Are we wasting time talking on this broken line?

-Porca troia- mormoro, con la voce impastata dal sonno. Scuoto la testa, le cuffie mi ricadono lungo il collo, sto letteralmente morendo ma, d'altronde, dopo aver passato una settimana a scorrazzare per le vie di Firenze senza considerare di andare a dormire per più di due ore a notte, mi sembra anche normale.

-Buongiorno dormigliona, siamo appena atterrati- con gli occhi semichiusi, mi volto verso Daisy, sempre impeccabile e fresca come una rosa. Ma come diamine fa?

-Non vedo l'ora di arrivare a casa. Questo pomeriggio ho la manicure e poi spero di poter dormire fino a domani-

-Quindi niente pre party?- sbatte le lunghe ciglia dei suoi occhioni azzurri ed io scuoto la testa, non ne avrei le forze.

-Non riesco nemmeno a reggermi in piedi, potrei collassare da un momento all'altro-

-E se Shawn ti avesse organizzato qualcosa?-

-Proverò a corromperlo con un po' di Netflix e pizza-

-Sei tremenda-

-Lo so- mi alzo di scatto e, non avendo calcolato bene la reale altezza del veicolo, sbatto la testa. –Perfetto, cominciamo bene-

-E' un ottimo modo per iniziare il tuo ultimo giorno da minorenne-

-Mmhh non me lo ricordare- mi stropiccio gli occhi, perché non si sbrigano a farci scendere? Mi sta venendo un attacco di claustrofobia.

-Dovresti essere contenta-

-Shawn ha ancora sedici anni- mormoro, ritrovandomi a contare le persone che ci sono sull'aereo.

-Credevo che avessimo superato questa fase-

-Non del tutto, qualche volta mi ritorna in mente come un piccolo tarlo-

-Beh smettila, o ti collasserà il cervello- in quel momento, finalmente, ci danno il permesso per scendere, ed io tiro un sospiro di sollievo. Libertà.

-Non sono mai stata così contenta di rivedere Los Angeles- spalanco le braccia mentre scendo giù dalla scaletta, l'aria calda della città mi sverza il viso. Manca poco al mio trasferimento a New York, ed io non potrei esserne più contenta.

-Ehi, a quanto pare qualcuno domani fa diciotto anni- Nate mi passa un braccio intorno alle spalle e mi dà un buffetto su una guancia. E' bello che il nostro rapporto sia tornato normale, ma so benissimo che si tratta solo della quiete prima della tempesta.

-Yuppie, e l'unica cosa che voglio fare è andare a dormire- alzo le braccia a metà, fingendo un entusiasmo che non mi appartiene.

-Quindi non vuoi fare proprio niente questa sera?- anche Alex ci raggiunge, mentre tutti noi ci disponiamo lungo il nastro trasportatore, in attesa delle nostre valigie.

-Ragazzi apprezzo il vostro interesse, dico sul serio, ma sono davvero troppo stanca, e voglio essere al massimo domani-

-Agli ordini- Nate mi fa l'occhiolino, la mia testa sta per scoppiare.

Solo in quel momento mi ricordo di non aver ancora avvertito Shawn, così estraggo il cellulare dalla tasca e clicco sui messaggi, cercando le nostre conversazioni.

Shawn🎸💕

Sono ufficialmente di nuovo su suolo americano!✈

Per cinque minuti buoni rimango ad osservare lo schermo dell'iPhone, in attesa di una sua risposta che, però, non arriva. Strano.

-Rose quella non è la tua valigia?- la voce di Nate mi riporta alla realtà. Sbatto un paio di volte le palpebre.

-Porca troia- mi lancia all'inseguimento del trolley e, dopo aver corso fino alla fine del nastro trasportatore, riesco nel mio intento, e la trascino giù. –Devo smetterla di avere sempre la testa tra le nuvole-

-Sì, lo credo pure io- Daisy ridacchia divertita, prima di passarmi un braccio intorno alle spalle e condurmi verso l'uscita.

Nella grande sala dell'aeroporto, tra i vari parenti smaniosi di riabbracciare i propri figlioletti, spiccano quattro figure tra tutti.

Mia nonna Betsy, con i capelli rosso fuoco, mia madre, che sta tenendo in mano un cartello col mio nome, mia sorella e, ovviamente, Shawn.

-Se fate così ci ripenso a torno indietro- dico ridendo, ma loro non ci fanno caso, e mi avvolgono in un abbraccio. –Okay, okay, così mi soffocate- mi liberano ed io mi passo una mano tra i capelli castani e biondi, ancora non mi ci sono abituata, e credo che non lo farò mai. Li ho avuti rossi praticamente per un anno.

