9. 🎄
“Ti prego dimmi che non gli hai davvero detto così!”
Draco si portò entrambe le mani tra i capelli platino, mentre teneva la fronte poggiata sul bancone, disperato.
“E cosa dovevo fare? Fingere quello che non sono?! Sai quanti anni sono passati dall’ultima volta che sono stato con qualcuno? Era Astoria! Ed eravamo al nostro ultimo anno di liceo! E poi… non sono mai stato con un uomo prima di Charlie. È tutto nuovo ed io ho paura di sbagliare!”
“Ma se non ti butti, come fai a sapere se farai giusto o sbagliato? Prima o poi dovrai stare con un uomo e se Charlie ti piace e vuoi andare avanti con lui, dovresti essere sincero…”
“Non può funzionare. Lui vuole una famiglia, dei bambini! Ma ti immagini io con dei figli? Scapperei di casa al primo pianto! Non sono capace. Non mi piacciono, sono rumorosi, puzzolenti e poi rompono le palle. Un conto è vedere ogni tanto Harper e Marjorie, un conto è crescerli! Ed io non sono capace nemmeno di crescere me stesso, figurati un bambino che dipenderà da me in tutto e per tutto. Mia madre dopo di me ha lasciato il lavoro, ha perso le sue amicizie, ha lasciato la sua famiglia per trasferirsi dalla Francia qui in Inghilterra. È sola, dipendente solo ed esclusivamente da mio padre in tutto e per tutto ed è una cosa che io odio! Non voglio finire come lei per un atto egoistico come un figlio. Perché dovrei fare un figlio? Per magari crescerlo male? Non dargli l’affetto che merita? Perdere tutte le mie amicizie? Diventare dipendente di un uomo che dopo un paio di anni si stancherà di me e mi lascerà per qualcuno di più giovane e bello?!”
Draco si passò le mani sul viso bagnato di lacrime.
Theo lo fissò in silenzio.
“I figli sono una benedizione, Draco. Non sono un atto egoistico. I figli arrivano e ti riempiono la vita di gioia. È vero, ti annulli per un figlio, ma ti assicuro che quando hai tuo figlio tra le braccia ti dimentichi di tutto il resto… avere una famiglia è la cosa più bella che una persona possa vivere nella vita e no, non è vero che dopo due anni ci si lascia. Le incomprensioni ci stanno sempre quando si sta insieme, si discute, ci si manda al diavolo ma non ci si lascia. A volte litigare serve a crescere e conoscere l’altra persona… io e Blaise abbiamo litigato per un mese solo per trovare uno spazio per i nostri spazzolini, perché io li volevo messi a destra e lui a sinistra. È una stupidata, ma ti assicuro che la sera i battibecchi erano all’ordine del giorno. Ma non per queste cose ci si lascia. Quante volte abbiamo litigato io e te? E siamo ancora qui, nonostante tutto. Capisco la tua paura del nuovo, però se non ti butti come fai a dire che farà schifo? Dovresti dare una possibilità a Charlie e soprattutto vedi di rispondere ai suoi messaggi, è tutto il weekend che ti cerca…”
Draco si sollevò e fece per parlare quando la porta di ingresso si aprì, seguita dal tintinnio familiare.
Nel negozio entrarono Zora Queen in compagnia del figlio Alexander. La donna sorrise a Draco dietro al bancone mentre Alexander si guardava attorno preoccupato e poi fissava confuso la madre.
Fu Zora a parlare.
“Stavamo cercando Harper. Vorremmo… ecco ci farebbe piacere se volesse venire a prendere una cioccolata calda al negozio e stare un po' con Alexander…” spiegò la donna mentre il giovane imbarazzato voltava le spalle agli adulti e fingeva interesse per una pianta li vicino.
Theo guardò divertito Draco che stava cercando di non scoppiare a ridere.
“Vado subito a chiamarlo…”
Draco osservò in silenzio Alexander che, pur essendo un ragazzino, aveva avuto più coraggio di lui che ne aveva più di trenta e non riusciva a parlare con l’uomo che gli piaceva.
Harper comparve dalla porta sul retro, già vestito con un piumino giallo e un cappellino di lana dello stesso colore.
“Ciao!” disse con un sorriso ad Alexander che quando si voltò rimase imbambolato a fissarlo prima di borbottare un “ciao” mentre il suo viso diventava rossissimo.
