Waking to find that we are kings and queens
-Shawn non puoi non venire! Non dopo che non mi hai detto niente riguardo a Jack!-
-Oh andiamo Daisy! Sono passati sette mesi, non posso credere che ancora mi rinfacci questa cosa- io ed Alex ci guardiamo ridacchiando, mentre la mia migliore amico e Shawn continuano a battibeccare come due consuocere vecchie e inacidite.
-Allora cerca di liberarti di tutti gli impegni che hai e vieni al mio compleanno, diciotto anni si compiono solo una volta- il ragazzo butta gli occhi al cielo mentre lei gli lascia in mano l'ennesima busta.
-Rose dì qualcosa di prego-
-Ah no, me ne chiamo fuori- alzo le mani in segno di resa, voltandomi verso di lui. –E poi vorrei anche io che venisse- le sue labbra si curvano in un sorriso, ho colpito il suo punto debole anche se, ormai, credo che il traguardo sia vicino, quindi non importa più di tanto.
-Secondo me voi non vi rendete conto che io ho un album che esce tra meno di due settimane, una serie di concerti miei da organizzare facendoli coincidere con il tour di Taylor-
-Lo so, lo so, lo so- a volte, se penso che mancherà tanto tempo, sento lo stomaco stringersi in una morsa. Non potrò raggiungerlo dopo il diploma, come avevo pensato, perché dovrò occuparmi del trasloco, e dovrò anche abituarmi ad una nuova casa, a cucinare, a lavarmi i vestiti da sola. –Cerca solo di farci un salto, ci tiene tanto- sospira, cercando di non far cadere nessun pacchetto che Daisy gli ha affibbiato. –Io ci terrei tanto-
-Se in questi giorni sono più distante, se non posso passare molto tempo con te, è solo perché voglio non aver problemi il giorno del tuo di compleanno. Per me viene prima quello- abbasso lo sguardo e lui mi dà un buffetto su una guancia. –E ovviamente mi dovrai concedere un ballo, credo di meritarlo dopo l'anno che ho passato-
-E' un anno oggi. Da quando ho tentato il suicidio intendo- sento le dita delle mani tremare leggermente, succede sempre quando sono nervosa, troppo arrabbiata o sto piangendo disperatamente.
-E tu perché credi che sia qui? A fare da schiavo a Daisy?- i suoi occhi diventano tristi improvvisamente, come se, anche lui, avesse passato tante ore al mio capezzale, sperando che mi svegliassi.
-Tu lo sapevi? O meglio, te lo sei ricordato?-
-Certo, per questo io e te ora molleremo quella psicopatica bionda che ti porti appresso e scapperemo molto lontano da qui-
-Cosa?- mi fa un cenno con la testa ed io lo seguo, ritrovandomi nel parcheggio del centro commerciale. –Shawn ma che cavolo...-
-Daisy!- esclama, e la mia migliore amica si volta. –Prendi i pacchi, noi togliamo il disturbo-
-Cosa? Non puoi, ricordati che non...-
-Sì, sì che non ti ho detto niente quando Jack si stava frequentando con Madison, sarà la mia pena eterna. Ma sai che giorno è oggi, ed io sono più sicuro se la porto lontano da qualsiasi forma di stress- mi fa un cenno col capo ed io, di solito, mi arrabbierei per essere considerata in questo modo, per esser vista come un cucciolo da difendere. Ma oggi no. A volte, se mi distraggo un attimo, mi sembra di rivivere tutti gli avvenimenti che hanno portato alla mia decisione finale, che mi avevano fatto credere che non ci fosse altra via d'uscita.
-Oggi è la vigilia del mio diciottesimo compleanno e ho assolutamente bisogno che la mia migliore amica...- Daisy si blocca, con un braccio a mezz'aria e la bocca leggermente dischiusa. –E' il tre aprile. Giusto. Rose mi dispiace, me ne sono completamente dimenticata-
-Sai non è uno di quegli avvenimenti che mi va di festeggiare, quindi tranquilla-
-Per questo ti ho detto che ti dobbiamo lasciare- Shawn e Daisy si guardano negli occhi, potrebbero incenerirsi l'uno con l'altra.
-Pensi davvero di poter essere Superman? Perché non credo che abbia bisogno di un ennesimo ragazzo che le spezzi il cuore-
-Non ho mai detto di volerlo essere, a me basta sapere che sono il suo eroe, quello su cui può contare quando le cose vanno male e che riesce sempre a farla sorridere, il resto non conta, è secondario- rimango a guardarlo senza parole, a volte sembra quasi assurdo che possa dire cose del genere. Spesso mi domando se sia vero e non soltanto frutto della mia immaginazione. Ma Shawn è qui, di fronte a me, e niente è più reale di questo.