-Rose sembri strafatta-

-Oh grazie sorellona- Stella. Non cambierà mai.

-Tesoro ma ti senti bene? Hai una faccia- mia madre mi poggia una mano sotto il mento e sposta il mio volto da un lato all'altro, tanto per controllare che non abbia avuto qualche incidente mentre ero fuori.

-Mamma non dormo da una settimana, è già assurdo che non cada per terra inerme-

-Brava la mia nipotina, così si fa- nonna Betsy mi dà una pacca sul braccio, io per poco non perdo l'equilibrio. Ecco da chi ho imparato a dosare la forza.

-Rose quindi domani sera a che ora?- mi volto verso Nate, che sta portando sulle spalle la sua sorellina. La piccola Skyler, l'ho vista praticamente crescere.

-Alle nove, non ritardare-

-Non lo farei mai, ciao- mi strizza l'occhio e lascia l'aeroporto con un cenno della mano.

-Andiamo?- mormoro, stropicciandomi gli occhi per il sonno. Voglio solo dormire.

-Sì sì, che alle due e mezza ti ho messo la manicure- getto la testa indietro, esausta.

All'improvviso, poi, sento un braccio avvolgermi le spalle. Non mi ci vuole tanto per capire di chi si tratta, per questo lascio andare il capo sulla sua clavicola, tenendo gli occhi chiusi.

-Avete fatto pace vedo-

-Sono tanto contenta di vederti- cerco di sviare il discorso, avvolgendo il mio braccio intorno al suo. –Anche se la faccenda è parecchio imbarazzante, vista la presenza di quelle tre-

-Ma dai, io le adoro. Ho passato molto tempo con loro, per via della tua festa di domani-

-Non me lo ricordare- saliamo in macchina e Shawn finisce proprio in mezzo tra me e mia sorella. Povero ragazzo.

-Rose era bella Firenze?-

-Bellissima mamma- poggio la testa contro il finestrino, la radio è accesa ma io non capisco che canzone stiano passando in questo momento.

-Non sembri molto entusiasta-

-Mamma sto morendo dal sonno, non capisco nemmeno ciò che sto dicendo-

-Va bene, va bene, scusa- il resto del tragitto è molto confuso. Le mie palpebre si aprono e si chiudono in continuazione, sono troppo pesanti.

Sento il braccio di Shawn cingermi la vita, il mio capo poggiarsi sulla sua spalla, ma la stanchezza è veramente tanta.

Nei miei sogni rivedo Pyper, rivedo il suo volto sorridente, e mi sembra che non se ne sia mai andata.

-Ciao testina, finalmente ci rivediamo-

-Pyper- mi ritrovo a sussurrare, e non capisco più dove mi trovi, se sia la realtà oppure no. –Era da tanto che non mi venivi a trovare-

-Lo so, non mi sembrava giusto, la tua vita sta finalmente prendendo una bella piega e, se fossi ricomparsa in uno dei tuoi sogni, sicuramente avresti ricominciato a rimuginarci giù e non voglio-

-E' colpa mia se sei morta-

-No- sorride e si avvicina a me, asciugando una lacrime che mi sta rigando il viso. –Un motorino ci ha tagliato la strada ed io ho sbandato. Se c'è qualcuno che dovrebbe sentirsi in colpa, è quel deficiente-

-Ma, se tu non fossi dovuta uscire per la mia voglia di controllare Will, a quest'ora...-

-Rose- poggia le mani sulle mie braccia, incastrando i suoi occhi nei miei. –Ascolta. Anche se tu non fossi venuta, saremmo uscite lo stesso. Daisy si doveva vedere con quello della squadra di football, mi pare che si chiamasse Jason. E chissà, magari sarebbe successo lo stesso, non puoi saperlo-

-E' che mi manchi così tanto, e so di non venirti a trovare molto spesso ma...-

-Lo so, lo so- ride, la sua risata cristallina. E' più di un anno che non la ascolto. –Ma va bene, visto che, una delle cause per cui hai tentato il suicidio, sono stata io-

-Loro non sanno di novembre- mormoro, torturandomi le mani. Se penso a quante cose sto ancora nascondendo a Shawn, mi sento uno schifo.

