Capitolo Diciannovesimo
Se Molly Weasley fosse entrata in cucina, in quel momento, probabilmente un Ungaro Spinato sarebbe parso come un docile esserino da compagnia per chiunque. Il pavimento in legno scuro era cosparso da grosse macchie color cioccolato. Sui vari banconi erano stati abbandonati gusci d'uovo e mestoli sporchi. Le piastrelle in ceramica erano interrotte da vari e densi intrugli pastosi attaccati come tentacoli di polpo sulle rocce. Appiccicosi e mollicci solo a guardarli. L'aria era tagliata dalla forte e frastornate musica delle Weird Sisters. I capelli rosso Corniola di George erano decorati da praline colorate. Quelli neri di Rae parevano zebrati a causa della farina che vi si era incastrata. I due giovani erano seduti davanti al forno, la schiena poggiata contro la base dell'isola da cucina e le gambe piegate al petto.
"Secondo te come è venuta?"
Chiese titubante la ragazza. Il suo sguardo corrucciato era fisso sulla torta ai tre cioccolati che avevano informato pochi minuti prima. Attendeva con ansia di vederla crescere e lievitare in una soffice e morbida nuvola. Attualmente era soltanto un liquido informe in una casseruola d'ottone. George ridacchiò, sistemando il grembiule a scacchi bianchi e rossi che si era legato in vita. Oggetto totalmente inutile dato che ogni singolo angolo dei suoi vestiti e del suo volto era tempestato di macchie.
"Spero proprio si, sennò abbiamo sprecato due ore della nostra vita"
Rae scosse la testa divertita dell'affermazione dell'amico. Granelli bianco latte svolazzarono leggiadri accanto al suo capo. Sollevò in aria le braccia, stirando i muscoli annoiati, e le piegò dietro la nuca.
"E sentiamo, Mr. Vita frenetica, cosa avresti fatto in queste due ore sennò?"
Domandò sarcasticamente Rae. Girò il volto verso il suo amico, un sopracciglio sollevato e le labbra che celavano un ghigno.
"Beh avrei potuto fare tante cose! Tipo, non so...un giro sulla scopa!"
Gli occhi del ragazzo si illuminarono alle sue stesse parole. Erano giorni ormai che non saliva sulla sua fedele amica. Rae saltò sull'attenti, inginocchiandosi davanti a lui.
"Abbiamo mezz'ora prima che la torta sia pronta! Doccia veloce, la sforniamo e andiamo! Ci stai?"
Esclamò entusiasta guardandolo con occhi grandi e luccicanti di gioia. Un ampio sorriso si fece spazio tra le labbra rosee di George. Posò le mani sulle guance della sua amica e le strinse fino a far sporgere le labbra.
"Ecco perché ti adoro"
La voce più acuta del solito di George aleggiò nelle orecchie di Rae. Il ragazzo le schioccò un sonoro bacio sulla fronte e si alzò alla svelta, correndo al piano di sopra per fare, probabilmente, la doccia più veloce della sua vita. Rae ridacchiò e scosse la testa, posò le mani sul pavimento e con una leggera spinta si alzò in piedi cercando di non scivolare sulle uova, letteralmente.
"Il lavoro duro tocca sempre a me"
Sbuffò roteando gli occhi. Si guardò intorno cercando la bacchetta, le avevano messe via prima di iniziare a cucinare ma non ricordava dove. Iniziò a sollevare ciotole e strofinacci, lanciandoli per la stanza alla rinfusa.
"È lì, scema"
Mormorò una voce calda e rauca. Un brivido corse lungo la sua spina dorsale, facendo arricciare le dita dei suoi piedi avvolti in un paio di calzini rosa. Si voltò di scatto, l'imponente figura di Fred la sovrastata nonostante fosse al lato opposto della penisola. Le lunghe braccia distese, le mani saldamente posate sul legno del bancone. Attorno al pollice e all'indice della mano destra brillavano, sotto i raggi del sole, due anelli in acciaio. Il torso tonico cosparso di lentiggini veniva percorso da minuscole gocce di sudore. Percorrevano il suo busto, scivolando come serpenti tra l'erba fresca. Il capelli umidi cadevano disordinati sul suo volto affilato, la mascella indurita. I suoi occhi la scrutavano minuziosamente, così chiari da sembrare miele appena raccolto.
"Dove?"
