42- Hurts like hell.
'Come posso dirlo senza spezzarmi? Come posso dirlo senza perdere il controllo?
Come posso spiegarlo a parole quando é quasi troppo per la mia anima sola?
Ho amato ed amato per poi perderti...
Ho amato ed amato per poi perderti e fa male da morire.
Non voglio che sappiano i segreti, non voglio che sappiano il modo in cui ti ho amato.
Non penso che loro capiscano, no.
Non credo che mi accetterebbero, no.
Ho amato ed amato per poi perderti e fa male da morire.
Sogni che combattono contro macchine dentro la mia testa, come avversari.
Combattimi gratuitamente, pura dalla guerra.
Il tuo cuore si adatta come una chiave alla serratura sul muro.
Mi sono girata, ma non posso scappare.
Ho amato ed amato per poi perderti...
Ho amato ed amato per poi perderti... E fa male come l'inferno.'
Hurts Like Hell - Ruelle.
Il tempo sembrava scorrere in modo lento e disturbante, insieme ai rivoli di sangue che iniziarono a scorrere dalla bocca di Draco Malfoy. Scendevano con una precisione irritante e sporcavano la sua pelle di porcellana sempre di più, imbrattandolo di rosso puro. Si era perso nel cercare Hermione tra la folla e quando i loro occhi si erano incrociati era scomparso ogni cosa, persino il dolore lancinante che gli stava prosciugando sempre di più le energie. Non poteva crederci, non riusciva a credere che proprio suo padre potesse arrivare a trafiggerlo con la bacchetta, non poteva credere che la sua follia fosse arrivata a tal punto da nuocergli in quel modo. Non riusciva a pensare ad altro, o forse erano i pensieri che stavano scivolando dalla sua mente e si stavano annebbiando insieme alla vista, le ginocchia sembravano diventate improvvisamente di gelatina e quando sentì la bacchetta essere estratta dalla propria carne, avvertì la morsa del dolore stringergli il petto e poi le gambe cedergli sotto il peso del proprio corpo, causando un pesante tonfo che attirò l'attenzione dei presenti.
Hermione aveva assistito alla scena come la spettatrice di un film, le mani tremavano come se fossero mosse da mille scosse elettriche e gli occhi sbarrati iniziavano a vedere in modo opaco, non seppe spiegarsi bene perché. Non distoglieva lo sguardo da lui mentre il mondo sembrava andare egoisticamente avanti, perché? Il tempo avrebbe dovuto arrestarsi insieme a quella scena orrida e che le stava provocando un forte conato di vomito, sentì la presa di Ginny sul suo braccio, ma prontamente la ragazza la scostò e fece qualche passo avanti, verso il ragazzo che se ne stava inginocchiato al suolo con la mano destra ferma sul petto.
Il silenzio era calato, il mutismo era un chiaro sengno che i professori erano sconvolti dall'azione deprorevole di Lucius ed i ragazzi scandalizzati dalla carognata fatta ad un ragazzo fin troppo giovane e pentito per assaggiare il sapore della morte. La grifondoro sembrò ignorarli tutti, dal primo all'ultimo, persino il singhiozzo di Ron strozzato e senza senso. Non aveva occhi che per quella figura angelica indifesa e troppo pallida. Lo raggiunse in poche falcate e senza pensarci ancora cadde anche lei in ginocchio, allungò la mano tremante su quella ferita e non si curò del suo sangue puro che le imbrattò la pelle bianca, non era una priorità in quel momento.
Hermione scosse velocemente il capo quando lo vide sforzarsi per parlare, non voleva che peggiorasse la situazione. La sua mente si stava illudendo che sarebbe andato tutto per il meglio, che tra qualche ora sarebbero stati tutti uniti a ridere di quell'incubo finalmente finito e lontano, era troppo sicura dei suoi pensieri che gli rivolse persino un sorriso dolce e genuino quando il ragazzo non riuscì a reggersi oltre e si accasciò su di lei, che lo accolse con un abbraccio caloroso, troppo in contrasto con la pelle gelida di lui. No, lei sapeva che sarebbe andato tutto bene e che quel dolore al cuore sarebbe durato quanto il battito d'ali di un gufo, doveva andare così o avrebbe perso il lume della ragione, avrebbe lasciato andare la sua stupida razionalità e si sarebbe strappata il cuore dal petto per dare un senso al loro amore.
