Capitolo Diciassettesimo
Il vapore aromatizzato alla vaniglia aleggiava nel cubicolo, adagiandosi sugli specchi e sui rubinetti in acciaio dove creava uno strato opaco. Le tendine bianche erano stese per coprire la finestra, sottili e velate lasciavano trapelare il bianco bagliore lunare che, assieme alle numerose candele sul pavimento, regalava una luce soffusa all'ambiente. Un sottofondo rilassante era creato dalla dolce musica che veniva cantata dalla piccola radiolina posata sul lavandino. Fred era immerso nell'acqua calda. Un braccio era posato sul bordo, le sue dita accarezzavano la ceramica liscia. L'altro braccio era avvolto intorno alla vita di Rae, distesa con la schiena sul suo petto. La stringeva dolcemente, ascoltando il quiete silenzio che li circondava. La testa di lei era posata sulla sua spalla e i suoi capelli si libravano sinuosi sulla superficie della vasca, coperta da un alto strato di morbida schiuma che profumava d'arancia. Rae aveva le braccia posate sulle ginocchia di lui che, essendo piegate, spuntavano dalla nuvola di sapone. Nella mano destra reggeva la bacchetta, con la quale stava facendo levitare, davanti ai loro occhi, il piccolo libricino di cuoio che Fred le aveva regalato al suo compleanno. Le dita del ragazzo scorrevano delicate sul ventre di lei mentre la ascoltava leggere quelle parole che le aveva dedicato.
''6 Dicembre 1994
Oggi ad Hogwarts ha continuato a nevicare. Io, George, Lee e Rae abbiamo passato tutto il pomeriggio a giocare in cortile. È stato molto divertente! Tranne per un secondo quando Rae è caduta nella neve e si è aggrappata al mio mantello portandomi con lei. Mi sono completamente inzuppato haha! Se mi avesse visto mamma mi avrebbe lanciato una ciabatta. Non avevo mai notato quanto la risata di Rae fosse bella, perché non l'ho mai fatto?''
Lesse ad alta voce la ragazza. Le sue guance si colorarono di rosso mentre si voltava per guardare Fred. Lui le sorrise con dolcezza e sollevò la mano dal bordo della vasca e la posò sulla sua guancia morbida, accarezzandole la pelle con le nocche socchiuse.
''Me lo ricordo ancora quel giorno, sai?''
Le sussurrò piano, strofinando il naso contro il suo. Gli occhi di Rae si illuminarono di una gioia indescrivibile. Puntò lo sguardo in quello nocciola del suo ragazzo e lasciò scivolare la mano libera al centro del suo petto.
''Raccontamelo''
Mormorò lei in risposta. Fred le fece un cenno di assenso con la testa, si passò la lingua tra le labbra e continuò ad accarezzarla, raccontando del giorno in cui le consapevolezze di quell'amore erano iniziate ad arrivare.
Il 6 Dicembre del 1994 fu uno dei Giovedì più freddi che si erano visti al castello negli ultimi tempi. La neve cadeva fitta, oscurando tutto ciò che era lontano più di due metri dal proprio campo visivo. Chione aveva coperto, con il suo morbido manto, gli alti tetti appuntiti e le lunghe distese di terra. Fred Weasley, che all'epoca aveva solamente quindici anni, si era svegliato particolarmente di buon umore poiché, con quel tempaccio, avrebbero sicuramente annullato le lezioni. Quel pomeriggio, infatti, tutti quelli del suo anno avrebbero dovuto avere Cura delle Creature Magiche all'aperto. Le sue deduzioni non tardarono ad essere confermate. Durante il pranzo il preside, Albus Silente, avverò il suo desiderio. Immediatamente si voltò verso il suo gemello e si diedero il cinque.
''Grandioso! Pensi a quello che penso io, Fred?''
Esclamò raggiante il giovane George Weasley mentre si infilava, sulla sua folta chioma rossastra, il cappellino di lana azzurro che sua madre gli aveva regalato a natale.
''George, stiamo pensando esattamente la stessa cosa!''