Sussurrò lei in un sospiro. Il cuore aumentava i battiti costantemente, diventarono così forti che sentiva il rimbombo nei timpani. Il rosso ghignò malizioso, fiero dell'effetto che aveva sulla ragazza. Si passò la lingua tra le labbra e lentamente, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi, fece il giro del bancone. Camminava con la schiena dritta, sembrando ancora più alto del solito, le lunghe braccia cosparse da vene in evidenza dondolavano lungo i suoi fianchi stretti. Si avvicinò a lei, posizionandosi di fronte al suo corpo. Ad ogni respiro il petto della ragazza sfiorava l'addome di Fred. Lui si allungò, il respiro di Rae accarezzava le sue labbra secche. Posò una mano sul bancone dietro di lei mentre l'altro braccio si allungava verso il portaposate attaccato al muro. Rae era immobile, sentiva il calore della sua pelle attraverso la maglietta bianca che indossava. Lo sguardo non riusciva a spostarsi dal suo viso, o almeno non lo fece fino a quando lui non inserì la bacchetta nel suo campo visivo.
"Grazie"
Sussurrò ancora lei. Il respiro corto le faceva stringere i polmoni che disperatamente chiedevano aria. Portò la mano sulla sua bacchetta e sussultò quando sfiorò le sue dita. Fred lasciò la presa e portò la mano dietro la sua schiena. Percorse la linea della sua colonna vertebrale, sfiorandola senza mai toccarla. Rae sentiva l'elettricità diramarsi lungo tutto il suo sistema nervoso. Fred salì ancora, allargò le dita e afferrò i suoi capelli, stringendoli in un pugno. Assottigliò gli occhi e li tirò verso il basso, facendole piegare la testa all'indietro. Un mugolio incontrollabile accarezzò le sue labbra carnose, suono che fece tremare le ossa di Fred.
"Tu non dovevi andare da qualche parte?"
Mormorò raucamente contro il suo orecchio. Le afferrò il lobo tra i denti mentre l'altra mano si andava a posare sul suo fianco. Le lunghe dita si insinuarono furtive sotto la sua maglietta. La pelle di Rae si infiammò in un secondo, bruciata come Icaro accanto al sole. Fred fece schioccare la lingua contro il palato prima di inumidirsi le labbra. Lasciò un lento ed umido bacio sotto il suo orecchio. Scese, con la calma di chi aveva la consapevolezza del totale controllo, lungo la sua gola. Assaporava il mieloso gusto della sua pelle ambrata. le sottili mani di Rae stringevano il bordo del bancone, aveva perso ogni coscienza di sé.
"Allora dovresti andare"
Soffiò sulla sua pelle bagnata di baci. L'aria calda creò un contrasto idilliaco che le fece tremare le cosce. Le strinse, l'una contro l'altra, cercando di governare quell'istinto primordiale che urlava il suo nome.
"Si ehm..si, vado."
Mormorò Rae più a se stessa che a lui, cercando di liberarsi dallo stato di trance nel quale era caduta. Fred ghignò ancora, le forti mani lasciarono il suo corpo e i suoi capelli e andarono a rifugiarsi nelle tasche dei suoi pantaloncini. Strinse le labbra e le face cenno con la testa verso le scale, il collo largo teso e il pomo d'Adamo che si muoveva velocemente. Rae lasciò scorrere il suo sguardo scuro e languido sul corpo del suo ragazzo. Con passi lenti si avvicinò a lui, lui che stringeva i pugni contro i fianchi per cercare di controllarsi. Rae posò le morbide dita sottili sulle sue spalle, accarezzò la curva dei suoi trapezi. Scese lungo i suoi bicipiti, sentiva la sua morbida pelle tagliata da vene e cicatrici.
''Rae..''
Grugnì Fred, la sua voce eccitata uscì dalle sue labbra con un sibilo gutturale. Rae non rispose, afferrò il suo labbro inferiore tra i denti bianchi e alzò lo sguardo sui suoi occhi, ora color del caramello bruciato. Fece nuovamente salire le mani sulle sue spalle. Le unghie color pece iniziarono a scendere sul suo petto, riusciva quasi a contare le fibre dei suoi muscoli in tensione del suo addome. Fred sussultò quando le sue mani fredde si fermarono sopra l'elastico del suo bermuda, Rae sorrise mentre l'indice si insinuava furtivo tra la pelle e il pantaloncino.