Con estrema e lenta premura aveva stretto Draco a sé, le sue dita si erano spostate sul viso del ragazzo e mormorò delle scuse insensate per avergli sporcato il viso angelico di quel liquido rosso. Ritrasse la mano e la poggiò ancora una volta sulla ferita, premendo appena e nella follia più totale credette di poter sanare quell'afflizione con le sue false speranze. Oh, avrebbe tanto voluto guarire ogni sua cicatrice e donargli serenità, ma mai l'avrebbe lasciato andare in quel modo. Il dolore nel vedere il pallore sul suo volto e le forze abbandonarlo era troppo forte per permettergli di separarsi da lei.
«Herm... Hermione.» il biondo tossì sentendo una sostanza amara attraversargli la gola. Il sangue fuoriuscì dalle sue labbra violacee e lo costrinse ad annaspare in cerca di fiato.
«No, no, no. Ti prego, non dire niente.» sentiva gli occhi inumidirsi, ma non pianse. «Andrà bene, andrà tutto meravigliosamente bene. Deve andare tutto dannatamente bene!» sentiva il cuore battere all'impazzata e se solo avesse potuto gliel'avrebbe donato senza pensarci troppo.
Draco, tra le sue braccia, sembrava una marionetta al quale avevano tagliato finalmente i fili. Non azzardava a muoversi, sapeva avrebbe sentito dolore anche con un piccolo e semplice movimento, così chiuse gli occhi e si beò ancora un po' del calore che emanava lei e soltanto lei. Non aveva mai pensato a come sarebbe morto, ci era andato vicino troppe volte per perdersi in quelle sciocche supposizioni, ma in quel momento non fece a meno di pensare a quanto stesse già in paradiso tra le braccia della ragazza che amava, quella che gli aveva rapito il cuore con così tanta determinazione da destabilizzarlo e renderlo, a tratti, follemente innamorato ed incoscente; indifeso, sofferente, ma con una strana tranquillità in viso. Era così che Hermione vedeva Draco in quel momento.
«Sta andando più che bene, per me.» trovò la forza ed il coraggio di parlare, mai si sarebbe aspettato di trovarne così tanto. «É decisamente... » fece una piccola pausa per reprimere un gemito di dolore. «... Meglio di quanto mi aspettassi.» alzò l'angolo delle labbra all'insù, nella sua solita espressione tristemente felice e chiuse ancora gli occhi.
«Resta con me, ti supplico resta con me... Draco, io non... » si calò quel poco che bastava per sfiorare la sua fronte con la propria.
«Sono con te!» la interruppe, tuttavia, non sollevò le palpebre per guardarla ancora. Non avrebbe resistito alle sue lacrime, quelle avrebbero fatto più male della carne lacerata. «La mia piccola Granger.» strinse gli occhi e gemette al dolore che gli attanagliava le viscere.
«Ti prego, ti prego no... Non puoi farmi questo! Non hai il diritto di ferirmi così, non osare!» sentì un nodo stringerle forte il petto e non seppe reprimere un singhiozzo strozzato.
«Blaise... Blaise risponde sempre alle mie lamente dicendo... Dicendo che solo uno spirito disperato può raggiungere la serenità.» abozzó l'ombra di un sorriso. «E per essere disperati bisogna aver vissuto molto... Ed aver amato il mondo.» strinse gli occhi un attimo soltanto e temette di non riuscire a riaprirli. «Io... Ho vissuto fin troppo e beh... Non ho proprio amato il mondo, ma amo te, amerò sempre te.» rifugió i suoi occhi grigio chiaro in quelli ambrati di lei, quasi a voler impregnare il suo ultimo sguardo dentro la sua anima, finché quelle iridi persero completamente ogni tipo di vitalità e si persero nel vuoto.
Un urlo lancinante arrivò dritto al disprezzo dipinto sul volto di Lucius Malfoy, provocò dispiacere sulle labbra di Minerva McGrannit e le copiose lacrime che stavano scendendo dagli occhi regali di Blaise Zabini, incapace di muoversi e di raggiungere il suo migliore amico. Sentiva una parte di sé scivolare via e lasciargli un forte, troppo forte, senso di agonia che lo avrebbe tormentato per il resto dei suoi giorni. Ginny si apprestò a stringerlo immediatamente, ma nemmeno quell'abbraccio che sapeva di eterno riuscì a scuotere il cuore del suo fidanzato, sembrava raffreddato da un'ondata gelida che neanche il più ardente dei fuochi sarebbe riuscito a fare qualche effetto.
