Levon
Prima che diate di matto e mi trucidiate, No! Questo non è un avviso, è un capitolo :3
L'unica cosa che vi dico velocissimissimissimissi... Okay la smetto. Dato che A Simple Choise non sta avendo successo, però meno male che ha commenti positivissimi, mi aiutereste a pubblicizzarlo come avete fatto per l'ereri? Condividetelo, aggiungetelo alle vostre liste, consigliatelo a qualcuno, votate e per me invece commentate. Con ogni mezzo vi è possibile aiutarmi. Se ve vergognate me basta anche la compagna de banco ahahaha disperazione full.
Grazie, perché siete stupendi e senza di voi le mie fisime su cosa scrivere non esisterebbero e la mia nuova soddisfazione (cioè sapere che un qualcosa fatto da me piace e pure tanto) non esisterebbe. Basta vi lascio! 💙
Gli bruciava la schiena.
Era certo che avesse almeno 5 paia d'occhi puntati contro alle sue spalle.
Che situazione imbarazzante, per quanto fosse bello, e ne era consapevole, mai nessuno aveva osato guardarlo così tanto, per via del suo carattere abbastanza scostante e timido era difficile per lui ritrovarsi al centro dell'attenzione.
Ma in quella classe non sembravano di quell'avviso.
Mavis invece, se ne stava imbronciata fissa sul suo quaderno e nemmeno per errore aveva scontrato gli occhi con lui.
Era passato semplicemente per parlare al professore, suo vecchio insegnante in germania, per fargli sapere della sua laurea in architettura, ottenuta in una delle migliori accademie in germania.
Quando poi finirono le lezioni della giornata e vide uscire la sua piccola perfezione dal taglio degli occhi molto orientale si fece notare e la raggiunse.
-Che vuoi?- l'accolse.
-Ti accompagno a casa, tanto papà è allo studio- sorrise.
-Esiste il bus, grazie- rispose acida.
-Mav! Ti prego!-
-Levon, no, lasciami in pace, non voglio avere nulla a che fare con te, non voglio saperne nulla.-
-Ti accompagno solo a casa, lo sai che poi papà se ne uscirebbe con cose del tipo "potevi almeno riportarla visto che ti trovavi!" Per questo ti ho aspettato!-
-Beh sono capace di dire che ho rifiutato-
-Sarebbe stupido-
-Infatti non ho mai detto di essere intelligente-
-Mav!-
Si guardarono a lungo, poi Mavis sospirò e diede i pochi libri che portava in mano a Levon, come di loro abitudine, e si incamminarono alla sua macchina.
Non sapeva resistere più di tanto a quell'omone e ritrovarselo cugino, poi, non era affatto il massimo.
-Ti trovi bene col professor Schliman?- cercò di intavolare un discorso Levon.
Ma Mavis non era molto propensa alla chiacchiera.
-Mav...-
-Ho accettato il passaggio, non te, sta zitto!- sbottò.
-Non è da te scappare- ribattè.
-Non sto scappando, sto evitando di tornare su cose passate, io vado avanti con la mia vita sai? Non aspetto mica te qua, come la principessa nella torre!-
-Non dipende da me e lo sai-
-Ah no? Però quando volevi startene qui lo dicevi ai tuoi e restavi-
-Erano sempre periodi che non interferivano con la scuola o altro, la mia vita è in germania, non qui-
-E allora tornatene nella tua fottuta germania!-
Ci fu un attimo di silenzio, poi Levon fermò la macchina e si girò verso Mavis. -Mi dispiace okay? Io... provo davvero qualcosa per te, e quel bacio te l'ho dato perché volevo dirtelo, non lo sapevo che il giorno dopo sarei dovuto rientrare, non me lo avevano detto! Non lo avrei mai fatto altrimenti!- si giustificò.
L'anno prima si trovavano sul terrazzo della casa dei tedeschi, guardavano le stelle e ridevano di qualcosa che Mavis non ricorda più. Ad un tratto avevano preso a parlare di loro e inevitabilmente erano finiti a parlare degli amori.
-Zio Levi ti permetterebbe di frequentare qualcuno?- rise.
-No, ma non importa, tanto io frequento lui- rise anche lei. -Tu invece?-
-Resto sempre dell'idea che dovrei sposarti e avere tanti figli- come diceva sempre da bambino. E Mavis era fedelmente legata a lui, con le mille proteste di Levi, come "Erwin, tieni lontano il tuo sudicio e impuro ragazzo da mia figlia, altrimenti lo elimino dalla faccia della terra".
Si volevano bene da sempre.
-Ti va così male? Le ragazze tedesche non apprezzano?-
-Altroché, ma sono io che non apprezzo loro- si avvicino a Mavis.
-E perché?- chiese ingenuamente.
E Levon la baciò, senza preavviso, senza il minimo timore o facendo percepire l'azione. Semplicemente le aveva sorriso e l'aveva baciata, perché nessuna tedesca poteva competere con quella meraviglia di sua cugina.
Era diventata rossa in viso e aveva abbassato gli occhi, per la prima volta in vita sua del tutto scoperta e incapace di dire o fare qualcosa.
-Ecco perché-
E Mavis lo aveva finalmente guardato, era scoppiata in lacrime e lo aveva abbracciato tutta la notte. Notte che durò poco e che ebbe un mattino inaspettato.
Levon era partito per la Germania e ormai vicino agli inizi dell'anno accademico non era più tornato.
