45- We're better than alright.

'Guardati intorno, ci siamo solo io e te, proprio qui, in questo momento. É come doveva andare.
C'è un sorriso sul mio volto, so che insieme, qualsiasi cosa ci riservi il futuro staremo più che bene. Camminiamo tra le gocce di pioggia, dentro il tramonto, a vivere come se non ci fosse niente da perdere. Rincorriamo miniere d'oro, attraversiamo le linee sottili che conoscevamo, aspetta e fai un respiro. Ci sarò a ogni passo, a camminare tra le gocce di pioggia con te.
Accompagnami adesso, il mondo è un posto così pazzo.
Quando le mura cadono, saprai che sono qui per restare.
Non c'è niente che cambierei, so che insieme, qualsiasi cosa ci riservi il futuro staremo più che bene. Camminiamo tra le gocce di pioggia, dentro il tramonto, a vivere come se non ci fosse niente da perdere e ci sarò a ogni passo... A camminare tra le gocce di pioggia con te.'

Between The Raindrops - Lifehouse ft. Natasha Bedingfield.


Un leggero venticello soffiava nell'aria e sembrava portare via con sé ricordi di un ennesimo anno trascorso in una delle scuole di magia e stregoneria più importanti al mondo. Hogwarts se ne stava nella tranquillità più totale, immersa nella pace che aveva ottenuto grazie al coraggio degli studenti più fedeli, mentre i rintocchi di una mattina inoltrata risuonavano nei corridoi. Da qualche minuto a questa parte, la superficie del lago Nero era soggetto d'attenzione per un certo serpeverde dai capelli biondissimi ed un'aria diffidente, quasi si aspettava che da un momento all'altro una sirena sbucasse fuori per tormentarlo ancora e per renderlo partecipe di un'ennesima profezia, un'ennesima battaglia. Tuttavia, si ritrovò davanti ad una calma piatta; quelle acque erano smosse solo dal vento che soffiava, nient'altro di cui preoccuparsi.

Draco Malfoy alzò le sue sopracciglia biondissime a quella constatazione, sbuffando con grande noia e lasciandosi cadere di schiena sull'erba fresca. Era ancora riluttante nel lasciarsi tutto alle spalle, gli avvenimenti si ripetevano nella sua mente più volte e non lo lasciavano libero, nonostante fossero passati mesi a sufficienza per metterli da parte. Gli unici attimi di vera pace arrivavano quando con sé c'era Hermione, il che nell'ultimo periodo non era accaduto spesso visto l'espressa volontà della ragazza di starsene da sola in biblioteca fino alla fine degli esami. Poteva dire di sentirsi trascurato? Forse un po', ma l'idea di essere una distrazione così grande da indurla a stargli lontano per non cadere in tentazione... Beh, lo appagava molto di più di qualsiasi solitudine. Quella ragazza aveva decisamente cambiato la sua vita ed ammetterlo a se stesso non era più tanto difficile, gli veniva naturale persino perdersi in un sorriso sciocco quando pensava a lei, anche se cercava sempre di nasconderlo bene ai suoi amici più stretti; così furbi, così impiccioni che sicuramente lo avrebbero deriso senza alcun ritegno o restrizione.

Una folata di vento lo costrinse a chiudere gli occhi per godersi quella dolce fragranza che lo aveva raggiunto in pochi istanti ed un nuovo sorrisino nacque sulle sue labbra. Sapeva di non essere più da solo e che la figura alle sue spalle se ne stava immobile, a torturarsi sicuramente le mani in cerca di un modo per fargli capire le sue ragioni, ma lui si limitava a divertirsi di fronte a quel cipiglio severo, alle guance che si arrossavano e alle piccole venature rosse negli occhi che uscivano solo quando la faceva innervosire lui. Aspettava solo che si decidesse a parlare, poi avrebbe dato vita alla scena più divertente e melodrammatica di sempre, anche se era consapevole che si sarebbe perso il filo del discorso se solo lei avesse usato le sue tattiche da seduttrice. Forse stare con un serpeverde le aveva dato una cattiva influenza, perché la grifondoro per eccellenza aveva imparato sotterfugi contro di lui per cavarsela in ogni evenienza e questo era diventato un bel problema per lui che non riusciva ad opporre resistenza.

«Hai intenzione di startene in silenzio ancora per molto tempo o posso sentirmi onorato di avere una conversazione con te?» parlò senza aprire gli occhi, ma ben attento a mantenere il ghigno sfacciato sul volto, che lo aveva caratterizzato per anni in quella scuola.