Dolore, nient'altro che dolore si eguagliava nel petto di Hermione e urlò tra le lacrime nel vano tentativo di liberarsene. Si sentiva persa, sola, spezzata in due dalla forza di quelle iridi che si erano spenta senza che lei potesse fare niente per evitarlo. Distrutta, si sentiva completamente distrutta dalla consapevolezza di non essere riuscita a salvare l'unica anima che davvero aveva avuto bisogno del suo aiuto. Comprese che l'intelligenza non l'avrebbe portata da nessuna parte, che il suo impegnarsi così tanto in quegli stupidi libri non l'avrebbe più resa felice perché la sua felicità si era rifugiata nel cuore velenoso del serpeverde tra le sue braccia, che l'aveva abbandonata al suolo lasciando come ricordo solo una lacrima invisibile all'angolo dell'occhio ed un sorriso quasi sereno.
Un colpo al cuore, era stato un ennesimo colpo al cuore che non poteva sopportare. Aveva provato così tanta sofferenza nelle notti seguenti alla guerra, aveva sentito tutte le urla delle persone che erano cadute, aveva sentito la cicatrice bruciare ogni singola volta gli occhi di qualcuno le avevano perforato la mente, ma nulla di tutto quello era paragonabile alla disperazione che sentiva in quel momento, artigliava il suo cuore con tale forza da renderla incapace di reagire a quel supplizio; vuota, spenta, senza un briciolo di vitalità.
«Herm...» la voce di Harry fu un sussurro che sentì ovattato, nonostante il ragazzo le si era avvicinato, ignorando la presenza di Lucius che li guardava con un disdegno letale.
«'Mione, non c'é più niente che tu... Che tu possa fare.» il richiamo di Ron le risultò ancora più lontanto e timoroso di dire qualcosa di sbagliato come suo solito.
La ragazza parve non ascoltarli, al contrario si era persa nell'accarezzare piano i fili di un dorato spento che incorniciavano il volto di Draco, ancora stretto al suo petto. Le loro mani erano unite, ma la sua stretta non veniva ricambiata e quella fu l'ennesima consapevolezza che le lacerò l'anima, annebbiando la ragione e costringendola a trattenere ennesime lacrime amare. Lasciò andare la presa e con le dita insanguinate gli chiuse accuratamente gli occhi, lasciando tracce di sangue sulle palpebre chiuse, ma non ci badò molto. I suoi movimenti erano osservati da tutti, persino dall'uomo spregevole che aveva ammazzato un ragazzo dall'animo innocente, e che se la rideva sprezzante davanti a quel teatrino durato fin troppo.
«Aspettami... Aspettami qui, torno presto.» mormorò appena, posando le labbra sulla fronte gelata del biondo privo di sensi, privo di vita, mentre i due amici si lanciarono uno sguardo affranto nel vederla fuori di sé.
Hermione con gesti delicati e spaventosamente premurosi, adagiò il corpo di Draco al suolo e gli sorrise sinceramente distrutta, poi fece leva sulle proprie braccia e con estrema fatica riuscì a mettersi finalmente in piedi. Gli occhi sembravano infuocati e carichi di un odio incontenibile, l'ambrato delle sue iridi si reversò in quelle fin troppo simili al ragazzo che amava, ma che guizzarono di divertimento non appena lei sfoderò la bacchetta e gliela puntò contro.
Sentiva un bisogno viscerale di vendicarsi e di ridurre quell'uomo nel nulla, le sue credenze, le sue convinzioni e la sua contrarietà sul nuocere alle persone, sembravano essere state chiuse in un piccolo angolo della sua testa, insieme al ricordo di Draco; c'erano solo collera e rancore.
«Cosa pensi di fare, lurida sangue sporco?» il ghigno di Lucius si aprì in una risata beffarda e derisioria. Il suo sguardo finì sulla sua mano che tremava appena nel tenere la bacchetta. «Prima di cimentarti nell'inutile tentativo di attaccarmi, impara a tenere la bacchetta!» la sfidò, probabilmente dimenticando che stesse parlando con la strega più brillante di Hogwarts.
