35- War of hearts.
'Vieni da me, durante la notte, ti sto aspettando.
E non riesco a dormire, i pensieri mi divorano.
I pensieri di te mi consumano.
Non posso fare a meno di amarti, anche se ci ho provato.
Non posso fare a meno di volerti, so che senza di te morirei.
Stai con me un po' più a lungo, io ti aspetterò.
Le ombre strisciano ed il desiderio diventa più forte, più profondo della verità.
Non posso fare a meno di perdermi nelle tenebre, perché sono stato sopraffatto in questa guerra di cuori.
Non posso fare a meno di desiderare che gli oceani si dividano, perché sono sopraffatto in questa guerra di cuori.
Non posso fare a meno di amarti, non posso fare a meno di volerti, perché sono stato sopraffatto in questa guerra di cuori.'
War Of Hearts - Ruelle.
Nel castello più famoso del mondo magico regnava un silenzio tombale, oltre alla tensione che imitava perfettamente una corda di violino. La colpa non poteva essere di nessuno se non del settimo anno, o la maggior parte. Non potevano sperare che nessuno si accorgesse dell'assenza di Hermione Granger, era una secchiona troppo in vista per passare in osservata. E dopo che le loro speranze erano volate via come fumo, si erano diretti tutti quanti in sala grande, dove li aspettava il volto adirato e furioso della preside McGranitt.
Le rughe regnavano sul volto della donna, gli occhi erano rossi e sembravano cosí stanchi che Harry temette in un crollo, ma tirò un sospiro di sollievo quando la strega si sollevò dalla propria sedia e scese quei pochi scalini che separavano gli studenti e i professori, annullando i ruoli della scuola e mettendo a nudo i propri pensieri. Oh, era cosí difficile quel ruolo per lei, la bravata che le si era presentata quel giorno la trascinava ancora di più in quel baratro d'insicurezza. Avrebbe tanto voluto risiedere ancora nel suo ruolo di semplice insegnate, alle spalle di un grande mago esperto, che sicuramente avrebbe trovato una soluzione a tutto quello che stava succedendo.
Sfortunatamente si trovava da sola ad affrontare tutto, cosí alzò il capo con fierezza e subito incontrò gli occhi verdi di quel bambino, ormai troppo cresciuto per poterlo definire ancora tale. In quelle iridi c'era un coraggio innato, uno di quelli che non si spegne facilmente o probabilmente non si spegne mai. Sapeva che non c'era ragione per nascondere ancora le cose, avevano già fatto uno degli errori più fatali.
«Non sono mai stata cosí furiosa con voi, ragazzi. Sono sempre stata colpita dalla vostra determinazione, dall'altruismo che circola nel vostro sangue e dall'amore che provate per questa scuola, ma questa volta il mio rammarico per le vostre azioni ha preso il posto dello stupore.» uní le mani per nascondere il tremolio che tradiva il suo nervosismo. «Voi non sapete che guaio avete combinato... Come vi é venuto in mente di permettere alla signorina Granger, la signorina Weasley, il signor Zabini ed il signor Malfoy di lasciare questo castello e cosí facendo, il luogo più protetto di questo mondo?! Avete una vaga idea dello scompiglio che avete creato e del pericolo che aleggia intorno ai vostri compagni?» perse l'equilibrio e la calma, alzando persino la voce contro di loro.
«Se lei ci avesse messo al corrente dei fatti, probabilmente noi non avremmo messo in atto la loro fuga! Noi almeno stiamo tentando di fermare quel pazzo, voi che state facendo?» la voce di Harry risultò decisa e senza paura, non voleva un'altra guerra, non aveva alcuna intenzione di perdere qualcun'altro.
«Oh, Signor Potter, non si permetta di parlarmi in questo modo! Lei in questa scuola é un semplice studente, come tutti gli altri ed io nel mio ruolo di preside non sono costretta a rivelargli nulla.» gli si avvicinò ostentando la propria autorità al ragazzo, che con un sospiro sforzato, abbassò gli occhi di fronte alla donna. «Tuttavia... Ormai il danno é fatto, quindi ritengo opportuno mettervi al corrente di alcune cose.» continuò rivolgendo il suo sguardo su ogni presente che la stesse osservando.
