Capitolo 1 - La Balestra (2/2)

Camminando osservò una moltitudine di tende allestite per l'occasione nel Parco Imperiale dentro la prima cinta muraria del castello: per qualche motivo l'Imperatrice si stava fidando molto dei suoi sudditi quel giorno, decisamente più del solito. Si poteva notare gente che dormiva, altri che mangiavano, qualcuno era lì con la sua famiglia. Il colore del prato era di un verde vivido e si potevano trovare degli insetti che gironzolavano alla ricerca di qualche piccola briciola da sgranocchiare o qualche dolce bevanda con cui dissetarsi, tutti, però, venivano prontamente rigettati e spesso uccisi senza pensarci due volte. Solo i più intelligenti o fortunati riuscivano a guadagnarsi qualcosa rubando qualche infimo rimasuglio nel momento in cui i padroni non c'erano o erano distratti.

Le guardie passavano tra gli spazi simili a vie che l'ammasso di tende formava, vigili, per assicurarsi che non ci fossero trasgressioni delle regole.

Più ci si avvicinava al Palazzo Imperiale e più il cumulo si diradava e il chiacchiericcio del tumulto di gente si faceva sempre più silenzioso, fino a superare la seconda cinta muraria, arrivando così alla sua porta di entrata, enorme, che si stagliava davanti a chiunque volesse passare con fare intimidatorio e le alte torri vittoriose si ergevano verso il cielo per decine, se non centinaia di metri, così alte che era impossibile vederle completamente se si era al di sotto di esse, rosse e lucide come una spada imbevuta nel sangue dei suoi nemici.

Arrivata alla maestosa entrata, Lisandra fu attanagliata da un'enorme insicurezza e sebbene tentasse di nasconderla come faceva sempre, glielo si poteva leggere in viso che sarebbe voluta tornare indietro il prima possibile.

<<Chi è che mi vuole?! Chi è che chiede di me?! Avanti, rispondi! Sono stufa di questa storia!>> chiese lei voltandosi di scatto e con rabbia verso il messaggero.

<<Mia signora, io davvero non lo so.>> rispose lui sconfortato abbassando gli occhi <<Nessuno mi ha detto chi abbia richiesto il suo tempo, anzi è un'informazione che mi è stata volutamente omessa. Le posso solo consigliare di fare attenzione, dato che sarà sicuramente qualcuno di estremamente potente, buona fortuna.>> e con queste parole l'enorme portone venne spalancato. Lisandra sussultò un secondo, si fece coraggio ed entrò.

L'interno era buio, poco illuminato, con otto guardie al suo interno: due a difesa del portone, altre due davanti alla scalinata principale, che era posizionata direttamente di fronte all'entrata, mentre le rimanenti controllavano un paio di porticine che conducevano chissà dove.

Una donna con un lungo vestito bianco con i bordi ricamati di un color rosso scuro, scese per le scale, fermandosi una volta in fondo <<Lisandra Sabina, giusto?>> chiese con voce potente.

<<Giusto.>> rispose lei con voce tremolante. La donna fece un piccolo inchino e annunciò con fierezza <<Il mio nome è Annia Lucilla, sono la prima segretaria dell'Imperatrice! La prego, mi segua, la condurrò alla sala del trono.>>.

