora un po' di quel sonno perso. 

Rae stava per salire le scale quando venne afferrata per il polso da George che la fece voltare verso di lui.
"So che non hai davvero sonno, non dormi mai il pomeriggio!"
Disse con un sopracciglio sollevato e un sorrisetto stampato sulle labbra.
"Hai ragione, dalla tua faccia ho già capito che hai in mente qualcosa ma ti aiuterò solo se è più allettante di una bella pennichella!"
Mormorò la mora ridacchiando. Scese i due scalini che aveva salito e si posizionò davanti al suo migliore amico, incrociando le braccia al petto.
"Ricordi quella cosa che avremmo sempre voluto fare in giardino ma non abbiamo mai fatto?"
Disse con tono allegro e agitato il rosso, i suoi occhi si illuminarono di gioia come ogni singola volta in cui doveva fare qualcosa che amava.
"Vuoi fare esattamente quello che penso?"
Chiese lei portando le mani sulle sue guance. Iniziò ad agitarsi sul posto saltellando appena.
"Esattamente!"
Esclamò lui facendo immediatamente comparire una espressione estasiata sul viso della sua migliore amica. 
"Salta su e andiamo!"
Disse il rosso girandosi di spalle e accovacciandosi appena. Rae ridacchiò allegramente e saltò sulla sua schiena avvolgendo le braccia attorno al suo petto e le gambe attorno alla sua vita.
"Pronta scimmietta?"
Continuò lui ridacchiando divertito.
"Prontissima!"
Rispose immediatamente lei. George strinse le mani attorno ai suoi polpacci e corse fuori, diretto verso il loro albero preferito nel grande giardino della Tana. Era una grande quercia sul fianco destro della casa.

Quando erano piccoli e facevano qualcosa che non avrebbero dovuto fare, correvano sempre a nascondersi dietro il grande e massiccio tronco. A volte passavano pomeriggi interi a progettare il loro futuro.

Arrivati all'ombra della chioma Rae tornò con i piedi a terra. Si mise le mani sui fianchi e guardò gli oggetti che George aveva ammassato accanto alle radici: una tavola di legno, corde e un seghetto per fare i fori.
"Stiamo davvero per costruire un'altalena?"
Disse ridacchiando Rae. Si piegò sulle ginocchia e afferrò le corde iniziando a sciogliere i nodi che le intrecciavano l'un l'altra. 
"Oh si, stiamo davvero per farlo!"
Esultò emozionato George. Afferrò la tavola di legno e il seghetto e iniziò a fare due fori su ognuno dei lato più corti con un enorme sorriso stampato in volto.

Rae si prese qualche momento per guardarlo. Aveva sempre adorato l'entusiasmo e la gioia che George mostrava ogni volta che faceva qualcosa che gli piaceva. Esplodeva di un'allegria travolgente che non lasciava nessuno indifferente. Non era mai cambiato da quando erano piccoli. Giocare con lui era una delle cose più piacevoli del mondo, con la sua risata cristallina riusciva a rendere incredibile anche un semplice nascondino. George era come un raggio di sole che illuminava le vite di tutti coloro che aveva intorno, capace di rendere felice anche Argus Flich. 

"Come è andata con Lee ieri?"
Chiese la mora con la lingua stretta tra le labbra. Quelle vecchie corde erano state nascoste nel capanno di Arthur per chissà quanti anni ed erano totalmente annodate, tuttavia lei è George si erano promessi che il giorno in cui avrebbero costruito la loro altalena lo avrebbero fatto senza magia.
"È stato fantastico, Rae. Mi era mancato tantissimo. Era dai primi di giugno che non ci vedevamo. Lo hanno preso a fare un tirocinio alla stazione radio ufficiale dei campionati di Quidditch! Sono estremamente fiero di lui!"
Rae sorrise intenerita da quella scena e sollevò lo sguardo sul suo migliore amico. Lei e Fred erano stati i primi a cui aveva parlato della tremenda cotta che si era preso per quel ragazzo, fu verso gli ultimi mesi del terzo anno. George non aveva avuto bisogno di fare coming out ufficialmente con la sua famiglia e i suoi amici, era pienamente consapevole del fatto che lo avrebbero amato a prescindere da tutto. D'altronde quando Fred e Rae ascoltarono la confessione di George non ne rimasero sorpresi. Entrambi avevano riconosciuto gli occhi con cui lui guardava il ragazzo dalle lunghe treccine, era lo stesso che di nascosto si scambiavano loro.

