44- I want you to know.
'Vorrei che questo momento non finisse mai, dove tutto é niente senza te. Aspetterò qui per sempre solo per vederti sorridere perché é vero, non sono niente senza te. Dopo tutto, ho fatto i miei errori, sono inciampato e caduto, ma voglio dire queste parole. Voglio che tu sappia che non lascerò mai andare tutto ciò, queste parole sono il mio cuore e la mia anima. Perché farei sanguinare il mio cuore per mostrarti che non lascerò mai andare tutto ciò.
Ho detto quello che pensavo sempre in dubbio e pezzi di ricordi cadono a terra.
Io so quello che ho fatto, e così non permetterò che questo vada via, perché é vero... Io non sono niente senza di te.
Tutte le strade dove ho camminato da solo, con nessun posto dove andare... Sono giunto alla fine. Davanti ai tuoi occhi, cade dal cielo quando non sai cosa stai cercando di trovare.
Davanti ai tuoi occhi, cade dal cielo quando non si può mai sapere che cosa si possa trovare.
Voglio che questo momento non abbia mai fine, dove tutto é niente senza di te.'
With Me - Sum41.
Un silenzio assordante circondava l'infermeria, le luci del mattino iniziavano ad illuminare l'ambiente ampio e filtravano dalle tende bianche semi-aperte. Un nuovo giorno stava sorgendo lentamente, introducendo una tranquillità innata, come se nessuna battaglia si fosse svolta durante la notte e quei ragazzi che occupavano i letti fossero lì tutti insieme in una semplicissima coincidenza, uno scherzo del destino. Hermione Granger non aveva mai creduto nel destino, nonostante il suo migliore amico fosse stato segnato sin dalla tenera età, era fermamente convinta che erano le persone a scrivere la storia di loro stessi. In fondo lui sarebbe dovuto morire e invece aveva vinto aggrappandosi alla vita con le unghie e con i denti. Non c'era esempio più grande da seguire e lei parve rivivere a passo lento tutti i piccoli momenti della grande guerra, più di tutti il bacio tanto atteso con Ron e le sue speranze di sopravvivere per riuscire a viverlo in ogni attimo della propria vita.
In quel momento quell'idea non parve allettarla particolarmente, sapeva benissimo che il suo cuore non avrebbe mai perso tutti i suoi battiti con lui ed i brividi che puntualmente scorrevano lungo la sua schiena non sarebbero mai arrivati se fosse rimasta insieme ad uno dei suoi migliore amici. Quel pensiero la raggiunse in modo prepotente e possessivo, quasi quanto la persona che riusciva a provocarle quelle emozioni indescrivibili. Hermione poté avvertire un tocco leggero sulla sua guancia, freddo e calcolato, così delicato da illuderla che quello fosse solo un ennesimo sogno. Poteva avvertirla come una ventata d'aria fresca nel bel mezzo del deserto cocente, l'ancora di salvezza a cui tutti si aggrappavano nei momenti più bui. Quel buio che lei aveva visto sparire intorno alla figura illuminata di Draco Malfoy e la sua splendente pelle diafana, ricca di cicatrici, ma liscia come la seta più pregiata del mondo.
Sollevò pigramente una mano verso di lui, ma quando chiuse le dita la sua figura sparí davanti ai suoi occhi come la precedente ed un vuoto al petto la colpì con la stessa forza di una maledizione senza perdono. Avvertì gocce d'acqua bagnarle il viso senza che potesse fare qualcosa per fermarle, bruciavano come lama incandescente, ma mai più del dolore che avvertiva stringerle il cuore in una morsa letale. Guardare l'immagine di lui svanire era come perderlo una seconda volta e faceva più male della precedente, si ritrovò lì... Perduta nell'oblio, così oscuro e così silenzioso che l'unica cosa che le venne in mente fu quella di urlare a pieni polmoni il nome di lui nella speranza che ritornasse a guardarla.
Un attimo dopo balzò dal letto e spalancò gli occhi dalla paura, il dolore al petto sembrava essersi attenuato, ma batteva così forte che faceva male lo stesso. Le sue mani erano intrappolate in una stretta ferrea e decisa, la pelle bianca di Draco era di qualche tonalità più chiara della sua e la stringeva, al contempo, con estrema delicatezza. I suoi occhi erano argento fuso e lei ci sarebbe annegata volentieri in quel mare sereno, velato solo da chissà quale preoccupazione. Essa spingeva anche le sue sopracciglia a sollevarsi, mentre le labbra erano socchiuse e lasciavano andare un suono che Hermione sentiva ovattato.
«Calmati, é tutto finito.» ripeté ancora una volta e la voce risultò allarmata appena, vederla finalmente sveglia gli aveva alleggerito il cuore in un attimo. «Va tutto bene, Hermione.» sussurrò prendendo ad accarezzarle il dorso delle mani, che ancora teneva nelle proprie.
