10. Diario

La luce rischiarava la piccola stanza all'interno della quale la ragazza si trovava, accovacciata sopra un piccolo materassino che le garantiva la comodità necessaria per cullare la sua frustrazione.

Fissò con insistenza il lungo oggetto color latte che ingombrava il palmo della sua mano, resa umida da alcuni rivoli di sudore.

«Sally, la cena è pronta.»

La voce femminile fece sobbalzare la ragazza, facendo scivolare il piccolo tesoro che aveva tenuto stretto tra le mani per molto tempo. 

Con un grugnito chinò leggermente il busto, per poi strofinare le dita esili contro la moquette scura e afferrare l'oggetto.

Le sue palpebre sbatterono con insistenza; era un gesto involontario della ragazza, che voleva eliminare dal suo campo visivo ciò che le si parava dinanzi.

La disperazione iniziò a invadere parte della sua anima, avanzando inesorabilmente e diffondendosi come un veleno estremamente letale. 

La ragazza spalancò improvvisamente la bocca, azionando per alcuni istanti i muscoli intorpiditi e  portando una mano dinanzi al volto per reprimere un singhiozzo. Puntò lo sguardo dinanzi a sé, lasciandolo scorrere sulla carta da parati gialla per evitare di riportare la sua attenzione sulle sue mani, all'interno delle quali Sally stringeva la causa della sua confusione. 

Chiuse nuovamente gli occhi, esternando l'agitazione crescente tramite un profondo respiro. Appoggiò delicatamente il capo contro il palmo della mano, sentendone il calore e il tremolio incessante, e digrignò i denti, in modo da impedire alle lacrime di sgorgare con impetuosità.

Abbandonò per alcuni secondi l'oggetto sul pavimento, lasciando che rotolasse sulla superficie morbida, emettendo un rumore fastidioso.

«Non sono pronta.» mormorò, strofinando rudemente la maglia contro la guancia.

Annuì lentamente, come a confermare ciò che aveva appena mormorato sommessamente e si protese in modo da afferrare il test, con estrema fatica. 

«Okay, Sally» sussurrò, drizzando rapidamente la schiena e strofinando il palmo della mano sopra i jeans ricoperti da un sottile strato di polvere «non c'è bisogno di...»

«Sally?» urlò Ruth dal corridoio «mia madre ha detto che è pronto.»

La ragazza sospirò esasperata non appena intravide l'amica sporgersi dalla porta. 

Gli occhi di Ruth osservarono per alcuni istanti la scena che le si parava dinanzi, sino a soffermarsi sul test di gravidanza abbandonato sulla moquette rovinata.

«No, ti prego.»

Sally si alzò di scatto.

L'agitazione e la paura le fornivano l'energia necessaria per catapultarsi verso Ruth, che aveva ormai afferrato l'oggetto sottile. La bocca rosea era spalancata in una smorfia di sorpresa e gli occhi erano sgranati.

«Sei incinta.» sussurrò flebilmente, osservando nuovamente il test di gravidanza che stringeva in una morsa tra le mani.

Ruth rimase immobile, ansiosa di udire la voce della migliore amica invadere il piccolo spazio all'interno del quale si trovava.

«Com'è potuto accadere?» esclamò nuovamente la giovane, allargando con impetuosità le braccia e sovrastando Sally, che continuava imperterrita a scrutare uno stralcio di tessuto ricaduto accidentalmente sul pavimento. 

Le mani candide fremevano in preda a un sentimento incontrollabile: panico. 

Puntò lo sguardo sulla ragazza dinanzi a lei, studiandone attentamente la bizzarra capigliatura e gli occhi chiari, per poi usufruire della spinta fornitagli dal braccio destro per rizzarsi sulle gambe magre e tremolanti. 

«Non lo so» scandì con freddezza, afferrando con impetuosità il test di gravidanza e scaraventandolo dall'altra parte della camera. 

«Non sarebbe dovuto accadere!» urlò, gettandosi sul morbido materasso e soffocando alcuni singhiozzi contro di esso.

La testa girava vertiginosamente, invasa dai numerosi pensieri che affollavano la sua mente. Tutto le parve confuso, lo sguardo si offuscò e decise di abbandonarsi contro la superficie morbida.

«I miei genitori,» sentenziò dopo alcuni minuti «mi allontaneranno da Cherry Ashes. Mi hanno già buttato fuori di casa per ciò che è successo con Sara.»

Ruth si voltò di scatto verso l'amica, sgranando leggermente gli occhi. 

«Sanno di noi?» 

Sally scosse il capo, facendo ondeggiare la lunga chioma bruna.

«No, per fortuna.»

«Sally.»

La ragazza mora si voltò, in attesa. Conosceva la domanda che Ruth non avrebbe esitato a porgli, ed era principalmente per questo motivo che i polpastrelli delle dita si torturavano a vicenda.

«Chi è il padre?»
La domanda aleggiò nell'aria per alcuni istanti, risuonando cupamente all'interno della camera.
Sally non era pronta a rispondere: premendo distrattamente una ciocca di capelli, attorcigliandola sul dito indice, teso esattamente come la sua anima.
«È Jonathan, vero?» rincarò Ruth, increspando leggermente le labbra pallide.

«No, non è Jonathan.»

Scrutai il volto dell'uomo seduto dinanzi a me, sbalordita.

Jonathan Miller non è il padre di Jonathan.

«Chi è il padre allora?»

Charles scosse il capo con esasperazione, strofinando il palmo della mano contro la guancia rugosa. 

Rispettando il suo silenzio, spostai lo sguardo sull'orologio marrone che occupava il centro della parete posta dinanzi a me. Le lancette avanzavano inesorabili, producendo un rumore che risultava fastidioso alle mie orecchie. 

Avevo preso posto sulla medesima sedia tre ore prima, subito dopo aver ragionato a lungo su quanto fosse accaduto il giorno precedente con Brandon. Sospirai afflitta, nel vano tentativo di alleviare il sentimento di confusione che premeva con pesantezza sul mio petto, schiacciandolo.

Charles Sevilla rappresentava la mia unica salvezza in quella cittadina. Avevo intuito che qualsiasi evento narrato dalla bocca di qualunque altro abitante di Cherry Ashes, si sarebbe rivelato una menzogna.

Non fidarti di nessuno mi ripetei mentalmente, scrutando con attenzione il volto stanco e provato dell'uomo che si apprestava a prendere parola.

«Ho promesso a mia sorella di non rivelare nulla.» esclamò con voce tremante. Si sporse verso di me, per poi lasciar vagare gli occhi scuri su mio volto. La camicia di flanella si piegò, premuta dal corpo di Sevilla contro il tavolo in legno, e la bocca rosea si serrò in una linea sottile.

«Trova il diario di Sally, Diana, e scoprirai tutta la verità.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top