34- All of me.
"Cosa farei senza la tua bocca intelligente che mi attrae, mentre tu mi respingi?
Mi fai girare la testa, non scherzo, non riesco ad immobilizzarti.
Che succede a quella bella mente? Sono nel tuo magico viaggio del mistero e sono così confuso, non so cosa mi abbia colpito ma starò bene.
La mia testa è sott'acqua, ma respiro benissimo.
Tu sei pazza e io sono fuori di testa.
Perché tutto di me ama tutto di te, amo le tue curve e i tuoi spigoli, tutte le tue perfette imperfezioni.
Dammi tutto di te, darò tutto me stesso a te.
Sei la mia fine e il mio inizio anche quando perdo, alla fine sto vincendo perché ti do tutto di me e tu mi dai tutto di te.
Quante volte devo dirti che anche quando piangi, sei bellissima comunque?
Il mondo ti abbatte, ma sono lì vicino a te in ogni stato d'animo.
Scopriamo le carte, entrambi stiamo mettendo a nudo i nostri cuori.
Rischiamo il tutto per tutto, sebbene sia difficile, perché tutto di me ama tutto di te."
All Of Me. - John Legend.
Il forte vento soffiava insormontabile e fiero, tra le montagne rocciose che stavano arduamente attraversano. Il sole stava perdendo i suoi raggi e da lì a pochi minuti la notte avrebbe inghiottito tutto il terreno circostante, rendendo la visuale dei quattro ragazzi impossibile da osservare. Avevano passato ore interminabili a camminare verso una meta ignota, affidandosi alle capacità sconosciute della chiave che era stata impugnata tutto il tempo da Draco Malfoy, ma niente da fare; camminavano da giorni senza risultati apparenti.
Non sapevano se quella che stavano seguendo era la strada giusta da percorrere, ma tanto valeva provare, in fondo non sarebbe potuto succedere niente di cosí disastroso nel frattempo. L'unico che sembrava realmente preoccupato dei piani di Lucius era proprio la serpe dai capelli platino, aveva vissuto troppo a lungo con suo padre per credere che non avesse in mente uno dei suoi piani ricchi di follia, certo, la sua forza non era neanche lontanamente paragonabile a quella di Voldemort, ma secondo Draco c'era qualcosa che gli sfuggiva, quella stessa cosa che stava inducendo il padre a mettersi contro l'intera scuola.
Ad osservarlo almeno da qualche minuto, se ne stava un Hermione particolarmente silenziosa. Non toglieva gli occhi dal serpeverde nemmeno un secondo, e se lo faceva, li teneva bassi e persi in chissà quali preoccupazioni. Aveva notato in lui qualcosa che non andava, lo percepiva dal suo essere schivo e dal nervosismo dei suoi muscoli tesi, ma non riusciva a capire la ragione che lo portasse a non darle neanche un minimo di attenzione. Scosse la testa a quel pensiero, sapeva bene che non era né il luogo, né il momento di mettere in mostra il sentimento che li legava. Il suo cuore era fin troppo coivolto per farla ragionare lucidamente e le sue gambe troppo molli e stanche per continuare a camminare. Sentiva i muscoli dolerle ed il sudore scorrerle lungo la fronte; aveva decisamente bisogno di fermarsi.
Rallentò il suo passo prima di arrestarlo completamente e guardarsi intorno per trovare un posto confortevole, abbastanza da farli accampare per la notte. Non c'era molto da guardare intorno a loro, se non una vasta visuale di alberi e montagne altissime, la grifondoro spostò il suo sguardo sulla propria destra e ne scorse un piccolo ruscello a cascata, un punto a loro favore se mai avessero finito le scorte d'acqua. Cosí, senza aspettare altro tempo, si lasciò cadere su una delle tante rocce e lasciò andare un sospiro di sollievo.
«Herm, tutto bene? Perché ti sei fermata?» la rossa si voltò subito verso di lei con aria curiosa e confusa.
«Sono ore che camminiamo senza sosta, il sole sta calando e non mi sembra il caso di camminare di notte in modo cosí scoperto.» spiegò rapidamente, usando la scusa più logica ed omettendo la stanchezza che stava iniziando a contagiarla.
