38- Same old war.
'Ho combattuto la stessa vecchia guerra contro una malattia senza cura.
Ho dovuto sopportare per tanto tempo, ho chiesto desideri a una stella come se il mio universo si rompesse, mi sento così lontano dal cielo mentre i miei sogni volano via. Loro dicono che è una battaglia che non può essere vinta, ci servono le nostre ginocchia, ci servono le nostre pistole.
Dovrei correre via e cambiare il mio nome o dovrei rimanere in battaglia attraverso la notte e non chiudere mai i miei occhi? No, non chiuderò mai i miei occhi.
Sono andato troppo a fondo per tornare indietro ora, per ritornare una faccia nella folla.
Sono stato su questa strada per così tanto tempo, convinto che non ci sia via d'uscita.
Il mio mondo sta andando sottosopra, il mio senso dell'orientamento se n'è andato, loro dicono che è una battaglia che non può essere vinta, ma sii forte, continua a muoverti.
Non lasciare che l'oscurità ci accerchi, vai avanti, saremo noi a tirare le stelle in basso.
Non chiuderò mai i miei occhi.'
Same Old War - Our Last Night.
La tana dei Weasley quella sera sembrava il luogo piú tranquillo del mondo magico. Dalla finestra si poteva osservare la distesa di terreni infiniti ed il cielo scurissimo, quello che Daphne stava osservando già da un po'. Gli occhi verdissimi erano preoccupati e ricchi d'ansia, i suoi pensieri erano rivolti ai due migliori amici, alle due ragazze che si trovavano con loro e per qualche strano motivo, anche al ragazzo occhialuto che aveva dimostrato tanta premura nei suoi confronti.
Sorrise a quel pensiero, prendersi una stupida cotta per il tanto conosciuto Harry Potter non era programmato, ma c'era qualcosa in quel ragazzo che la costringeva a non smettere di pensare a lui. Sapeva quanto fosse tormentato dai suoi demoni, distruggere il signore oscuro e diventare il salvatore del mondo magico aveva avuto anche dei danni collaterali. Ne aveva passate cosí tante con Draco che non riusciva nemmeno ad immaginare l'oscurità degli incubi di Harry. Eppure c'era sempre un sorriso sul suo volto chiaro, le si era avvicinato in punta di piedi ed aveva fatto breccia nel suo cuore con quella sua tanto conosciuta bontà e gli occhiali perennemente rotti.
Ringraziò Salazar serpeverde ancora una volta per averle fatto trovare quegli occhiali tanto riconoscibili nel corridoio ad ovest, da studentessa educata li aveva raccolti, aggiustati e puliti. Li aveva riposti nella tasca della sua divisa, ripromettendosi di restituirli al padrone non appena lo avesse incontrato, ma quello che era avvenuto pochi istanti dopo fu un vero e proprio scontro; Harry le era rovinosamente caduto addosso e l'aveva costretta a perdere l'equilibrio in modo goffo e per niente da lei.
Avrebbe sbraitato contro il carnefice di quella distrazione se non si fosse ritrovata persa negli occhi grandi e chiari di Harry Potter. Si era scusato cosí tante volte che a pensarci ancora le veniva da ridere.
I suoi pensieri vennero interrotti dal ticchettio che arrivò dalla porta. Daphne sobbalzò sorpresa, doveva abituarsi a tutte quelle carinerie e le tante attenzioni che le davano in quel posto, mai sarebbe stata trattata in quel modo a casa sua. Ripensare a quel luogo tanto tetro le mise i brividi, i suoi genitori non conoscevano ancora il suo stato e le tremarono le gambe ad immaginare lo sguardo ripugnante che le avrebbe rivolto suo padre, Merlino solo sapeva che cosa avrebbe potuto fare in preda alla rabbia.
«Mia cara, cos'é questo faccino preoccupato? Vuoi della zuppa? Ne abbiamo in abboddanza!» una Molly preoccupata la raggiunse in poche falcate e le prese le mani, stringendole nelle proprie.
«Ho mangiato già tantissimo, sono a posto.» declinò con un sorriso gentile. «Ma la ringrazio con tutto il cuore, signora Weasley, é cosí gentile con me!» si lasciò condurre sul letto ricoperto da una trapunta verde.
«Ti ho ripetuto mille volte di chiamarmi Molly!» la riprese per l'ennesima volta, ma sorrise subito dopo, come se fosse a conoscenza di chissà quale segreto. «Sono qui per dirti che qualcuno ha chiesto di vederti e se ne sta fuori da questa stanza in trepidante attesa!» le cinse le spalle con un braccio e guardò l'entrata della camera che apparteneva alla sua bambina.