La ragazza abbassò il proprio sguardo su quell'intreccio e parve rilassarsi sotto il tocco delle sue dita, poi subito ritornò a guardarlo. La paura di vederlo sparire ancora la spingeva a non staccare gli occhi dai suoi nemmeno un attimo ed il ragazzo le rivolse un'occhiata curiosa, senza smettere di accarezzarla. Draco si sentiva terribilmente impotente di fronte al terrore che regnava nelle iridi scure di lei, quelle urla gli avevano lacerato il petto più della bacchetta di suo padre e l'unica cosa che poteva fare per tranquillizzarla, e tranquillizzare anche se stesso, era toccarla... Ancora e ancora, senza mai smettere di sentirla sotto le mani.
«Che... Che cosa é successo? Che né é stato di Lucius? Dove sono gli altri? Harry sta bene? E Ron? Ginny! Ti prego dimmi che Ginny sta ben-...» si guardò intorno preoccupata, parlando così veloce da strappare un mezzo sorriso al serpeverde che la interruppe subito.
«Hai aperto gli occhi da pochi minuti e già straparli, incredibile.» le lasciò una mano solo per portare la propria sul suo viso bagnato, piccole rughe gli erano sorte intorno agli occhi nel provare ad immaginare il motivo di quelle lacrime amare. «Lucius ha avuto quello che si meritava e gli altri stanno tutti bene, nessun danno permanente. E gli Auror sono arrivati quando tutto era già finito, ovviamente.» la rassicurò lasciando che le proprie dita scorressero lungo tutta la guancia.
Hermione annuí appena e lasciò andare un sospiro di sollievo, lanciò un'occhiata intorno e capì di trovarsi nell'ufficio di Madama Chips, comprese che i suoi amici fossero proprio ad un passo da lei e quel pensiero le diede il beneficio di rilassare le spalle e la schiena, godendosi il tocco del biondo in tutta la sua premura. Averlo visto morire tra le proprie braccia e ritrovarselo in quel momento, vivo, a pochi centimetri da lei e con le mani che non smettevano di toccarla le donava sensazioni indescrivibili, mai provate; amore, paura, gioia, terrore... Tutte si alternavano l'una all'altra e la costringevano a stringere forte gli occhi per non rischiare di dare il via ad un pianto che le avrebbe prosciugato le poche energie che sentiva nel suo corpo.
«E tu? Tu stai bene?» sentì un grosso groppo alla gola e lo mandò giù a fatica. Si morse la lingua per trattenere le lacrime, ma sembravano più forti di lei e gli angoli dei suoi occhi parvero esplodere come un fiume in piena. «Merlino... Stavo impazzendo... Io...» scosse il capo per scacciare la visuale di lui tra le sue braccia.
Draco fece pressione sul viso di lei e la costrinse a guardarlo, poteva avvertire la pelle arrossarsi sotto al suo tocco, ma in quel momento non gli importava. Lei piangeva come una bambina indifesa, lui non era stato in grando di proteggerla e sentiva la rabbia attraversargli le viscere, fino a penetrargli l'anima. Avrebbe voluto strappare quel dolore dai suoi occhi e subirlo al suo posto, sarebbe stato capace di ogni cosa pur di non vedere ancora una volta quelle copiose gocce di rugiada ricoprirle le guance arrossate, poi comprese che se solo avesse pensato di vivere in un mondo dove lei non ci fosse stata, probabilmente non avrebbe avuto senso continuare a vivere, e ancora una volta si maledisse per averle procurato una sofferenza di quel calibro.
«Non... Ti prego, smettila di piangere. Guardami, sono qui e sto bene.» portò una mano della ragazza sul proprio petto, il cuore batteva incessante sotto le dita di lei, solo per lei. «É tutto finito, ti prego, guardami.» ripeté nell'osservare i suoi occhi serrati dalla paura, il corpo scosso dagli spasmi del pianto e le mani tremanti. «Fidati di me, Hermione. Senti il mio cuore che batte, il mio calore, il sangue che mi scorre nelle vene... Sono vivo, sono qui con te e non ti lascerò mai più, te lo prometto. Fidati di me.» parlava in modo lento, cantilenante. La sua voce era vellutata come una ninna nanna nel bel mezzo della notte ed Hermione se ne innamorò ancora una volta.
Aprì gli occhi con cautela, per qualche minuto tenne lo sguardo fermo sulla mano che ne stava abbandonata sul petto del biondo; il battito accelerato vibrava sotto le proprie dita come aveva detto lui e quella scossa le diede il coraggio di sollevare le iridi e perdersi ancora in quella distesa di grigio intenso, che non aveva smesso un attimo di scrutarla, come se la stesse guardando per la prima volta e gli anni passati non fossero stati abbastanza per avere impressa la sua immagine.
Erano lì, entrambi sani e salvi ed era tutto finito. Niente più guerra, nessuna perdita, ma solo un fermo immagine che sarebbe stato chiuso a chiave in un piccolo angolino della mente.