A quelle parole, anche il biondo le prestò la sua più totale attenzione e sul suo viso parve comparire l'ombra di un ghigno, per aver capito il vero motivo di quella decisione. Era incredibile quante similitudini stava trovando tra di loro, l'orgoglio che scorreva nel sangue della grifondoro le aveva impedito di ammettere la propria stanchezza, cosa che avrebbe sicuramente fatto anche lui.
Non disse niente, semplicemente rimase a guardarla e si accorse di quanto stanca fosse davvero, insultandosi mentalmente per non essersene accorto prima.
«Oh, speravo che qualcuno lo dicesse!» Blaise non perse l'occasione e subito si scrollò lo zaino dalle spalle per togliersi il peso di dosso.
Hermione gli sorrise sorniona, stava cominciando a capirci qualcosa dell'orgoglio serpeverde, in fondo non era poi cosí diverso da quello grifondoro. Anni prima era convintissima che il cappello parlante dividesse tutti in quattro casate differenti in base al proprio carattere, ma col passare del tempo aveva capito che era cresciuta credendo in cose sbagliate. Quel cappello logorroico e perspicace spianava solo la strada a piccoli maghi; scelte, decisioni e cambiamenti provenivano dal cuore.
É risaputo che il carattere di un bambino a soli undici anni non é sempre decifrabile, anzi, spesso é fragile e mutabile.
«Non pensare troppo, Granger. Finirà col scoppiarti il cervello!» ancora una volta la voce di Blaise attirò la sua attenzione, sembrava essere l'unica serpe a voler parlare.
«Almeno io sono sicura di avercelo un cervello.» replicò piccata, nascondendo un sorriso di velata ironia.
«Smettetela voi due! Se dobbiamo sostare qui per la notte, dobbiamo alzare le barriere e mettere in atto un incantesimo di occultamento.» si sollevò le maniche del maglione. «Malfoy non startene lí in palato, dai una mano ad Hermione. Io e Blaise prepareremo la tenda.» impartí gli ordini com'era suo solito fare ed allungò la mano verso l'amica, per farsi cedere la borsetta.
La ragazza annuí e decise di mettersi subito all'opera. Sorpassò Draco senza nemmeno guardarlo, erano ore che la stava ingnorando e lei avrebbe fatto altrettanto se era quello che desiderava, di certo non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione. Se solo pensava alla frase che con tanta decisione le aveva confessato prima di partire, il sangue cominciava a scorrere nelle vene in modo più veloce, tanto da sentire le guance arrossarsi. C'era sicuramente qualcosa che non andava e non riusciva ad arrivare al vero motivo, era maledettamente frustrante per lei che voleva sapere sempre tutto.
«Hai protetto questo punto abbastanza, non credi?» le si avvicinò cosí tanto da farle avvertire il proprio fiato sul collo.
Hermione si risvegliò dai suoi pensieri e si accorse di volteggiare abilmente la bacchetta nello stesso ed identico punto. Come si fosse scottata, balzò indietro per riuscire a guardarlo negli occhi e rimase incantata da quel ghigno dipinto sul volto che non lasciava via di scampo. Si mordeva ripetutamente l'interno della guancia per non cedere all'imbarazzo, ancora non capiva come faceva a farle quell'effetto anche solo con una semplice provocazione, una di quelle che anni prima la costringevano a sguainare la bacchetta contro di lui ogni volta.
«Tu guarda, il gatto ti ha ridato la lingua!» si riprese in tempo per replicare e sorrise vittoriosa al suo sguardo interrogativo. «É un modo di dire babbano, non puoi capire.» lo liquidò con un gesto della mano e riprese il suo compito.
Il serpeverde prese a guardarla con un sorrisetto sulle labbra sottili. La vedeva muovere la bacchetta in modo cosí fiero ed esperto che non riusciva a cambiare espressione, mentre rubava quegli attimi di lei. Non era riuscito a scambiare parola alcuna per tutta la giornata, a causa dei suoi pensieri che gli stavano dando il tormento, non era mai stato pienamente d'accordo a partire alla ricerca di quel luogo tanto sconosciuto ed il pensiero che sarebbe potuto succedere qualcosa di spiacevole, lo costringeva alla frustrazione più irruenta e letale che avesse mai provato in vita sua.
«Sbaglio o dovevi aiutarmi? Sto facendo tutto il lavoro io, praticamente!» si allontanò per alzare le barriere lungo tutto il confine.