«Qualcuno ha chiesto di vedere me?» spalancò appena gli occhi e prese a giocherellare con le dita delle mani, temeva che i suoi avessero scoperto che non si trovava ad Hogwarts.
«Non mi é mai sembrato cosí nervoso come in questo momento, te lo assicuro! Ohh l'ho cresciuto io quel ragazzo, spero tanto che possa trovare la felicità che merita!» straparlò come suo solito e gesticolò animatamente. «Entrà, caro! Entra!!!» urlò subito dopo, mettendo la ragazza in uno stato di ansia e tremenda confusione.
Si voltò a guardare la porta ed il suo cuore perse un battito quando Harry varcò la soglia con un sorriso nervoso, i capelli arruffati e la sua solita felpa grigia. Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, mentre lui chiedeva alla donna di lasciarlo solo con lei. Non sapeva come comportarsi e che cosa dire... Possibile che prendersi una cotta per lui la rendeva una stupida ragazzina qualunque?
Istintivamente prese a giocare con la sua treccia biondissima e cercò con tutta se stessa di nascondere il rossore sulle guance, di solito pallide come le perle.
Il ragazzo si scompigliò i capelli in modo impacciato, non sapeva bene il motivo che l'aveva spinto a lasciare la scuola nelle mani di Ron e raggiungerla solo per assicurarsi che stesse bene, che lei e il bambino stessero bene. Forse quel motivo era nascosto dentro di sé ed aveva solo bisogno di scavare per trovarlo e fare luce sui suoi pensieri oscuri.
Sta di fatto, che si limitò a sedersi poco distante da lei e sorrise ancora nel vedere l'imbarazzo sul volto di lei. Daphne era di una bellezza disarmante ed avrebbe messo al muro qualsiasi mago, il salvatore del mondo magico compreso.
«Che ci fai qui?» parlò lei per prima e cercò di essere il piú distaccata possibile, per nascondere quello strano formicolio allo stomaco.
«Volevo assicurarmi che steste bene. Non riuscivo a darmi pace al castello, ho lasciato le redini a Ron e mi sono smaterializzato qui immediatamente.» rispose in modo sincero e non c'era cosa piú pura del suo sguardo in quel momento.
Nella mente di Daphne quelle parole rimbalzavano da una parte all'altra e credette di impazzire da lí a poco. Non smetteva di guardarlo, non ci riusciva, probabilmente erano le sue iridi a trasportarla in quel verde cosí simile al proprio o forse era la sua bontà d'animo che traspariva da ogni poro a renderla dipendente dai suoi occhi. L'istinto le urlava di stringergli la mano, quella che lui aveva abbandonato sul letto in attesa di chissà quale gesto da parte sua, ma il contegno e la sua compostezza la costringevano a rimanere immobile.
Non riusciva a rompere gli schemi, anche se avrebbe tanto voluto farlo.
«Oh poveri noi, il castello nelle mani di un individuo come Ronald!» sdrammatizzò e non c'era traccia di odio o discriminazione nella sua voce, cosí fece ridere anche lui.
«In effetti, non sono tanto sicuro di ritrovare la scuola intatta al mio ritorno!» scherzò anche lui guardandosi intorno per non rischiare di incrociare gli occhi fermi della bionda.
«E allora perché hai rischiato?» azzardò sentendo il cuore battere troppo forte per una come lei, ma doveva sapere. «Perché sei corso qui, Harry Potter?» si sentí improvvisamente piú sicura, la vera se stessa che ritornava dopo tanto tempo e tante lacrime.
Il ragazzo si voltò a guardarla e non perse tempo, fu lui a muovere la propria mano e ad afferrare quella di lei. Osservò attentamente le loro dita intrecciarsi e strinse la presa abbastanza da sentirla sobbalzare, ritornò sul suo volto e la vide arrossire in modo spudoratamente bello.
Non sapeva ancora bene che cosa provasse per la ragazza accanto a sé, ma non poteva evitare quelle vibrazioni che colpivano il suo cuore al solo toccarla. Non voleva rischiare di ferirla, non voleva ripetere i suoi errori e spegnere il suo sorriso a causa dei propri demoni interiori, ma non avrebbe perso l'occasione di ritrovare quella luce perduta e tanto cercata; sembrava avercela lei negli occhi, quella luce.