"Perché non vai a trovarlo uno di questi weekend?"
George si inginocchiò accanto all'amica e posò la tavola accanto alle sue gambe.
"Dici? Non vorrei disturbarlo. So quanto è importante per lui questo tirocinio e non vorrei che si distrasesse.."
Mormorò abbassando lo sguardo sulle corde, ne afferrò un lembo e iniziò ad aiutare Rae a strecciarle.
"Io penso che ne sarebbe contento invece, magari cerca di indagare e scopri quando ci saranno un paio di giorni liberi dove non deve commentare nessuna partita!"
George sollevò lo sguardo sulla sua amica e, ancora una volta, le rivolse uno dei suoi sorrisi più belli.
"Sarebbe bello...soprattutto avere la quiete del suo appartamento, solo io e lui."
Mormorò con occhi sognanti. Afferrò il labbro inferiore tra i denti per cercare di nascondere un sorriso che però a Rae non sfuggì. Lei portò una mano tra I suoi capelli e glieli scombinò appena.
"So di avere sempre ragione e di avere idee fantastiche, prego!"
George roteò gli occhi e scosse la testa divertito. Afferrò la fine di una delle corde e la passò attraverso i buchi del lato destro dell tavola mentre Rae si occupava del alto sinistro.
"A te invece come è andata con Fred? Ti sono piaciuti i regali? Non hai idea di che testa mi ha fatto! Più indeciso di una persona sotto incantesimo Confundus"
Rae scoppiò a ridere a quell'informazione mentre legava la corda in un nodo ben stretto. 
"Erano bellissimi. Sono rimasta senza parole. Quando ha iniziato a cantare per me, aprendo il suo cuore in quel modo...senza filtri...senza paure, non lo so...sono rimasta completamente incantata ed ammaliata. Mi ritengo fortunata, sai? Fred non è una persona che si apre facilmente e il fatto che lo abbia fatto con me, regalandomi addirittura il suo libro mi ha riempito l'anima di amore."
Mormorò alzandosi in piedi mentre le sue guance si coloravano appena di rosso
"Lo amo davvero tanto George, non credevo fosse possibile perdersi nel cuore di qualcuno."
George sorrise a quelle parole, il suo cuore era colmo di gioia, non credeva che nessuno al mondo potesse amare suo fratello più di lei e viceversa. Le scostò una ciocca di capelli dal viso e le lasciò un bacio sulla fronte.
"Sali su piccola peste, dobbiamo legare le corde al ramo"
Rae annuì e di arrampicò sulle spalle del suo amico mentre lui affermava i lembi finali delle due corde, quelli non legati alla tavola.
"Io direi di metterla a quel ramo lì! Sembra il più resistente!"
Disse Rae indicando un massiccio ramo sulla sinistra, largo almeno una ventina di centimetri. George le passò le corde e le avvolse le mani attorno alle caviglie per tenerla ben salda.
Rae si allungò verso l'alto e in pochi minuti, aiutandosi anche con la bacchetta per evitare che potessero sciogliersi, legò le funi al ramo.
"Ecco fatto!"
Esclamò allegra. George la fece tornare con I piedi per terra e si sedette sull'altalena nuova di zecca.
"Non ci credo che finalmente l'abbiamo costruita!"
Rae ridacchiò e si sedette sulle sue gambe. George iniziò a muovere le sue avanti e indietro per farla muovere. Il calore del sole era alleggerito dalla brezza leggera che soffiava e dall'aria che creavano con il loro movimento.
"È fantastica!"
Disse rae afferrando le corde con entrambe le mani per tenersi ben salda.

Passarano più di un'ora a dondolare e a chiacchierare di tutto ciò che passava per la loro testa. Erano sempre riusciti a parlare con naturalezza, tra di loro non erano mai esistiti silenzi imbarazzanti. Desideravano sempre raccontarsi anche le cose più banali. Il sole venne presto coperto da grandi nuvoloni e, proprio quando il ragazzo stava per proporre di rientrare, Fred uscì di corsa dalla casa, arrivando di fronte a loro.
"Georgie è arrivata una lettera per te da Lee!"
Esclamò con la voce ancora impastata dal sonno. Era evidente che il loro gufo lo aveva appena svegliato dalla sua pennichella rigeneratrice.
"Vai Giò, e indaga su ciò di cui abbiamo parlato!"
Disse Rae mettendosi in piedi così da permettergli di alzarsi. Il rosso annuì e corse all'interno della Tana. 