Zora si affiancò ai due giovani e i tre uscirono insieme dal negozio, lasciando Theo e Draco da soli.
Malfoy sbuffò ridacchiando.
“Ti rendi conto? È venuto a prenderlo Alexander per stare con lui! Quanti anni hanno? Dodici?” chiese scrollando la testa il biondo mentre Theo lo guardava.
“Si, hanno più coraggio loro di te. Rispondi a Charlie o gli farai prendere un colpo!”
Draco sospirò mentre afferrava il cellulare e mandava finalmente un messaggio di risposta al rosso, chiedendogli scusa per essere sparito e un giorno disponibile per incontrarsi e parlare.
~*~
“Come mai mi hai invitato qui?” chiese Harper una volta seduti al tavolino di “Queen’s Deli”.
Alexander si strinse nelle spalle.
“Così” fu la risposta secca del castano che stava girando il cucchiaino nella sua cioccolata calda.
“Cos’è? A scuola non mi calcoli e poi appena siamo da soli ti ricordi che esisto?”
Alexander strizzò gli occhi, poi lanciò un’occhiata alla madre che stava servendo dei clienti dietro il bancone.
“Puoi non urlare?” chiese innervosito Alexander.
“Di nuovo ti comporti così! Mi inviti a prendere qualcosa e poi mi dici sempre che non devo parlare o altro. Che senso ha?!” disse Harper stringendo i pugni e Alexander si innervosì.
“Io non voglio dover scegliere tra te e George!”
“Non vuoi scegliere perché non hai le palle per affrontare quello che tu consideri amico! Un tuo amico che mi alza le mani! Che mi fa del male! Ma continua lo stesso a difenderlo!” disse Harper afferrando il suo capello di lana e alzandosi dalla sedia.
“Me ne torno al negozio. Ho interrotto i compiti di matematica per venire qui per… cosa? Farmi insultare?!” disse alzandosi dalla sedia ma a quel punto Alexander si mosse in avanti e gli afferrò il polso in una mano, fissandolo serio.
“Smettila di fare sceneggiate!” lo riproverò Alexander con rabbia alzandosi con lui, attirando l’attenzione di Zora.
“Andiamo, qui non si può parlare!” disse il castano fissando il giovane che si stava rivestendo.
“Tutto bene?” chiese Zora avvicinandosi ai due preoccupata. “Non avete nemmeno finito di bere le vostre cioccolate!” disse fissando il figlio che si stava arrotolando una sciarpa attorno al collo.
“Si, andiamo al parco qui di fronte” disse Alexander serio, mentre Harper lo fissava con rabbia.
“Non parlo di niente con te! Torno al negozio.” Disse incamminandosi lungo il marciapiede, ma Alexander lo prese per un braccio ed insieme attraversarono la strada fuori dalle strisce, facendo strillare spaventato Harper che quando giunse incolume sul marciapiede dall’altra parte della strada, tirò uno schiaffo in pieno viso al castano.
“Non ci provare mai più” disse Zabini tra i denti, mentre si portava la mano dolorante al petto, il cuore che batteva forsennato nel petto.
“Ma se sono l’unico a farti provare certe sensazioni.. senza di me non saresti in grado di vivere…” disse sorridendo, mentre sulla sua guancia chiara cominciava a definirsi la mano del giovane.
Harper fissò Alexander qualche secondo, poi abbassò lo sguardo imbarazzato.
“Io sono leale con i miei amici, a differenza tua…”
Borbottò il ragazzino raggiungendo un’altalena.
Da lì si poteva vedere il negozio e anche il bancone dietro al quale Zora stava servendo.
“Io ti sono leale, lo sai. Ma conosci anche George. Come posso lasciarlo dall’oggi al domani? È il primo amico che mi sono fatto appena arrivato qui..” disse sedendosi sull’altra altalena, lo sguardo basso.
“A me ferisce che mi metti sullo stesso piano di Williams! Ti sei fatto presentare da tua madre! Quando sono due anni che frequentiamo la stessa scuola e lo stesso corso di letteratura!”
Alexander abbassò la testa.
“Non trovavo il modo per avvicinarmi a te. E… non sei sullo stesso piano di George. Tu sei…” Alexander guardò davanti a sé e scese dall’altalena, poi si voltò verso lo scivolo li vicino.
“Dove stai andando?!” chiese Harper fissandolo con le sopracciglia corrugate, poi lo seguì sullo scivolo colorato e lo trovò seduto a terra, la schiena appoggiata contro la parete.