-Rose sei sicura di stare bene? Posso lasciarti con lui?-
-Non sono una bambina di due anni, dovete smetterla di trattarmi così. Va bene, un anno fa ho tentato il suicidio, ma ora non ci penserei minimamente a rifarlo, te lo giuro, non sono nemmeno più autolesionista. Ma voi dovete lasciarmi andare, dovete darmi la possibilità di rimediare a quell'errore. E spero vivamente che non ripetiate questa scenetta ad ogni tre aprile, perché giuro che vi ammazzo, vi metto il cianuro nel cibo- i due ridacchiano mentre Alex, di fronte a me, mi fa l'occhiolino.
-Quindi non posso portarti dove voglio oggi?- domanda Shawn, in un misto di tristezza e confusione.
-Certo che puoi, ma non perché hai paura che possa succedermi qualcosa. E' un giorno come gli altri- mi chiudo nelle spalle, speranzosa di averlo convinto, anche se so che, in un modo o in un altro, mi tratterà con i guanti bianchi.
-Va bene, allora andiamo- mi fa un cenno con la mano e, dopo aver salutato le ragazze, ci dirigiamo verso la sua macchina.
-Come ci si sente ad avere finalmente la patente? Io ora sono più tranquilla, ti hanno legalizzato-
-Idiota- borbotta, prendendo posto in auto. –E comunque sono stato più bravo di te, almeno, da quello che mi hai raccontato-
-Per forza, potrò anche aver preso il massimo nei quiz, ma sai che mi riesce difficile qualsiasi cosa includa una coordinazione mano occhio o anche il minimo movimento-
-Come dimenticarlo, le tue cadute in questo ultimo anno sono state epiche- sghignazza divertito ed io gli tiro uno schiaffo sulla gamba. –Sono contenta che tu sia sopravvissuta, è bello averti nella mia vita-
-Questa è sicuramente la frase più strana e allo stesso tempo dolce che mi abbiano mai detto- sorride divertito, so che lo ha fatto di proposito, sta cercando di farmi parlare. –Comunque sono delusa da te. Il tuo album esce tra undici giorni e non me lo hai fatto ancora ascoltare per intero. Voglio dire, mi avrai cantato più o meno dieci canzoni, non è giusto che tu mi tenga all'oscuro delle ultime-
-Ti ho fatto girare due video. Quello di Stitches in cui balli con le cuffie è davvero bello, e sei brava, perché hai smesso?-
-Pyper- mormoro, appoggiando la testa contro il finestrino. –Sai, lei riprendeva ogni mio saggio di danza, era la mia fan numero uno. E so che ormai è passato quasi un anno e mezzo, ma non riesco a non pensare che non sia colpa mia. Lei non sarebbe dovuta uscire quella sera, se io all'ultimo minuto non avessi deciso che dovevo andare da Will. E, forse, se lei non fosse stata impegnata a rimproverarmi e insultare quell'altro, sarebbe ancora qui con noi-
-Rose devi smetterla di incolparti per questa storia. So che, o meglio, posso solo immaginare quanto sia difficile perdere un amico, ma se continuerai a pensarci non ne uscirai mai-
-Ultimamente ci sto pensando di meno sai? Ho la testa occupata da tutt'altro- mi attorciglio i capelli intorno al dito, le punte arancioni si stanno sbiadendo sempre di più. –Credo di voler cambiare colore-
-Cosa?-
-Ma sì, giusto per il mio compleanno. Quando li ho tinti di rosso ero ancora alla Constance, è un modo per cambiare- mi guarda con un sorrisetto divertito stampato sul volto, è assurdo, comunque, che si sia ricordato di questo giorno, visto che ancora nemmeno c'era.
-Oh come sarebbe tranquilla la mia vita senza di te- gli do un leggero colpo sulla gamba e lui scoppia a ridere sonoramente. Sembra un bambino piccolo.
-Dove mi stai portando?-
-In realtà siamo arrivati, penso che riconoscerai il posto- guardo davanti a me e sorrido, si ricorda davvero ogni cosa.
-La spiaggia abbandonata, te lo sei ricordato!-
-La nostra cena per festeggiare la tua ammissione alla Columbia, come potrei dimenticarlo- scendiamo dalla macchina, ci siamo solo noi lì, e il rumore del mare che si infrange sulla battigia.