«Ho creduto che tu...» nonostante il dolore al petto si stava attenuando sempre di più, non riuscì a completare la frase.
«Non riesco nemmeno ad immaginare che cosa avrei fatto se fossi sopravvissuta senza di te, io...» ancora una volta sentì le parole morirle in gola e nessuna possibilità di recuperarle.
«Non credere che per me sia stato facile. Salazar, tu eri anche nel mio subonscio, eri lì ed io non riuscivo a raggiungerti.» serrò la mascella al solo ricordo di quella strana visuale, a detta di Piton, il suo possibile futuro. «Hermione devi capire che ora tu sei tutto per me. La mia vita é sempre stata uno schifo, una menzogna dalla quale non riuscivo ad uscire, la mia opinione non é mai contata e mi sono sentito così inutile per tutti questi anni. Vorrei... Vorrei poter dire che la mia fosse stata tutta rabbia che reversavo su di te, ma non voglio mentirti. Ero come loro, sarei diventato la perfetta copia di mio padre se non ci fosse stata mia madre a salvarmi. Ed ora tu... Io sfiderò l'inferno per non separarmi da te neanche un attimo. Non ci riesco. Voglio che tu sappia che ripercorrerei la strada della mia vita altre cento volte perché mi ha portato qui, davanti a te. E questa probabilmente sarà l'ultima dichiarazione che sentirai uscire dalla mia bocca perché mi sento un completo idiota in questo momento, odio queste sciocchezze e non sarò mai uno di quelli che vomitano romanticherie ad ogni ora del giorno, solo... Ti amo.» puntò le sue iridi in quelle di lei solo nel pronunciare le due ultime parole, andando contro ogni forma esistente di orgoglio e mettendo a nudo tutti i suoi pensieri confusi.
Hermione rimase ad osservarlo per minuti che parvero eterni; una smorfia forzata sul viso, gli occhi splendenti, le guance arrossate in contrasto con la sua pelle diafana... Draco era la perfetta immagine dell'incertezza. La fatica che aveva fatto per esternarle ancora una volta i suoi sentimenti sarebbe stata palpabile anche a chilometri di distanza e lei sentì il proprio cuore andare fuori controllo, rendendola vulnerabile sotto quello sguardo insistente. Che cosa poteva dire di fronte a quelle parole? Quanto sarebbe stato banale rispondergli che lo amava anche lei con tutta se stessa? E doveva ammettere che il loro amore era tutto fuorché uguale agli altri.
«Credo che tu debba affrontare un ennesimo ostacolo.» lo vide accigliarsi appena. «Ho giurato che ti avrei ammazzato io se solo mi avessi spaventata di nuovo. Ricordi?» alzò un angolo tremante della bocca all'insù, fu inevitabile nel vedere la sua espressione riempirsi d'ilarità.
«Beh, in questo caso, credo che mi lascerò andare al destino.» le si avvicinò pericolosamente, puntellandosi sul materasso del lettino con un braccio. «Uccidimi pure, Hermione Granger.» scandì ogni parola, la sua lingua accarezzò lentamente ogni lettera del suo nome e lei sentì il ventre contorcersi spudoratamente.
«Se mi avessi invitato a farlo qualche anno fa, avrei accolto la tua richiesta ben volentieri.» tentennò con lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra. Arrossì visibilmente nel pensare che anche in un momento come quello ogni cosa sembrava sparire intorno a loro e ancora di più la irritava il fatto che lui si stesse godendo lo spettacolo con un ghigno dipinto sul volto.
«E adesso? Come intendi rispondere a questa mia sconsiderata resa?» sfiorò il naso di lei con il proprio, lasciandole avvertire il suo respiro caldo sulle labbra; rosse come poche e torturate dai ripetuti affondi dei denti. Una visuale paradisiaca per lui che non aspettava altro che poter assaggiarle ancora.
Hermione parve pensarci per qualche istante, poi con un istinto impossibile da ignorare si spinse contro di lui ed annullò la distanza tra le loro labbra. Il sapore invadente di Draco la colpì immediatamente; lui non le aveva lasciato il tempo di godersi quell'attimo di dolcezza. La sua lingua aveva richiamato la propria in modo prepotente ed arrogante, le stava rubando il respiro, la stava facendo sua con un gioco di labbra passionale e tormentato, come se si fossero svegliati entrambi da un lungo sonno e nemmeno quella danza ardente bastava a saziare il loro desiderio di aversi.
Le mani del serpeverde agivano in fretta, affondando nella carne delle cosce di lei che sembrava sbocciare per la prima volta sotto il suo tocco deciso. Non smise di baciarla nemmeno un attimo, non avrebbe mai avuto il coraggio di interrompere quel contatto tanto intimo e che sapeva di eterno, lei con le sue labbra sembrava recitargli una poesia di benvenuto e lui mai avrebbe osato rifiutare quell'invito spudorato quanto l'erezione che già gli pulsava tra le gambe. Risalì con le dita lungo i suoi fianchi e la spinse contro il morbido materasso, incurante delle persone all'infuori di quell'ufficio e che presto o tardi avrebbero bussato a quella porta per avere ulteriori chiarimenti.