Hermione Granger sorrise di rimando, un sorriso diverso dai suoi soliti standard, molto più provocatorio. Spostò il suo sguardo dalla scuola in lontananza e lo posò lentamente sulla figura del biondo steso sull'erba; i capelli chiari gli ricadevano sul viso, ma un braccio abbandonato sulla fronte le copriva gran pare della visuale. Aveva sbottonato il colletto della camicia bianca insieme a qualche bottone e la pelle pallida del torace spuntava luminosa, dando alla ragazza l'impressione di trovarsi davanti ad un angelo caduto. Tuttavia, lei era molto brava a non farsi ingannare da quell'aria angelica, soprattutto quando il ghigno spietato era messo ben in vista, non era difficile immaginare le intenzioni della serpe e per fortuna sapeva come contrastare quella corazza che da lì a breve sarebbe andata letteralmente in frantumi.

«Puoi sentirti onorato quanto vuoi, furetto.» fece qualche passo in avanti e con un sorriso sulle labbra si lasciò cadere sull'erba al suo fianco. Il tocco delle proprie gambe con il freddo del terreno le provocò alcuni brividi, niente a che vedere con quelli che avvertì quando Draco si sollevò di poco per poggiare il capo sulle sue gambe. «Pensavo fossi arrabbiato con me per essere sparita durante gli esami.» rimase ad osservarlo dall'alto, senza perdere nemmeno un piccolo dettaglio della sua pelle... Poteva essere più fortunata di così?

«Lo sono, Granger. Non ti illudere che non avrai una degna punizione, ma per il momento, farmi da cuscino sarà più che sufficiente.» mentì spudoratamente, senza abbandonare la sua espressione superiore e derisoria che di solito le aveva sempre fatto saltare i nervi a fior di pelle, ma che quella volta fu costretta a scivolare via dal volto del ragazzo.

Hermione aveva allungato una mano sulla sua fronte ed aveva spostato le ciocche ancora più bionde sotto la luce di un sole cocente. Lo accarezzava con la stessa premura che si usa con un neonato, perché semplicemente temeva che potesse sgretolarsi sotto le proprie dita e perdersi nell'aria di quel giorno. Lui spalancò gli occhi a quel tocco così leggero, si era ritrovato così tante volte testimone degli incubi della ragazza che temette fosse ricaduta di nuovo in quel baratro senza fondo, ma venne tranquillizzato subito dal sorriso raggiante che comparì ancora una volta sulle labbra di lei. Tirò un sospiro di sollievo e si abbandonò completamente sotto le sue carezze, si stava abituando pian piano a tutte quelle attenzioni. Non era mai stato soggetto di tanta dolcezza, ma Hermione gli stava insegnando a riceverne ed involontariamente a darne, forse fin troppa visto che se ne stava persino approfittando.

«Con quest'aria serena sei davvero tanto bello, Draco.» non fermò le sue carezze, i capelli del serpeverde scorrevano tra le proprie dita con una facilità assurda tanto erano lisci.

«Sei venuta qui per adularmi?» aprì un solo occhio per sbirciare la sua espressione e reprimette l'impulso di cedere. «Non mi dici niente di nuovo, comunque.» voltò completamente il capo dalla parte opposta, fingendosi offeso dalle sue sparizioni in biblioteca e dalle sedute intensive di studio che l'avevano tenuta lontano, troppo lontano.

«No, sono venuta qui per dirti che tra poco verranno esposti i risultati dei M.A.G.O. e che siamo obbligati a presenziare per assicurarci di essere passati.» parlò a raffica come suo solito, quando si trattava della scuola somigliava sempre di più alla preside e se doveva essere sincero, a Draco, spaventava un po' quel paragone.

«Ed io che pensavo che fossi qui solo per stare con me. Mi spezzi il cuore, Hermione.» pronunciò il suo nome lentamente, conscio dell'effetto che ancora aveva su di lei e che probabilmente sarebbe stato così per sempre.

«Tu non ce l'hai un cuore, Draco.» lo ripagò della stessa moneta e lo vide reprimere un sorriso divertito. «Sei una serpe viscida, calcolatrice e bla, bla, bla...» alzò gli occhi al cielo per dare enfasi alle sue parole, ma quella distrazione le costò caro.