Soffermò i suoi occhi sulla bionda che teneva i propri bassi e le mani a coprire quella che era una gonna fin troppo ampia in confronto alle altre. Aveva osservato Daphne Greengrass per tutti quei mesi, era ovviamente al corrente della situazione in cui era la ragazza e non aveva alcuna intenzione di mettersi contro di lei, bensí, se il ministero avesse ritenuto inopportuno far diplomare una studentessa in dolce attesa, lei se ne sarebbe ben fregata.
«Qualche mese fa il ministero ci ha messo al corrente di una situazione fin troppo spiacevole. C'é stata un'ennesima fuga di massa ad Azkaban, tutti i mangiamorte arrestati durante la guerra sono a piede libero e non é tutto. Alcune delle scorte del San Mungo sono sparite misteriosamente dopo l'accaduto e dopo accurati controlli, temiamo in qualche assurdo esperimento sulla propria magia.» si sitemò l'orlo del mantello. «Supponiamo che vogliano aumentare la loro potenza con la magia nera e non sappiamo come contrastarli se riescono nel loro intento.» finí demoralizzata, non avevano niente in loro possesso da riuscire a dare speranza, questa volta.
I pensieri di Harry vagavano veloci nella sua testa, doveva escogitare un piano in meno tempo possibile, non avrebbe rischiato ancora di perdere le persone a cui teneva. Non poteva lasciarsi tirare indietro proprio adesso che stava riuscendo a vedere la luce di quel tunnel tanto lungo e tetro. Non lo avrebbe permesso e glielo si leggeva nelle iridi che subito si scontrarono con quelle di Ron; amici di una vita e comprensione totale. Lui era totalmente dalla sua parte.
«Non permetteremo che accada nulla a questa scuola, non questa volta.» esordí attirando gli sguardi di tutti su di sé. «Troveremo un modo, preside.» si rivolse a lei con tutto il rispetto rispetto, quello che aveva tenuto da parte fino a quel momento.
«Credo che la cosa migliore da fare adesso, sia avvertire Hermione del pericolo in cui si trovano!» la voce di Daphne si fece spazio in quella conversazione con sicurezza e spavalderia. «Theo, manda un messaggio di fuoco, devono essere avvertiti immediatamente e noi dobbiamo tenerci pronti!» il cugino annuí e lasciò la stanza per aderire al suo compito.
La serpeverde era ricca di coraggio, ma non sapeva che cosa l'aspettava e quale decisione aveva preso Harry al suo posto. Capì che qualcosa non andava solo quando il ragazzo in questione le si avvicinò e la tirò in disparte. La pelle della serpeverde bruciava al tocco di lui, al contrario di quelli che pensavano gli altri, non era stata toccata da nessun altro al di fuori dei suoi due migliori amici e il ragazzo di cui si era innamorata. Le sue guance la tradirono, erano velate di un rosa candito ed il grifondoro lo notò appena. Nell'ultimo periodo si era soffermato molto a guardarla, non le aveva dato mai attenzioni più del dovuto, in fondo faceva parte del trio nemico. Eppure non ci era voluto molto per perdersi nei suoi occhi verdi ed apprezzare l'immensa determinazione e forza racchiusa in lei; Harry ne era incondizionatamente affascinato.
«Daphne, credo sia il caso che tu faccia le valigie.» provò ad iniziare, grattandosi il capo in modo impacciato. Non era molto bravo a tener testa ad una come lei, tremendamente simile alla sua migliore amica.
«Non capisco di cosa stai parlando, Potter.» inarcò un sopracciglio, il ragazzo aveva notato che lo faceva solo quando era nervosa. «Perché mai dovrei fare le valigie?» insisté, sapendo benissimo quale sarebbe stata la risposta che lui le avrebbe dato.
«Non sappiamo se aspettarci un attacco improvviso o meno e tu non puoi rischiare nelle tue condizioni. Daphne hai qualcuno di più importante da proteggere!» le spiegò brevemente avvicinandosi appena alla sua figura, senza rendersi conto dell'imbarazzo di lei nei suoi confronti.
«E cosí hai pensato bene di decidere al mio posto? Sono stanca di essere trattata come una bambola che non é in grado di prendere decisioni da sola!» incrociò le braccia al petto con la rabbia nelle iridi, aveva passato una vita intera a seguire ordini che odiava e non voleva continuare a farlo un minuto di più, anche se la causa, questa volta, era più che giusta.