No, nella sua testa c'era solo la pelle di Hermione, che con il suo profumo lo stava drogando senza rendersene conto. Il suo rispondere ai baci con altrettanto ardore lo stava mandando fuori controllo, come un serpente pronto a mordere.
«Fermami, Hermione.» le suggerì appellandosi alla sua razionalità, la propria era persa chissà dove mentre spingeva il suo corpo contro quello di lei.
«Non posso.» gemette nella sua bocca, sentendo le labbra di lui scendere sul collo e morderla ripetutamente. Abilmente incrociò le gambe dietro la sua schiena per sentirlo più vicino, gemette ancora quando avvertì il suo desiderio sfiorarla.
«Ti ho detto di fermarmi.» infilò le mani sotto la sua maglietta con una frenesia mai provata, non riusciva a smettere di toccarla, non riusciva a reprimere quell'incolmabile voglia che aveva di lei nonostante sapesse che quello non era il momento adatto. «Ti prego.» mormorò con le labbra sulla sua pelle, il solo pensiero che avrebbero potuto interromperli lo faceva impazzire.
«Non voglio.» strinse i capelli chiari in un pugno, costringendolo ad alzare il capo e guardarla negli occhi; due pozze scure cariche di desiderio represso in cui Draco avrebbe potuto annegarci facilmente in quel momento.
Fronte contro fronte, occhi negli occhi e le labbra che cercavano un ennesimo contatto esplosivo.
Si guardarono a lungo, cercando quel briciolo di sanità mentale che li avrebbe convinti a fermarsi, prendere una bella boccata d'aria e riprendere il discorso in un altro momento, ma si accorsero che sarebbero potuti passare anche mille anni; il desiderio non sarebbe scemato, i brividi non sarebbero scomparsi e nemmeno i deserti glaciali nelle iridi di Draco Malfoy avrebbero raffreddato il fuoco che ribolliva nel loro petto.
C'era una voglia troppo impaziente, a tratti feroce, che li costrinse a baciarsi ancora e ancora... Finché non si sarebbero consumate le labbra.
E l'inferno parve esplodere per loro quando un ticchettio troppo invadente li avvertì che qualcuno stesse bussando alla porta. Hermione trasalì per il disappunto ed il biondo avrebbe sicuramente riso se solo si fossero trovati in altre circostanze, ma non gli restò che imprecare con il fiato smorzato contro una divinità che lei non riuscì a riconoscere. La sua vista appannata divenne chiaramente più lucida e lanciò un'occhiata alla grifondoro che lei difficilmente avrebbe dimenticato, come a darle la colpa di quella situazione sconveniente. Non che gli importasse, se fosse stato per lui avrebbe ignorato quelle voci fastidiose al di là della porta, ma sapeva che la prefetto per eccellenza non avrebbe mai accettato una cosa simile, così fu costretto a mettersi in piedi ed abbandonare il suo corpo caldo e scosso ancora da qualche brivido. Controvoglia si abbottonò i primi bottoni della camicia e si affrettò a raggiungere la finestra del piccolo ufficio, costretto a dare le spalle a chiunque fosse entrato.
Hermione prese un lungo respiro e diede libero accesso a quell'intrusione scatenatasi nel momento meno opportuno. Pochi secondi dopo vide più di una figura palesarsi davanti a lei e la prima persona che catturò il suo campo visivo fu Ginny, che lasciò il braccio di Blaise e la raggiunse a grandi falcate. Nello sguardo della ragazza poteva leggere tutta la paura che aveva provato, perdere Fred l'aveva segnata troppo per permettersi di rimanere senza la sua migliore amica e la riccia si lasciò cullare dal suo abbraccio inaspettato e particolarmente stretto, tanto da toglierle il fiato.
Non si dissero niente, semplicemente rimasero lì abbracciate per un po', sotto lo sguardo di Harry e Ron che le guardavano muniti di un sorriso tenero e ricordi negli occhi.
«Abbiamo interrotto qualcosa?» la voce femminile ancora troppo sconosciuta per poterla riconoscere attirò lo sguardo di Hermione su di sé. Andromeda le sorrise fanciullesca e con aria di chi già era a conoscenza della risposta.
«No, certo che no.» la grifondoro si affrettò a rispondere in completo imbarazzo, pregando Merlino di nascondere i suoi occhi lucidi, le labbra gonfie di baci ed il rossore sulle guance.