Un semplice e piccolo gesto da parte del biondo ed Hermione si ritrovò sovrastata dal suo corpo sul proprio. Una risata cristallina si estese in quel silenzio assordante, Draco ancora non poteva crederci che quelle risate erano dovute a lui, che quegli occhi lucidi guardavano solo ed unicamente la sua persona e che quel cuore leggero lo sentiva battere incessantemente contro la gabbia toracica. Probabilmente non si sarebbe mai abituato a quelle sensazioni, ma era sulla buona strada per sentirsi finalmente libero da ogni prigionia, da quell'oscurità che l'aveva accompagnato per troppo tempo. E non poteva che attribuire tutti i meriti alla ragazza che ancora rideva sotto di sé, aspettando una sua carezza, un sorriso ricambiato o un semplice sguardo limpido, sapeva che si sarebbe accontentata di qualsiasi gesto da parte sua perché sapeva benissimo quanto l'amasse ed era la consapevolezza più bella che avesse mai avuto; amare ed essere ricambiato. Non aveva bisogno di nient'altro, solo di lei che lo avrebbe aiutato ancora a diventare una persona migliore.

«Dimmi che mi ami.» la guardò attentamente, pronto a gustarsi il rossore sulle sue gote e l'ambrato dei suoi occhi scurirsi. «Avanti, me lo devi!» aprì le labbra in quello che voleva far apparire come un ghigno, ma che aveva tutta l'aria di essere un sorriso pretenzioso.

«Quando si sgonfierà il tuo ego, principino? Io non ti devo proprio niente, se non delle scuse per ieri sera.» trattenne le risate davanti al suo broncio. «Daphne aveva bisogno di una mano con Stella! A quanto pare Harry Potter non può fare molto contro i pannolini ed i rigurgiti.» si perse in chiacchiere come suo solito e lui alzò gli occhi al cielo.

Quando posò di nuovo lo sguardo su di lei aveva capito benissimo che stesse di nuovo per aprire bocca e non aveva alcuna voglia di sentir parlare ancora di vomito e pannolini puzzolenti, né del grifondoro che considerava persino peggio. Così si caló completamente su di lei e le rubò un bacio gentile, assaporò lentamente le sue labbra rosee e s'innamorò ancora una volta del suo sapore fresco. Non le fece alcuna pressione, aveva tutto il tempo del mondo per farla sua nel modo più rude possibile, semplicemente lasciò che fosse lei ad insinuare la lingua nella propria bocca e dare inizio ad un gioco pericoloso e letale per entrambi. Hermione sorrise sulle sue labbra e capì perfettamente le intenzioni del biondo, lasciarle le redini solo perché sapeva quanto lei ci aveva preso gusto a condurre era un vero colpo basso, ma l'ennesima prova che Draco dipendesse da lei così come lei dipendesse dal ragazzo.

Ribaltò la situazione pochi attimi dopo, si ritrovò a cavalcioni su di lui e subito avvertì le sue mani esperte risalire lungo le gambe ed insinuarsi sotto la gonna della divisa. I respiri erano già affannati, anche le mani di lei vagavano ovunque e i loro corpi che si cercavano bisognosi, sfregandosi furiosamente l'uno contro l'altro, rispecchiando la cornice di un amore esplosivo. La sua mente era stata incendiata, non sapeva bene su cosa concentrarsi ed era quello l'effetto che il serpeverde le aveva sempre fatto; i suoi baci la mandavano in tilt tanto da indurla a ricambiare con tutta se stessa, ma quei brividi provocati dal suo tocco... Oh, quelli la stordivano gettandola in balia della più grande tortura passionale ed estrema che avesse mai conosciuto in vita sua.

«Vieni con me.» gli sussurrò sulle labbra, sfiorandole con il proprio respiro caldo e ancora accelerato. Subito dopo gli rubò un altro bacio, diverso dal precedente, più dolce e delicato.

«Stai scherzando? Che Salazar mi maledica se non ti prendo qui e ora!» afferrò i suoi capelli tra le dita e la costrinse a muoversi sulla pertuberanza dei suoi pantaloni, che già avvertiva implorare di essere liberata per eseguire il proprio lavoro.

«Vuol dire che sarai colpito da una sciocca maledizione!» s'impuntò di rimanere lucida nonostante le sue provocazioni ed ammise a se stessa che si stava rivelando piuttosto difficile. «Fidati di me, ti prego.» sorrise appena, e fu quel suo sorriso accennato a far perdere la testa al biondo, più di quanto non l'avesse già persa. 

«Granger...» il suo tono sapeva di una muta supplica celata da uno sguardo di ghiaccio, ma la grifondoro sembrava irremovibile sulle proprie decisioni e lui sapeva di aver già perso la battaglia.