-Dai tempo al tempo, e smettila di torturare quel povero ragazzo. E' passato più di un anno, quanto tempo ancora lo farai penare?-

-Voglio combattere tutte le mie paure prima. Quando stavo con Will non ero sicura di niente, nemmeno del suo amore per me, e non voglio ripetere gli stessi errori con Shawn. E poi scusami, siamo stati insieme per due anni e mezzo, vorrei respirare un po' di libertà- spalanco le braccia e lei scoppia a ridere, mi erano mancati questi momenti, soprattutto perché so che non potrò più riviverli.

-Mi piace come stai cominciando a ragionare, stai cambiando-

-Più che altro sto crescendo, almeno credo, e poi ho visto gli effetti che ha avuto la rottura su mia sorella. Diamine, lei e Toby stavano insieme da quando avevano sedici anni, e lei adesso ne ha venticinque-

-Sì effettivamente è un bel po' di tempo- gonfia le guance, passandosi una mano tra i capelli rosa. –Ma ora so che esce con il batterista della band di Shawn, Mike-

-Mi spieghi come fai?-

-Io da lì vedo tutto, anche le cazzate che fai- punta un dito contro il cielo, con un'espressione troppo seria sul volto. Adesso mi fa paura.

-Non credo di averne fatte tante recentemente-

-Questo è quello che pensi tu, Rosebelle Beatrice Greyson-

-Mi manchi- mi ritrovo a dire, sentendo le lacrime affiorare nei miei occhi. –Mi manchi più di qualsiasi cosa al mondo. Nel primo periodo pensavo di non poter essere più felice senza di te ma, adesso, ho capito che non è così. Devo andare avanti, ma tu continui ad essere quel pezzetto mancante del mio cuore, quello che, qualche volta, mi fa male-

-Lo so, sei sempre stata un po' troppo sensibile tu- mi passa una mano tra i capelli castani e biondi. –Ma sarò sempre al tuo fianco, qualsiasi cosa accada. Anche se il tempo passerà, se tu cambierai, veglierò sempre su di te. E sono davvero contenta di non averti ritrovato qui, dopo il tuo scherzetto dello scorso anno, il mondo ha ancora bisogno di una Rose Greyson, perché non ce n'è nessun altra in giro-

-Lo dice anche Shawn questo, a volte-

-Adoro quel ragazzo- ridacchia, la sua voce sta cominciando a diventare sempre più lontana. –Comunque, non pensarmi troppo, va bene? Ho fatto parte di vari capitoli della tua vita, questo è vero, anzi, credo di essere stata uno dei personaggi più importanti dei tuoi libri, ma devi andare avanti con la saga, è ancora lunga da scrivere-

-Wow, questa sì che è una bella metafora. Posso usarla?-

-Certo, ma ora devi andare-

-Ti rivedrò?- soffio quasi impercettibilmente. Lei mi fa un lieve cenno di sì con la testa, so cosa vuol dire. E' una risposta positiva, ma sta alludendo al fatto che, molto probabilmente, non accadrà presto. –Darò il tuo nome a mia figlia, promesso-

-Per l'amor di dio Rose, sei troppo melodrammatica- mi prende in giro, credo di starmi per svegliare. –E poi, credevo che non ne volessi-

-Sto imparando ad uscire fuori da tutti gli schemi che mi ero precedentemente prefissata, quindi chissà-

-Ciao Rose-

-Ciao Pyper- apro gli occhi, riconoscendo il soffitto rosa antico di camera mia. –Ma che ore sono?-

-Le undici, hai dormito per tutto il tragitto dall'aeroporto a casa, e poi anche dopo- ritrovo Shawn al mio fianco che scorre le pagine del mio quaderno nero. –Hai nominato Pyper un bel po' di volte, ero tentato di svegliarti ma, dal tuo tono di voce, ho capito che non era un brutto sogno, quindi ho lasciato stare. Tutto bene?-

-Sì- mi metto a sedere, passandomi una mano tra i capelli. –Quando la smetterai di ficcare il naso tra la mia roba?-

-E' caduto dalla tua borsa mentre la riportavo in camera ed ero curioso. E poi, sono sempre spunti per nuove canzoni-

-Oh giusto- poggio la testa contro la testiera, mi sento un po' meglio adesso, ma sono ancora molto stanca.

-Mi dispiace, non volevo farti arrabbiare-

-Non sono arrabbiata, tranquillo- mi stropiccio gli occhi, è assurdo che sia rimasto qui, ad aspettare che mi svegliassi. –Allora, che hai fatto in questi giorni?-

-A parte andare dietro a Stella in lungo e in largo? Niente di ché, le prove per il tour-

-Ah già, tra due settimane parti- mi mordo il labbro, ho perso completamente la condizione del tempo. E, forse, sto per perdere anche lui.

