Dopo un breve attimo di silenzio, lui batté le palpebre.

«Oh» e abbassò il capo, grattandosi il retro della nuca. «Dunque è stata in Italia, Miss Young?».

«Sì, ma è stato molto tempo fa» rispose riponendo la paletta da giardinaggio nella sua attrezzatura personale nella borsa poggiata ai piedi del tavolino. «Ai tempi ero una bimbetta arrogante che credeva di sfidare il mondo senza subire conseguenze».

Ji-Moon le si avvicinò e la squadrò da parte a parte.

«Per quale ragione lo afferma?».

Di nuovo quella curiosità di lui che non conosceva malizia o accusa; non c'era dettaglio che si perdesse.

«Feci una sciocchezza: all'esame d'ammissione al Conservatorio più importante di Firenze... in Toscana» raccontò con una smorfia. «Durante una pausa udii uno dei docenti affermare parole dure verso mia madre, così quando giunse il mio turno, entrai nella sala e suonai un altro brano diverso da quello che mi era stato assegnato».

Dopo sospirò mentre afferrava la borsa, ricordando le facce sconvolte di tutti nella grande sala gremita di aspiranti studenti e di genitori ansiosi vicini alle porte aperte e poi il tavolo occupato dai professori di musica che l'avevano osservata con aria sdegnata e sconvolta.

Quando rizzò la schiena, scorse un sorriso divertito aleggiare sulle labbra di lui.

«Quale brano suonò?».

Lei si morse le labbra.

«Blowing In the Wind di Bob Dylan».

Ji-Moon arricciò le labbra e fischiò.

«Immagino sia stato uno choc culturale!» e rise di cuore.

Vital si unì a lui scuotendo il capo.

«Già» confermò dopo, nostalgica. «In seguito mia madre mi mise in punizione per due settimane e ovviamente non fui accettata come studentessa» proseguì a narrare, con la mano libera si scostò una ciocca ribelle dal volto per sistemarla dietro un orecchio. «In compenso è grazie a quella mia improvvisata se conobbi la professoressa Charlston alla Royal College of Music di Londra: mi ha aiutata a maturare anche come persona, non solo come musicista».

Poi si volse e guardò i lotti dell'orto.