Alla fine acconsentì alla sua richiesta e l'aiutò persino ad alzarsi. I suoi occhi chiari non persero l'occasione di incenerirla, certo, ma lui sapeva che non aveva scampo contro di lei e quel maledettissimo bisogno di renderla felice. Poteva risultare il più ridicolo dei rammolliti, ma Draco Malfoy avrebbe fatto di tutto per vedere quel sorriso sempre stampato sul volto di Hermione Granger. Era andato contro ogni convenzione sin dall'inizio, aveva creduto di impazzire nel cercare di capire i sentimenti che provava per lei ed una volta compresi era impazzito ancora di più, si era innamorato come un babbano sciocco e debole, ma non gli importava più di risultare tale. E con quella consapevolezza la seguì verso l'entrata del castello, traendo puro godimento da quella felicità ritrovata, che sentiva solo ed unicamente stando con lei.

**

La sala grande era piena di studenti in fremento, ognuno di loro correva da una parte all'altra per conoscere i risultati degli esami finali, l'ansia era appena stata sostituita dalla paura non appena quattro tabelloni avevano preso il posto dei soliti tavoli, uno per ogni rispettiva casata. I professori guardavano i propri studenti dalla loro medesima postazione e con un sorriso alquanto soddisfatto in volto; dopo gli anni passati a seguire i loro ragazzi era sempre inevitabile commuoversi per il loro addio alla scuola e qualche lacrima gioiosa già scendeva sulle guance di qualche insegnante più sensibile ed incline al sentimentalismo. La prima a guardarli con soddisfazione era la stessa preside, che con i suoi occhiali sistemati sul naso, non vedeva l'ora di vedere i suoi prediletti leggere il proprio nome su quei tabelloni ed osservarli finalmente felici e pronti di vivere, vivere davvero.

Quell'espressione venne osservata a lungo da una di quegli stessi studenti, era solita perdersi nel guardare tanto gli altri e scoprire gesti a cui nessuno faceva caso mai. Sorrise raggiante nel vedere la piccola lacrima trasparente colare dall'occhio della preside e decise di lasciarle la sua giusta privacy. Con aria decisa e sicura avanzò verso uno dei tabelloni, quello che portava i colori rosso-oro sulla targhetta in alto, e con gli occhi scuri cercò con calma il suo nome. Sapeva di essere passata ed essere diventata finalmente una strega a tutti gli effetti, non era presunzione, semplicemente conosceva le sue potenzialità ed aveva studiato così tanto da aver trascurato il suo fidanzato, sotto stretto consiglio della migliore amica.

«Sapevo che saresti passata con dei voti meravigliosi.» una voce al suo fianco la costrinse a distogliere lo sguardo dal proprio nome senza nemmeno aver ancora constatato la verdicità di quella frase.

Ginny si voltò verso il ragazzo già consapevole di chi fosse. La sua voce era sempre stata inconfondibile per lei, da bambina si era divertita ad ascoltarla di nascosto, al sicuro dal suo sguardo curioso ed imbarazzato tanto quanto il proprio. Gli sorrise e si rifugiò nei suoi occhi verdi come aveva amato fare un tempo, essi erano coperti dagli storici occhiali, ma per lei non fu un problema sprofondarci dentro e sentirsi cullata da quella immensa serenità. Lo aveva amato così tanto che il suo cuore ebbe un sussulto, di certo non poteva interpretarlo come amore, ma era il segno indelebile che avrebbe sempre provato un bene immenso per lui e per quel sorriso sghembo che le stava rivolgendo in quel momento.

«Io invece credo che tu abbia copiato.» lo prese in giro con una smorfia ricca d'ilarità. «E quelle occhiaie sono pessime, Harry Potter. Stella é così irrequieta come dicono?» gli si avvicinò di più e lentamente allungò una mano per sistemargli gli occhiali sul naso.

Harry sentì la salivazione mancare a quel tocco leggero, avvertì l'imbarazzo colpirlo come se fosse ancora un bambino dall'aria stralunata ed inconsapevolmente grazioso. O semplicemente si rese conto che Ginny gli avrebbe fatto quell'effetto per tutta la vita e che niente e nessuno avrebbe potuto spezzare quel legame speciale che li aveva incatenati. Sapeva di non amarla più come un tempo, ma una parte di sé sarebbe sempre appartenuta alla ragazza, nonostante amasse in modo incondizionato Daphne ed ogni sua piccola sfaccettatura; la serpeverde era stata un barlume di luce in una foresta fatta di buio pesto e spine velenose, e lui non avrebbe mai potuto ringraziarla abbastanza per avergli donato la felicità più dolce e serena che avesse mai potuto desiderare.