«Confrigo!» urlò indignata e senza paura di affrontarlo, aiutata dal dolore distruttivo della sua perdita. «Confrigo!» ripeté ancora e più volte, verso il mago che schivò abilmente tutti i suoi incantesimi.
Hermione continuava impettita a scagliarne uno dietro l'altro, nonostante vedesse che non gli stesse torcendo un solo capello, ma semplicemente indietreggiava nel scansarli. La ragazza avanzava verso di lui con le fiamme più ardenti negli occhi, continuava a ripetere il medesimo incantesimo come un mantra cantilenante, senza curarsi di colpire anche il suolo sottostante. Bruciava di rabbia, le doleva il petto tanto era l'odio che provava nei suoi confronti e verso se stessa, che non era riuscita nemmeno a salvarlo.
Strinse gli occhi e lanciò incantesimi a casaccio, non riusciva a distinguere nient'altro che il volto di Draco che la fissava con lo sguardo vacuo.
L'ennesima morsa al petto la costrinse a scagliare un ennesimo confrigo, ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Lui non sarebbe tornato, le sue iridi glaciali non l'avrebbero fissata più con la solita arroganza e prepotenza, le sue mani non l'avrebbero più stretta con l'irritante possessione che lei odiava, ma che desiderava ardentemente in quel momento.
Non avrebbe più goduto dei sorrisi che rivolgeva solo ed unicamente a lei, non sarebbe riuscito a riscattare il suo nome, a dimostrare di avere un animo buono e far ricredere tutti quelli che l'avevano sempre infangato, così come si era ricreduta lei. Il dolore al petto era troppo forte, aumentava e sembrava renderla sempre più folle, sempre più disperata, tanto che i suoi compagni si ammutolirono alla maledizione che la ragazza lanciò per la prima volta.
«Avadakedavra!» urlò a pieni polmoni, puntando la propria bacchetta al cuore con l'intendo di fermare quel battito, così come si era fermato quello di Draco sotto le proprie mani.
Era la prima volta in vita sua che scagliava una maledizione senza perdono. Non aveva mai osato farlo, andava contro ogni suo principio, ma in quel momento non le importava nient'altro se non vendicare la morte del ragazzo che amava con tutta se stessa e di cui aveva perso l'amore. Lucius non sembrò prendere bene quell'affronto, che era riuscito sorprendentemente ad evitare e di fronte al suo sguardo rabbioso tutti i presenti, studenti e professori, accerchiarono la ragazza e l'aiutarono ad affrontare quel mostro senz'anima una volta per tutte.
«Me la pagherai, stupida ragazzina!» sprigionò un'aura spaventosamente oscura, dal suo corpo sembrava fuoriuscire un ombra che lo superava di svariati centimetri, segno che stava per utilizzare tutta la potenza che possedeva.
Blaise fu il primo ad attaccare, ignorandolo completamente e scagliando contro di lui la sua rabbia innata ed il dolore di aver perso il suo migliore amico. A niente servì, però, venne scagliato via quasi subito con un semplice gesto della mano. Harry avanzò senza paura, ma l'uomo non diede tempo né a lui né a Ginny e Ron di attaccarlo, e con un'ennesima sbracciata li costrinse ad alzarsi dal suolo sotto i propri occhi neri. Fu il turno dei professori, che abilmente lo accerchiarono e furono gli unici in grado di contrastare quell'enorme potenza, tenendolo occupato quel poco che bastava per permettere alla ragazza di raggiungerli e continuare nel suo folle intento che sapeva di vendetta amara.
«Signorina Granger si allontani da qui immediatamente!!!» la voce del professor Lumacorno la costrinse a spostare lo sguardo su di lui senza pensarci.
«Crucio!» l'urlo di Lucius Malfoy fece impallidire persino la preside, che capì immediatamente in quale traiettoria si sarebbe diretto l'incantesimo, e provò con tutta se stessa ad evitarlo.
Corse più veloce del vento verso la sua studentessa modello, le voleva un bene dell'anima e si sarebbe presa la maledizione al suo posto se solo fosse arrivata in tempo. Purtroppo non successe, le fu accanto solo quando le urla della ragazza furono tanto vicine da trasmetterle tutto il dolore che stesse provando in quel momento. Ad Hermione parve che un'infinità di aghi bollenti le infilzassero le carni più volte, conosceva fin troppo bene quella sensazione, ma soffriva già abbastanza da considerarla quasi un sollievo che l'avrebbe costretta a perdere conoscenza, tuttavia, quell'agonia cessò dopo qualche minuto e lei riusciva ancora a tenere gli occhi aperti.