«Per favore, cerca di capire in che situazione ci troviamo! Io... Non voglio rischiare che ti accada qualcosa... Che accada qualcosa al tuo bambino.» la guardò nel modo più sincero che conoscesse, mise i suoi pensieri a nudo in quello sguardo dalle mille parole che colpirono la ragazza più di quanto pensasse.
La rabbia di Daphne andò scemando nel comprendere le sue intenzioni, lui non voleva comandarla a bacchetta come la sua famiglia. Harry stava solo di cercando di proteggere lei ed il suo bambino. Quel pensiero le scaldò il cuore, riuscì a trattenere le lacrime solo grazie all'orgoglio che la caratterizzava da sempre o probabilmente sarebbe scoppiata a piangere.
Non era abituata a tutte quelle attenzioni, non era abituata a quella purezza innocente e genuina. Nessun doppio gioco, nessuna convenienza. Lui voleva proteggerla perché teneva a lei.
«Andrai a stare alla tana. Molly ti ha già preparato la stanza e non vede l'ora di conoscerti! Mi ha scritto che se hai bisogno di aiuto, metterà a disposizione la sua lunga esperienza da madre, ti aiuterà in qualsiasi cosa tu voglia. Sarete al sicuro lì.» allungò la mano e sfiorò le dita affusolate di lei, che se ne stavano sul proprio ventre. «Lasciati proteggere, Daphne.» chiese ancora una volta, con gli occhi imploranti.
La bionda alla fine annuí, non poteva rifiutare un aiuto cosí prezioso. Sapeva benissimo che una volta venuta a sapere della gravidanza, la sua famiglia l'avrebbe diseredata e cacciata via come un cane. Aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile e non aveva mai sentito nessuno parlare male della famiglia Weasley, erano cosí strambi e ricchi di amore che quasi fu esaltata di stare con Molly e le sue mille fantasie.
I suoi pensieri furono interrotti dall'avvicinarsi di Harry. Il cuore prese a batterle in modo incontrollato nel petto ed arrossí per la paura che lui se ne accorgesse, anche se la serietà che alleggiava sul suo volto le lasciava intendere che stesse pensando a tutt'altro. Sembrava confuso, indeciso... Non riusciva a decifrare bene la sua espressione o forse era semplicemente troppo imbarazzata per curarsene, ma non fu sorpresa quando il ragazzo poggiò le proprie labbra sulla sua fronte in modo lento e delicato. Era evidente che non fosse ancora pronto a lasciarsi tutto alle spalle, ma per lei fu un grande passo avanti ed una prova che provasse qualcosa anche lui, cosí non poté non sorridere e bearsi di quel tocco tanto caldo e gentile, ormai era inutile negare a se stessa che si era presa una bella cotta per il salvatore del mondo magico e lui, a quanto pareva, non era di certo da meno.
**
Il sole cocente splendeva in alto, lasciando ricadere i propri raggi in modo violento e fastidioso su chi camminava per quel lungo e complicato sentiero. Il calore aveva iniziato a farsi sentire già dalle prime luci dell'alba e le ragazze non capivano come potesse fare cosí caldo in quel posto, quando ad Hogwarts indossavano ancora i loro adorati maglioni. Quella mattina l'aria oltre ad essere afosa, sembrava più tesa di una corda di violino. Hermione non aveva abbandonato un secondo la migliore amica e Blaise, stando ben lontana da Draco, che dal suo canto, sembrava essere più nervoso del solito e particolarmente suscettibile.
Ginny sapeva benissimo che cosa fosse successo tra i due, era stata messa al corrente subito ed Hermione si era beccata una bella ramanzina dalla rossa.
L'unico ignaro della situazione sembrava essere Blaise, che guardava tutti e tre con aria interrogativa ed offesa per essere stato tagliato fuori dallo spettegolare come suo solito.
«Godric, sono ore che camminiamo!» la piccola grifondoro si sistemò la coda fatta a casaccio e si asciugò il sudore che colava dalla sua fronte, nonostante avesse trasfigurato i suoi abiti in semplici pantaloncini e canotta.
«Non possiamo fermarci adesso!» Hermione avanzò sempre più determinata, concentrarsi sul loro obbiettivo la teneva lontana da certi pensieri che le attanagliavano la mente.
Una smorfia comparì sul volto del biondo, attirando l'attenzione di tutti. Erano ore che andavano avanti in quella maniera, sembravano essere tornati quelli di un tempo, quando solo una parola provocava fastidio ed odio, ma altro non era che tremenda paura, quella che sentiva Draco nel petto era una voragine che lo stava costringendo a camminare su una sottile corda, continuamente in bilico.