«Se dico di sì ve ne andrete tutti quanti e ci lascerete da soli?» Draco parlò in modo tranquillo, come se fosse uno di quegli argomenti simili alla colazione, poi mise le mani nelle tasche dei pantaloni e si voltò a guardare la sconosciuta zia che lo aveva salvato. «Zia Andromeda.» le rivolse un leggero cenno di rispetto col capo e lei sorrise benevola.
«Non ci sperare, nipote mio.» il sorriso si trasformò nel ghigno marchio dei Black. «Insomma, é la prima volta che ci incontriamo ed é questo il riconoscimento che mi offri? Suvvia, potrai amoreggiare con la tua Giulietta in un altro momento.» lo prese velatamente in giro e lui alzò un sopracciglio, riconoscendosi in quelle frecciatine divertite.
Draco la guardò attentamente concentrandosi sul viso della donna, rendendosi conto che non fosse poi così tanto sconosciuto; i tratti del suo volto avrebbe potuto associarli a quelli di Bellatrix se solo la bellezza di quest'ultima non fosse stata deturpata dalla magia. Inoltre, gli occhi di Andromeda erano più vispi e carichi di un adrenalina pazzesca, che riuscì ad elettrizzare persino lui. Inutile dire che in quelle iridi poteva riconoscere la dolcezza dello sguardo di sua madre, quello che riservava solo a lui la sera tardi, quando una carezza sul viso ed un bacio sulla fronte erano la sua unica gioia della giornata. Come se fosse stata richiamata dai suoi pensieri, il biondo vide Narcissa entrare nella stanza con un sorriso che sarebbe potuto apparire di circostanza, ma che lui riconobbe essere un grande sforzo per una persona riservata come lei.
«Tua zia ha ragione, Draco. Ci sono cose ben più importanti di cui parlare e colgo l'occasione per congratularmi con voi. Pochi maghi al mondo posseggono il coraggio che avete dimostrato in questa battaglia, la voglia di lottare per una giusta causa ed il sacrificio. Avete affrontato un'ennesima guerra con perseveranza ed io vi ringrazio per aver reso mio figlio parte di questa piccola cerchia di grandi guerrieri.» lo sguardo della donna li passò uno ad uno, soffermandosi sul ragazzo occhialuto e dalla cicatrice sbiadita.
Harry le rivolse un cenno di estrema riconoscenza, era stato tutto merito suo se era riuscito a battere Voldemort, se il mondo magico aveva avuto una possibilità di pace. Il suo fingere davanti al signore oscuro gli aveva permesso di prendere tempo e di lottare un'ultima volta contro l'essere ormai divenuto cenere. Nelle sue iridi non c'era altro che profondo rispetto verso di lei e l'infinito coraggio che aveva dimostrato per amor di suo figlio, in fondo sapeva che lei l'aveva fatto solo ed esclusivamente per salvare Draco e dargli una speranza di vivere felice ed era inutile dire che il biondo aveva tra le mani la più grande felicità che avrebbe potuto desiderare. Narcissa gli rivolse un cenno ed abbassò il capo appena per mostrargli tutta la propria riverenza nei suoi confronti.
«Madre, per favore.» il giovane serpeverde alzò gli occhi al cielo in segno di disappunto. «Non faccio parte di nessuna cerchia, figuriamoci in una composta da San Potter degli sfregiati e compagnia.» sputò acido, ricevendo un ghigno divertito dal diretto interessato che lo fece accigliare. Le immagini della lotta con lui gli passarono davanti in modo sfocato, doveva ammettere che si erano battuti veramente bene, ma mai avrebbe fatto comunella con lui.
«Smettila di blaterare sciocchezze, Malfoy!» con la solita aria da so-tutto-io Hermione attirò la sua attenzione e quella di tutti i presenti su di sé, mentre il ragazzo le rivolgeva uno sguardo di fuoco per quell'affronto sconsiderato. «Noi ci impegneremo sempre per difendere la scuola e l'intero mondo magico, solo... Mi perdoni, volevo sapere se qualcuno sa cosa sia successo! Abbiamo visto tutti Draco...» si bloccò e strinse la stoffa del lenzuolo tra le dita, era inutile provare anche solo a dire una cosa del genere, l'aria sembrava mancare sempre a quel punto.
«Non é necessario che tu lo dica, cara. Abbiamo tutti compreso i tuoi dubbi e le tue domande, ho già parlato a lungo con Minerva, ma suppongo che vogliate sapere anche voi cosa é successo.» la figlia di mezzo dei Black si sedette sul lettino alla destra di Hermione, alla sua sinistra sedeva Ginny e di fronte a loro se ne stavano in piedi Draco e Blaise. Poco più in là si erano rifugiati Harry e Ron, insieme ad una rincuorata Narcissa Malfoy.
«Anche se Draco lo sa bene, vuoi farlo tu per caso?» gli rivolse un'occhita risoluta.
«Lascio a voi l'onore, vossignoria.» mise in mostra il più elegante dei ghigni che sapeva lasciava di stucco una certa persona arrossita giusto in quel momento. Oh, amava rendere la leonessa grifondoro sua succube.
