Coming out (Koira)
Giugno.
Mese caldo, di questi tempi fin troppo. Mese del sole, della libertà. Il primo mese estivo nel nostro emisfero. Giugno è però anche il "pride month", e non per caso o solo perché fa caldo e il caldo ci piace e legittima tutto. La notte fra il 27 e il 28 giugno del 1969 a "Stonewall Inn", un piccolo locale del quartiere Greenwich Village di New York, poco dopo l'una del mattino, accadde qualcosa. Una scintilla in apparenza debole, ma decisiva, che segnò la nascita del movimento gay moderno a livello mondiale.
Proviamo a contestualizzare la situazione.
Siamo alla fine degli anni '60.
Anni in cui in Italia Battisti sembrava pronto a una relazione seria ("Non sarà un'avventura..." e via dicendo),
Battiato cantava di prostitute e minoranze emarginate dalla società
e in America Keith Richards si ubriacava una sera sì e una no, dando vita a pezzi come "Satisfaction" ("I can't get no") - originariamente vietata in Europa (troppo spinta) -.
Ma anche anni in cui dalla penna di due geni visionari nacque un capolavoro globale, ancora oggi estremamente attuale. I due geni sono Simon & Garkunfel e la canzone "The sound of silence".
Un testo che interpretare con una sola chiave di lettura sarebbe riduttivo. Versi malleabili come un blocco di marmo lo è per un artista. Come il marmo di Michelangelo. Parole che possiamo plasmare e modellare a nostro piacimento, trasformandole in immagine (o fotografia) di un periodo. Il nostro, ma anche l'esatto momento storico in cui vide la luce: gli anni '60. I mitici anni '60 - così dicono -.
Torniamo a Manhattan.
Al bar "Stonewall Inn", oggi riaperto dopo un transitorio periodo di chiusura.
La ricostruzione dei fatti che accaddero la notte del 28 giugno 1969 (e quelle a seguire) è piuttosto controversa, ma ad essere oggetto di discussione è soprattutto il primum - o meglio, l'ultimum - movens alla base degli stessi. Siamo in un periodo, a cavallo tra la prima e la seconda metà del '900, in cui le retate della polizia a bar frequentati da omosessuali sono all'ordine del giorno. Per intenderci, cose come il baciarsi in pubblico, o il solo tenersi per mano, l'indossare abiti del sesso opposto o addirittura essere accusati da qualcuno di frequentare locali gay sono validi motivi di arresto (spesso seguito dalla pubblicazione di foto e nomi dei "colpevoli" nei quotidiani delle città). Anni in cui l'omosessualità è illegale. Anzi, è addirittura una malattia psichiatrica secondo il DSM. Vi è poi una connivenza, che è doveroso quantomeno citare, tra questi bar e la mafia locale, che ne assicura l'immediata riapertura dopo le retate poliziesche (grazie al sistema di mazzette, che purtroppo ben conosciamo).
- Prima di puntare il dito contro i gestori di queste attività teniamo a mente la diffusa omofobia del momento, che portava, nonostante la mancata esistenza di una legge contro i locali gay, la "State Liquor Autority" ad approfittare di ogni pretesto per negare loro la licenza di vendita degli alcolici, favorendone così la "deriva mafiosa" -
In questo contesto culturale - e direi anche sociale e politico - si inserisce quella che è passata alla storia come la "rivolta di Stonewall". Cinque giorni di proteste, dal 28 giugno al 3 luglio del '69 (con pause il 30 giugno e il 1° luglio), che ebbero una risonanza mondiale e si rivelarono decisivi per la diffusione della propaganda gay. Bisogna precisare che quelli di Stonewall non furono i primi né gli ultimi moti reazionari arcobaleno: dal 1959 al 1969 se ne contano almeno una trentina. Quello che rende la rivolta consumatasi al Greenwich Village di New York così "speciale" è però la nascita, a breve distanza, del primo movimento politico omofilo mondiale: il GLF ("Gay Liberation Front"). La notte di quel 28 giugno la polizia irruppe nel locale di Tony Lauria - detto "Fat Tony", membro di un noto clan mafioso -, colpevole di essere l'unico in città in cui veniva consentito a gente dello stesso sesso di ballare assieme. I clienti vennero messi in fila. Se indossavano abiti non conformi alla loro identità di genere, vennero condotti nei bagni per il "controllo del sesso". I loro nomi appuntati con cura. Finché non scattò qualcosa. Non sappiamo esattamente cosa. Qualsiasi cosa fu, ha di per sé poca importanza. Quel che conta è ciò che ne seguì. Le proteste. L'attenzione mediatica. Le rivendicazioni. Prima sociali, poi politiche.
Da allora quei giorni di giugno del 1969 vengono ricordati ogni anno. Per non dimenticare. E anche oggi li ricordiamo. In questo mese di giugno.
Dimenticare... credo che questo sia il verbo più corretto da usare.
Mi viene in mente un passaggio di "1984": "Chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato".
La conoscenza di ciò che è avvenuto è requisito fondamentale per la consapevolezza di ciò che oggi siamo. E ciò che siamo hic et nunc è anche la lente di ingrandimento con cui leggiamo ciò che è stato, no? Osservazione non puramente speculativa, se guardiamo con occhi attenti a quel che oggi accade.
Possiamo forse dire che l'omofobia è superata? Che è solo un opaco e sgradevole ricordo?
Mi rammarica ammettere che la risposta a entrambe le domande è un secco no. E questo articolo nasce proprio a valle dell'ennesima conferma che è così. È bastata una discussione sul lavoro con un collega più anziano per farmi capire che probabilmente non lo sarà mai, o, nella più ottimistica delle ipotesi, ci vorrà ancora molto tempo.
Perché - e qui il discorso si farebbe molto più ampio e rischierei di scrivere troppo e annoiarvi ulteriormente - credo che alcuni tipi di "diversità" (quelli più "eclatanti". Per intenderci, quelli contro cui è più facile puntare il dito) non saranno mai legittimati al 100%.
Parlo di omosessualità.
Parlo di malattia psichiatrica.
Parlo di razza.
Tutte diversità che, nella migliore delle ipotesi, saranno solamente "accettate" (ma accettate de che?) dai "normali", che comunque guarderanno sempre ad esse con una - mal - celata aria di superiorità.
Mi chiedo anche, in tutta sincerità, se le parate, così colorate, così divertenti, così scandalose, con la loro atmosfera di evasione, servano a qualcosa. Certo, ricordano gli eventi di Stonewall Inn, le discriminazioni degli anni passati, ma in che modo lo fanno? Possono essere utili in un Paese, il Nostro, la Nostra Italia, paralizzato da un governo in cui, a oltre un anno dalla formazione, nessun esponente si è mai erto a difensore dei diritti gay o propositore di norme che riconoscano la legittimità come famiglia di una coppia dello stesso sesso? Possono servire a portare avanti le cause dei vari movimenti omofili?
Perché, aldilà degli stereotipi e degli eccessi delle manifestazioni, quel che conta è proprio questo.
Siete d'accordo?
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