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POV HAROLD
«Ti sei divertito con il tuo fottuto giochetto da psicopatico? Beh questa volta hai scelto la donna sbagliata, lei è mia» abbaiò rabbioso facendo un passo nella mia direzione. I suoi occhi erano ridotti a due fessure incandescenti ed il petto compiva movimenti scoordinati, come se fosse sul punto di attaccare. Per la prima volta riuscivo a scorgere realmente tutto l'odio ed il rancore che quest'uomo, perlopiù uguale a me, covava nei miei confronti.
«Fottiti, lei non ti vuole, fattene una ragione» dissi cercando di mantenere una certa distanza di sicurezza. Per quanto grande fosse il desiderio di spaccargli la faccia, sapevo che papà non sarebbe stato contento di vedere il suo amato erede con un occhio nero.
«Ti ricordo che io ho un filmato mentre mi limona come una puttana nel il mio ufficio e un altro mentre mi atterra nella stanza delle fotocopie. Ma non temere, quello è stato già ritoccato e sistemato a dovere» ghignò piegando lievemente la testa di lato con soddisfazione.
«Non costringermi a divulgarli perché sai che ci impiegherei due secondi a mandare a puttane la sua carriera in qualsiasi parte del globo» mi minacciò dandomi uno spintone e facendomi indietreggiare fino alla parete.
Il sol pensiero che tutti potessero pensare di lei una cosa del genere mi mandava in bestia. Megan non era così, non era una poco di buono o una cacciatrice di dote. Aveva avuto due ragazzi in tutta la vita e non aveva mai frequentato brutte compagnie o simili. La sua fedina penale era immacolata così come il curriculum lavorativo e personale, persino io ero rimasto sorpreso nel constatare quanto ordinaria fosse la sua esistanza ma, non mi dispiaceva affatto. Aveva frequentato solo scuole pubbliche ma eccellendo in tutte le materie e le attività extracurriculari. Non so dove avesse trovato la pazienza e la vocazione ma, ci era riuscita alla grande.
Abbassai le spalle incrociando le braccia al petto. Lo guardai intensamente negli occhi non scorgendo alcun tipo di emozione sen non astio e superbia. Non volevo tirare troppo la corda con lui, ero consapevole di cosa fosse capace e fin troppe volte l'avevo visto mandare in rovina intere esistenze con uno schiocco di dita. Quando si trattava di soldi o di potere era lui ad avere sempre l'ultima parola, in qualsiasi modo.
«Cosa vuoi?» chiesi sospirando.
«Voglio che tu smetta di infilarti tra le sue cazzo di gambe e che sparisca dalla sua vita» mi spiegò grattandosi distrattamente il mento ricoperto da una lieve barba.
«Non è tutto...devi anche andartene dalla nostra famiglia, tu non sei uno Styles lurido cane bastardo, non lo sei mai stato. Ti hanno usato come rimpiazzo per diciannove lunghi anni ma sai una cosa? TU NON CONTI NULLA» disse scandendo le ultime parole con ferocia. Sul suo volto vidi spuntare un sorrisetto strafottente accompagnato dallo suo solito sguardo di superiorità.
Sentivo le mani prudermi ed un fuoco accendermisi dentro. Lo guardai come mai prima d'ora avevo fatto e mi rassegnai al fatto che, nonostante i miei sforzi, non mi avrebbe mai considerato come suo parente. Avevo provato in più e più modi a farmi accettare da lui ma mai mi aveva dimostrato anche solo un briciolo di speranza e affetto. Le sue parole non mi avevano ferito, non lo facevano mai, ma il modo in cui lo aveva detto sì. Lui le pensava veramente quelle cose, voleva davvero che io sparissi nonostante avessimo condiviso gran parte delle nostre vite insieme.
«Figlio di puttana» urlai scagliando un pugno contro la parete.
Vidi alcuni rivoli di sangue fuoriuscire dalla nocche arrossate ma non me ne curai. Non sentivo dolore né tantomeno mi importava di macchiare la camicia costosa che indossavo. Avrei solitamente voluto correre da lei e mettere fine a tutto questo ma sapevo che Edward non me l'avrebbe permesso senza che qualcuno ci rimettesse.
Non si era scomposto ed anzi, sembrava addirittura più rilassato ed impassibile di prima. Avanzò nella mia direzione e quando fu abbastanza vicino da mostrare la dentatura simmetrica, scatenò l'inferno.
«No, quello sei tu»
E prima ancora che il mio cervello potesse elaborare un pensiero razionale, mi avventai su di lui scaraventandolo a terra. Gli bloccai le spalle e senza ripensamenti iniziai a riempirlo di calci e, quando si piegò per il dolore, ne approfittai e gli assestai un pugno in pieno volto.
Lo vidi portarsi le mani sul naso insanguinato e mi allontanai.
Non ero solito usare la violenza e né tanto meno su qualcuno della famiglia, ma, noi non eravamo parenti. Io non era niente, esattamente come aveva detto lui.