Asserì Fred in risposta e si avvolse attorno al collo la sua spessa sciarpa giallo senape, sulla quale era stata ricamata una enorme effe marrone. Spinse la panchina sul quale era seduto e, dopo aver afferrato un ultimo biscotto, si alzò in piedi per dirigersi al tavolo delle serpi dove la sua amica era seduta. Una volta arrivato lì, però, una sensazione nuova lo colpì alla bocca dello stomaco. Sentì come se le sue budella si fossero attorcigliate e avessero creato un nodo strettissimo. Rae era seduta tra Marcus Flint, che aveva un braccio avvolto attorno alle sue piccole spalle, e Blaise Zabini, alle battute del quale la ragazza rideva. Si morse con forza l'interno della guancia e scosse la testa, magari il cibo che aveva mangiato era andato a male, pensò tra sé e sé. Quando una vagante chioma rossa entrò nel suo campo visivo Rae si voltò immediatamente. Un ampio e luminoso sorriso comparve sul suo volto.
''Ciao Freddie!''
Esclamò gioiosa salutandolo con una mano. Quella, pensò Fred, fu la prima volta in cui notò che le sue unghie erano colorate di un bellissimo rosa chiaro. Lui le sorrise e si accomodò accanto a Draco Malfoy. Nonostante all'inizio il loro rapporto non fosse propriamente amichevole, nell'ultimo periodo avevano legato molto e avevano scoperto di avere molte cose in comune.
''Ciao scheggia! Ragazzi! Io e George stiamo organizzando una partita a palle di neve, lui è andato a chiamare Lee e i miei fratelli, volete unirvi?''
Il gruppo delle serpi annuì allegramente e accettò l'invito. Rae sentì un forte calore diffondersi sulle sue gote, fino alla punta delle sue orecchie. La voce di Fred stava cambiando sempre di più, cresceva assieme a lui, diventando più profonda ogni giorno che passava. Non capì il perché di quella strana sensazione, forse c'era così tanta gente nella Sala Grande che le mancava l'aria.
Quando uscirono nel cortile il vento glaciale colpì in pieno il numeroso gruppo di ragazzi. Erano tutti avvolti in grosse sciarpe e enormi cappelli. La neve, tuttavia, aveva campo libero sulle loro mani. Per poter fare palle di neve perfette nessuno di loro indossò i guanti. Si divisero in due squadre nel modo più banale possibile: Serpi contro Grifoni. Per quanto una forte amicizia legasse tutti quei ragazzi, la faida eterna tra le loro case non sarebbe mai scemata.
Decisero di giocare senza bacchette, nonostante le lamentele di Draco. Marcus, Blaise, Pansy e Astoria da un lato e Fred, George, Ron e Harry dall'alto iniziarono a costruire alte e lunghe trincee dietro le quali nascondersi. I restanti quattro: Lee, Hermione, Rae e Theodore iniziarono a appallottolare numerose quantità di neve. Dovevano essere preparati ad ogni evenienza.
Quando Ginny e Neville diedero il via iniziò una sanguinosa guerra all'ultimo fiocco. Urla, risate e accuse volavano da destra a sinistra, e viceversa, assieme a ''palle'' di neve di ogni forma e dimensione: Blaise non perdeva più tempo ad arrotondarle, raccoglieva una manciata di neve da terra e la lanciava senza pensarci due volte.
Dopo una buona mezz'ora le trincee vennero abbandonate, al centro del campo non esistevano più fazioni: tutti contro tutti. Ridendo malefico Marcus Flint creò una enorme sfera di neve che lanciò verso Rae. questa venne colpita alle cosce. Cercò di reggersi a qualcosa ma, inevitabilmente, cadde a terra portando con sé il piccolo Fred. Il povero ragazzo non si era reso conto di ciò che stava accadendo fino a quando non sentì il laccio al collo tirarlo all'indietro e, in pochi secondi, si ritrovò con il sedere per terra e la testa sulla pancia della sua migliore amica. I due si guardarono e insieme scoppiarono in una forte e genuina risata. Il cuore del rosso iniziò a battere veloce come non mai. Sentiva il sangue scorrergli nelle vene e il suo viso riscaldarsi. Ogni suono circostante si annullò completamente, tranne uno. La risata di Rae riecheggiava nel suo cervello e nelle sue orecchie. Dolce. Cristallina. Pura. Così bella che il suo corpo fu scosso da numerosi brividi, nessuno dei quali era dovuto alla neve che gli bagnava i pantaloni e le mutande. La neve si posava delicatamente sulle sue guance paffute, arrossate come il suo nasino. In quel momento si chiese se avesse sempre riso in questo modo stupendo e, nello stesso momento, decise inconsciamente che quella sarebbe sempre stata la sua canzone preferita.