''Buona giornata, Freddie''
Mormorò mielosamente a pochi centimetri dalle sue labbra, sentiva Fred crescere contro la sua coscia nuda. Sfilò il dito dal suo pantalone e si allontanò di qualche passo, guardandolo ancora con sguardo brillante. Fred schiuse gli occhi, il suo corpo era rigido, così contratto che provava quasi dolore. Incontrò gli occhi di lei e Rae, prima di avvicinarsi alle scale, gli riservò un malizioso occhiolino. Fred si passò divertito la lingua sugli incisivi e, prima che lei potesse allontanarsi troppo le lasciò una sonora pacca sul sedere. Rae si girò e ridacchiò divertita verso di lui, prima di sparire correndo sulle scale. Fred sospirò e scosse la testa, alla fine sarebbe toccato a lui pulire quel casino al quale nemmeno aveva partecipato. Sbuffando estrasse la bacchetta dalla tasca e la agitò, facendo tornare tutto al proprio posto. Lui e suo fratello, dopo i loro esperimenti, avevano dovuto usare così tante volte Politio da essere diventati esperti, non dovevano nemmeno più pronunciare l'incantesimo.
***
George era in piedi sotto l'ombra creata dal portico nel giardino, stringeva nella mano destra il manico irregolare della sua scopa. Sentiva sotto i polpastrelli l'energia che essa sprigionava, pronta a librarsi nel cielo. Rae lo raggiunse pochi minuti dopo, i capelli ancora umidi avvolti in un nastro verde. I pantaloncini da Quidditch erano una delle cose più comode che possedeva, morbidi attorno alle cosce. Stringeva nella mano sinistra la sua Firebolt mentre con la destra si sistemava le bretelle della canotta nera che aveva indossato.
''Pronto?''
Annunciò allegramente fermandosi al fianco del suo migliore amico. Luminoso e bellissimo avvolto in un pantalone della tuta blu e una maglietta bianca a mezze maniche. George le sorrise con dolcezza e le lasciò un bacio tra i capelli profumati di shampoo alla vaniglia. Entrambi salirono sulle loro fedeli compagne e, con un agile balzo, si librarono in aria. Il vento fresco creato dalla velocità accarezzava la loro pelle calda per il sole bruciante che, imperterrito, illuminava il loro percorso. Si librarono liberi tra le soffici nuvole che interrompevano sporadicamente il candido azzurro del cielo estivo. George amava quella sensazione, nonostante lo sforzo che i suoi muscoli compivano per restare in equilibrio mai, si era sentito vivo, come quando volava. Se fosse stato un animale sarebbe sicuramente stato un volatile, piccolo e agile come un colibrì o veloce e imponente come un ippogrifo. Il profumo degli alberi arrivava forte nelle sue narici mentre abilmente zigzagava tra loro. Il fitto bosco non aveva segreti per lui. Si accucciava sotto i rami sporgenti, superava senza sforzo le rocce rialzate. Lasciava che i suoi lunghi e rossi capelli accarezzassero il folto fogliame delle chiome delle querce. Più veloce di un fulmine. Più rapido di un tuono.
Rae seguiva ogni sua mossa, restava esattamente dietro la sua scopa. Si affidava completamente all'istinto di George, lui era nato per quello. Rae era brava, sottile e fluida come una vipera che scorreva tra fauna e flora ma George era indescrivibile. La scopa era una estensione del suo corpo. Si chinava contro di essa trasformandosi in un tutt'uno con il legno. Il suo corpo sprigionava energia e forza, tagliava l'aria come le fiamme sputate da un drago. Rae non poteva fare altro che guardarlo ammaliata, seguendo la sua scia.
Raggiunsero il lago in meno di mezz'ora. Rae abbassò lo sguardo. Il loro riflesso sullo specchio d'acqua era scostante a causa delle onde create dal loro muoversi veloci. Accanto a loro si rifletteva un numeroso stormo di uccelli neri che volavano in circolo sopra le loro teste. George rallentò costantemente, fino a quando le sue sneakers bianche non inchiodarono sull'erba umida della riva. Rae assottigliò lo sguardo e, abilmente, frenò al suo fianco. Il volto del ragazzo era decorato da un enorme sorriso. Le dolci fossette accanto agli angoli delle sue labbra evidenziavano ancor di più la sua gioia. I suoi occhi scrutavano ammaliati il paesaggio circostante mentre numerosi ricordi riaffioravano nella sua mente.