Valeva la pena rischiare per una serpeverde dal sangue puro e l'orgoglio spinato? Poteva lanciarsi dalla torre del castello senza la propria bacchetta, per una come lei?
Harry non ne aveva idea, i suoi pensieri erano confusi ed inconcepibli, ma il battito del suo cuore era inconfondibile.
Avrebbe fatto di tutto per proteggere quella ragazza dai lunghi capelli biondi, gli occhi da bambina ed un mondo sulle spalle che finalmente non avrebbe affrontato da sola.
«Daphne io...» provò ad esternare quello che sentiva, ma la ragazza non seppe mai che cosa stesse per dirle.
Un fulmine squarciò il cielo scuro e scagliò fasci di luce ovunque, costringendo la terra a tremare ed il grifondoro a saltare in piedi con la bacchetta alla mano, già pronto a qualsiasi attacco. Puntò lo sguardo oltre la finestra e potè osservare il buio ritornare a risucchiare qualsiasi cosa fosse presente nei paraggi. Frettolosamente afferrò di nuovo la mano di Daphne e tra le mille domande di lei, scese le scale scontrandosi con il resto della famiglia Weasley.
Arthur ordinò qualcosa al figlio, ma Harry sentí la sua voce ovatta e troppo lontana per riuscire a capirci qualcosa.
La sua mente era tutta concentrata su Daphne e la paura che potesse succederle qualcosa, avrebbe aggiunto anche quello ai suoi infiniti sensi di colpa e non si sarebbe perdonato mai. La priorità era proteggere lei e la creatura che portava in grembo, riusciva solo a pensare a quello e ad un modo per portarla in salvo, mentre il capo famiglia e George spalancavano la porta per incontrare il colpevole di quel trambusto improvviso, anche se non era difficile da immaginare; ai mangiamorte piaceva giocare con il cielo.
«Molly, lei va protetta!» lasciò la mano della bionda, la quale protestò immediatamante e senza alcun risultato.
«Che cos'hai intenzione di fare? Io non rimarrò qui senza fare niente, Potter!» l'avvertí, ma si era già allontanato di qualche passo.
Lui sorrise a quella frase, era stato uno stupido a credere che i serpeverde fossero codardi e fuggitivi ogni volta che c'era bisogno di lottare. Gli occhi verdi di Daphne sprigionavano un coraggio simile a quello di Hermione, ma non poteva permetterle di rischiare piú di una vita, quelle stupide guerre di potere ne avevano sterminate fin troppe. Anime innocenti costrette a soccombere a causa di un male superiore... No, lui avrebbe fermato chiunque avesse minacciato quella pace; Harry Potter avrebbe combattuto ancora.
«Che c'é? Sei sordo?» la voce della serpeverde lo richiamò, scostandolo dai suoi pensieri. «Non posso permettere che rischiate per me!» quasi sentí gli occhi pizzicare, lacrime fermate da un orgoglio forte.
Come farle capire che doveva rinunciare a qualsiasi tipo di scontro per la sua incolumità e quella del bambino? Harry era un pessimo conversatore, non riusciva mai a motivare le persone, di solito ci pensava la sua migliore amica a confortare lui e Ron, ma stavolta doveva trovare un modo per convincerla.
La guardò per un solo istante e solo un modo balenò nella sua testa; un semplice movimento e con estrema delicatezza andò a poggiare le proprie labbra su quelle di lei.
Le labbra di Daphne tremavano sotto il suo tocco, segno che aveva avuto piú inganni che baci e lui la rassicurò con una carezza sul viso immacolato. Non fu uno di quei baci passionali che tolgono il respiro, non era il momento per quello, ma grazie ad esso lei sentí un calore avvolgerla e sembrò quasi sbocciare come un fiore nei campi. Il resto del mondo sembrava sparire intorno a loro, c'era solo quella semplicissima unione di labbra e le loro anime che comunicavano insieme ai loro cuori.
«Non rischiare come ho fatto io, in giro si dice che sono tremendamente stupido.» poggiò la fronte contro la sua e sentí l'inrefrenabile voglia di baciarla ancora.
«Credo... Credo di averle messe io quelle voci in giro.» si lasciò andare ad una risata imbarazzata che coinvolse anche lui.
«Godric, quanto hai ragione.» con le dita scese sulle labbra di lei senza mai perdere il contatto con i suoi occhi. «Non muoverti da qui, Daphne. Ci penso io, penserò a tutto io.» la rassicurò nel solo modo che conosceva e lei riluttante annuí.