Il modo in cui Hermione arricciò le labbra per non rischiare di morderle lo fece sentire quasi fiero. Era consapevole del fascino che esercitava su di lei ed era felicemente contento di poterlo usare ovunque, soprattutto dopo quel commento acido da parte di lei. Sentirla apostrofarlo in modo così freddo gli aveva provocato una scarica elettrica al cuore, che l'aveva scosso abbastanza da farlo stizzire in modo vergognoso. A breve avrebbero dovuto affrontare quel discorso, quella realtà che li rendeva protagonisti di un mondo in cui erano sempre stati nemici giurati, ma dove ogni briciola di quell'odio era stato sostituito da un amore profondo. Stava diventando un rammollito, ne era consapevole, eppure non riusciva a smettere. Probabilmente non lo avrebbe fatro mai.
«Bene, allora. Inizio col dire che il mio intento é sempre stato quello di proteggere la mia famiglia, o almeno quella parte che ancora mi accettava nonostante il mio tradimento. Quello che molti non sanno é che Lucius avrebbe voluto sposare me, aveva chiesto la mia mano a nostro padre ed io rifiutai senza pentirmente un attimo! Ero a conoscenza dei sentimenti di Cissy per lui e mai le avrei fatto un torto del genere.» scosse il capo con un sorriso sicuro di sé e non si curò degli occhi spalancati puntati su di lei. «Quel rifiuto non gli é mai andato a genio e decise di punirmi sposando la mia bellissima sorella, sfruttando l'amore che lei provava nei suoi confronti.» lasciò andare un sospiro amareggiato, si era sempre sentita in colpa per quel matrimonio senza fondamenta.
Hermione non smetteva un attimo di guardarla con sgomento e comprensione. Conosceva quel racconto, Ninfadora gliel'aveva raccontata tantissime volte la storia dei suoi genitori, con tanto di sorriso sulle labbra e gli occhi lucidi. La grifondoro spostò il suo sguardo su Draco e lo vide stringere i pugni, agli occhi degli altri sarebbe risultato calmo e tranquillo, ma lei conosceva benissimo la linea dura della sua mascella che tradiva quella corazza di cemento armato. Le si strinse il cuore nel pensare a quanto dolore quel ragazzo avesse provato nella sua vita, la famiglia per lei era una delle cose più importanti della sua vita e sapere che non aveva mai provato quella gioia di sentirsi amato come pochi, la portò in un mondo fatto di fantasia in cui sarebbero stati felicemente sposati; arrossì violentemente a quel pensiero e si concentrò sul discorso della donna accanto a sé.
«Non avrei mai potuto vivere una vita felice con lui, ma sapevo sarei vissuta nei sensi di colpa. Tutto é andato meglio quando Ted é arrivato nella mia vita, non mi importava di quello che pensavano su di lui, dei miei soldi che non avrei avuto, della mia famiglia contro... Niente di tutto questo avrebbe spazzato via l'amore che provavo per lui. L'ho sposato contro ogni convenzione e sono stata felice come non mai, ma sapevo di dover fare qualcosa per mia sorella. Glielo dovevo.» la guardò con grande affetto e la donna le sorrise calorosamente, mostrando agli occhi degli altri quella sua rara dolcezza.
«Perché l'hai fatto? Mi hai fatto bere una fiala delle acque lunari quando ero ancora in fasce, perché?» ripeté con la solita diffidenza. Per uno come lui credere nel bene risultava ridicolo e illusorio, anche se gli occhi di sua zia emanavano un calore genuino che nella sua vita aveva intravisto solo in quelli di Hermione.
Andromeda sfoderò un sorriso buono, si mise in piedi e gli si avvicinò costringendolo ad alzare una delle sopracciglia bionde. Sorrise nel vedere i lineamenti del ragazzo così simili a quelli di Lucius nei colori, ma così diversi nei tratti gentili che aveva ereditato da sua madre. Le sue iridi non era spietate, bensì sembravano una distesa d'argento fuso che avrebbe potuto annegare anche la più furba delle donne e l'angolo della bocca le si sollevò ancora di più nel sapere che quell'ipotesi si era già manifestata con una persona che conosceva molto bene.
«Perché sei mio nipote, la mia famiglia. Sapevo che non saresti mai diventato come lui, ma ero altrettanto consapevole che ci avrebbe provato ad iniettare il suo veleno.» allungò una mano e con decisione la posò sul volto pallido del ragazzo, che però non si ritrasse a quel tocco. «Ti ho salvato perché ne valeva la pena, ho riscattato un favore che mi dovevano le sirene e ti ho protetto con coscienza di tua madre, ma sappi che gli effetti della luna non si sarebbero mai scatenati se non avessi avuto un cuore puro. La mia era una scommessa e tu l'hai resa vincente, Draco. Grazie alla fiala che ti feci bere poco dopo la tua nascita, la tua anima si é trattenuta nel limbo dando il tempo necessario a Keira di ricongiurla al tuo corpo e salvare il tuo cuore puro.» gli sorrise raggiante, come se avesse vinto un gran premio alla lotteria babbana.