«Sei arrabbiata con me, dovevo aspettarmelo.» scompigliò i capelli biondissimi e la sorpassò, alzando elegantemente la bacchetta per scagliare l'incantesimo.
«Per quale assurdo motivo dovrei essere arrabbiata con te, furetto?» marcó l'ultima parola sperando di dargli il fastidio sperato, ma ottenne una risata ironica. «Ridi pure quanto vuoi, Malfoy! Ma io sono stanca di stare dietro ai tuoi cambiamenti d'umore. Prima mi dici cose che... Che mi rendono felice e poi non mi rivolgi nemmeno un'occhiata in tutta la giornata! É da quanto ci siamo svegliati in tenda stamattina che non mi rivolgi la parola. Io non ti capisco proprio.» gonfiò le guance ormai rosse, era capace di tirare fuori tutta la rabbia da lei con poco.
E lui adorava quel piccolo privilegio, sapeva quanto lei scoppiasse a causa sua e si sentiva dominante sul suo lato debole e fin troppo irritabile. Vederla con le guance arrossate dalla rabbia, i ricci ribelli che sfuggivano ai fermagli a causa del vento che soffiava forte e le labbra che mordeva per il nervosismo... Oh, erano quelli i momenti che gli facevano battere il cuore. Per quanto titubante fosse verso quell'organo che aveva sempre creduto di non avere, era sicuro che Hermione lo costringeva a battere come un tamburo di guerra.
Gli occhi di Hermione lo osservavano decisi e speranzosi, come se aspettassero chissà quali conferme e Draco sembrava indeciso se rivelare i propri pensieri o lasciare che lei si basasse su una sua qualche teoria stupida e sicuramente sbagliata. Sorrise a quella possibilità, sapeva che la mente della ragazza stava già lavorando per capire il motivo del suo mutismo, quella sua voglia di sapere avrebbe scavato a lungo fino ad arrivare alla conclusione che si fosse già stancato di lei o peggio ancora, pentito.
«Hermione, io...» fece qualche passo avanti per avere almeno un po' di vantaggio su di lei.
Non sapeva che cosa dire, come fare a farle capire che i suoi pensieri erano l'opposto delle sue considerazioni. Era cosí difficile scavare dentro di sé e darle le sicurezze che meritava, quelle che desiderava. Draco stava lottando contro ogni suo principio morale, voleva abbattere il suo orgoglio e dire ad alta voce quelle semplici parole da un significato definitivo, quelle parole che non erano altro, se non la concretizzazione dei suoi sentimenti verso di lei e quegli occhi che lo stavano aspettando.
«Avete finito o no?» la voce insistente e stridula di Ginny interruppe il flusso dei pensieri di entrambi. «Qui é tutto pronto e Blaise sta morendo di fame!» allungò un braccio per attirare la loro attenzione.
«Arriviamo subito!» alzò la voce per farsi sentire e sorrise nel vederla tornare nella grande tenda. «Credo che qui non ci sia nient'altro da dire, no?» rivolse il suo sguardo sul biondo.
Lui di tutta risposta, ghignò rabbioso. Non era dotato di grande pazienza e di quest'ultima ne era rimasta solo una misera briciola, che brobabilmente era inutile.
«Ti costa tanto capire che sono preoccupato per te?!» le afferrò il polso, prima che lei potesse sorpassarlo. «Questa é una situazione più che assurda ed io non so come comportarmi! Non ho mai dovuto preoccuparmi di qualcuno, non ho mai temuto di perdere qualcosa... Dammi tempo per abituarmi, Granger o giuro che potrei cedere ed incatenarti nella stanza delle necessità! Almeno ti terrai lontana da questa stupida battaglia!» sbottò contro di lei con la stessa frustrazione che lo aveva accompagnato. «Io...» lasciò andare un lungo sospiro e strinse gli occhi.
Hermione lo guardò e non trovò nessuna parola giusta che potesse esprimere i propri sentimenti, o forse non era ancora pronta a dirla. Tuttavia, allungò la mano e la posó sul volto ombrato dall'oscurità che pian piano stava avvolgendo ogni cosa. La sua pelle liscia e fredda la fece rabbrividire, si allungò ancora e riuscí a spingerlo contro di sé, abbastanza da sfiorargli il naso con il proprio.