Tutto per la reazione inaspettata di Hermione.
Quell'anno si stava rivelando completamente assurdo, non che ci fosse mai un anno normale in quella scuola, ma innamorarsi della Granger non rientrava nei suoi piani. Perdere la testa per una grifondoro era sempre stato impensabile, innamorarsi perdutamente lo riteneva impossibile ed esternare i propri sentimenti... Inconcepibile.
Eppure si era lasciato trasportare da quelle nuove emozioni, si era lasciato cullare dal desiderio di poter ricevere amore ed attenzioni, quelle che gli erano sempre state negate. Si era strappato il cuore dal petto e l'aveva donato all'ultima persona a cui avrebbe mai pensato di donarlo, e lei? Lei era fuggita davanti a quelle due parole, che con fatica e coraggio le aveva confessato.
Hermione si sentiva tremendamente in colpa per la propria reazione, le bastava guardarlo per avvertire delusione e rabbia nei suoi confronti. Era stata una stupida e non poteva farci niente, se non fare ammenda di quelle parole che le avevano provocato una stretta al cuore.
Non ne aveva mai capito il significato e non si era nemmeno lontanamente avvicinata a pronunciarle.
Eppure le sentiva, non poteva negare l'evidenza. Bastava un piccolo sguardo da parte del ragazzo per lasciarla annegare nei suoi occhi, un leggero tocco per farle sentire le gambe molli come gelatina ed un suo bacio caldo per sentire le fiamme avvolgerle completamente il cuore.
«Tanto lo so a cosa stai pensando.» la voce di Ginny la portò alla realtà, improvvisamente sentí di nuovo quel peso sul cuore che non l'aveva abbandonata un attimo, dopo la sera precedente.
«Di grazia, potrei saperlo anche io?» il broncio che mise su Blaise fece ridere entrambe, era un gran pettegolo e quella sua dote non lo abbandonava mai.
«Se proprio vuoi saperlo, succede che tra di noi, il codardo non sono io.» una frase agghiacciante detta con altrettanta freddezza dalla serpe.
Le risate cessarono di colpo, mentre la rabbia iniziava a scorrere nelle vene della grifondoro. Sí, era incondizionatamente innamorata di lui, ma odiava quando sue labbra sputavano veleno. Non si sarebbe lasciata avvelenare, anzi, avrebbe messo a tacere quel suo ego smisurato che gli permetteva di guardare tutti con sguardo sprezzante.
«Mi stai dando della codarda, Malfoy?» ebbe il coraggio di tirarlo per un braccio e costringerlo a guardarla; gli occhi di Draco sembravano lame affilate che da un momento all'altro le avrebbero trafitto persino il cuore.
«Non lo so, tu che dici?» storse le labbra in un'ennesima smorfia sprezzante.
I loro volti erano cosí vicini da sfiorarsi, sentivano il respiro fondersi in un unica e sola fragranza, se solo la rabbia non prevaleva sulle emozioni del serpeverde, probabilmente non ci avrebbe pensato due volte a spingersi contro di lei e baciarla fino a prendere ogni cosa.
E per un attimo, nella mente di Hermione, quella possibilità sfreccio cosí velocemente che sfumò totalmente non appena il ragazzo si liberò della sua presa con facilità e riprese a camminare.
«Dico che sei un completo idiota! Come sempre non spendi il tuo tempo a comprendere le persone, a capire il loro stato d'animo! Ma certo, pensi sempre e solo a te stesso! Sei un egoista, Malfoy!» gli sbraitò dietro, stringendo i pugni e sorpassandolo con aria di saccenza.
Questa volta fu lei ad essere costretta a voltarsi. Sentiva la pelle di Draco bruciare intorno al suo polso, eppure il forte desiderio di lui bruciava nelle viscere più di qualsiasi altra cosa. Non lo diede a vedere, tentò di nascondere a pieno i sentimenti che la stavano attraversando e si concentrò solo sulla propria rabbia. Il serpeverde la sovrastava con la sua altezza, ma Hermione non si era mai sentita inferiore a lui, lo fronteggiava come nessuno aveva mai fatto e questo lo faceva innervosire ancora di più. Possibile che proprio per lei doveva perdere la testa?