Sentì distintamente la voce della McGranitt invieire contro Lucius e scagliare un incantesimo che non aveva mai sentito nominare.
Era tremendamente stanca di non sapere le cose ed al contempo era stanca di conoscere la realtà che stava vivendo.
Sentiva il terreno freddo sfiorarle la pelle, apriva e chiudeva le palpebre con una pesantezza estenuante, rivolse lentamente il suo sguardo al corpo di Draco giacente al suolo e quando lo fece, non poté fare altro che spalancare gli occhi e costringere le proprie braccia a fare leva e sollevarsi con il busto; la figura del biondo era avvolta da una strana luce non identificata e sotto gli occhi ancora increduli della ragazza stava pian piano fluttuando nell'aria come se fosse così leggero da essere trascinato da una semplicissima folata di vento. Hermione fece appello a tutte le sue forze per mettersi in piedi ed allungare un braccio verso di lui, illudendosi di poter fare qualcosa, ma il corpo del sepreverde si era innalzato a troppi metri da terra per riuscire anche solo vagamente a sfiorarlo con le dita, e con un balzo velocissimo era stato richiamato dall'oscurità della foresta proibita, lasciando la grifondoro con il terrore che le attanagliava lo stomaco.
**
Il vestito bianco rendeva la pelle diafana di lei ancor più pallida, ma le donava una lucentezza tale da farla somigliare in tutto e per tutto ad un angelo venuto dal cielo per salvaro dalla sua vita ricca di sofferenza e buio totale.
Si muoveva sinuosa tra l'erba fitta e correva per una ragione che il ragazzo non riuscì a capire all'inizio, troppo preso dai suoi capelli mossi dal vento primaverile. Le incorniciavano il viso in modo perfetto, non c'era niente che stonava in quella visione paradisiaca e si chiese se quello fosse un paradiso a tutti gli effetti. Avrebbe potuto ascoltare la sua risata per il resto dei suoi giorni, lì ed immobile, ma decise di avanzare e scoprire che cosa la inducesse a muoversi veloce ed a ridere così felicemente spensierata.
Un passo dopo l'altro lo costrinsero a stringere gli occhi dalla frustrazione, quella visione era ad pochi metri da lui eppure sembrava lontana anni luce. Nonostante i suoi passi si fecero sempre più insistenti e veloci non riusciva mai a raggiungerla, e gli provocava una fitta allo stomaco che seppe giustificare solo con la voglia di avvicinarsi e stringerla, gli sarebbe bastato anche toccarla o sfiorare la sua pelle di poco, ma i suoi desideri sembravano essere lontani da quella che era la realtà. Draco fece una smorfia stizzita; quella era davvero la realtà o si trattava solo della sua fervida immaginazione che lo stava facendo impazzire? Si sarebbe sicuramente risposto da solo se un'altra figura non avesse attirato la sua attenzione, costandogli una sorpresa immediata che ridusse i suoi occhi a due sottili fessure.
Lei si era fermata improvvisamente ed aveva steso le mani verso un bambino dall'aria confusa e sperduta; i capelli erano di un biondo tenue che rifletteva perfettamente i raggi del sole, gli occhi erano dotati di iridi glaciali, fredde come la neve d'inverno e stringeva tra le mani l'unica rosa rossa in un mare di girasoli. La sua espressione diventò di colpo ostinata nel provare a raggiungerla e dopo svariate cadute si era rialzato sempre più determinato, sempre più voglioso di stringersi a lei. Tanto che riuscì ad afferrare le sue mani affusolate al quale si aggrappo e la ragazza lo sollevò tra le sue braccia senza il minimo sforzo.
Draco sentì un calore strano raggiungergli il petto, dove se ne stava indisturbato il suo cuore stranamente palpitante. Portò la mano destra sul punto incriminato e quel movimento parve attirare l'attenzione di lei, che con un sorriso dolce dipinto il volto, stese un braccio invitandolo a raggiungerli e ad unirsi in quel quadretto tanto invitante. Lo sguardo del ragazzo vacillò appena indeciso, ma davanti alle iridi del piccolo ne rimase quasi ipnotizzato e non poté fare altro che sollevare il braccio sinistro verso di loro, sembravano attenderlo con una pazienza nauseante. Si sorpese impercettibilmente quando i suoi movimenti funzionarono e preso dall'euforia avanzò verso di loro con maggior velocità, spalancando gli occhi quando, ad un passo dallo sfiorarle le dita, vennero inghiottiti da una luce bianca troppo abbagliante e che lo costrinse a chiudere gli occhi.