-Questo era il posto in cui venivo quando scappavo da casa-
-So che mi pentirò di averlo chiesto ma quante volte è successo?-
-Più di quanto voglia ammettere- una leggera brezza si infila tra i miei capelli, ora li dovrò lavare. –Prima di conoscerti, e penso che tu lo abbia capito, non avevo un buon rapporto né con mia madre né con mia sorella. Da piccola ero una bambina molto vivace e allegra, non riuscivo a stare ferma un minuto. Poi non so bene cosa sia successo, ma ho iniziato a chiudermi sempre di più, a volte ho anche paura di entrare in un negozio o in un bar da sola perché mi vergogno a parlare con la gente. E loro non riuscivano ad accettarlo. Mi vedevano troppo diversa, troppo strana, troppo Rose. Insomma, quante ragazze conoscono che stanno ore ed ore davanti al computer per scrivere e non per navigare su internet?-
-In effetti, soltanto una. E sto ancora aspettando che mi faccia leggere qualcosa di suo. E non parlo dei quaderni neri, che ormai conosco a memoria-
-Non ho mai permesso a nessuno di farlo-
-Ma, in teoria, noi stiamo provando a superare le tue paure, quindi credo che sarebbe un bel passo in avanti. Soprattutto perché ho provato ad entrare nel tuo computer mentre ti fai il bagno, ma non sono riuscito ad indovinare la password-
Passiamo il resto della giornata a bighellonare per la spiaggia, Daisy sarà sicuramente una furia, avevo promesso che l'avrei aiutata. Domani mi farò perdonare.
-Credo sia quasi un anno, cioè è accaduto esattamente ora- guardo l'orologio che ho al polso, sono le cinque, l'ora esatta in cui ho fatto i tagli e ho lasciato che la natura facesse il suo corso. E' quasi inquietante il fatto che mi ricordi il momento esatto.
-Cosa hai provato? Quando lo hai fatto intendo...e cosa...cosa era successo esattamente quel giorno per farti arrivare ad una decisione così drastica? Sempre se ne vuoi parlare, non sei obbligata ovviamente-
-No no, tranquillo- prendo un respiro profondo, la brezza del mare si insinua tra i miei capelli rossi e arancioni. –Mi avevano picchiato per l'ennesima volta, e qualche ragazzo mi aveva toccato il sedere in corridoio, ed è una cosa che odio, sin da quando ne ho memoria. Ero tanto stanca Shawn, non facevo altro che prendere insulti di ogni tipo e proposte oscene, e tutto soltanto perché non volevo tornare con Will. Cioè, non solo mi aveva picchiata e tradita, voleva pure farmela pagare. Ed io pensavo di meritarmi tutto quel male, di meritare ogni cosa che mi stesse succedendo, non so bene per quale motivo, ero ancora depressa per Pyper e pensavo che non meritassi di essere felice, o qualcosa del genere, più o meno. Quando sono ritornata a casa non c'era nessuno, soltanto Stella che stava lavorando al computer e che, come al solito, non si era accorta di niente. Non si era accorta degli occhi rossi per il pianto o della divisa sporca per il cibo che mi lanciavano, così sono salita in camera, mi sono chiusa in bagno e ho attaccato il cellulare in carica, mettendo in riproduzione Demons, ero fissata con quella canzone, la ascoltavo continuamente.
Ho preso dallo zaino una lettera che avevo scritto durante un'ora buca, in cui raccontavo quel che era successo, per filo e per segno, e in cui esprimevo tutto lo schifo che mi circondava. L'ho lasciata sul comodino, sono la testiera del computer, e sono ritornata in bagno, chiudendo la porta.
Poi ho preso le lamette di ricambio del rasoio, e ho fatto un taglio netto, in verticale. Il sangue ha cominciato a sgorgare subito, rosso, caldo, a fiotti. Avevo preso la vena in pieno. I polsi hanno cominciato a bruciarmi immediatamente e, per un momento, ho avuto quasi l'istinto di medicarmi, per farlo smettere. Ma avevo calcolato anche questo, così ho preso il Lexodan, che mia madre mi dà quando sto male col cuore, e ho mandato giù tutta la bottiglietta. La testa ha iniziato ben presto a girarmi e, in un attimo, mi sono ritrovata a terra, a fissare il soffitto, con la vista sempre più appannata. Poi mi sono risvegliata in ospedale, con mia madre che mi sbraitava addosso per la lettera e per quello che avevo fatto, mentre la McKinley cercava di calmarla. Il resto lo sai. Due giorni dopo sei arrivato tu e l'intera situazione ha preso una piega diversa- le labbra di Shawn si curvano in un sorriso triste prima che mi passi un braccio intorno alle spalle e mi stringa a sé. –Mi sono sentita uno schifo quando ho riaperto gli occhi, il mio corpo era totalmente in subbuglio-
-Ci credo, lo è anche il mio in questo momento. So che è abbastanza strano e brutto da dire ma hai avuto coraggio per fare questo gesto, anche se sono contentissimo che tu non sia riuscita nel tuo intento, sono troppo felice di averti nella mia vita, anche se continui a tenermi appeso ad un filo, ed è passato quasi un anno ormai-
-Oh andiamo Shawn- gesto la testa all'indietro, il sole ancora splende, caldo e luminoso. –Sai che non lo faccio per divertimento, ci sto lavorando tanto, voglio essere perfetta e non sbagliare niente con te, non me lo perdonerei mai-
-Io non voglio che tu sia perfetta, voglio semplicemente che tu sia te stessa, con tutti i tuoi difetti e i tuoi pregi-
-E' davvero dura reggere il confronto con te, non sbagli mai niente-
-Non è vero- mi guarda corrucciato, per poi passarsi una mano tra i capelli scuri.