''Come fai a ricordare tutto così bene?''
Domandò la mora in un sussurro. Il suo corpo si era stretto ancora di più attorno a quello del ragazzo. Era rimasta ammaliata dal suo racconto. Come se il tempo non fosse mai passato la sua mente tornò a quel giorno e ogni singolo dettaglio riaffiorò, accompagnato mano per mano dalla voce calda di Fred. Aveva posato la guancia sul suo petto e lui aveva incastrato una mano tra i suoi lunghi riccioli bagnati.
''Non potrei mai scordarmi nulla che riguarda te''
Mormorò il ragazzo contro il suo orecchio. Lei sorrise e socchiuse gli occhi mentre le sue gote si colorarono di rosso, come quando aveva solo quindici anni. Lui aveva sempre avuto quell'effetto su di lei e, senza alcun dubbio, lo avrebbe avuto per sempre.
''Raccontamene un altro''
Sussurrò lei contro la sua pelle umida. Il corpo di Fred venne invaso da una scossa elettrica che si irradiò esattamente dal punto che lei aveva sfiorato con la voce. Annuì e le lasciò un lungo bacio sulla guancia calda. La amava profondamente. Rae mosse il polso destro e subito le pagine del quaderno iniziarono a muoversi veloci, fermandosi poi all'improvviso.
18 Maggio 1996
Se il sole un giorno,
Dovesse spegnersi per sempre,
La terra continuerebbe a vivere,
Perché tu esisti ancora.
Il cielo era limpido in quel caldo pomeriggio di Maggio. Azzurro come i mari più calmi. Il sole brillava alto nell'immensa volta celeste. I suoi raggi dardeggiavano soavi lungo le coste del Lago Nero creando ombre dalle strane forme sull'erba alta circostante. Fred e Rae erano accovacciati lungo la sua sponda, i piedi nudi immersi nelle fredde acque scure. Al centro dello specchio d'acqua, di tanto in tanto, schizzi scintillanti si libravano nell'aria accompagnati dai lunghi tentacoli della Piovra Gigante o dalle possenti code dei Maridi. Le ginocchia di Rae erano piegate al petto. Sulla cima di queste aveva posato un libro sottile, la copertina di un tenue azzurro e le pagine ingiallite dal tempo. Lei le sfogliava con dolcezza, come una madre sfiora il viso del suo bambino. Fred notò, che quella volta, le sue unghie erano colorate di un gaio arancione.
''Questo libro ha una storia bellissima, sai Freddie?''
Disse la giovane con lo sguardo puntato tra le righe. Fred si morse l'interno della guancia, avvicinando impercettibilmente a lei la mano che teneva posata tra i morbidi fili d'erba umida.
''Ti va di raccontarmela?''
Rae annuì e sollevò lo sguardo in quello del ragazzo. Il sole sembrava sciogliersi in quelle iridi color caramello. Si vergognava, il sole, di non essere sfolgorante e vivo come quegli occhi. Colmi di un'essenza così genuina da poter far dissolvere le paure più recondite. Questo sentiva Rae ogni volta che si perdeva a guardarlo. Sentiva la forza, il coraggio e la vita scorrere sotto la sua pelle. Si sentiva senza paura, senza timori, senza dubbi.
''Mio nonno regalò questo libro a mia nonna il giorno del quinto compleanno di mia madre, nel 1959. 'Cento sonetti d'amore' di Pablo Neruda. Glielo regalò lo stesso anno in cui venne pubblicato. Poi passò nelle mani di mia madre, il giorno del mio quinto compleanno. Mamma mi leggeva qualche pagina ogni sera, prima di andare a dormire. È rimasto per decenni nelle mani della nostra famiglia e magari, un giorno, passerà nelle mani dei miei figli. Sarebbe meraviglioso, no?''