Con un balzo repentino sollevò il busto e spalancò gli occhi. Annaspò stanco e provato, come se avesse giocato all'incirca mille partite di quiddich. Non perse altro tempo tra i suoi pensieri e rivolse lo sguardo di fronte a sé ancora una volta, sembrava essere stato trasportato in uno scenario completamente diverso. Poteva avvertire l'erba ed il terreno sotto le dita gelide, scorse con gli occhi delle acque scure nonostante la troppa luce che avvolgeva il luogo in cui si trovava. Draco attribuì quelle acque al lago nero, quello che circondava l'intera scuola di Hogwarts che il ragazzo poté osservare in lontananza.
Il biondo accigliò lo sguardo con un espressione del tutto confusa, non riusciva a capire che cosa stesse succedendo, ma la visione della scuola sembrò riportarlo a ricordi spiacevoli e nettamente in contrasto con quelli di prima. Con una mano cercò a tastoni la ferita che gli aveva inflitto suo padre, ma inaspettatamente non trovò traccia né di sangue né della grave lesione che lo aveva costretto a cedere sotto gli occhi ricchi di sofferenza appartenenti alla sua Hermione. Il solo pensare a lei gli provocò un brivido lungo la schiena, ma nulla poté battere lo sgomento che provò nell'udire quella voce.
«Finalmente. Ricordavo una certa considerazione della puntualità da parte tua, evidentemente le compagnie che frequenti ultimamente ti hanno indotto a cambiare il tuo modo di essere.» il tono scuro ed autoritario colpirono il serpeverde come un pugno violento allo stomaco e subito si voltò.
La figura austera di Severus Piton lo sovrastava di qualche centimetro, la sua espressione severa non lo scalfì più di tanto, era abituato ad avere addosso i suoi occhi neri. In molti potevano considerarli vuoti, freddi e simili a due tunnel immersi nel buio più fitto, ma Draco sapeva benissimo che per lui aveva sempre provato uno strano affetto. Indossava, come sempre, abiti scuri ed un mantello nero come la pece che gli parve svolazzare verso i piedi con grande eleganza e che mise ancora di più in mostra la sua carnagione olivastra. Il ragazzo sentì una morsa stringergli il cuore nel vederselo davanti, mille ricordi riportati a galla ed un addio mai pronunciato all'unica persona che l'aveva aiutato davvero, rendendolo quello che era.
«Non guardarmi con quell'espressione contrita, non ho perso sette anni della mia vita per insegnarti a mostrare le tue debolezze.» lo rimproverò con uno sguardo apprensivo celato da un'infrangibile fredda corazza, era una cosa del tutto normale scendere a toni quasi confidenziali quando si trovavano da soli.
«Dove mi trovo?» alzò il mento nascondendo tutte le emozioni che cercavano di prendere il sopravvento. «Non capisco che diavolo sta succedendo! É reale tutto ciò?» si passò velocemente una mano nei propri fili dorati in un gesto di completa stizza.
«Ti ricordavo anche più perspicace ed astuto.» si sistemò il lungo mantello sulle spalle ed ignorò lo sguardo fulminante del ragazzo. «Ad ogni modo, siamo semplicemente nella tua testa, Draco. Questo dovrebbe voler dire che non é reale?» parlò con il suo solito tono pacato e controllato. Non diede importanza alla confusione sul volto del biondo, con estrema calma lo superò e si avvicinò alla sponda del lago nero. «Nessuno di noi si aspettava una tale crudeltà da tuo padre, ma sappiamo bene quanto la magia nera riesca a manipolare la mente fino a farla impazzire del tutto.» con un semplice cenno del capo invitò il ragazzo ad affiancarlo e lui così fece.
«Non ha mai ricevuto il premio per il padre dell'anno, comunque.» fece una smorfia sprezzante, il suo sguardo era tagliente come lame affilate. «Quindi, mi sta dicendo che sono...» non terminò la frase, semplicemente strinse i pugni nel ricordare l'accaduto.