-E' inutile chiederti di venire con me-

-Il tempo di sistemarmi a casa nuova e ti raggiungo, te l'ho promesso-

-Sì certo- mormora, dando pizzicotti al suo jeans. –Rose io ti adoro, e questo credo che tu lo sappia benissimo, ma quanto ancora dovremo andare avanti con questa storia?-

-Ti sei stancato- dico atona, fissando un punto di fronte a me. Se ne andrà, se ne andrà come hanno fatto tutti gli altri.

-Sai che non è così, te l'ho già spiegato-

-Lo so, perché abbiam già fatto un discorso del genere in passato-

-Rose ho solo bisogno di certezze, va bene?-

-Ci sto lavorando, sto facendo tutto questo per non sbroccare davanti a te, per non metterti nelle stesse situazioni di Will-

-Gesù, Rose!- afferra le mie mani ed incastra i suoi occhi scuri nei miei verde ambrati. –Perché non capisci che a me non importa di niente? Che non ti lascerei come ha fatto lui? In quanti altri modi devo dimostrartelo?-

-Ho solo bisogno di capire, di analizzarmi, tutto qui-

-E' un anno che andiamo avanti con questo giochetto-

-Non credevo che lo chiamassi così il rapporto che c'è tra me e te-

-Ecco che ricominci- si porta le mani sul volto, strofinandolo energicamente. –Vado sotto ad aiutare tua madre, è meglio se stiamo lontani per un po', non vorrei dirti qualcosa di cui potrei pentirmi. Tu torna a dormire, si vede che sei stanca- esce, richiudendosi la porta alle spalle, senza darmi la possibilità di replicare in alcun modo.

L'ho perso. E ancora una volta è solo colpa mia.



La mattina seguente, quando mi sveglio, le mie palpebre fanno ancora fatica ad aprirsi. La camera è invasa dalla luce del sole, che filtra attraverso le tende della porta finestra. Allungo leggermente il collo, è mezzogiorno, ma a me sembra di aver dormito solo poche ore.

Non mi ricordo nemmeno a che ora se ne è andato Shawn, ero troppo stanca e le parole, tra di noi, in quel momento, erano davvero poche. Spero che tutto si sistemi.

Mi metto a sedere sul letto e scuoto la testa. Mi accorgo che accanto a me, sul cuscino, c'è un foglio, con una peonia bianca poggiata sopra. Lq scrittura è la sua.

Buongiorno dormigliona! Sicuramente non ti sveglierai prima delle dodici, visto che a tavola, per poco, non ti cadeva la testa nel piatto e così, mentre ti guardo lasciarti andare tra le braccia di Morfeo, ti scrivo questa lettera.

Essenzialmente, non ho molto da dirti se non tanti auguri Rose.

Non so dirti quanto io sia contento di averti nella mia vita, anche soltanto come amico, e mi rendo conto che, la nostra discussione, ieri, può averti confuso e per questo potrei chiederti scusa, ma non sarebbe onesto. Non voglio dirti che mi dispiace provare ciò che provo, perché sarebbe una bugia, quindi mi limito a dirti che ringrazio ogni giorno il cielo che tu abbia fallito quando hai tentato di ucciderti, perché non avrei mai avuto la possibilità di conoscere una persona magnifica e speciale come te. Non rimpiango niente, non rimpiango nessun singolo giorno passato con te, nessuna litigata, niente di niente.

Ma, adesso, ritorniamo alle cose importanti. Oggi compi diciotto anni! Adesso sei legalmente maggiorenne, puoi votare, non hai più bisogno di carte d'identità false (anche se non puoi ancora bere) e, soprattutto, puoi essere perseguibile per legge, quindi sta' attenta a quel che fai, cerca di non uccidere molta gente.

Tengo davvero molto a te Rose, più di quanto tu possa immaginare, e spero che passerai una giornata splendida, perché è ciò che meriti. E se, magari, in queste lunghe ventiquattro ore, qualche volta penserai a me, non posso che esserne felice, perché, come tu ben sai, mi passi tante volte per la testa.

Tanti auguri Rosebelle,

tuo anche se ancora non lo vuoi accettare

Shawn.

Tengo la carta tra le dita, sorridendo come una bambina piccola. Il mio cuore si è alleggerito di un peso non indifferente, anche se so che, prima o poi, dovremo affrontare un discorso del genere. Ma non oggi.