«Beh... Credo che sarà una perfetta serpeverde un giorno, proprio come sua madre!» si lasciò sfuggire un sorriso divertito, amava quella piccola peste come se fosse sua. «Ma sarò sincero: ne vale la pena. Vale la pena di fare qualsiasi cosa per loro, per vederle felici e sorridenti su quel tappeto colorato e circondate da mille farfalle volanti. Ne sono perdutamente innamorato... Sì, io... Beh...» arrossì all'istante, rendendosi conto solo dopo di quello che aveva detto e soprattutto davanti a chi.

«Sono così contenta per te, Harry...» sul suo volto nacque un sorriso dolce e sincero, le sue lentiggini brillarono sotto la luce del soffitto incantato della sala. «Meriti di sentire queste emozioni più di tutti quanti noi ed io... Io ti voglio bene, stupido.» non era solita alle dimostrazioni d'affetto, ma fu inevitabile spingersi contro di lui e stringerlo forte.

Gli allacciò le braccia al collo e si aggrappò all'ancora che lui era sempre stato per tutti; l'eroe che aveva salvato il mondo, il ragazzo dagli occhi verdi impacciato e con un pessimo equilibrio. Il suo Harry che le aveva salvato la vita nella camera dei segreti e che al contempo le aveva spezzato il cuore più volte, inducendola a non credere più nell'amore prima di frequentare Blaise, ma solo perché il suo intento era sempre stato quello di proteggerla dai suoi demoni oscuri ed al quale Daphne stava trovando la cura che lei non era riuscita mai a trovare.
Sentì le braccia del grifondoro posarsi sulla propria schiena, calde come sempre e nell'avvertire la sua stretta gentile qualche lacrima sfuggì al suo controllo. Oh, avrebbe voluto bene al suo Harry per tutta la vita.

Un colpo di tosse li costrinse a separarsi, seppur senza fretta e con chissà quale imbarazzo. La ragazza si voltò verso la figura che se ne stava, in tutta la sua preziosa eleganza, con le mani in tasca ed un sopracciglio sollevato. Tuttavia, le sue labbra erano piegate in un ghigno divertito, in fondo sapeva benissimo di non avere nulla da temere ed oltretutto la sua vanità gli impediva categoricamente di essere geloso di Harry Potter.
Si concentrò sul volto della sua Ginevra e la vide sorridere serena, i suoi occhi avevano assunto finalmente una luce innata di spensieratezza, i suoi lineamenti erano sereni e Blaise poté comprendere che finalmente si era tolta un grosso peso dal cuore, ora libero da qualsiasi rancore e ombra, così le si avvicinò e con leggerezza le accarezzò una guancia lentigginosa, senza smettere di rimanere estasiato da lei.

«Cercavi di rubarmi l'amore della mia vita, Potter?» si voltò a guardarlo con un sorrisetto compiaciuto, conscio che l'amore della ragazza fosse riservato solo a lui e di tutta risposta Ginny gli tirò una gomitata nella costola. «Ahia! Tesoro mio, per favore, sto cercando di estorcere informazioni da questo deputato. Lasciami fare il mio lavoro!» si massaggiò la parte dolorante e con un gesto la scacciò via come se fosse un insetto fastidioso.

«Per carità! Ho già il mio bel da fare con una tua collega, avvocato. Quindi può scagionarmi e lasciar cadere ogni accusa che pende sulla mia povera testa.» alzò le mani e stette al gioco, sentendo che finalmente era libero da ogni frustrazione e rammarico. Poteva persino ammettere che quei due facevano una bella coppia, ma quel pensiero venne interrotto dal rimprovero della rossa verso entrambi.

Hermione non seppe mai il motivo della ramanzina che la sua amica stava impartendo ai due ragazzi. Ginny era solita lasciare a lei l'onore di conciarli per bene, sapeva quanto amava mettere in riga le persone ed il suo più grande successo camminava pochi passi più indietro. Ridacchiò tra sé nel pensare che sicuramente Draco l'avrebbe ridotta in polvere nel sentirsi definire una sorta di esperimento riuscito, anche se sapeva benissimo come farsi perdonare in certe circostanze. Il biondo si era dimostrato facile da corrompere e maledettamente esilarante nei suoi momenti di furia estrema; aveva scoperto il modo in cui gli si arrossavano le guance dalla rabbia, la linea dura delle labbra nessuno mai sarebbe riuscito a scalfirla ed i suoi capelli biondi tendevano spesso a spettinarsi.