Il ragazzo si allontanò solo dopo averla vista sparire con Molly in una delle stanze della tana, sentiva il cuore battere incontrollato e senza modo di fermarlo. Era da cosí tanto tempo che non provava delle sensazioni simili, era rimasto intrappolato in un amore ormai finito per cosí tanti mesi che lo stare con Daphne gli aveva provocato emozioni nuove e rinfrescanti; una vera e propria doccia fredda che aveva risvegliato ogni cosa.
Una risata malsana e troppo ad alta voce lo costrinse a smettere di fantasticare sui suoi sentimenti e correre fuori da quella cucina il prima possibile. Un ennesima guerra veniva a bussare alla sua porta, la storia si stava ripetendo e doveva usare tutte le sue forze per riuscire ad uscirne ancora una volta vincitore. Non gli importava essere l'eroe, il salvatore ed il prescelto. Voleva la serenità. La bramava con tutto se stesso ed avrebbe sterminato chiunque si fosse messo sul proprio cammino, minacciando le persone a cui voleva bene.
Una volta fuori puntò i suoi occhi su due figure che conosceva bene: Rodolphus Lestrange sorrideva in modo macabro, affiancato da Nott ed il suo ghigno spregevole.
Harry si sorprese nel vedere il secondo, suo figlio lottava dalla parte opposta alla sua, eppure non gli importava, teneva la sua bacchetta puntata contro George e trasmetteva la voglia di ammazzarlo senza pietà.
«Sono contento di vedervi!» forte e chiara fu la sua voce. «Cosí posso spedirvi all'inferno insieme a Voldemort.» alzò un angolo della bocca all'insú e prese la sua bacchetta, pronto a portare a termine il suo intento.
**
La luce della luna illuminava la bianca schiena di Hermione, rendendola lucente come una di quelle rare perle nelle profondità delle acque. Si era lasciata cullare dalle carezze del serpeverde ed era sprofondata in un sonno profondo. Draco poteva osservare gli occhi chiusi contornati dalle occhiaie, il volto rilassato e le labbra leggermente aperte che lasciavano andare il suo respiro lento. Se ne stava a pancia in giú, coperta solo da un misero lenzuolo di raso che le lasciava metà corpo scoperto e donava al biondo la visuale piú bella che avesse mai visto in tutta la sua vita.
Il suono di un dolce ti amo sussurrato prima di crollare, rimbombava nella sua testa rendendolo euforico come un bambino di tre anni o poco piú. Poteva giurare su Salazar Serpeverde di non aver mai provato delle emozioni simili, aveva scoperto di avere un cuore che batteva sotto la propria gabbia toracica, aveva assaggiato il gusto dell'amore e l'aveva fatto suo nel modo piú passionale e peccaminoso che conosceva, ma sapeva che era costretto ad affrontare l'altra faccia della medaglia, quella che temeva di piú.
Strinse appena gli occhi chiari ed allungò una mano verso di lei, con le dita sitemò una ciocca di capelli finita sul suo volto e scese ad accarezzarle le spalle con i polpastrelli. Vederla al suo fianco gli donava una sensazione di serenità, ma dentro di sé regnava la preoccupazione piú grande; la paura che le potesse succedere qualcosa.
A quel pensiero assurdo e doloroso, ritirò la mano, si alzò dal letto e la lasciò da sola con il freddo a circondarla.
Aveva bisogno di prendere una boccata d'aria, aveva bisogno di respirare e frenare quell'impulso di correre da suo padre ed ucciderlo con le sue stesse mani. Era capace di ammazzare il suo stesso sangue? Sí, se fosse stato necessario. Non avrebbe permesso che le persone a cui teneva si fossero ferite a causa sua, avrebbe combattuto fino allo stremo delle forze, fino a prosciugare la sua stessa vita senza alcuna esitazione.
Aveva paura? No, per la prima volta nella sua vita aveva il coraggio di affrontare qualsiasi ostacolo gli si fosse presentato lungo il cammino e poteva ringraziare solo Hermione.
Il Malfoy manor era buio ed illuminato solo dagli antichi portacandele posizionati in giro, segno che tutti riposavano nelle rispettive stanze. Frettolosamente scese la lunga scala che lo avrebbe condotto nelle cucine, ma quando arrivò all'ultimo gradino qualcosa attirò la sua attenzione; la porta dell'ufficio di Lucius era imponente e sembrava richiamarlo in modo assillante. Rabbrividí quando si avvicinò di qualche passo verso il legno scuro, qualcosa era cambiato dall'ultima volta che ci era stato, ma non riusciva a capire bene che cosa fosse.