«Hermione tu non capisci...» sfuggí a quel tocco e si limitò a prenderle la mano. «Andiamo, prima che la rossa mi rompa i timpani con la sua voce fastidiosa.» scosse il capo e si maledí per non essere riuscito ad esternarle tutto quanto.
E lei lo seguí senza aggiungere altro, troppo confusa ed arrabbiata per continuare quella conversazione. Non capiva che cosa ci fosse sotto, non capiva perché si tratteneva dal dirle il vero motivo del suo ignorarla e del perché della sua preoccupazione. In quel momento gli vennero in mente Harry e Ron, loro che non erano mai stati preoccupati per lei, troppa era la sicurezza della sua bravura e la considerazione del suo alto intelletto. Non era abituata a far preoccupare qualcuno cosí tanto da vederlo perso, con gli occhi nel vuoto più fitto. Draco la vedeva per quella che era: una strega brillante, forse la più intelligente che avesse mai conosciuto, ma con la fragilità di una donna che poteva essere violata in qualsiasi momento, come in passato da Bellatrix Lestrange.
Un brivido le attraversò la spina dorsale al solo pensare il nome della donna. Quell'episodio le faceva visita la notte, quando le sue più fervide paure prendevano vita in un paio di occhi grandi e folli. Hermione Granger non era imbattibile e Draco temeva semplicemente per la sua incolumità, pensiero che tormentò la ragazza per tutta la serata, come un chiodo fisso nella sua mente, ricca di pensieri confusi.
**
La luna piena era l'unica fonte di luce che illuminava quello scenario tetro e quasi spettrale, visto l'edificio a specchi che se ne stava silenzioso a fluttuare nel cielo oscuro. La superficie sottostante era sommersa da un fumo nero e persistente, che gli consentiva di fluttuare nell'aria come nulla fosse, mentre un paio di occhi chiarissimi, forse più della luna, osservavano l'orizzonte con sguardo folle ed impaziente. I lunghi capelli platino erano legati elegantemente in una coda bassa e lunga, i lineamenti rigidi e seri erano privi di rughe o pieghe che segnasseto l'età avanzata dell'uomo, al contrario, la sua pelle sembrava porcellana tanto era liscia e perfetta, in forte contrasto con gli abiti scuri ed eleganti.
Lucius Malfoy ed il suo ghigno sprezzante se ne stavano lì già da un po', come se stesse aspettando chissà cosa. Non aveva alcun dubbio sulle capacità dell'unico figlio messo al mondo da quella donna fragile e troppo benevola per i suoi gusti. Aveva intravisto il suo potenziale già anni prima, mentre un piccolo Draco di sei anni o poco più, riusciva a maneggiare la bacchetta di suo padre egregiamente. Con pazienza e rigidezza lo aveva educato nel migliore dei modi per poi donarlo al signore oscuro; colui che aveva fallito, laddove lui sperava di riuscire.
«Nuove notizie arrivano da Dolohov e Carrow!» un uomo dalla carnagione cadaverica e gli occhi nerissimi, tanto quanto i suoi capelli, si fece avanti sfuggendo all'oscurità e palesandosi di fronte a Lucius.
«Rabastan, vecchio amico.» gli prestò la più totale delle attenzioni, mostrando un sorriso agghiacciante. «Notizie interessanti, spero. Il giovane Draco é perspicace e testardo... Avrà pur trovato il luogo.» portò entrambe le mani dietro la schiena e prese a camminare nella lunga stanza.
«Non molto, a dire il vero. É in compagnia della mezzosangue, del suo amichetto logorroico e della piccola Weasley.» storse le labbra in segno di disprezzo. «Si sono fermati per la notte, deboli come da aspettarselo. Tuo figlio non é poi cosí intelligente... Sono giorni che li seguiamo e non si é nemmeno accorto di noi.» sorrise beffeggiandolo apertamente.
«Stupido ragazzino viziato!» sputò tra i denti, imprecando contro il figlio con una malignità tale da far gelare il sangue nelle vene.
Il maggiore dei Lastrange ghignò prepotentemente nel vederlo in difficoltà. Avrebbe volentieri preso il suo posto se solo fosse stato a conoscenza del segreto di cui parlava l'uomo e che, a detta sua, avrebbe permesso a tutti loro di vincere la battaglia.