Ripongo la lettera dentro una piccola scatola dove, fino a poco tempo fa, tenevo tutti i bigliettini e le cavolate che mi scriveva Will. E' la prima volta da tempo che mi viene in mente, ma il dolore sembra essere cessato. O forse si è attenuato fino a diventare impercettibile.

Scendo giù ancora in pigiama, c'è troppo silenzio oggi, e questo non promette nulla di buono.

-SORPRESA!- sento urlare alle mie spalle e, immediatamente, mi ritrovo circondata da mia madre, mia sorella e mia nonna. Ecco che adesso muoio soffocata. –Tanti auguri Rose-

-Grazie mille- rido, ma le tre non accennano a staccarsi da me. In parte lo capisco, la paura che hanno provato l'anno scorso non se ne è mai andata del tutto, e qualche volta io stessa mi ritrovo a soffermarmi sul motivo per cui ho compiuto quel gesto, non trovando ancora un'altra soluzione. Ma, allo stesso tempo, sono contenta che non sia andata a buon fine. Non ho una vita perfetta, questo lo ammetto, però sono contenta di averla, di respirare ancora, di vedere il mondo con i miei occhi, di provare sentimenti, di essere semplicemente in vita. –Okay, credo sia abbastanza, vorrei riuscire ad arrivare alla mia festa questa sera-

-La mia bambina- si staccano e mia madre mi passa una mano tra i capelli castani e biondi, i suoi occhi si velano di lacrime. –Sei diventata grande-

-Nah, essenzialmente commento sempre gli stessi errori- mi siedo a tavola e lei mi fa scivolare sotto il naso una pila enorme di pancake con una candelina sopra. –Oh ora ho capito. Avete intenzione di farcirmi come un tacchino il giorno del Ringraziamento, siete dei geni, su questo non c'è dubbio-

-Idiota- mia sorella mi dà un colpo sulla nuca, certe cose non cambieranno mai, neanche dopo anni e dopo viaggi fatti insieme. –Ma, a parte questo piccolo dettaglio, oggi è la tua giornata-

-Che ti va di fare?-

-Non ne ho la più pallida idea- rispondo, soffiando sulla candelina. –Non ci ho davvero pensato. Voglio dire, non sono tornata nemmeno da un giorno- in quel momento, qualcuno suona il campanello. Mando giù il boccone di pancake che stavo masticando, guardando le tre donne accanto a me. –Aspettavate qualcuno?- domando, leggermente confusa.

-Non mi risulta- nonna Betsy si dirige a passo svelto verso la volta, mentre cerco di allungare il più possibile la maglietta di Shawn che uso come pigiama. Devo seriamente finire di farlo. –Rose credo che queste siano per te- poco dopo ritorna con un mazzo di rose rosse, seguita da due ragazzetti che cominciano a portarne altri, senza fermarsi un attimo.

-Cosa?- mi avvicino a lei, chinando la testa suoi fiori. Il loro odore inebriante mi penetra le narici, è buonissimo. La mia attenzione, però, è catturata da un piccolo rettangolo bianco, su cui spicca una scrittura che potrei riconoscere tra mille. –Diciotto mazzi di rose per la più bella diciottenne del mondo-

-Fammi indovinare, il suo nome comincia per esse ma non è Stella?-

-Sei intelligente sorellona- ridacchio, ritrovando la cucina invasa da un bel po' di fiori. –Sono diciotto mazzi da diciotto rose ciascuno-

-Non farmi fare moltiplicazioni di prima mattina-

-Beh, in realtà, è quasi l'una- la ragazza mi incenerisce con lo sguardo ed io alzo le mani in segno di resa.

Ma non riesco lo stesso a smettere di sorridere. E dentro di me il mio cuore fa capriole, volteggia, batte forte. Ed è amore. Inutile negarlo ancora.


Sbaam!

allora. sono andata al concerto dei coldplay e dovevo tornare ieri sera alle undici da vienna ma

l'aereo ha fatto due ore di ritardo

mi si è bloccata la gambe sinistra

ho preso l'orzaiolo

e oggi si è riavviato il computer

quindi vi prego, siate clementi.

grazie a tutti quelli che leggono, votano e commentano, vi adoro. ormai mancano gli ultimi tre capitoli della storia, e so che molti di voi stanno morendo dalla voglia di sapere se questi due si metteranno insieme oppure no.

il capitolo fa schifo, quindi mi scuso, soprattutto perché ora devo andare, sono arrivata alle tre a casa e alle otto ero già in piedi.

un bacio

rose xx

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