«Morto? E chi sono io per dirlo?» gli rispose con una domanda. Misterioso come pochi, non era cambiato una virgola dall'ultima volta che l'aveva visto. «Posso solo rimproverarti il fatto di esserti fatto colpire nel modo più ridicolo che abbia mai visto, pensavo di aver plasmato un allievo impeccabile e di averti insegnato abbastanza incantesimi per difenderti contro l'oscurità. Mi hai profondamente deluso.» tenne gli occhi neri come la pece fermi davanti a sé, sembrava particolarmente attirato dal movimento delle acque.
«Mi dispiace, le ho ripetuto più volte che non possedevo le sue stesse capacità. Mi sono lasciato distrarre più volte e non...» non riuscì a terminare la frase, non sapeva bene cosa dire, comunque.
«Tipico essere femminile grifondoro.» lo interruppe con una smorfia, sapendo perfettamente il soggetto che aveva deliberatamente distratto il suo allievo prediletto. «Ti ho visto per la prima volta in fasce, quando ancora eri un poppante lagnoso e tua madre m'implorava di trovare un modo per proteggerti da lui. Sapevamo che non saresti diventato come tuo padre, ma Andromeda non volle rischiare e disse che avrebbe fatto di tutto per tenerti lontano da quegli esseri oscuri. É stata lei a scegliere il nome che porti adesso, era oltremodo fissata con l'astrologia e la mitologia, snervante a dire il vero. Fu lei a fare un patto con le sirene del lago nero, appartenenti alle acque lunem.» si voltò ed il mantello seguí il suo corpo come una seconda pelle, ritornando subito dopo al proprio posto.
Draco tentennò appena ed assimilò quelle informazioni con tutta la dedizione che possedeva. Non aveva mai conosciuto di persona sua zia Andromeda, ma aveva udito così tante volte uscire il suo nome dalle labbra di suo padre mentre puniva sua madre, che arrivò ad odiarla senza un motivo ben preciso. Quel bambino dagli occhi troppo chiari e sofferenti credeva che fosse tutta colpa di quella donna nominata di continuo, ignaro che fosse stata proprio lei a salvarlo da ogni tentativo di Lucius o Voldemort di impadronirsi della sua mente. Scosse il capo lentamente e riportò la sua attenzione sull'uomo dalla capigliatura corvina e ben ferma.
«Credo di ricordare il resto della storia, quella sirena diversamente affascinante mi ha trascinato fino al fondale per raccontarmi il resto della favola.» le sue labbra si piegarono in un ghigno infastidito.
«Quello che Filia non ti ha rivelato é che sin da bambino hai bevuto una fiala di quelle acque tanto bramate da Voldemort. Andromeda perse gran parte dei suoi poteri in cambio di quella possibilità, in cambio di quella barriera che é stata infranta nel momento in cui la bacchetta di tuo padre ha lacerato le tue carni.» non si perse l'incredulità nello sguardo di Draco che parve perdere lucidità. «In una goccia d'acqua si trovano tutti i segreti degli oceani. Il modo per ricongiungere la tua anima al tuo corpo é davanti a te.» riportò il suo sguardo sull'estenzione del lago Nero.
Il cuore del serpeverde prese a battere in modo incontrollato, o forse era semplicemente nella sua testa anche quello. I pensieri lo attraversavano da una parte all'altra in modo irrefrenabile, la consapevolezza di avere un'altra possibilità lo fece sentire imponente ed egoisticamente non perse tempo ad avanzare verso la sponda ed immergersi nelle acque scure, il contatto con quella freddezza lo costrinse a rabbridividire appena, ma non fu capace di farlo desistere dal suo intento. Niente l'avrebbe fatto, il solo pensiero di suo padre che avrebbe potuto torcere anche un solo capello alle persone a cui voleva bene, gli faceva salire il sangue al cervello, tuttavia si fermò quando udì la voce dell'uomo alle proprie spalle.
«Draco.» lo richiamò e lo vide voltarsi immediatamente, ubbidiente forse solo a lui. «Una mia vecchia conoscenza ti direbbe che la cosa più importante, quella capace di cambiarti e renderti incapace di reagire anche quando dirigni i denti dall'odio, un segno non visibile, ma incarnato sotto la pelle e nel cuore... É l'amore. Ad oggi, per mio sconcerto e ribrezzo, non posso essere che d'accordo con lui e ti consiglio incalzante di non essere codardo mai, abbi il coraggio di fare ciò in cui io ho fallito miseramente.» si lasciò andare con un sospiro malcelato. «Mostra il tuo amore, quello che hai visto potrebbe essere il tuo futuro.» gli diede la consapevolezza di aver visto i suoi pensieri grazie all'incredibile dono della legilimanzia.