"E ti pareva!" pensò Lisandra "Con la fortuna che ho crederà che sono una magica e mi condannerà a morte seduta stante! Cazzo, tutte a me devono capitare! Proprio quando mi stavo per rilassare dopo questa lunga giornata. Però nonostante tutto non posso tirarmi indietro, se provassi a scappare si insospettirebbero ancora di più e non sono nemmeno ancora sicura del perché io sia qui! Forse mi conviene sperare e provare ad andare avanti." Così decise di seguire lentamente la segretaria, calcolando ogni suo singolo passo su quei gradini. Incredibile come delle semplici scale potessero essere in grado di far provare un così vivido terrore, tutto solo grazie al potere dell'attesa, del non sapere cosa ci sarà alla fine di quella apparentemente infinita gradinata. Superate un paio di rampe, arrivarono davanti a un portone adornato di tanti piccoli dettagli in oro. La segretaria aprì e la vista che si parò di fronte a Lisandra fu a dir poco maestosa. Una grande stanza a più navate con in fondo uno scalone che ergeva il trono dell'Imperatrice sopra a qualsiasi cosa. Alla sua destra c'erano altri due troni più piccoli e più in basso, speculari a sinistra in modo da formare altre due paia di troni. Essi avevano quattro targhette al di sopra, una per ciascun trono e recitavano in ordine "Iustitiae, Mendacium, Intolerantia, Imperium". Tutte loro indossavano una maschera, partendo da sinistra, la prima aveva due grosse cavità per gli occhi costantemente spalancati, una piccola bocca e due lacrime che assomigliavano ai pesi di una bilancia, la seconda aveva le labbra divise a metà tra un sorriso e un broncio, mentre dove sarebbero dovute esserci le ciglia, spuntavano delle piccole alette, la terza maschera aveva un sorriso completo, ma nessun tratto particolare era riconoscibile, la quarta aveva una bocca cucita e un paio di corna ricurve verso il basso, mentre l'imperatrice una maschera ricoperta di rosso, con contorni neri e un sole dorato sulla fronte. Tutti e cinque i troni su cui erano sedute apparivano estremamente comodi, i braccioli e lo schienale erano foderati da uno strato di pelle scarlatta, morbido anche solo alla vista. Nemmeno il lusso mancava, poiché erano ricoperti da perle incastonate e ricami in oro, quello dell'imperatrice appariva però più accecante e se possibile, addirittura più sfarzoso. Ciò che la differenziava dalle altre quattro, oltre alla posizione, era il vestiario, poiché era l'unica elegante, mentre le altre avevano un'armatura come se fossero appena tornate da una guerra.

<<Inchinatevi dinanzi all'Imperatrice dell'Impero Soriano, Res del Derufinesimo, Regina di Sorania, Maria II Formido!>> annunciò la segretaria. Calò un silenzio agghiacciante dopo quella frase. Lisandra s'inchinò, poteva sentire il suo cuore battere troppo velocemente.

<<Uscite tutte eccetto che per la signorina Lisandra Sabina.>> ordinò Maria II. Tutte uscirono, ma le quattro ragazze sui troni rimasero, come se fossero immobili, delle vere e proprie statue. Dopo di che calò un piccolo interminabile silenzio, che venne interrotto dall'Imperatrice che disse: <<Ti ho vista durante la competizione, sei formidabile, più che eccellente!>>

<<La ringrazio, mia signora.>> Rispose con un leggero imbarazzo. Lisandra sospettava che durante la gara l'Imperatrice fosse nascosta e che stesse osservando, ma non ne era sicura dato che non si mostrava mai a volto scoperto pubblicamente.

<<Sei così brava che sembri quasi una magica...>> subito il sangue si gelò nelle vene di Lisandra, guardò un secondo il vuoto ripensando al fatto che sarebbe potuta fuggire in qualche modo, ma non lo fece credendo che non le sarebbe successo nulla, ma ecco, ora la sua più grande paura si stava concretizzando davanti ai suoi occhi <<...Non sarai mica una di loro, vero? Non sarai mica una magica?>> chiese con tono giudizioso e provocatorio. Lisandra deglutì, sospirò e si guardò intorno in cerca di una via d'uscita: magari poteva provare a sfondare una finestra e saltare giù? No, non era un'opzione valida, anche se ce l'avesse fatta senza essere catturata, sarebbe caduta per decine di metri e sarebbe morta. Avrebbe potuto girarsi e provare a sfondare la porta dietro di sé per andarsene, ma indubbiamente le guardie l'avrebbero presa, erano troppe. Le rimaneva una sola ultima opzione: rispondere dicendo la verità, sperando che le avrebbe creduto. <<N-No, mia signora, non lo sono, ho imparato dai miei genitori, cacciatori professionisti, a utilizzare la balestra.>>

<<Oh, bene, bene, mi fido, intanto non credo saresti stata tanto sfrontata da presentarti al mio cospetto se fossi stata una magica, inoltre non ne hai nemmeno l'aspetto.>> Lisandra gioì sentendo quelle parole e non riuscì a trattenere un sorrisetto sul volto, anche se non comprese cosa intendesse l'Imperatrice dicendo che non ne avesse l'aspetto, poiché chiunque poteva essere una magica.

