Capitolo 12

A svegliarmi furono dei brividi che mi correvano lungo tutta la schiena.

Mi girai nel letto cercandone la causa e vidi che la finestra della mia stanza era aperta, e Daniel era seduto sulla panca sotto di essa.

Chiusi gli occhi, mi stiracchiai e poi, con molta calma, mi alzai andando verso di lui.

Mimai con la bocca un: "Buongiorno", e lui fece lo stesso, mi lasciò un bacio sulla fronte e mi fece cenno di andare in bagno.

Annuii, presi un pantalone della tuta nero e una canotta bianca dal mio guardaroba ed uscii dalla stanza per andare in bagno a prepararmi.

Dieci minuti dopo ero pronta a qualsiasi cosa, con la mia coda alta e le mie scarpe da ginnastica nessuno poteva fermarmi.

Tornai in camera e mi bloccai sui miei passi.

Le ali di Daniel erano completamente aperte dietro di lui, e questo mi faceva venire la pelle d'oca, ogni volta.

Mi ci avvicinai, e vidi il mio ragazzo sorridere, ma io ero completamente ipnotizzata dalla meraviglia presentata ai miei occhi e non ci feci molto caso, continuando ad avvicinarmi per sfiorandole.

E poi accarezzarle.

Daniel chiuse gli occhi e portò la testa all'indietro, mi cinse in vita e mi tenne stretta a se, mentre io continuavo.

Lui gemette, e poi mi allontanò (controvoglia) da lui. Quando riaprì gli occhi le sue pupille erano dilatate e disse: "Dovremmo andare, ange, l'allenamento...", con voce roca.

Annuii e aspettai che Daniel mi prendesse in grembo come la sera prima, ma quando lui capì cosa stavo aspettando mi fece segno di no con la testa, e indicò dietro la mia schiena.

Capii cosa intendeva e chiesi: "Come faccio a farle ricomparire?".

Lui rispose: "Chiudi gli occhi, immagina che loro ricompaiano e lo faranno."

Feci come mi aveva detto. Chiusi gli occhi, immaginai i miei capelli cambiare colore e le mie ali spuntare dietro la mia schiena, e quando riaprii gli occhi dall'espressione fiera di Daniel capii di avercela fatta. E sorrisi.

Poi chiesi: "Quindi, cosa facciamo oggi?".

Ma lui si limitò a dirmi: "Vedrai quando arriveremo.", seguito da un: "Seguimi.".

Si lanciò dalla finestra e a me mancò l'aria. Corsi verso quest'ultima spaventata ma, appena fui arrivata, vidi Daniel sfrecciare in alto, fare una capriola, e posizionarsi di fronte alla mia finestra, porgendomi la mano.

Io lo fulminai con lo sguardo, ma presi la sua mano e, staccando i piedi dal davanzale iniziai a sbattere a più non posso le mie ali.

Daniel iniziò ridere e io mi arresi, rimanendo penzolante nel nulla con le mie mani nelle sue.

Quando smise di ridere disse: "Funziona allo stesso modo principessa, pensa di volare e lo farai". E così fu. Dopo pochi secondi volavamo entrambi alti nel cielo, con la mano (per sicurezza).

Atterrammo dopo meno di cinque minuti in un bosco, non troppo fitto.

Dopo poco lui iniziò a parlare: "Bene, oggi instaureremo un rapporto con la natura.". E io che mi aspettavo chissà cosa.

Lo guardai con un velo di delusione negli occhi e lui, sorridendomi, disse: "Inizia tutto da qui, ange, dai provaci. Concentrati su quello che ti circonda."

Sbuffai, ma feci come mi disse. Sentii gli uccellini cantare a chilometri di distanza, il vento avvolgermi e andar via, per poi tornare, il terreno e la sua umidità e morbidezza, l'acqua scorrere non troppo lontana.

Dovetti ammettere che tutto ciò mi diede un enorme senso di pace. Ma oltre quello non provai niente. Aprii gli occhi e Daniel mi stava fissando.

Lo guardai e dissi: "L'ho fatto, e ora?".

Lui mi fulminò con lo sguardo e disse: "No, non l'hai fatto. Concentrati. Sarà anche noioso signorina, ma è la parte più importante di tutte. Se non hai al fiducia della natura, non andiamo da nessuna parte.".

Aprii la bocca per ribattere, ma la richiusi, non dicendo più niente. E decisi di riprovarci.

Questa volta mi concentrai di più. Riuscii a sentire la vita sottoterra, la linfa che scorreva negli alberi intorno a me, il vento che cantava, il fuoco acceso in una casa non troppo lontana, il cuore di Daniel battere. E il suo battito cardiaco accelerare.

Aprii gli occhi per vedere il motivo di questa eccitazione e mi ritrovai a due metri dal suolo.

"AAAAH", urlai.

Persi la concentrazione e caddi.

"CHARLOTTE!", sentii Daniel urlare a sua volta, e caddi fra le sue braccia.

Mi guardava con ammirazione e poi disse: "Io non sono riuscito a fare quello che hai fatto tu prima di due giorni di prove estenuanti. E tu ci sei riuscita al secondo tentativo!", quasi urlò la seconda frase.

Ridacchiai, gli scompigliai i capelli e chiesi: "E ora?".

Mi poggiò a terra e disse: "Riprovaci.".

Non ci misi molto, anche se l'avevo provato solo due volte, era diventato quasi automatico. Mi posizionavo, ascoltavo, e mi trovavo a due metri dal suolo.

Daniel mi guardò con ammirazione e poi disse: "Ora che sono sicuro che tu abbia la fiducia della natura, possiamo provare a fare qualche esercizio di base, che ne dici?".

Annuii con foga, non vedevo l'ora.

"Concentrati e fa quello che hai appena fatto.", disse.

Mi ci volle un attimo.

Chiusi gli occhi e circa tre secondi dopo fluttuavo già nell'aria.

"Ora, devi immaginare di prendere l'energia dalla natura e incanalarla nel tuo corpo, nelle tue mani, braccia, piedi, gambe, in tutto il tuo corpo.", la voce di Daniel era come un flebile sussurro.

Feci quello che mi aveva appena detto: allargai le braccia, divaricai completamente le gambe, portai la testa all'indietro. Immaginai delle piccole lucine verdi uscire dal paesaggio che mi circondava ed entrare nel mio corpo. Mi sentivo energia pura. In pace e in forze come non mai.

"Fatto.", esordii.

"Bene, ora apri gli occhi", disse Daniel.

Li aprii e lo guardai, aspettando altre indicazioni.

"Vedi quel germoglio laggiù?", chiese.

Annuii.

"Immagina che l'energia che hai ora in corpo si concentri in quel punto.", disse.

Non me lo feci ripetere due volte. Richiusi gli occhi e vidi le piccole lucine danzare intorno a me, immaginai il germoglio visto poco prima e le feci passare da me a lui.

Aprii gli occhi e d'avanti a me ora si presentava un grande e possente albero in piena fioritura. Guardai Daniel sotto shock e lo vidi saltellare da un piede all'altro, euforico.

Tornai con i piedi per terra e vidi il mio ragazzo correre verso di me, prendermi dai fianchi, sollevarmi e farmi fare tre giri in aria, al termine dei quali mi girava la testa.

Aveva un sorriso a trentadue denti che mi contagiò, e guardando cosa avevo appena fatto, per la prima volta capii quanto la mia vita era cambiata.

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