Capitolo trentotto - Ji-Moon Kim [1.2]
Sentendo i muscoli improvvisamente tesi del collo, Ji-Moon si massaggiò quel punto con entrambe le mani. In compenso, se il suo corpo era stanco e spossato, la sua mente e il suo cuore erano di tutt'altro avviso, ancora entusiasti per l'incontro appena avvenuto con i loro fan, i Youth.
Pur vero che, con tutto se stesso, si era costretto a non guardare mai il locale in riva al fiume, dove sapeva si era accomodata Vital: a un certo punto, però, non aveva resistito e l'aveva vista in compagnia di un uomo in giacca e cravatta. Nell'immediato aveva provato una sorta di rimescolio allo stomaco per la gelosia, tuttavia si era detto che vi fosse una spiegazione per quell'incontro...
Mentre era intento ad aiutare lo staff a terminare di sgomberare l'area, s'accorse dei gesti del loro manager per attirare la sua attenzione, imitato dal resto dei Tanbang, riunitosi nello stesso punto a cerchio in prossimità dell'auto dell'agenzia. Al che Moon si scusò con i membri dello staff, recuperò la borsa con i regali ricevuti dai Youth, e raggiunse il signor Choi e i ragazzi che avevano in mano dei sacchetti uguali al suo tra le mani.
«È successo qualcosa?» chiese quando fu vicino, a bassa voce.
Choi si sistemò meglio gli occhiali da vista sul naso dritto.
Poi sospirò.
«Ebbene... volevo comunicarvi la notizia dopo il meeting». In seguito prese a camminare e Ji-Moon e i ragazzi lo tallonarono, con la stessa espressione interrogativa stampata in volto.
«Ossia?» lo interrogò Do-Yoon, diretto come sempre, dato che l'uomo non parlava, scambiandosi occhiate silenziose con il resto del gruppo.
L'uomo dischiuse le labbra, senza dire nulla.
Do-Yoon fece ancora: «Le piace tenerci sulle spine?».
«D'accordo» e recuperò un'agendina dalla tasca dei pantaloni. «Leggete» li invitò dopo porgendogliela.
Tutti e sette si arrestarono allo stesso tempo, i loro occhi che scorrevano sulla pagina...
Jin-Kook spalancò occhi e bocca per la sorpresa.
«Qui c'è scritto...», per poi ammutolirsi, incredulo, e tornò a leggere sull'agenda.
«Il tour dei Tanbang è stato riconfermato» disse Choi sorridendo. «Tre giorni in Giappone. Due giorni nella cittadina di Kobe, a sud, e una tappa a Tokyo».
Ji-Moon sollevò lo sguardo e si scambiò occhiate incredule con i compagni: il secondo dopo vi furono le reazioni più disparate, ma alla fine esultarono tutti e sette in un caos di colori e di suoni.
Recuperando l'agenda, Choi ridacchiò, per poi tossire e tornare severo in viso come di consueto. «Vi ricordo che questa sera c'è l'esibizione al programma "Ichikayo" e domani la registrazione sul canale sette».
«Faremo del nostro meglio» rispose Moon inchinandosi. «La ringrazio per il lavoro».
Con un cenno amichevole l'agente annuì, per poi indicare loro l'auto che li attendeva.
Una volta che salirono tutti, e la porta scorrevole si fu rinchiusa alle loro spalle, Jei si abbandonò sul sedile chiudendo gli occhi mentre il mezzo prendeva a muoversi, alla volta della sede televisiva della Seoul System Broadcast.
«Non ci credo, Kobe» lo udì sussurrare con voce sognante. «Sto sognando».
«Io sto pensando alla carne, e sono pronto a spendere tutto quello che ho, ragazzi» intervenne Se-Jong con tono entusiasta, voltandosi in direzione del finestrino, l'espressione così gioviale da strappare un sorriso a chiunque lo avesse guardato in quel momento. «Per il manzo, gli allevatori devono nutrire gli animali a base di riso, di fieno e di grano. A periodi, poi, li sottopongono a cicli di massaggi per svegliarne i muscoli e così da sopperire il poco movimento: è questo trattamento che fa, della carne Kobe, la migliore in circolazione».
Do-Yoon gli diede un pugno alla spalla e gemette: «Cavolo, Se-Jong, ora ho fame!».
In reazione Ji-Moon e gli altri scoppiarono a ridere.
«Io sono ancora scioccato, però, e mi ci è mancato pochissimo che mi mettessi a piangere» dichiarò Ji-man, sfilandosi la mascherina dal volto. «Ci pensate? Ci esibiremo in Giappone...» e indirizzò lo sguardo incredulo al soffitto dell'auto. «Non riesco a crederci».
«Quoto» disse Jin-Kook, gli occhi neri brillanti di gioia. «Non vedo l'ora!» e si volse a guardare Daejim, seduto accanto a lui, il quale aveva la sua stessa espressione sul viso.
«Sarà difficile aspettare, ora che ce lo ha detto così...» ribatté con un sospiro trasognato. «Ora mi sto immaginando tutto, la mia mente che va...» e si sfiorò la tempia destra con due dita. «E chissà come allestiranno il palco!» concluse mordendosi le labbra.
Ji-Moon gli indirizzò un occhiolino scherzoso.
Poi emise un sospiro e recuperò il cellulare, mandando un messaggio ai genitori nella chat di famiglia su Line, per soffermarsi infine sul contatto di Vital.
In un attimo il pensiero andò a lei e all'uomo sconosciuto con il quale l'aveva scorta parlare al locale vicino al fiume Han, mentre lui e i Tanbang erano impegnati con i Youth.
Ancora, come poco prima, si chiese chi fosse quello sconosciuto...
«King-mon?».
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