-Oh già vero, c'è quel piccolo problemino che riguarda Camila che si intromette spesso e volentieri nelle nostre uscite-
-Andiamo Rose, batti sempre sullo stesso tasto-
-E tu hai la coda di paglia- gli do un colpo d'anca e lui si getta tra la sabbia, trascinandomi su di lui. –No, no, no, ora mi si ficcherà dappertutto-
-Andiamo principessa di ghiaccio, sciogliti un pochino-
-Ah sì? E' così che la metti?- mi alzo di scatto e afferro il piede di Shawn, cominciando a trascinarlo con tutta la forza che ho in corpo.
-Ma che stai facendo?-
-Fossi in te metterei il tuo cellulare nella mia borsa-
-Cosa?- prima che possa realizzare, il suo sedere tocca l'acqua, e i suoi occhi si sgranano. –Rosebelle Beatrice Greyson, sei in un mare di guai, giusto per rimanere in tema-
-In realtà questo è l'Oceano Pacifico- mollo la presa e, facendo il giro, lo spingo per le spalle, facendolo finire completamente in acqua.
-Sai Rose, mi sento così solo, perché non vieni a farmi un po' di compagnia?-
-Oh no no no, sai quanto odio la spiaggia-
-Beh, allora devi essere più veloce di me tesoro- si rialza ed io capisco che è il momento di darsela a gambe.
E mentre corro, cercando di non farmi gettare in acqua, rido, rido di gusto, pensando a quanto sia impossibile che, soltanto un anno fa, proprio ora, proprio oggi, proprio in questo momento, tentassi il suicidio, convinta di non poter trovare alcuna via d'uscita.
Caccio le chiavi nella serratura e la giro, aprendo lentamente la porta. L'appartamento è immerso nel buio, ed io devo concentrarmi per non fare rumore.
Cammino in punta di piedi, stando bene attenta a non urtare niente, devo riuscire nel mio intento, o morire nel farlo.
Salgo le scale ed entro nella camera, posso scorgere perfettamente la sua figura dormire a pancia in giù nel letto, con entrambe le braccia sui cuscini. Mi fermo per un attimo, appoggiata allo stipite, osservandolo, sembra così dolce, quasi mi dispiace per quello che sto per fare.
Prendo un respiro profondo, sposto leggermente i piedi in dietro e, con uno scatto, balzo sul letto, cominciando a saltare.
-HANDWRITTEN E' FINALMENTE USCITO, HANDWRITTEN E' FINALMENTE USCITO!-
-Cosa?- Shawn si sposta sulla schiena, stropicciandosi gli occhi, mentre io continuo a rimbalzare sul materasso morbido, incurante del fatto di avere la suola delle scarpe sporca. Sono sicura che riuscirà a perdonarmi anche questa.
-Sometimes it all gets a little too much, but you're gonna realize that soon the fog will clear uuuuppp, and you don't have to be afraaaaaaid, because we are all the saaaaaaame, 'cause sometimes it all gets a little too muuuuuch-
-Oh Rosebelle- il ragazzo mi afferra per una caviglia ed ecco che, come volevasi dimostrare, cado, sbattendo di schiena. La gonna della divisa svolazza, ed io spero seriamente che non si sia accorto di niente. –Ti hanno mai detto che non sai affatto dare un buongiorno?-
-Ma ti rendi conto che tu, invece, stai dormendo quando il tuo primo album è appena uscito e dovresti come minimo essere stato sveglio tutta la notte ad aspettarlo? Andiamo Mendes, ti credevo più attivo- cammino sulle ginocchia e mi lascio andare accanto a lui, i suoi occhi scuri si incastrano nei miei verde ambrati, sono quasi più felice io di lui.