«E ringrazia che non sia figlio di puttana quanto te altrimenti saresti morto» dissi guardandolo un'ultima volta ancora accasciato sul pavimento. Il suo sguardo allarmato si posò su di me ma non disse nulla. Un rantolo di dolore fuoriuscì dalle sue labbra e questa volta fui io a sorridere.
Raccattai le chiavi ed uscii dalla stanza d'albergo senza indugi.
Il biglietto aereo acquistato da Edward che tenevo sul cruscotto sembrava bruciare e più lo fissavo, più esso sembrava scottare. Da qui a poco sarei tornato a casa lasciandomi alla spalle tutto ciò che avevo fatto fin'ora. Ma, forse potevo vederla ancora un'ultima volta.
Feci inversione e a velocità sostenuta raggiunsi il suo palazzo che, fortunatamente, non distava molto. Sentivo le nocche prudere a causa delle ferite ancora aperte e cercai sollievo mettendo il braccio fuori dal finestrino. L'aria fredda mi irradiò facendomi rabbrividire ma, ero quasi certo, non fosse a causa del vento.
Parcheggiai sotto la finestra del loro salotto e, straordinariamente, erano proprio lì. Stavano ridendo l'uno di fronte all'altro mentre Megan si alzava la maglia di fronte i loro sguardi curiosi. Non ne capii la ragione ma vederla sorridere così spontaneamente mi faceva dimenticare tutta la rabbia accumulata. Sapevo che per causa mia non lo facesse più così spesso e mi rabbuiai. Nonostante le mie intenzioni fossero nobili sapevo quanto sarei potuto essere distruttivo per la sua vita. Lei era la luce mentre io il buio, non avrei fatto altro che oscurare la sua vitalità e, pian piano, l'avrei costretta a seguirmi nelle tenebre. Ma lei doveva splendere.
La situazione si concluse con un grosso abbraccio e risate da parte dei due ragazzi. Non so perché ma mi ritrovai ad osservarli e a sorridere con loro. Erano una gran bella famiglia nonostante tutto.
A volte avrei voluto anch'io qualcuno mi abbracciasse e mi stringesse solo per il gusto di farlo. Da bambino passavo giornate intere a chiedere alla mia macchinina dove fossero mamma e papà. Nonostante la bella casa, la stanza piena di giocattoli e i vestiti sempre puliti, sapevo che quelli nuovi non mi volevano bene come loro. Loro non giocavano alla lotta sul letto con me, non mi leggevano storie di draghi prima di andare a dormire e non mi baciavano la mattina appena sveglio. Nella casa nuova nessuno mi coccolava quando stavo male, nessuno mi dava carezze e nessuno preparava torte di mele per festeggiare il ritorno di papà da lavoro. Avevo un fratellino che mi faceva i dispetti ed inventava storie da raccontare ai nostri genitori per farmi sgridare e passare per quello sbagliato. L'unica a darmi un po' di conforto era Gemma che, di nascosto da tutti, veniva ogni sera nella mia stanza con un biscotto al cioccolato e storie inventate da raccontarmi. Lei era un angelo, era gentile con me e mi confortava sempre durante i temporali.
Anche alla recita scolastica delle elementari in cui ero protagonista nessuno venne a vedermi. Ero completamente solo nonostante lo stuolo di domestici che cercavano di non farmi mancare nulla. Ma non era questo di cui un bambino aveva bisogno.
Mi risvegliai dai miei ricordi quando vidi i tre uscire dal portone principale per raggiungere l'auto situata proprio di fronte la mia. Lei era qui, a pochi metri di distanza e...bellissima come sempre.
Sospirai e misi in moto passando di fianco alla sua figura snella. Avrei voluto allungare una mano ed attirarla nel sedile del passeggero per sentire ancora il suo dolce profumo naturale. Volevo guardarla mentre giocherellava con una ciocca di capelli oppure mentre fissava il suo riflesso al finestrino. La sua innocenza era disarmante ma estremamente attraente. Sapere che nel mondo ci fossero ancora persone con un cuore così gentile mi risollevava.
Era veramente una dolce creatura.
Svoltai l'angolo e, a tutta velocità, mi diressi verso l'aeroporto. Non avrei potuto resistere un minuto di più sapendola così vicina e non poter far nulla per azzerare le distanze.
Ero consapevole di star perdendo l'ultima occasione ma, col tempo, mi avrebbe dimenticato e sarebbe andata avanti. Lo stavo facendo per lei.
Forse il primo vero gesto d'amore che attuando nei suoi confronti.
Estrassi il bagaglio dal cofano e mi avviai verso la strada nel non ritorno.
SPAZIO AUTRICE
Ciao!
Vi aspettavate un POV DI HAROLD? Personalmente ci tenevo a farvi conoscere anche il punto di vista di lui così da poter mettere in chiaro un paio di cose. A me si stringe il cuore a pensare ad un piccolo Styles solo e odiato da tutti che gioca nella sua stanza con una macchinina..
Alla prossima ❤️
Ig: redkhloewattpad/ _saradevincentiis
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