''Ricordi quella roccia?''
Mormorò il rosso con voce affaticata per lo sforzo. Posò la sua scopa sull'erba, lontano da lago per non rischiare che venisse trasportata sul fondo. Rae sorrise e i suoi occhi si illuminarono di allegria. Posò la scopa accanto a quella del suo amico e si avvicinò con lui alla roccia. Grigia e appuntita, coperta di un sottile strato di muschio selvaggio, verde come gli smeraldi più preziosi. Lei e George avevano trascorso gran parte delle loro estati lì. Poteva vedere quei ricordi ancora chiaramente. Una minuta e piccola ragazzina dalla folta chioma legata in due codine e, accanto a lei, un giovane ragazzo dai lunghi capelli rosso fuoco che accarezzavano le guance paffute d'infanzia.
''Era tantissimo che non tornavamo qui''
Sussurrò lei con voce rotta per l'emozione. Si avvicinò ancora e si inginocchiò davanti a lei. Le sue ginocchia affondarono nel terriccio umido e i sottili fili d'erba incolta accarezzarono la pelle delle sue cosce. George si accovacciò al suo fianco, non riusciva a smettere di sorridere. Allungò una mano verso la pietra e iniziò a far scorrere le dita in un punto preciso. Il morbido muschio scivolava via senza particolare sforzo. La roccia macchiata mostrò lentamente la sua pelle grigio chiaro sulla quale vi erano incise, come un tatuaggio, una G e una R dalle forme spigolose.
''Ricordi quando le abbiamo fatte?''
Chiese ancora la ragazza. Il vento soffiava tra le sottili ciocche che erano sfuggite dal nastro. I capelli le accarezzavano le guance arrossate per la corsa appena terminata. Lo sguardo del ragazzo si intenerì. Alcune volte, quando la guardava, sembrava come se il tempo non fosse mai passato. In lei riusciva a scorgere sempre quella paffuta bambina che saliva sulle sue spalle per rubare i biscotti dalla credenza più alta. Molly cercava sempre di nasconderli, quei due pieni di zuccheri erano capaci di mettere il mondo a soqquadro.
George lasciò che il suo sedere si posasse sull'erba bagnata ed incrociò le lunghe gambe. Avvolse con un braccio la vita della ragazza e lei, rassicurata da quel contatto posò la testa sulla sua spalla.
''Come potrei dimenticarlo? Avevamo...quanto? Nove o dieci anni? Ricordo che quella mattina mi ero svegliato veramente di cattivo umore, probabilmente non era nemmeno qualcosa di così grave! Sta di fatto che non avevo voglia di fare assolutamente nulla se non poltrire nel mio letto come un orso in letargo. Poi, ad un certo punto, sei entrata tu dentro la mia stanza. I tuoi boccoli neri legati in due codine alte, con gli elastici rosa come il tuo vestitino, da piccola eri fissata con quel colore!''
Rae alzò le spalle colpevolmente. La sua passione per il rosa era stata tremenda, ogni suo singolo vestito e ogni angolo della sua stanza brillavano di un rosa maialino inguardabile. George ridacchiò e le lasciò un dolce bacio tra i capelli prima di tornare a raccontare.
''In una mano avevi una busta che probabilmente pesava più di te e, non so ancora come, riuscisti a convincermi a seguirti. Ti odiai quasi lungo il tragitto dato che fummo costretti a venire a piedi, ma anche allora la fiducia che riponevo in te vinceva su ogni altra cosa. Arrivammo esattamente in questo punto. Ricordo ancora quanto rimasi meravigliato da questo posto. I grandi e imponenti salici si specchiavano sull'acqua cristallina. Il sole rifletteva la sua luce sui sassolini bagnati, trasformano il prato in una enorme distesa verde di stelle. Ci sedemmo davanti a questa roccia e tu, senza dire una parola, svuotasti la busta tra le nostre gambe. Biscotti, caramelle e dolci zampillarono da tutte le parti come i getti d'acqua di una fontana. Non mi dicesti niente, non parlammo. Restammo lì, stretti l'uno contro l'altra a mangiare con il vento che ci cullava. Quando poi il mio umore iniziò a migliorare ci stendemmo sull'erba fresca e passammo ore a guardare le nuvole e ad indovinare le forme. E poi..prima di andare via incidemmo queste...''