Fred sorrise a quel dolce racconto che si sciolse tra le sue labbra rosee. Gli occhi di lei brillavano raggianti, luminosi nella loro nerezza. Portò una mano sul suo viso e sfiorò la sua candida pelle con la punta delle dita. Il suo volto era mutato negli ultimi anni, ormai lui ne aveva compiuti già diciotto e lei l'avrebbe raggiunto in qualche mese. I suoi zigomi si erano alzati. Le sue ciglia si erano allungate. Tuttavia Fred vedeva ancora in lei quella bambina che lo aveva accompagnato durante la vita. Le sue dolci fossette scavavano le sue guance ad ogni sorriso. La sua innocente risata accarezzava i suoi timpani. E la sua voce lo continuava ad ammaliare, dolce come il miele appena raccolto. Nel profondo del suo grande cuore, Fred, aveva già compreso il mutare del sentimento nei confronti di lei. Lo sentiva crescere irruento, spietato e folgorante quell'immenso amore che non credeva potesse esistere davvero. L'amava spaventosamente, intimamente, in modo inesprimibile. Probabilmente lo aveva fatto sin dal primo giorno, quando a soli tre anni avevano giocato per la prima volta alla Tana. Probabilmente lo avrebbe fatto per sempre, anche dopo che l'ultimo anelito di vita avesse lasciato il suo corpo.
''Sarebbe meraviglioso''
Concluse il ragazzo dai lunghi capelli ramati. Rae gli sorrise, ancora una volta, e, ancora una volta, sentì il suo cuore tremare. A volte era spaventato dal potere che Rae aveva su di lui. Era suo, completamente suo. Estraneo era il ragazzo, però, al grande amore che cresceva dentro il cuore di lei. Giorno dopo giorno. Anno dopo anno. Nessuno dei due aveva avuto la forza e il coraggio di superare quella sottile linea che li separava. Il terrore di poter perdere l'altro era troppo grande.
L'acqua della vasca aveva iniziato il suo decorso dal calore. Fresca era sulla loro pelle bagnata. Strani disegni erano iniziati a formarsi sui loro polpastrelli e sulle piante dei loro piedi. Nulla era però, l'intenzione di uscire. Rae si era seduta a cavalcioni sulle gambe di Fred, accarezzando quei rari e fiabeschi capelli che scendevano morbidi e bagnati sul suo volto. Si perse, nell'ascoltare il suo racconto. Avvolti in quella nube di ricordi e aromi che li aveva estraniati dall'esistenza del mondo. Fred le stringeva la vita, accarezzando i suoi morbidi fianchi cautamente, come se fosse fatta di cristallo.
''Ci pensi a come sarebbe stato se quel giorno ci fossimo aperti? Niente relazioni strane per cercare di deviare l'amore. Niente Katie Bell, niente Theodore Nott. Nessun'altro oltre noi.''
Sussurrò lei con dolcezza. Fece scorrere il pollice sul suo labbro inferiore. Perennemente di quella calda tonalità rosso ciliegia. Fred la guardò negli occhi, spostando una mano sul suo piccolo volto, sarebbe riuscito ad avvolgerlo completamente con una sola mano. La avvicinò a sé e posò le labbra sulla sua fronte. Socchiuse gli occhi e inspirò il delicato profumo dei suoi capelli. Si diffuse nel suo corpo così velocemente da farlo tremare.
''Avremmo avuto più anni per amarci''
Mormorò contro la sua pelle bagnata. Rae sollevò nuovamente lo sguardo e avvolse le esili braccia attorno al suo collo. Posò la fronte contro la sua e socchiuse gli occhi.
''Ne abbiamo tanti davanti, però, no?''
Sussurrò flebilmente lei, come il vento che leggero scorre tra le spighe di grano. Fred strofinò il naso contro il suo, freddo per il bagno prolungato. Aveva perso la cognizione del tempo. Secondi, minuti, ore avevano passato avvolti nella trasparenza dell'acqua nella quale ogni traccia di schiuma si era sciolta.
''Infiniti.''
Bisbigliò in un sorriso prima di lasciarsi scivolare sulle sue labbra. Delicatamente e teneramente. Come un'ape che si posa sul suo fiore favorito.
Buon pomeriggio!
Dopo tanta attesa ecco il capitolo Diciassettesimo! Inizialmente la mia idea per questa parte era completamente diversa ma, quando ho avuto questa idea, il mio cervello non ha potuto fermarsi dall'immagine la dolcezza del momento.
Spero che vi sia piaciuto, fatemelo sapere! Adoro leggere I vostri commenti❤
P.s. Grazie di cuore per le 4'000 letture, è un traguardo meraviglioso che non credevo sarei mai riuscita a raggiungere ❤
P.p.s. spero che i salti temporali si siano capiti bene. Se fosse il contrario fatemelo sapere!❤
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