La grifondoro sorrise ancora e scosse il capo, era ben consapevole di pensare a lui di continuo e di non riuscire nemmeno a trattenere l'istinto di cercarlo tra la folla dei serpeverde dove si era diretto. Lo vide guardare il grande tabellone con apparente indifferenza, come sempre riusciva a non lasciar trasparire nessuna emozione, ma Hermione sapeva quanta soddisfazione lui stesse provando nel leggere i suoi risultati. Ne era valsa la pena stare lontano da lui per gli studi, anche se doveva ammettere che era stato particolarmente difficile persino per una come lei, ma la scritta eccezionale accanto ad ogni prova sostenuta la stava ripagando a dovere.

«Miseriaccia, miseriaccia, miseriaccia!» delle urla tra i grifondoro si elevarono su tutti e non fu difficile indovinare da chi fossero stati lanciati. «Hermione! Herm, dove sei?» urlò ancora e si fece spazio tra gli altri studenti.

La ragazza si voltò in tempo per accorgersi di uno scatenato Ron che le correva incontro. Il ragazzo non le diede modo di aprire bocca e con uno slancio veloce la strinse tra le sue braccia così forte da riuscire persino a sollevarla dal pavimento. Hermione lanciò un urletto sorpreso e si aggrappò alle spalle del suo migliore amico con tutte le sue forze, implorandolo di metterla giù immediatamente, anche se consapevole che lui non l'avrebbe lasciata andare per nulla al mondo. Il rosso eseguí il suo ordine, ma non smise subito di abbracciarla e lei si perse nel calore che solo Ronald Weasley riusciva a donare; emanava protezione a chilometri di distanza, sarebbe stato un punto fermo nella sua vita per sempre insieme ad Harry.

«Ron, per l'amor del cielo, calmati!» lo vide allontanarsi appena e sorriderle come un tempo fin troppo lontano, i suoi occhi blu erano un vero toccasana. «Dimmi che sei un mago a tutti gli effetti, Weasley.» batté le mani in modo euforico ed infantile, ma non le importava di risultare una bambina.

«Sono un mago a tutti gli effetti!» saltellò come un bimbo che aveva appena ricevuto le cioccorane più buone del mondo. «Ce l'ho fatta ed é stato merito tuo! Grazie, grazie, grazie!» la strinse ancora una volta e lei non poté trattenersi dal ricambiare quell'abbraccio con altrettanto trasporto ed entusiasmo.

Subito dopo il ragazzo avvistò Harry a pochi passi da loro e subito si lanciò ad abbracciare anche il suo compagno di lotte contro lo studio intensivo. Hermione si lasciò andare in una risata gioiosa nel guardarli e i due non persero tempo ad includerla in quel piccolo grande cerchio che comprendeva loro tre e nessun altro; il famoso Golden Trio viveva di emozioni vere, lacrime di gioia e abbracci che sapevano tanto di eterna magia. Avevano passato un'ennesima prova di coraggio, si erano finalmente diplomati ed erano pronti ad affrontare la vita fuori da quelle mura che li aveva ospitati per sette lunghi anni, tra momenti felici e ferite mai curate. Quei ragazzini che avevano consolidato la loro amicizia in modo alquanto strano ce l'avevano fatta, sempre insieme, pronti a difendersi l'un l'altro e senza lasciare che nessuno al mondo spezzasse quel legame indissolubile che li legava.

«Ho sempre saputo che non eravate tanto stupidi come lasciate credere!» li prese in giro sciogliendo l'abbraccio e ridendo nel vederli mettete il muso. Le erano mancati come l'aria quei momenti di serenità con loro.

«Perché non vai ad insultare il tuo furetto platinato?» Ron le fece un semplice cenno del capo e lei nel seguire la sua direzione si scontrò con gli occhi glaciali del principe delle serpi. «Pare che sia passato anche lui!» assunse un tono più lamentoso, ma aveva già perso l'attenzione di Hermione da un po’.

Una folla di studenti riempiva la sala grande e lei riusciva a vedere solo Draco Malfoy e le sue iridi di vetro, la scrutava come sempre, con quell'aria di chi stesse guardando la cosa più preziosa del mondo e spesso la grifondoro si sentiva particolarmente lusingata da quello sguardo intenso. Avanzò di qualche passo verso di lui e le persone intorno continuarono a rimanere sfocate, ad occupare la sua visuale c'era solo lui e quel ghigno strafottente che sembrava pretendere il mondo intero. Era disposta a darglielo? Probabilmente sì, aveva sempre odiato le dimostrazioni plateali e troppo eccessive, ma che c'era di male nel lasciarsi andare per un po’? Dimenticare il luogo in cui si trovavano, chi erano loro ed il putiferio che si sarebbe scatenato intorno se solo avessero dato prova della loro relazione. Il cuore di Hermione perse svariati battiti nel pensare a quella parola tanto grande e significativa, uscire allo scoperto avrebbe reso tutto finalmente reale agli occhi di tutti e le avrebbe permesso di far capire al biondo quanto lei fosse innamorata di lui. Oh, quanto odiava la timidezza che la intrappolava quando Draco le sussurrava di amarla e lei restava perfettamente muta. Sapeva che lui lo faceva apposta per vederla arrossire o per il semplice gusto di zittirla e per una volta, magari, sarebbe stata lei quella a dimostrare, a zittirlo e a liberarli di un peso sul cuore.