Sussurrò con dolcezza il ragazzo. Fece scorrere le lunghe dita affusolate della mano sinistra sui contorni di quelle linee scostanti. Poteva sentire ancora, dentro il suo cuore, la consapevolezza che quel giorno aveva raggiunto. Lei ci sarebbe sempre stata, nel bene e nel male. Sempre al suo fianco, spalla contro spalla. Gli occhi di lei divennero lucidi mentre sollevava lo sguardo sul ragazzo. Lui le sorrise e una lacrima sfuggì al suo controllo.
''Sei la cosa migliore che sia mai capitata nella mia vita George''
Sussurrò piano lei. Lui avvolse entrambe le braccia attorno alle sue esili spalle e la tirò sule sue gambe, facendola accovacciare contro il suo petto.
''Ho sempre saputo, nonostante tutto, di essere il tuo gemello preferito''
Una risata gioiosa e cristallina lasciò le labbra di Rae. avvolse le braccia attorno al collo del suo amico e inarcò entrambe le sopracciglia in una smorfia d'assenso.
''Hai ragione, ma non dirlo a Fred!''
George si portò una mano alla fronte, promettendole di mantenere il segreto con un saluto militare. Rae rise ancora mentre il suo cuore scoppiava di felicità. Ogni singolo momento che riusciva a passare con lui era una benedizione. Quel ragazzo era l'essere più vero, puro, scaltro e intelligente che lei avesse mai conosciuto. Sotto quei capelli rossi si nascondeva una mente tanto geniale quanto furba e dolce. Socchiuse gli occhi e nascose il volto nell'incavo del suo collo. Lui la avvolse completamente con le braccia, stringendola in una stretta che per entrambi sapeva di infinito. La melodia del silenzio li avvolse. Gli unici suoni percettibili erano quelli della natura. Il fischio sottile del vento che correva tra le foglie degli alberi. Il cinguettio sporadico di qualche uccellino. Lo zampettio furtivo di cervi e conigli nascosti tra le ombre della foresta circostante. Il sussurro dell'acqua ogni volta che un pesciolino incontrava la superficie con la sua coda veloce.
***
I minuti trascorsero pacati e docili, accompagnati da Elio che percorreva il cielo con il suo carro. I due ragazzi erano ormai completamente stesi sull'erba fresca, i volti rivolti verso il cielo limpido e gli occhi socchiusi. Le dita della mano sinistra di Rae intrecciate con quella destra di George.
''Comunque poi ho seguito il tuo consiglio e ho proposto a Lee di andare a trovarlo''
Mormorò il ragazzo. La sua pelle candida iniziava a colorarsi di un leggero color lampone a causa del bacio che il sole gli stava regalando. Rae piegò il viso verso di lui. Sollevò una mano in aria così da coprirsi gli occhi e guardarlo senza che pizzicassero.
''Hai intenzione di dirmi come è andata o devo fare una richiesta formale?''
George scoppiò a ride e roteò gli occhi. Spostò lo sguardo su di lei e, con un colpo d'anca, si stese sul ventre. La sua maglietta era ormai bagnata e colorata di verde. Aderiva contro la pelle della sua schiena come un bozzolo attorno al suo bruco.
''Decisamente bene, mi ha proposto di andare da lui dopo Ferragosto e stare lì un paio di settimane''
Mormorò mentre un timido sorriso increspava le sue labbra e il suo sguardo rivolgeva tutta la sua attenzione alle formiche che correvano veloci tra i grumi di terra e i fiori colorati, trasportando sulle loro schiene semi di ogni genere.
''Quindi quando torni ti devo portare sulla sedia a rotelle?''
Domandò Rae prima di stringere le labbra l'una contro l'altra, ogni particella del suo corpo si stava concentrando per evitare di lasciarsi sfuggire una fragorosa risata. George girò velocemente il volto verso di lei, il lunghi capelli ciondolarono leggiadri davanti ai suoi occhi. Quell'estate entrambi i gemelli lasciarono crescere nuovamente i loro capelli. Concordarono per non farli tornare come durante il quinto anno, ai tempi le ciocche ribelli accarezzavano le loro larghe spalle. Optarono per un taglio che arrivava fino a metà orecchio, soprattutto per non rischiare che Molly corresse a rasarglieli durante la notte, come aveva minacciato di fare a Bill.