-Non importa, non mi interessa più, sono andata avanti- disse girandosi verso il finestrino -Andiamo a casa Levon-
-Mav, ti prego, dammi una possibilità, ora che mi sono stabilito qui e ho deciso di lavorare qui non puoi davvero rinunciare- la pregò.
-Non si tratta di rinunciare- si girò irritata, guardandolo negli occhi -Non ci penso più ad un noi, ci arrivi? Puoi anche stabilirti in casa mia, non me ne può fregare di meno!- non era vero, anzi, era proprio il contrario, però non ce la faceva a passargliela, era passato un altro anno a dimenticarlo e reprimere la voglia di chiamarlo e farlo correre. Aveva sofferto e doveva farlo soffrire. Doveva capire come si era sentita.
-Pensi che per me sia stato facile? Cosa credi che me ne sono andato felice e contento? Secondo te non ti ho pensato ogni giorno? Non ho studiato e non mi sono preso la laurea in architettura con un anno di anticipo per venire qui!?- sbottò.
-Hai fatto tutto a vuoto, non so che altro dirti- rispose lucida.
Riprese a guidare e nell'abitacolo regnava il silenzio più totale, imbarazzato e forzato, perché se uno dei due fosse scoppiato sarebbero arrivati ad urlarsi contro tutto quello che reprimevano da un anno.
O da tutta una vita.
Ormai Mavis ne era convinta, l'amore faceva proprio schifo e non aveva nessunissimo senso. Se lo chiedeva anche mentre guardava i suoi film preferiti strappalacrime, perché quegli idioti dei protagonisti facevano e dicevano sempre il contrario? Perché invece di dirsi "Ti amo", baciarsi e unirsi dovevano inscenare tutte quelle tragedie? E poi lei finiva a fare lo stesso?
Ridicolo!
Ma ormai poteva contraddirsi, girarsi e dirgli che avrebbe voluto provarci anche mille volte e perdonarlo altrettante?
Era solo arrabbiata, non intendeva chiudere i rapporti con lui.
In un attimo si ritrovò il morale sotto i piedi a sostituire la rabbia e la consapevolezza della sua enorme stupidità.
Era stanca di combattere, di soffrire, di sentirsi sempre quella complicata e diversa, voleva un amore come un altro, semplice.
Quando arrivarono a casa seguì Levon in ufficio giusto il tempo di salutare i presenti, non esattamente con un tono genuino, per poi andare a chiudersi nella stanza, che per fortuna ormai sembrava essere diventata unicamente sua, visto la frequente assenza del fratello.
Eccomi qua
Non mi trucidate! Questo capitolo è più un mio intervento che tutto il capitolo, me ne rendo conto.
Avete presente quando vi trovate in un contesto dove si richiede la vostra attenzione ma voi vagate con la testa? È quello che a volte capita a me quando mi viene un lapsus e scaturiscono idee brillanti per scrivere MA ovviamente non posso scrivere.
Poi avete presente quei momenti in cui non avete nulla da fate e dite "adesso scrivo qualcosa"?
È quello che capita a me ora che non ho da studiare MA non riesco a scrivere e secondo voi perché?
Perché la mia maledetta mente non produce più nulla e ciliegina sulla torta non ricorda nemmeno quello che aveva partorito quando non poteva scrivere!
Tutto questo per dirvi che comunque vi avevo promesso un aggiornamento per la settimana scorsa e arriva solo ora per mancanza di ispirazione... Proprio mo!
E niente, ho partorito sta mezza cosa con Levon e Mavis, ovviamente spero che ve gusta altrimenti lol. Se poi ve ne fregate di loro due ditemelo che mi concentro solo su Seb e Mahiro! (I miei gnocchetti.)
Ho notato che molti di voi legano il personaggio di Mahiro a Victor... E io nun c'iavevo pensato sinceramente, ho sempre avuto questa figura molto simile ad una fata dai capelli lunghi e bianchi, anello d'argento sul braccio ad altezza bicipite, pelle scura e occhi color ghiaccio, e non lo so quando ho pensato ad un Mahiro mi è venuta in mente quest'immagine moooolto assillante nel mio cervello e l'ho messo su carta (approssimativamente) quindi la mia idea era questa ma è ovvio che potete immaginarlo come meglio preferite. Victor è stupendo e ben accetto oltretutto. Quest'immagine perché io amo le fate e gli elfi, per me sono qualcosa di meraviglioso, sia come sembianze e quindi aspetto che come ipotetica storia, sensazione che a me porta molto alla natura delle cose, del mondo, della vita, oppure un senso di pace, armonia, gioia e tenerezza. Che siano elfi guerrieri, magici, erboristici, studiosi, bimbi, accoppiati poi con i draghi si arriva al culmine della mia adorazione... Sono stupendi, davvero penso che un giorno avrò una casa riempita di statuette in ceramica di fate, elfi o folletti, draghi ed altro.
Tipo ho visto anni fa un tavolino formato da una base: statua di ceramica che raffigurava una fata addormentata su di un fungo con accanto delle calle (il mio fiore preferito) e sulle ali poggiava questo ripiano di vetro e quindi formava sto tavolino che costava un occhio però, follia portami via, me lo sarei preso ad occhi chiusi.
Come al solito mi sto a divulgar e lungi da me ch'io parlo a vanvera.
Ve se sente al prossimo capitol.
Chu~💙
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