Quest'ultimo ebbe un fremito a quelle parole. Non aveva mai creduto nel cambiamento, se anni prima qualcuno gli avesse detto che si sarebbe ritrovato ad amare una donna dal sangue non puro, a fare i conti con la soledarietà ed il coraggio, a riscattare un cognome ormai caduto, beh... L'avrebbe spedito al San Mungo seduta stante.
Contro ogni previsione era riuscito a voltare pagina, a cambiare. E a chi poteva attribuire quel merito se non ad Hermione? Rivolse una breve occhiata a sua zia e poi si voltò a guardare la ragazza in questione; sorrideva teneramente verso Harry che l'aveva raggiunta e le aveva abbandonato un braccio sulle spalle, mentre Ron le stava pizzicando una guancia. Sarebbe dovuto morire di gelosia, eppure più la guardava e più si rendeva conto dell'amicizia che legava quei tre, un legame di cui non doveva provare invidia. Lo sapeva bene, Draco, che lei tremava solo tra le sue braccia.
Poi un lampo colpì la sua mente.
«Quella sirena mi aveva detto tutto qualche tempo fa, ma non ricordavo niente delle sue parole finché non mi sono risvegliato sulla superficie del lago. Non smettevo di guardare i riflessi rossi della luna, li sentivo penetrare la pelle e diffondersi in tutto il corpo. Non capivo che cosa stesse succedendo, ma dopo un dolore atroce alla schiena, ho osservato il mio riflesso sulle acque e c'erano delle ali. Quella é la creatura mitologica a cui si riferiva la filastrocca?» si poggiò contro la finestra per prendere una bella dose d'aria, c'era ancora qualche piccolo tassello da sistemare.
«Il tuo nome non é stato scelto a caso, tua zia amava l'astronomia. Esso proviene dalla costellazione del Dragone, una delle più importanti e conosciute della storia. Sono sicura che abbia avuto le sue motivazioni per sceglierlo ed il fato ci ha giocato un po’ su, donandoti ali di drago.» un ghigno divertito ed elegante nacque sulle labbra sottili di Narcissa.
«C'é ancora una cosa che non capisco.» Blaise parlò per la prima volta ed attirò lo sguardo di tutti su di sé. «Perché il lago nero? Insomma, perché quelle sirene sapevano così tanto? E perché si é risvegliato letteralmente sulle sue acque come una divinità babbana o roba del genere?» il moro si rivolse alla zia dell'amico appena conosciuta e lei sorrise sorniona, ma prima che iniziasse a parlare suo nipote la interruppe.
«É stato lì che ho incontrato anche Severus.» parlò lentamente cercando un filo logico che ancora non era riuscito a trovare.
«Hai incontrato Piton?» quella domanda venne dal bambino sopravvissuto. Il solo sentirlo nominare l'aveva fatto scattare in sua direzione e la sua espressione si fece confusa nel ricordare una situazione simile con il vecchio preside; la storia si era davvero ripetuta.
Il biondo annuí debolmente ed in cuor suo rammentò ogni piccolo istante passato con il suo padrino. Non aveva mai visto l'uomo rivolgersi a lui con tale gentilezza, aveva persino parlato d'amore e di un futuro felice, sicuramente influenzato dall'anziano Silente, ma comunque discorsi particolarmente strani se usciti dalla sua bocca saggia. Draco rivolse un breve sguardo ad Harry e comprese che avevano più cose in comune di quanto volessero ammettere, e probabilmente gli avrebbe rivelato cosa si erano detti se un'altra voce non fosse intervenuta ancora una volta.
«Ma certo! Come ho fatto a non capirlo prima? Sono stata una stupida a non collegare tutto!» Hermione si batté una mano sulla fronte e sorrise sorpresa. «Quelle sono sirene della grotta! Tempo fa, quando ci fu il torneo tre maghi, Silente mi disse che il lago nero nascondeva sorprese che mai nessuno avrebbe immaginato; il mare é un oceano di segreti e leggende.» ripeté le parole dell'uomo, grande fonte d'ispirazione e coraggio innato, mentre la zia del ragazzo annuí accondiscendente.
«Scusate, ma... In tutto questo... Beh...» il tono di Ronald Weasley risultò incerto ed impaurito dalle due donne Black. «... Perché tutto questo é avvenuto precisamente diciotto anni e sei mesi dopo la nascita di Hermione?» lasciò andare un colpo di tosse nel silenzio che era calato intorno a lui, lo stesso che lo fece arrossire.