«Sono l'unico che pensa a me, quindi sí! Voglio essere un bastardo egoista, ma almeno sono sincero con i miei sentimenti e per la prima volta nella mia vita, sento di avere la coscienza pulita. Tu puoi dire lo stesso?» ribatté con più furia di quanto avrebbe voluto far trasparire. «Come immaginavo.» gli occhi di lei vacillarono e lui non perse tempo a sorpassarla di nuovo.
Stavano dando vita ad una vera e propria guerra di cuori. Coraggio e frustrazione che si affrontavano fino all'ultimo colpo e nessuno dei due sembrava voler mollare, tenevano stretti l'estremità della corda e la tiravano con tutta la forza che possedevano in corpo.
Probabilmente si sarebbero anche feriti a vicenda, ma non sembrava importare a nessuno dei due in quel momento, visto che Draco ignorò il luccichio delle iridi di Hermione come se niente fosse.
La ragazza stringeva i pugni con tutta la forza che possedeva, era stata punta nel vivo con quella provocazione. Era stata costretta a tacere davanti a lui ancora una volta ed odiava avere la peggio, ma come poteva rimediare a quello che aveva fatto? Lo aveva ferito cosí tanto, andandosene senza una risposta? Non aveva potuto fare altrimenti, nonostante l'argento di Draco che l'aveva intrappolata sul posto, lei era scappata prima che lui potesse aggiungere altro, lasciandolo in balia dei propri pensieri e sentimenti; in balia di quella notte luminosa, che gli aveva donato rabbia ed oscurità.
«Ho sbagliato, lo ammetto. Avrei dovuto spiegarti il mio punto di vista invece di scappare davanti alla tua confessione, ma ci metto la mano sul fuoco che non sarebbe cambiato nulla! Perché tu fai cosí, quando pensi una cosa non c'é niente e nessuno che possa farti cambiare idea! Sei terribilmente cocciuto, testardo ed egoista! Sí, lo ripeterò fino allo sfinimento! Sei un egoista! E non perché nessuno pensa a te, quella é solo una tua stupida visione mentale, ma perché non ti accorgi che sono terrorizzata!» urlò ancora una volta, costringendolo a fermarsi mentre continuava a darle le spalle.
Ginny guardò la propria amica allarmata, non capiva perché fosse cosí difficile per loro capire quanto quei battibecchi erano inutili e senza senso visto l'amore che provavano l'uno per l'altra, ma sapeva benissino che in amore spesso le paure prendono il sopravvento sul sentimento, logorandolo fino a quando non ne resta un piccolo ed insignificante frammento.
«Qualcuno mi spiega che diamine sta succedendo?» Blaise intervenì nel discorso, vedeva il suo migliore amico rabbioso e non ne capiva il motivo e stranamente, provava tristezza per lo sguardo della grifondoro.
«Blaise, no...» afferrò il suo fidanzato per un braccio e lo attirò a sé dolcemente, non era il momento di intromettersi e per sua sfortuna non poteva dare ragione ad Hermione. Per quanto potesse provare antipatia per quel furetto platinato, aveva tremendamente ragione e non poteva farci niente.
Dopo qualche istante, il ragazzo si voltò a guardarla con aria stanca e provata. Lei alzò il capo per rivolgere le sue iridi in quelle di lui, niente le avrebbe impedito di rubare la sua immagine in quel momento. Il sudore scendeva anche dalla sua fronte, tradendo quell'aria regale che era abituato ad avere. Osservò rapita il suo suo braccio sollevarsi e strofinare di poco il volto, per fermare quelle goccioline che lo stavano solo infastidendo.
Hermione tremò di fronte a quell'immagine cosí surreale, prendendo il coraggio che l'aveva spinta a replicare.
«Sei stata tu a dirmi di non vivere nel terrore, una volta.» la sua voce fu cosí bassa e roca che la udirono appena. «Dovresti seguire i tuoi consigli, io l'ho fatto e sono arrivato a questo punto... Devi solo riuscire a raggiungermi.» alzò le spalle in un gesto poco elegante, dando segni di stanchezza morale e fisica.
Il silenzio caló intorno a loro, gelando qualsiasi possibilità di replicare. Ripresero quel loro strambo cammino per minuti che parvero durare un'eternità, il sentiero tra le rocce sembrava non portare a niente che potesse attirare la loro attenzione ed il sole picchiava ancora più forte.