Alexander aveva gli occhi lucidi e non appena Harper si sedette di fronte a lui, Alexander strinse le ginocchia al petto e posò sopra il mento.
“Si può sapere che ti prende?!” chiese Harper zittendosi di colpo quando notò le lacrime solcare il viso di Alexander.
Fu un colpo, perché non lo aveva mai visto piangere prima di quel momento.
“Alexander, io…” stava dicendo il giovane, a disagio.
Non aveva di preciso idea di cosa fare per consolare Alexander, così si mosse in avanti e lo strinse con forza tra le braccia.
“Non sei sullo stesso piano di George. Tu sei più di un amico per me. Molto più di un amico.” Disse Alexander tra i singhiozzi. “E ho il terrore di perderti. Non voglio scegliere tra te e George ma sappi che lui non è nulla in confronto a te…” disse il castano, la fronte posata sulla sua spalla.
Il cuore di Harper stava battendo con forza.
“Non mi perderai. Voglio solo che tu mi difenda con George. Sono stanco dei suoi dispetti…” disse Harper e Alexander tirò su con il naso.
“È geloso. George. Di te. Ecco perché ti ha preso di mira..” disse Alexander con un sorriso timido.
“Ma se nemmeno mi rivolgi la parola!” disse indignato Harper.
“Ma ti guardo sempre. E George lo ha capito. Lo ha capito prima di me, temo” ammise il giovane, rosso di vergogna.
“Ha capito… cosa?” chiese Harper confuso.
Alexander lo guardò in silenzio, combattuto, poi abbassò lo sguardo e senza alzarlo, ammise, in un sussurro: “Tu mi piaci”.
Harper boccheggiò, il suo cuore cominciò a battere furiosamente, sentiva il volto bollente, poi si avvicinò all’amico, gli afferrò una mano delicatamente e si schiarì la voce.
“Pensavo di essere l’unico” disse Zabini e Alexander lo guardò dritto negli occhi blu.
I due si fissarono qualche secondo, poi Harper mosse il viso verso di lui e unì insieme le loro labbra in un bacio a stampo.
Alexander guardò Harper con la tipica espressione da pesce lesso.
Harper sorrise timido.
“Lo fanno sempre i miei genitori… si dimostrano affetto così” ammise stringendosi nelle braccia.
“Mi piace” disse Alexander sporgendosi verso di lui per ricevere un altro bacio.
Si baciarono per qualche minuto, poi si staccarono e si sorrisero emozionati.
“Dobbiamo rientrare o mia madre si preoccupa” disse Alexander alzandosi e pulendosi i pantaloni con le mani.
I due scesero dallo scivolo e mentre si dirigevano verso Queen’s Deli, Harper guardò Alexander.
“Quindi ora che cosa siamo?”
“In che senso?” Chiese il moro mentre attraversavano la strada.
“Stiamo insieme?” chiese Harper sentendo l’ansia colpirlo.
Alexander sorrise.
“Direi di sì. Se per te va bene..”
“Certo che si!” disse Harper scoppiando poi a ridere mentre rientravano nel negozio.
~*~
Charlie stava rileggendo il messaggio ricevuto da Draco che gli chiedeva di vedersi per parlare.
Ora era nervoso. Dopo due giorni di silenzio se ne usciva in quel modo.
Che si fosse davvero pentito del non averlo baciato? O forse voleva dirgli di lasciarlo una volta per tutte?
Perché, però?
Gli era sembrato di vederlo felice durante la cena e la loro giornata insieme.
A lu andava anche bene non baciarsi al primo appuntamento, però perché sparire così all’improvviso? Che cosa era successo di così grave?
Doveva parlargli il prima possibile.
Afferrò il cappotto e la sciarpa e uscì di casa ma si bloccò di colpo quando si rese conto che di fronte a lui c’era qualcuno davanti a lui.
Charlie lo fissò qualche secondo, poi aggrottò le sopracciglia.
“Harry?”
Il suo ex ragazzo sollevò lo sguardo e la bocca di Charlie si spalancò di colpo mentre notava un occhio pesto e il viso tumefatto del suo ex ragazzo.
NOTE: Ed eccoci qui con un nuovo capitolo! Che ne pensate?
Scusate se aggiorno solo ora ma ieri non sono proprio riuscita a terminarlo!
Mi raccomando non chiudete la storia senza aver prima stellinato e/o commentato.
~Galaxy~
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