Probabilmente se non avesse creduto nei suoi stessi ideali o non avesse avuto tutto quel desiderio di vendetta, sarebbe andato lontano da quel folle e patetico Malfoy.
«Calma, calma.» accompagnò le parole con una risatina che lo fece sembrare quasi isterico. «Dobbiamo solo aspettare, ammesso che tutto questo funzioni!» posò la mano sulla spalla dell'uomo e dopo una breve stretta, lo sorpassò lasciandolo solo con i propri pensieri e le sue convinzioni.
Il volto di Lucius era irato e rabbioso. Odiava il tono di superiorità che il suo vecchio amico gli usava contro, ma non poteva rischiare di perdere uno dei seguaci più importanti e forti, cosí lasciò andare un sospiro per sbollire la rabbia e rivolse di nuovo le iridi chiare verso la luna, autodipingendo di nuovo il ghigno sadico e sicuro di sé. Non sapevano che cosa aveva in mente, non avevano nemmeno idea di quanto avrebbe potuto spingersi oltre per ottenere finalmente la gloria che gli spettava e che desiderava ardentemente.
«Funzionerà, mio caro.» sollevò il capo in modo altezzoso. «Il piano é infallibile, questa volta.» si perse a guardare quella sfera chiara e luccicante che regnava nel buio del cielo infinito.
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La tenda era calda ed accogliente, formata da due enormi stanze per dormire ed una di dimensioni poco più piccole, dove avevano cenato con scorte di cibo prese al castello prima di partire. Il primo a rimanere sorpreso dalla grande tenda, che poteva benissimo far concorrenza ad una casa vera e propria, fu Blaise. Aveva subito fatto i complimenti alla mente geniale di Hermione e poi si era fiondato sul cibo come un affamato nel pieno deserto.
Dopo quel momento di silenzi imbarazzanti e battutine poco carine del moro sullo strano comportamento dell'amico, finita la cena, Draco era uscito con la scusa di controllare il perimetro in caso di necessità ed aveva lasciato i tre a conversare su futili argomenti che difficilmente avrebbero attirato anche la sua attenzione. Ginny se ne stava avvolta in uno scialle rosso dai merletti neri, mentre giocherellava distrattamente con le dita di Blaise, disteso con il capo sul suo grembo, ed osservava il volto pensoso della sua migliore amica che fingeva di leggere. Non ci voleva un genio per capire che qualcosa fosse successo tra lei e la serpe, inoltre poteva considerarsi un'esperta in materia. Cosí, dopo aver scambiato un veloce sguardo d'intesa con il suo fidanzato, decise di darle una bella spintarella e convincerla a confidarsi.
«Herm, come mai sei cosí silenziosa?» iniziò unendo la propria mano a quella del serpeverde, intrecciandola lentamente.
«Mi confondi con tuo fratello, é lui che adora conversare.» girò l'ennesima pagina di un vecchio libro, sbuffando.
«Granger, si girano le pagine solo dopo averle lette.» la punzecchiò Blaise, sfoggiando un sorriso innocente. «Non é leale fare finta!» la sgridò con un tono scherzoso.
La ragazza alzò il volto e li guardò con rassegnazione. Quei due erano perfetti insieme; pettegoli, testardi e con l'inrefrenabile voglia di impicciarsi. Però Hermione non poté evitare di accennare un sorriso nel guardarli, le loro mani erano sempre unite, ogni volta che si era voltata a guardarli quel giorno c'erano sempre state le loro dita intrecciate a darsi sostegno e quasi li invidiò ancora una volta.
«Avanti, sputate il rospo!» si arrese volontariamente ai loro sguardi lascivi, sapeva dove volevano andare a parare. «Che cosa volete sapere?» chiuse il libro, aveva ragione il serpeverde: non era riuscita a leggerne una parola.
«Dev'essere piuttosto grave se hai ceduto cosí facilmente!» Ginny spalancò gli occhi nel sorprendersi, di solito l'amica aveva sempre evitato domande.
«Già, é l'unica cosa che sembra riuscirmi bene in questo periodo.» sospirò e si coprì il volto con le mani.