I presenti lo guardarono attentamente, a Blaise e Draco scappò persino una risata derisoria che venne messa a tacere dall'occhiataccia della grifondoro in questione. Ginny guardò suo fratello pensando che la domanda non era poi così insensata ed Harry parve leggere nella mente della sua ex fidanzata perché annuí verso di lei. Eppure Narcissa e Andromeda si guardarono stralunate, come se stessero osservando un fenomeno da circo appena esposto e particolarmente bizzarro, poi la seconda parve pensarci su più seriamente e con calma plateale gli espose le sue conclusioni.
«Non credo che il procreare dei coniugi Granger c'entri qualcosa con la faccenda, Ronald Weasley.» gli sorrise in modo genuino ed il ragazzo arrossì ancora di più, fino alla punta delle orecchie. «Credo sia stata una semplice coincidenza che l'amore ha messo sul cammino del nostro caro Draco. I suoi sentimenti per Hermione gli hanno donato la giusta dose di coraggio per lottare fino alla fine e, questa volta, dal lato giusto.» rivolse uno sguardo carico di emozione ai due, per poi ritornare a parlare con tutti. «Ora... Chi vuole fare colazione?» chiese come se nulla fosse.
Tra i borbottii di assenso ed un Ron particolarmente affamato, i due diretti interessati si guardarono per lunghi istanti. Il loro legame si era solidificato come la pietra, diventando indistruttibile ed impenetrabile da ogni tipo di pettegolezzo o anche solo il minimo giudizio. Hermione comprese per la prima volta che usciti da quella scuola sarebbe cominciata la vita vera, quella ricca di ostacoli da superare e lotte da affrontare, e lei voleva passarla interamente con Draco Malfoy. Quest'ultimo alzò un angolo della bocca all'insù come per darle una muta conferma di quello che aveva detto sua zia; niente era stato più forte dell'amore che provava per lei e si sarebbe spaccato in due pur di non lasciarsela mai scappare, la sua vita era destinata a passarla con lei e nessun'altra. Senza pensarci ancora, si mosse verso di lei ed intrecciò le proprie dita nelle sue lentamente, godendosi le scariche elettriche che gli attraversavano tutto il corpo e con un ghigno arrogante la trascinò con sé, seguendo gli altri e lasciandosi quella storia alle spalle.
Ogni tipo di guerra sembrava essere terminata insieme a quella notte, i raggi del sole avevano illuminato il cielo scuro ed i cuore di tutti i maghi coraggiosi che avevano lottato con orgoglio. Avevano protetto ancora una volta Hogwarts e l'intero mondo magico per appropriarsi della speranza di un futuro felice e spensierato, ancora pochi mesi e sarebbero diventati dei maghi a tutti gli effetti ed avrebbero affrontato la vita con grande coraggio. Il coraggio morale, il coraggio delle proprie convinzioni, il coraggio di vedere attraverso le cose. Il mondo sarebbe stato in costante cospirazione contro i coraggiosi. Sarebbe stata una battaglia vecchia come il tempo; il ruggito della folla da un lato e la voce della loro coscienza dall’altro.
_Angolo Autrice_
Finalmente un nuovo capitolo! Non vedevo l'ora di pubblicarlo, ma il mio fidanzato ha avuto alcuni problemi che mi hanno tenuta lontana da wattpad, chiedo umilmente scusa! Tuttavia, spero che vi sia piaciuto e che non abbiate altri dubbi frullare nella testa. In caso contrario non esistate a chiedere ed io vi risponderò volentieri.♡
In questo capitolo abbiamo visto il controllo dei nostri due protagonisti andare all'aria, finalmente si sono lasciati un po’ andare dopo tantissimo tempo! Anche se le interruzioni sono dietro l'angolo ed arrivano nel momento meno opportuno, rovinando una così bella riconciliazione. *-* Quanto li amo! E voi? Andromeda ha spiegato la sua storia ed il suo ruolo nella vita di Draco, sicuramente sarà un personaggio importante nel loro futuro, che speriamo sia rose e fiori... Più o meno xD
Possiamo ufficialmente dichiarare finita la battaglia e tutte le sue conseguenze! *+*
Siete contenti? Io personalmente non vedevo l'ora, anche se questo segna anche la fine della storia, difatti vi annuncio che la settimana prossima ci sarà l'ultimo capitolo prima del vero e proprio epilogo!
Come sempre vi ringrazio per tutto l'affetto che mi dimostrate, mai avrei pensato di arrivare così lontano e davvero non so come sdebitarmi per tanta gentilezza, se non regalandovi un finale magico! Prometto che ci proverò e spero di non deludere le vostre aspettative.❤ Non ho molto altro da dire, se non mettervi al corrente che Change My Life é arrivata quarta nel concorso ideato da 'NuoviTalenti' ed io sono contentissima di questo traguardo mai immaginato!
Detto ciò... Vi do appuntamento alla settimana prossima con una foto che mi ha fatto pensare all'inizio del capitolo, ve l'allego qui sotto!
Un bacio, Lys.♡
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