Capitolo tre - Ji-Moon Kim [3.4]


Giunto dinanzi all'entrata del dormitorio, come se quei pensieri su Do-Yoon fossero stati un incantesimo d'evocazione, il ragazzo uscì con le mani affondate nelle tasche del cappotto, il solito cappello di lana nero calcato in testa e la mascherina bianca sotto il mento.

«Ehi» mormorò nel vederlo. «Mi chiedevo quando saresti tornato».

«Stai andando a lavorare?» domandò Ji-Moon, arrestandosi a pochi centimetri. «Anche il giorno del tuo compleanno?».

Do-Yoon sospirò e gli indirizzò uno dei suoi rari sorrisi.

«Già» rispose calmo. «C'è una cosa che devo rivedere e se non lo faccio, credo non riuscirò a dormire...».

Ji-Moon scosse il capo.

«Ascolta, sono preoccupato per te». Gli poggiò una mano sulla spalla fasciata dal cappotto lungo verde militare e lo fissò dritto in volto. «Come ti senti oggi?».

Alla sua domanda il giovane lo guardò per un tempo immemore, forse rammentando la brutta esperienza che si era lasciato alle spalle di recente.

Poi disse: «Sto bene ora, sul serio, non dovete tediarvi per me».

«Vuoi dirmi che non hai più paura?» sussurrò Ji-Moon.

Per un breve attimo Do-Yoon chiuse gli occhi e lui credette di avere osato troppo, di averlo rattristato con quella domanda troppo diretta e poco sensibile: una parte di Ji-Moon aveva riconosciuto i medesimi sintomi su di sé nell'ultimo arco di tempo.

Do-Yoon fece schioccare la lingua contro il palato in segno di diniego e sospirò.

«Sì, ho paura, ma non posso farmi dominare da essa» mormorò in risposta. «È anche grazie a voi tutti se sono qui, se sono sopravvissuto alle mie stesse fragilità e una nuova consapevolezza mi spinge a dare il massimo più di prima». Avanzò e gli poggiò una mano sulla spalla. «Ecco perché spero che un giorno tu capisca cosa significa alzarsi dal letto la mattina e, dopo tanto penare, sentirsi un po' meglio» aggiunse tornando serio. 

A quelle ultime parole Ji-Moon rimase senza fiato.

«Do-Yoon...» fece, dimenticandosi per un attimo l'onorifico. «Come hai...».

«Cerchi di non darlo a vedere, però ce ne siamo accorti tutti in questi ultimi mesi del tuo silenzio» dichiarò con un sospiro. «Anzi, a essere sincero, è stato proprio Daejim il primo... "Moon ha gli occhi spenti", ha detto».

Lui aggrottò la fronte e s'incupì.

«Davvero?» mormorò, sfiorandosi uno zigomo con le dita. «Aspetta» aggiunse, mutando tono. «È per questo che la mattina Daejim mi propina tutto quel cibo a colazione?».

La sua domanda suscitò una risatina di Yoon.

«Sì, a modo suo cerca di consolarti e tirarti su il morale» rivelò, passandosi una mano sulla fronte coperta. «Comunque preferisco il suo modo di fare, perché se Se-Jong non la smette di fare freddure per farti ridere, penso che darò di matto e un giorno accadrà un'apocalisse!».

A quel punto Ji-Moon rise davvero.

«L'arte della freddura è per pochi eletti, amico mio» disse dandogli una pacca sulla spalla.

Do-Yoon storse la bocca in una smorfia disgustata.

«Questione di punti di vista» soggiunse, sistemandosi meglio il cappello in testa. «Ora scusami, ma vado...» aggiunse, alzandosi la mascherina sul volto. «Buonanotte».

«'Notte» ricambiò lui sorridendo. «Buon lavoro».

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