«Mi hai portato qui per questo, Granger?» sussultò sentendolo parlare, l'aveva raggiunto senza nemmeno rendersene conto e lui le aveva dato l'ennesima conferma di essere fin troppo bravo con la legilimanzia. «Sei davvero sicura? Potremmo causare qualche infarto e non sono sicuro che tu sia abbastanza forte da tenere qualcuno sulla coscienza. » si lasciò sfuggire un sorrisetto derisorio, ma lei si concentrò solo sulle sue dita fredde contro la pelle della propria guancia.

«Beh... Potresti assumertene tu la responsabilità. É risaputo che sei privo di coscienza e rimorso, quindi puoi accollarti questo piccolo fardello per me, no?» parlò così velocemente che quasi si dimenticò di respirare.

Draco si lasciò scappare una risata nel vederla corrodersi dal nervosismo; poté osservare le mani tremare e afferrare quasiasi cosa capitasse a loro tiro, le sue guance erano già colorate di un rosso porpora e lui sapeva quanto scottassero in quel momento, ma come sempre furono i suoi occhi a rapirlo. Essi brillavano di luce propria, ambrati come pochi, pieni di un coraggio che lui non avrebbe visto mai in nessun altro essere vivente e se ne innamorò ancora, si era accorto che succedeva ogni volta che la guardava per più di due cinque secondi. Flemmaticamente scivolò con le dita sotto il suo mento e la vide deglutire piano, lentamente accarezzò il suo labbro inferiore con il pollice e lei schiuse le labbra all'istante, strappandogli un ennesimo sorriso compiaciuto.

«Respira, Hermione.» le soffiò a pochi centimetri dal volto e non si perse nessun dettaglio di lei, amava scoprirne sempre di nuovi ed essere consapevole di non riuscire a farne a meno.

«Aiutami a farlo.» lo pregò chiudendo gli occhi e sentendo il silenzio circondarli o semplicemente era lui quello capace di far sparire chiunque quando la toccava in quel modo.

Draco esaudì quella richiesta subito dopo, avvicinandosi alle sue labbra e prendendosi la libertà di assaporare quello che era diventato ormai il suo sapore preferito. La baciò con estrema lentezza, una delicatezza che Hermione paragonò a quella di un angelo e che lui non aveva mai usato in quei mesi passati insieme. La ragazza sentì le sue dita scorrere lungo la guancia bollente, sapendo quanto lui amasse constatare quel calore sulla sua pelle ed avvertì la sua lingua richiamare dolcemente la propria, come se aspettasse che la sua compagna lo raggiungesse in quel viaggio senza ritorno. E lei lo fece, lo baciò lentamente, annegando in quel mare calmo che riuscì a farle sparire ogni traccia di nervosismo esistente e farla ritornare a respirare.

«Ti amo anch'io, stupido furetto.» gli sussurrò appena lui abbandonò le sue labbra, godendo di quella solita scintilla nel suo sguardo che compariva ad ogni sua piccola dichiarazione, per poi lasciarsi distrarre dal vociario inquisitorio che si era ormai sollevato da un po’.

Hermione si guardò intorno per qualche istante e rimase di sasso nello scorgere alcuni sguardi di disprezzo, la gente parlava, parlava senza fermarsi e senza conoscere la realtà dei fatti. Bisbigliavano calunnie gratuite che la fecero infuriare così tanto da sentire le unghie infilzarsi nella carne del palmo, odiava i pregiudizi, odiava sentire che Draco aveva finalmente l'occasione perfetta per redimersi. Sapeva benissimo che lei non era un'occasione, ma sentirlo dire più e più volte le fece venire voglia di schiantare tutti quanti oltre le finestre del castello, per evitare che le loro anime scure contaminassero quel posto così puro e genuino. I suoi pensieri vennero interrotti dalla mano del biondo, che piano le si era posata sul capo e l'aveva costretta a guardarlo di nuovo.