-Sono stanco, sai meglio di me che, da domani, dovrò fare un paio di soundcheck in giro per il Paese per fa conoscere meglio il CD-
-Lo so, volevo solo dirti che sono molto felice per te, e anche molto orgogliosa di aver contribuito ad una parte delle tue creazioni- le sue labbra si curvano in un sorriso, si stropiccia gli occhi e allunga le braccia verso di me, stringendomi al suo petto. –E poi potrebbe anche essere una scusa per passare un po' di tempo con te-
-Che posso dire, ormai non può più starmi lontana- per tutto risposta, prendo un cuscino e glielo tiro in faccia, scoppiando a ridere. –Ti odio-
-Non è vero- butto un'occhiata all'orologio, si è fatto davvero tardi, ed io ancora vado a scuola, nonostante la mia vita, qualche volta, assomigli più ad una fan fiction. –Ora però devo andare, il liceo mi chiama- gli schiocco un bacio sulla guancia e mi alzo, sistemandomi la gonna e la camicia che, ormai, sono irrimediabilmente sgualcite. –Ci vediamo oggi pomeriggio? Voglio ascoltare il CD con te-
-Certo Rose, con piacere...ma lo hai già preso?-
-Lo avevo preordinato su iTunes e mi è arrivato in download questa mattina- mi chiudo nelle spalle, lui si alza, scuotendo la testa.
-Non devi comprare i miei album-
-Andiamo Shawn, non ricominciare con questa storia-
-E' una questione di principio, una delle canzoni l'hai anche scritta tu-
-Mendes, compro tante di quelle canzoni ogni mese su iTunes che, ormai, non ci faccio nemmeno più caso, rilassati-
-Va bene, tanto è inutile parlare con te- posa le mani sulle mie braccia, rassegnato. –Ma non comprarlo allo Store, te lo porto io quando vengo a casa tua-
-Autografato?- lo punzecchio, ridendo sotto i baffi.
-Sei tremenda Rose-
-Lo so, mia madre dice che causo più esaurimenti nervosi io di qualsiasi altra cosa al mondo-
-Lucinda è una donna molto saggio, l'ho sempre detto- gli faccio la linguaccia, afferro la mia borsa e ritorno giù, seguita a ruota da Shawn.
-Ovviamente mi aspetto anche biglietti e pass-
-Rose-
-E sennò qual è il bello di avere un quasi ragazzo come nuova rivelazione della musica?- mi guarda con un sopracciglio alzato ed io gli getto le braccia al collo, sollevandomi leggermente sulle punte. –Sai che sto scherzando vero? Che per me viene prima lo Shawn persona e poi lo Shawn pop star?-
-Lo so, lo capisco dal modo in cui ti lamenti ogni volta in cui ti faccio un regalo, o per come rompi quando ti mostro le modifiche che apporto alla nuova casa-
-Ci stai spendendo troppi soldi-
-Ci dovrò vivere Rose, voglio che sia come me la sono sempre immaginata- sospiro, a volte è più testa dura di me. –Novità con Nate?-
-Oggi sono esattamente due mesi e nove giorni che non mi parla, ed io non so più cosa inventarmi-
-Scommetto che è arrivato al limite, è così pazzo di te che non può stare altro tempo tenendoti il muso, fidati- poggia le labbra sulla mia fronte, vorrei tanto che avesse ragione. –E poi tu sei un genio del male, sono sicuro che ti verrà qualcosa in mente-
Sbaaam!
quasi due settimane per nasconderci il tatuaggio e poi quel genio del male alza il braccio durante due concerti. shawn mendes gente.
anyway, siamo già arrivati al capitolo quindici, e questo vuol dire che rimangono gli ultimi sei prima della nuova storia (che si chiama blue sky, btw) e la domanda che spesso qualcuno mi fa è RIUSCIRANNO ROSE E SHAWN A METTERSI INSIEME?
la risposta è : DOVETE ASPETTARE FINO ALLA FINE, PERCHE' SONO PEGGIO DI ROSE
per il resto, appena finisco questa benedetta sessione estiva e torno dal concerto dei coldplay a vienna (per cui, per inciso, sono parecchio spaventata, visto quel che è successo a Manchester), conto di aggiornare due volte a settimana, giusto perché il cinque settemebre parto per la spagna, per passare un semestre lì, e non so se a casa avrò il wi fi (sad story).
Okay, adesso mi dileguo perché devo continuare a studiare,
un bacio,
Rose xx
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top