Il ragazzo lo guardò senza alcuna smorfia o ghigno com'era solito fare. Semplicemente alzò l'angolo delle labbra all'insù a mo' di saluto e gli dimostrò tutto il rispetto e l'affetto che aveva per lui reversando le proprie iridi chiare in quelle dell'uomo, che prontamente capì ogni cosa. Non ci sarebbero mai state dimostrazioni plateali di amore quasi paterno, l'orgoglio veniva prima di ogni cosa per quelli come loro, mai avrebbero infranto quella sottile linea, eppure i loro occhi parlavano da sé e si dissero un miliardo di cose con semplici sguardi. Ad interrompere quel contatto fu il professore, che come un pipistrello afferrò il mantello e gli diede le spalle con la sua solita maestria, sparendo nel buio della foresta broibita.
Draco prese una lunga boccata d'aria prima di rivolgere la sua attenzione al lago. Non sapeva perché gli era stata concessa una seconda possibilità, ma promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per sfruttarla al meglio. Aveva tutta l'intenzione di proteggere tutte le persone a cui teneva senza ripensamenti, voleva dimostrare di valere qualcosa e voleva riscattare il proprio nome donandogli una nuova luce, proprio come quella che lentamente stava avvolgendo ogni cosa. Il ragazzo avanzò nelle acque senza premurarsi della temperatura e dei brividi che sentì risalire lungo la schiena, sentì gli abiti appiccicarsi sulla pelle e diventare più pesanti quando si immerse fino al busto. Si passò velocemente una mano tra i capelli e li impregnò immediatamente lasciando che goccioline trasparenti scivolassero sul suo viso pallido. Tremava, tremava e stringeva i denti per impedirlo, ma il gelo sembrava congelargli sempre di più le ossa ciò nonostante, si immerse completamente e chiuse gli occhi; il freddo che arrivò dritto al cuore fu l'ultima cosa che ricordò prima di cadere in uno stato di completa trance.
_Angolo Autrice_
Finalmente ce l'ho fatta! Mamma mia, credo che questo sia il capitolo più lungo che io abbia mai scritto e chiedo scusa, ma c'erano tante cose da spiegare e descrivere. Perdonatemi se vi ho fatto aspettare così tanto, ma é stato anche uno dei più difficili! Ma bando alle ciance, siamo arrivati agli atti finali! Che ne pensate?
Devo ammettere di aver pianto mentre descrivevo il dolore di Hermione, spero di avervi emozionato tanto quanto mi sono emozionata io. Credo che il dolore di perdete una persona amata laceri l'anima e porti quasi a perdere il senno, perciò ho reso la nostra eroina preferita priva di lucidità! Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa sempre piacere discutere con voi della storia, ne siete parte integrante.♡
In quanto a Draco, é stato miracolato (altro che le acque xD) ed ha rivisto l'unica persona che davvero gli ha voluto bene, oltre a sua madre e ad Andromeda a quanto pare. Ero nervosa nello scrivere di Piton, é uno dei personaggi migliori mai creati nei libri e so benissimo di non essere nemmeno lontanamente a quei livelli, tutta via spero di avergli dato il giusto ruolo nella storia.♡
Ora non ci resta che aspettare il risveglio del ragazzo e la versione di Andromeda, che spero metta a tacere ogni dubbio o mistero.♡
Come sempre vi ringrazio per tutto l'affetto che mi dimostrate, sono sempre più orgogliosa di questa storia e dei livelli che sta raggiungendo; siete incredibili!⚡
Ps: Vi consiglio vivamente di leggere la metà del capitolo dedicata a Draco, ascoltando 'Boulevard of broken dreams' dei Green Day! Avrei tanto voluto metterla ed era quella la mia prima scelta, ma sono convinta che la parte di Hermione sia più importante ed 'Hurts like hell' di Ruelle esprime tutto il dolore di lei. :(
Detto ciò, ci ritroveremo la settimana prossima con un nuovo capitolo!
Un bacio, Lys.❤
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top