Quella guerra si era placata, le fiamme sembravano spegnersi ad ogni passo, ma i loro cuori continuavano a battere all'unisono ed inconsciamente si cercavano con lo sguardo ogni volta che ne avevano la possibilità.
Ad interrompere quella strana tranquillità fu la chiave che Draco stringeva con fermezza tra le dita, vibrava più del dovuto e sembrava trasportarlo in una direzione ben precisa. Lui aumentò il passo senza dire niente, lasciando che gli altri lo seguissero a fatica. La sua pazienza era saltata da troppo tempo, per permettersi di aspettare ancora.
Dopo qualche minuto passato a schivare un sentiero fitto di rami provenienti da chissà dove, si ritrovò a scavalcare un ammasso di rocce, che per poco non lo avrebbe fatto precipitare al suolo.
«Amico, ma dove diavolo ci stai portando?» anche Blaise riuscì a superare quei rami e saltò oltre le rocce, le ragazze lo fecero subito dopo di lui.
Gli avrebbe risposto nel modo meno elegante che conosceva, se solo i suoi occhi non si fossero focalizzati sulla figura di Hermione, che nel saltare e superare quelle rocce fastidiose, aveva poggiato male un piede sul suolo e stava rischiando di cadere in avanti. Non perse tempo e subito l'afferrò per un braccio, aiutandola a stabilizzare la postura, per quanto fosse arrabbiato con lei non avrebbe mai permesso che si facesse male, o peggio.
«Stai più attenta, Granger.» sputò in modo arrogante, ma dietro quelle parole amare c'era il dolce sapore della preoccupazione. «Non sono io a guidarti, Blaise, ma questa stupida chiave!» lasciò il braccio della ragazza e strinse la mano, la sua pelle aveva uno strano effetto su di lui.
«Chiave che risponde a te, principino! Quindi é tutto nelle tue mani, o meglio, in quella destra. La tua mano sinistra la vedo molto nervosa, in realtà.» lo punzecchiò apposta, attirando l'attenzione di Hermione ed un'occhiataccia dal diretto interessato.
«Giuro che ti scaglio dall'altra parte del mondo magico!» dirignò i denti contro di lui, ignorando il luogo in cui si trovavano.
«Smettetela di fare i bambini e guardate di fronte a voi!» li ammoní la piccola grifondoro, indicando un punto indefinito oltre la loro figura.
Un monte si alzava nel cielo con imponenza e vastità, impedendo ulteriori visuali ai quattro ragazzi, il grigio delle pietre dominava, mentre qua e là c'erano pezzetti d'erba disordinata.
L'entrata sembrava un buco nero che avrebbe potuto risucchiarli senza mai farli uscire, era grande circa trenta o quaranta metri e quasi sicuramente portava ad una sorta di grotta.
Ad aiutarli a capire che si trovavano nel posto giusto, fu il rumore dell'acqua che scorreva lenta e melodiosa, finalmente erano arrivati nel luogo tanto cercato.
Ce l'avevano fatta.
_Angolo Autrice_
Scusate, scusate, scusate per aver pubblicato cosí tardi! Questo capitolo mi ha dato non pochi problemi! Anzi, ero molto indecisa e scettica sul dialogo tra Draco ed Herm. :(
Che ne pensate? Spero che non mi cruciate per avervi fatto aspettare cosí tanto!
Comunque.
Fiuuuu, un altro capitolo é andato! A quanto pare, a non andare, é stata la serata tra Draco ed Hermione!
Quest'ultima sembra essere scappata al 'ti amo' del biondo, perché spaventata da quelle due piccole paroline. Riuscirà mai a dirgliele? Chissà! *-*
E Blaise che vuole sapere sempre tutto non vi fa ridere? HAHAHA *-*
Anche tra Daphne ed Harry sembra esserci una svolta, anche se piccola! Il grifondoro sembra provare qualcosa di importante per la nostra piccola serpe bionda...*-* Vedremo come si svolgeranno le cose! :)
Intanto... I ragazzi hanno trovato il luogo tanto sconosciuto e finalmente possono avere le risposte che cercano da tempo! E voi? Volete averle queste risposte? *-*
Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo! *-*
Come sempre, ringrazio tutti quelli che visualizzano, votano e commentano! Questa storia siete voi. :* Siamo già a 38.2k e non potrei essere più felice di così! *-*
Noi ci ritroveremo qui al prossimo capitolo, che sarà rivelatore! *-*
Un bacio, Lys.♡
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