<<Comunque non ti ho certo convocata per blaterare di queste cose...>> continuò Maria II <<...Bensì per proporti un affare.>> Lisandra si mise in attento ascolto.

<<Vedi, tu conosci il signor Gaius Argeade, giusto?>>

<<Certo, mia signora, è sulla bocca di tutti da un paio di anni.>> rispose sorpresa dalla domanda.

<<Ebbene, hai capacità straordinarie devo dire, centreresti probabilmente qualsiasi cosa o chiunque senza troppi problemi e per questo hai vinto ottantamila ori, ma se tu uccidessi il signor Gaius per me, beh, a quel punto il premio triplicherebbe.>> disse con serietà, seppur mantenendo una nota provocatoria.

Lisandrà spalancò gli occhi <<U-uccidere, mia signora, ne è sicura?>>

<<Certamente, altrimenti perché te lo avrei chiesto? Credi forse che io sia una stolta o una pazza che non sa ciò che fa?!>> chiese indispettita dalla sfrontatezza della domanda della sua sottoposta.

<<Certo che no, mia signora, non mi permetterei mai e poi mai di rivolgermi con questi modi a lei e le chiedo scusa se l'ho offesa. Però, mi permetta di avvertirla che non ho mai ucciso nessuno e soprattutto nessuno di così importante.>>

<<C'è sempre una prima volta mia cara.>> rispose immediatamente l'Imperatrice <<E poi che ti interessa se è qualcuno di importante? Non è certo più importante di me, inoltre ti assicuro che non riceverai alcuna penalizzazione legale, in sostanza hai il diritto di uccidere, soprattutto considerando che un premio di duecentoquarantamila ori, ti aspetta.>>

<<Capisco, mia signora...>> rispose amareggiata Lisandra <<...Però non so nemmeno dove si trovi il signor Gaius in questo momento.>>

<<Oh, questo lo so io, si trova a Lalderina, una città a sud-est da qui, una carovana ti aspetterà domani alle otto in punto per portarti lì, lo troverai e lo ucciderai, fine della storia.>>

<<Ma, mia signora...>> provò a protestare umilmente.

<<È un ordine! Non parlerò oltre, ora va'!>>

Lisandra fece un cenno col capo, un piccolo inchino, si girò e tornò indietro. La tristezza le dipingeva il volto mentre ripercorreva la strada a ritroso che aveva fatto per giungere al Castello Imperiale. Tutto sembrava più cupo, i suoi capelli solitamente azzurri splendenti sembravano blu scuri, gli occhi verde smeraldo erano diventati più simili a un prato d'erba poco dopo una tempesta e il suo sguardo perennemente abbassato era decisamente un brutto presagio. Tornata alla sua tenda provò a divertirsi con i ragazzi che nel frattempo avevano fatto conoscenza tra loro, ma era attanagliata da pensieri e preoccupazioni, come avrebbe fatto a uccidere un uomo? Ne valeva la pena? Come avrebbero reagito le altre persone se lo avesse fatto? Sarebbe potuta scappare dagli ordini dell'Imperatrice? A dir la verità a quest'ultima domanda sapeva la risposta: no, Maria II Formido era conosciuta per punire molto severamente chi disubbidiva ai suoi ordini.

Dormì a fatica svegliandosi spesso e arrivò sulla strada delle carovane in anticipo, attese la sua che arrivò alle otto in punto, caricò i bagagli e partì. 

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