''Vorrei offendermi o dire di no..ma probabilmente dovrai farlo''
I due si guardarono negli occhi che pian piano diventavano lucidi. Le guance rosse e gonfie per l'aria che veniva trattenuta al loro interno. Pochi secondi dopo, però, scoppiarono insieme in una risata così grande che gli uccelli, spaventati dal frastuono, volarono via dai loro nidi sugli alberi e si riversarono caoticamente nei cielo. Rae si strinse il ventre con entrambe le mani mentre George nascondeva il volto nell'incavo del gomito. Ci vollero almeno un paio di minuti prima che i loro polmoni riuscissero ad immagazzinare abbastanza aria per permettergli di parlare ancora. George cambiò ancora posizione, si stese su un fianco e lasciò cadere una guancia sul ventre di Rae. Lei gli sorrise e iniziò a far scorrere le dita tra i suoi capelli, molto più sottili di quelli di Fred, fini quasi quanto le spine di una Frailea. Le dita di George scorrevano delicate sull'avambraccio di Rae, disegnando forme dalle strane curve e angolazioni.
***
L'azzurro stava lentamente mutando, lasciando spazio ai colori del tramonto. Rosa e arancione iniziarono a invadere la volta celeste mentre il sole scendeva delicato verso l'orizzonte. Le ombre dei possenti salici si alleviarono nello specchio d'acqua. I loro lunghi e morbidi rami sfioravano la superficie, increspandola, mossi dal silenzioso soffio della brezza che attraversava, profumata di natura, l'aria circostante. Il bubbolio dei gufi e delle civette, che iniziavano a svegliarsi dal loro riposo giornaliero, prese il posto dell'allegro cinguettio degli usignoli che, lentamente, tornarono ad appollaiarsi nei loro piccoli nidi.
''A cosa pensi?''
Le domandò con voce rilassata George. Osservò gli occhi della sua amica vagare cauti nella natura che li circondava. Notò il luccichio dei pensieri tagliare le sue iridi scure. A George non era mai servito particolare sforzo per comprendere ciò che aleggiava nella mene di Rae, tuttavia ogni tanto la vedeva persa in chissà quali viaggi. Come se la sua mente si scollegasse momentaneamente da ciò che la circondava, trasportandola in cubicoli di riflessione nascosti al mondo.
''A volte credo che il mondo sussurri al nostro orecchio, come se sapesse dei segreti che a noi sono celati. Penso che cerchi di svelarli attraverso i suoi poteri. Una folata di vento nel momento in cui pensi a qualcuno. Il raggio di sole che taglia il cielo nuvoloso per accarezzare te, quando perdi la speranza.''
Sussurrò piano come se la sua voce fosse parte del vento. Le dita affusolate continuavano a scorrere caute tra il rame fuso che copriva il capo del ragazzo. Lui le sorrise e lasciò un leggero bacio al centro del suo ventre.
''Io sono convinto che sia così. Questo mondo che consideriamo di contorno alle nostre vite è troppo pieno di vita, segreti e realtà per restare in silenzio. Parla con noi nella sua lingua. Dovremmo solo imparare a capirla.''
Rae annuì piano e strinse il labbro inferiore tra i denti. Il suo sguardo scuro si perse ancora ad ammirare ciò che la circondava. Le piccole impronte che i tassi lasciavano sulla terra bagnata, lo scivolare soffuso degli insetti sull'acqua, lo sbocciare delle Ipomoea alba. Aveva sempre trovato affascinante quella tipologia di fiore. Così diverso dagli altri ma allo stesso tempo così simile. Un fiore che sbocciava al tramonto, che viveva durante le ore più scure. Impavido come chi non lascia che il dolore lo sconfigga. Come chi si rialza, potente come un vulcano che erutta, e cammina fiero nonostante il dolore, nonostante la paura, nonostante la morte.
Ed eccoci qui, con un nuovo capitolo tutto dedicato alla forte amicizia che lega George e Rae. Sentivo il bisogno di dedicare, in questa mia storia, l'attenzione anche su questo piccolo angolo di luce.
L'amore che lega due amici è più forte di qualsiasi altra cosa, a parer mio, capace di sconfiggere anche i momenti più bui.
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate❤ e anche qual è la vostra idea di amicizia.
P.s. volevo comunicarvi che si, ufficialmente mancano solo 5 capitoli alla fine di questa storia (6 con il finale alternativo) grazie a tutti voi che l'avete seguita e che mi avete accompagnato in questo breve ma intenso percorso❤
-R
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