«Accio bacchetta!» mormorò appena ed alzò il braccio quando l'oggetto arrivò immediato ed efficiente come suo solito.
Non sapeva se lanciarsi in quel mistero da solo fosse la cosa migliore da fare, ma avrebbe rischiato da solo e quel pensiero lo costrinse a girare la maniglia fino ad entrare nella grande stanza cupa. I suoi occhi parvero uscire dalle orbite quando posò lo sguardo sulla figura che se ne stava tranquillamente seduta dietro alla scrivania; i lunghi capelli quasi bianchi erano coperti da un cappuccio nero che lo copriva quasi del tutto, lasciandogli scoperto solo il viso pallido e scavato ricoperto da sottili venature nere, mentre le iridi gemelle delle proprie, erano dilatate e contornate dal rosso sangue.
Finalmente si trovavano faccia a faccia, il momento di fronteggiarsi era arrivato come una pugnalata nel petto e faceva piú male di quanto avesse immaginato. Quello davanti a sé non era suo padre, ma solo un uomo che gli somigliava molto e che metteva i brividi, tanto che sentí le gambe tremare e la bacchetta scivolare dalle dita.
Il diretto interessato guardava il figlio con emozioni contrastanti; disprezzo per quel ragazzo che gli aveva voltato le spalle e voglia di portarlo con sé. Il suo stesso sangue che gli si era rivoltato contro proprio quando avrebbero potuto conquistare l'intero mondo magico ed essere temuti da tutti, perché lui sarebbe riuscito dove Voldemort aveva fallito.
«Che piacere vederti Draco.» mentí spudoratamente. «Sei cresciuto dall'ultima volta che ci siamo visti, ricordi? Azkaban era un luogno poco consono per contornare la patetica scenetta tra padre e figlio.» sputò con un ghigno fermo e spietato sulle labbra.
Draco sembrava immobilizzato e non riusciva a spiaccicare alcuna parola. Non aveva paura di lui, non era un codardo fino a quel punto, ma lo stupore e l'odio verso quell'uomo che stava minacciando di distruggere tutto quello che lui aveva costruito con tanta fatica, lo costringevano a starsene in silenzio davanti alla figura che aveva di fronte; un riflesso lontano di Lucius, l'altra faccia della medaglia, l'ennesima.
«Non importa, figlio mio. Sono solo dispiaciuto del fatto che tu abbia buttato al vento tutti i miei insegnamenti.» si sollevò e fece il giro della scrivania, mostrando al biondo la tunica che toccava il pavimento.
«Qualsiasi cosa frulli nella tua mente folle, sappi che non riuscirai mai a vincere. Non sei Voldemort, non sei capace di scatenare una guerra di quel calibro e finirai di nuovo a marcire in prigione!» lo fronteggiò con coraggio ed un pizzico di derisione, ma senza alcun risultato.
Lucius scoppiò in una fragorosa risata, una che mise i brividi. Con movimenti lenti e controllati poggiò la bacchetta sul tavolo da lavoro e portò le mani al cappuccio, lasciandolo cadere all'indietro per dare modo al figlio di osservare meglio il suo aspetto macabro e spaventoso. Non avrebbe abbandonato quel posto senza averlo portato con sé, avrebbe pagato per averlo affrontato e per avergli rivolto quello sguardo carico di odio e rancore.
«Davvero non capisci che tutto ruota a mio favore? Non hai trovato quegli oggetti per caso, io volevo che li trovassi! Il vostro sciocco piano di partire alla ricerca della grotta era quello che volevo faceste fin dall'inizio! Mi avete aiutato a trovare la fonte di quell'acqua e adesso posso vantare un esercito imbattibile, che né tu né quell'insulso maghetto quattrocchi potrete distruggere!» allargò le sue labbra in un sorriso già vittorioso e ricco di convinzione. «La magia di quella cascata li ha resi piú forti ed hanno aumentato anche il mio potere.» aprí le braccia in un gesto teatrale ed il ragazzo poté osservare le stesse venature nere anche su esse.
«Ma di che cosa diavolo stai parlando?» fece un passo indietro, colpito da quelle affermazioni, sperando fossero solo frutto della sua pazzia.
«Unisciti a me, figlio mio! Insieme potremmo diventare i padroni dell'intero mondo! Riusciremo a fare grandi cose, il tuo potere andrà oltre i confini e potrai diventare il mago piú forte che sia mai esistito!» si avvicinò a lui tanto da afferrargli le spalle. «Devi solo unirti a me! Adesso!» lo scuotette energicamente con il solo intento di convincerlo.