«Mi sarei fatto bastare queste parole, ma suppongo che dovrò convivere con il tuo lato megalomane. Ahimé, sono spacciato!» la prese in giro e scoppiò in una fragorosa risata quando lei gli tirò un pugno ben assestato sul braccio, sfogando parte della sua rabbia. «E sei anche permalosa! Merlino, avrai pietà della mia povera anima?» alzò gli occhi al cielo per enfatizzare la sua domanda.

E la grifondoro avrebbe sicuramente risposto per le rime se solo non fossero stati colpiti tutti da mille gocce d'acqua provenienti dal cielo incantato del soffitto. Ogni studente prese a correre ovunque pur di non bagnarsi completamente, ma ormai il danno sembrava fatto e i due si voltarono a guardare i compagni, ritrovando Ron con la bacchetta in mano e sul volto un'espressione desolata ed al contempo soddisfatta. Sapeva che la McGranitt stava già correndo da lui per pentirsi del suo voto dato, ma non aveva resistito di fronte agli ipocriti che avevano già etichettato la sua Hermione in chissà quale modo spregevole e poteva giustificare il misfatto con la propria bacchetta perennemente rotta. Harry avrebbe tanto voluto godersi la scena, ma cercava invano di pulire i suoi occhiali dalla pioggia, Ginny diede una pacca al fratello e gli manifestò tutto il suo apprezzamento, mentre Blaise faceva un elegante occhiolino alla coppia appena uscita allo scoperto.

«Un bacio sotto la pioggia.» la voce di Draco attirò il suo sguardo ancora una volta. «Sono a conoscenza che nel tuo mondo babbano risulti romantico.»

«A dir poco poetico.» confermò con un sorriso timido e rabbrividì sotto quell'incessante acqua che aveva reso la figura del biondo ancora più surreale. «Ma io sono a conoscenza che il romanticismo non fa proprio parte di te, quindi me ne farò una ragione e mi limiterò a sognarlo!» finì col ridere quando lui l'attirò a sé in un abbraccio forte e senza via d'uscita.

«Facciamo un piccolo strappo alla regola, che ne dici?» le si avvicinò tanto da sentire la sua risata sulle proprie labbra e non ci fu suono più bello.

Non aspettó una sua risposta, era già abbastanza chiara da spingerlo a baciarla ancora ed ancora, senza stancarsi mai. Intorno a loro si era generato il caos più totale, ma entrambi sembravano non accorgersene nemmeno un po’ e si persero in quella loro piccola bolla di sapone, dove i pregiudizi erano ben lontani dalle loro menti e solo l'amore li aiutava a vivere davvero. In fondo erano sempre stati l'eccezione, uno scacco matto che arriva all'improvviso e la dimostrazione che niente e nessuno é più forte del cuore.
Erano sicuri che qualsiasi cosa il futuro avrebbe avuto in serbo per loro, sarebbero stati più che bene. Il mondo contro non sarebbe mai stato un problema se lo avrebbero affrontato insieme.

_Angolo Autrice_

Com'é difficile arrivare a questo punto, spero possiate capire il mio ritardo; non riuscivo a scrivere più di duecento parole senza cancellarne almeno la metà! Volevo che questo capitolo fosse perfetto, volevo dare la giusta dose di felicità ai nostri protagonisti, la sicurezza e tanto amore! Spero umilmente di esserci riuscita e che il capitolo vi sia piaciuto tanto quanto é piaciuto a me!

Sono davvero tanto triste nel ribadire che questo é l'ultimo capitolo, la settimana prossima verrà pubblicato l'epilogo della storia e la vera fine di tutto! Quindi non vi preoccupate per l'assenza di Daphne, la rivedrete sicuramente lì con la sua piccola Stella! *-* Nonostante la lunghezza immensa del capitolo (chiedo scusa) non sono riuscita ad inserirla, ma ho ben altro in serbo per lei!
Io spero solo di aver accontentato voi, di avervi fatto emozionare e spero davvero che questo pre-finale vi abbia reso felici! Io davvero non so cosa dire, é sempre difficile per me finire una storia, questa poi... É durata ben due anni ed un piccolo pezzo del mio cuore ha già riservato un posto tutta per lei! Non voglio dilungarmi troppo, riserverò tutto ai ringraziamenti della settimana prossima! Grazie di tutto, come sempre, la storia é quella che é solo grazie a voi!♡

Vi do appuntamento alla settimana prossima con l'epilogo di Change My Life!♡

-Un bacio, Lys.♡

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top