Fred si passò una mano tra i capelli, tremendamente disordinati come al suo solito. Ricadevano aggraziati sul suo viso, come lingue di fuoco su una parete. Si avvicinò a lei e le cinse i fianchi, stringendola contro il suo petto in un abbraccio. Rae socchiuse gli occhi e nascose il viso nell'incavo del suo collo, godendosi il suo profumo che le inondava i polmoni.

Ben presto piccole gocce di pioggia fredda iniziarono a cadere veloci dal cielo. Scorrevano tra i loro capelli e sulla loro pelle scoperta. Muovendosi furtivamente tra i loro corpi attaccati.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo prima di scoppiare entrambi in una fragorosa risata. 
Rae allargò le braccia e inarcò il collo all'indietro, lasciando che la pioggia scivolasse silenziosa sul suo corpo. Amava la pioggia, lo aveva sempre fatto. L'amava d'inverno, quando era chiusa dentro la sua stanza con la coperta tirata sopra il seno e un libro tra le mani. Ma l'amava anche d'estate, l'amava quando si era tutti in costume in spiaggia e all'improvviso iniziava a piovere e tutti ridevano a squarciagola nascondendosi sotto gli ombrelloni. Ne amava il suono quando picchiava sulle finestre la notte. Ne amava l'odore che lasciava sull'erba dopo aver finito il suo scrosciare. Ne amava la sensazione gelida che le lasciava sulla pelle.

Fred iniziò a girare sul posto, tenendo Rae ben stretta dai fianchi. Roteavano insieme, lasciandosi trasportare dalla gioia e dalla liberazione che l'acqua portava con sé. Ridevano come bambini, ignorando le gocce che scivolavano sulle loro lingue. 
La pioggia cantava contro il terreno, suonava tra le foglie degli alberi. La musica della natura li circondava in quella danza beata e leggiadra che stavano compiendo.

Molly scese le scale che portavano in cucina, doveva chiedere per forza a suo marito se conoscesse qualche incantesimo per farle smettere di scricchiolare.
Arthur era seduto al tavolo della cucina, I gomiti posati sul tavolo e la testa tra le mani mentre osservava i numerosi fogli che aveva sparso sul tavolo. Molly li si avvicinò, lasciando un amorevole bacio sulla sua testa.
"Arthur caro, perché non stacchi per oggi? Hai lavorato tanto"
Gli mormorò con dolcezza facendo scorrere la mano sulla sua schiena.
"Hai ragione Molly, una pausa non può che farmi bene"
L'uomo raddrizzò immediatamente la schiena e accatastò i numerosi documenti.
"Cosa ti va per cena?"
Gli occhi di Arthur si illuminarono a quelle parole, solitamente lasciava sempre ai suoi figli la scelta della cena, quindi quello era un evento più unico che raro.
"Puoi farmi il pasticcio di carne? E anche quelle fantastiche patate al forno! Quelle con la ricetta di tua nonna!"
Molly ridacchiò lasciandogli un leggero buffetto sulla guancia. Improvvisamente la pioggia iniziò a scrosciare contro la finestra facendola sussultare.
"Oh Merlino! Arthur vieni, aiutami a raccogliere I panni!"
Esclamò Molly preoccupata che si bagnassero. Arthur si alzò immediatamente e si avvicinò con lei alla soglia della porta sulla quale però rimasero bloccati. 
Sotto la quercia, poco più in là, Fred e Rae danzavano sotto l'acqua. Avrebbe dovuto sgridarli, dirgli di rientrare perché in quel modo si sarebbero ammalati, ma non ci riuscì. 
Si portò la mano destra sul cuore e i suoi occhi si fecero lucidi mentre Arthur le avvolgeva le spalle con un braccio, stringendola contro il suo petto. L'amore che suo figlio aveva nello sguardo le sciolse l'anima. La guardava nello stesso modo in cui Paolo guardava Francesca, come Patroclo guardava Achille e come Penelope guardava Ulisse. 

Si guardavano con un amore raro.

Holaa!💕
So che avevo promesso di pubblicare il capitolo ieri ma, senza accorgermene, mi sono addormentata mentre lo revisionavo ahahah.

Ora è ufficiale: mancano esattamente dieci capitoli alla fine della storia! Mi mancherà moltissimo scrivere di Rae e Fred, ma ahimè le cose più belle finiscono sempre.

In realtà volevo condividere con voi una cosa: ho due idee su come far finire questa storia, a voi piacerebbe se le scrivessi entrambe? Un doppio finale! Uno per ogni gusto.

Fatemi sapere cosa ne pensate💕

Un bacio
-R

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top