«Se speri che io mi unisca alla tua cerchia di falliti sbagli di grosso!» lo allontanò in modo brusco. «Sei stato un pessimo padre, un marito orribile ed un uomo che non merita di essere considerato tale! Qualunque sia il tuo potere, niente mi ferma dall'ammazzarti qui ed ora!» gli puntò la bacchetta contro, pronto a qualsiasi cosa. Pronto a salvare la vita della donna che amava e di tutte le persone che stavano rischiando per lui.
«Sbagli ancora, mio caro Draco!» scandí bene il suo nome prima di ghignare in modo spregevole. «Vedi... Noi abbiamo cio che per te é piú caro.» piegò il capo di lato e si diede di nuovo un contegno.
La mente del serpeverde corse come una furia ad Hermione, il cuore prese a battere in modo incontrollato e le dita intorno alla bacchetta si strinsero ancora di piú, tanto da arrossarle e renderle incapaci di stare ferme. Quelle stesse dita che l'avevano accarezzata poco prima, fremevano per farlo ancora e dentro di sé sperò che quello fosse uno dei suoi incubi, ma altro non era se non una delle peggiori realtà.
Dalla mano sinistra di Lucius fuoriuscí del fumo rossastro a forma di cerchio che si espanse per tutta la stanza in verticale, pochi attimi dopo comparí un'immagine che avrebbe preferito non guardare; sua madre era inginocchiata ai piedi di due figure dai volti scavati, gli occhi neri ed una lontana familiarità. I vestiti erano malridotti e la pelle del viso di Narcissa era lesionata in alcuni punti, dove rivoli di sangue colavano rigandola, mentre una sorta di maschera di ferro le impediva di parlare.
La bacchetta scivolò dalle sue mani e andò a scontrarsi sul pavimento. Lottare era impossibile e resistere era impensabile. Era stato uno sciocco a credere di poter fermare la follia negli occhi di suo padre, uno stupido a perdere tempo prezioso mentre sua madre veniva torturata nel modo piú atroce.
Era stato tutto troppo semplice, tutto servito su un piatto d'argento e come un'idiota non aveva minimamente pensato al doppio gioco. Aveva dimenticato che ovunque regna il terrore, ovunque si tendono trappole, ovunque vige l'inganno, la menzogna, l'astuzia... che il modo piú sicuro per restare ingannati é credersi piú furbi.
«Draco Lucius Malfoy.» si posizionò alle sue spalle per godersi al meglio la scena. «Tu non hai scelta.» gli soffiò a pochi centimetri dal viso e rise malefico e fiero.
_Angolo Autrice_
Finalmente é arrivato il nuovo capitolo! Dopo settimane di attesa, spero di aver pagato la vostra curiosità nel modo giusto!❤
Purtroppo sono stata malata ed ho avuto impegni che mi hanno tenuta occupata e lontana da wattpad, ma fremevo per pubblicarvi tutto ciò. *-*
Finalmente ce l'ho fatta! *-*
E che dire? Finalmente anche per Harry! *-* Sono cosí in love per lui e Daphne che quasi mi metto a saltare per tutta la casa. *-* Una gioia anche per il buon e vecchio Potter ci voleva. *-*
Anche se sono stati interrotti eheheheheh u.u Cattivi mangiamorte, meritano una bella punizione! Ma tanto lo so che la punizione piú grande volete darla a Lucius! XD
Stavolta l'ha combinata grossa e pensate che é solo l'inizio della tanta attesa battaglia. ^-^ L'importante é che non ve la prendete con me! xD
Draco é costretto ancora, per l'ennesima volta non ha scelta! Seguirà suo padre, lasciando una povera Hermione addormentata ed allo scuro di tutto? Chissà!
Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo, che cercherò di pubblicare il piú presto possibile, promesso!❤
Come sempre vi ringrazio dal profondo del cuore, siamo quasi a 60k ed io non potrei essere piú contenta di cosí! Siete magici. *-*
Prima di salutarvi, volevo mettervi al corrente che ho iscritto la storia ad un altro concorso, questa volta ideato da Beautiful-world ed Annabeth024 che porta il nome di 'Contest For Talents 2018' ❤
Credo sia una bellissima iniziativa per dare modo alle storie di essere conosciute, se vi va' ed avete qualche storia da mettere alla prova, dateci un'occhiata!❤
Un bacio, Lys.♡
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