«Ti soffermi troppo sulle cose, in questo tu e Draco siete uguali! I vostri stessi pensieri vi divorano a tal punto da non essere più sicuri di niente!» il serpeverde si sollevò e scosse il capo. «Non ti ha considerato per tutto il giorno, é vero, ma tu hai considerato l'idea che possa essere sopraffatto dalla preoccupazione nei tuoi confronti e di conseguenza, dai suoi sentimenti per te? Avanti, Granger... Hai mai notato dei suoi comportamenti di questo genere con qualcun altro? Il principino ha la fama da donnaiolo e non posso negare che sia veritiera, ma con te... Tu non hai nemmeno idea di quello che ha passato, del suo orgoglio distrutto, delle sue certezze crollate ed il suo mondo fatto a pezzi! E poi si é innamorato di te, perché sí, é pazzo di te, Hermione. Per lui é difficile far fronte sul suo orgoglio ancora una volta, deve solo riuscirci! Inoltre sono giorni che giriamo a vuoto e teme che tutto questo possa portare solo a qualche disgrazia.» provò a farle capire il punto di vista dell'amico, spiegando a grandi linee la sua difficoltà.
«Perché non vai a fargli compagnia? Il furetto si sentirà un po' solo lì fuori.» la incitò la ragazza, sorridendo agli occhi lucidi di lei. Sapeva fin troppo bene quale fosse il problema.
Hermione la guardò per istanti che parvero eterni, non si vergognò di mostrare il luccichio dei propri occhi anche al moro, le sue parole erano state cosí convincenti da svegliarla dalla sua bolla di sapone. Si era comportata come una bambina alla sua prima cotta, una bambina piuttosto appicciosa e pretenziosa. Avrebbe voluto scoppiare a piangere per come si era comportata, ma nemmeno lei aveva provato sentimenti simili prima d'ora, non potevano di certo biasimare una ragazza che a stento aveva avuto un ragazzo prima di lui. Il piccolo cenno che gli fece Ginny la incitò ad alzarsi e raggiungere il serpeverde fuori dalla tenda, avrebbe ammesso i suoi errori e come qualsiasi persona leale che si rispetti, gli avrebbe chiesto scusa sperando nel suo sguardo chiaro e limpido come la luce delle stelle che la colpirono non appena uscí.
«Perché sorridi in quel modo?» le mani lisce di Blaise scivolarono sul viso della sua amata con una lentezza snervante.
«Vedi, Blaise... Il tuo amico non é l'unico ad avere problemi con i propri sentimenti. Hermione solo dopo anni é riuscita a lasciarsi andare con Ron, ma pensa che non é mai uscito un ti amo dalla sua bocca. Forse é anche questa la ragione per cui mio fratello si é allontanato da lei.» aggrottò le sopracciglia, ripensando a tutte le scene mute di Hermione davanti a Ron ed al suo modo di dichiararla il proprio amore.
«Beh... Ginevra Weasley, non allontanarmi mai perché io ti amo, ti amo, ti amo.» le sorrise e si spinse contro di lei, baciando quella dolce risata che l'aveva fatto innamorare senza che potesse tirarsi indietro, era più che sicuro; Ginny era la donna della sua vita.
**
Stava osservando la luna già da un po', c'era qualcosa che lo attirava in quella grande sfera bianca, come se si sentisse attratto da quella luce più di quanto non volesse ammettere o probabilmente era solo la stanchezza a pensare al suo posto. Era stata una pessima giornata e la debolezza era tutta concentrata sui suoi occhi che socchiuse un po'. Con un movimento fiacco della mano sbottonò metà camicia e si lasciò cadere su una delle rocce poco distanti dal ruscello, magari l'aria fresca ed il rumore dell'acqua l'avrebbero aiutato a rilassare la mente, oltre a capire perché non era riuscito ad esprimersi con Hermione nel modo più sincero.
Distese le gambe e buttò la testa all'indietro. Forse era quello il problema più grande: lui non era vissuto nella sincerità, aveva capito il significato di quella parola solo grazie a Daphne ed aveva sempre trovato difficoltà nel seguirlo alla lettera. Eppure non poteva mentire a se stesso, amava Hermione come non aveva mai amato nessuno nella sua misera esistenza, forse era la causa della sua preoccupazione smisurata, ma lei sembrava non rendersene conto.
Una folata di vento lo colpì e non ci volle molto per sentire un forte profumo di vaniglia, fragranza che gli era rimasta nella mente sin dal primo momento che l'aveva sentita. Era un richiamo che non riusciva ad ignorare, ciò nonostante, rimase con gli occhi chiusi godendosi lo sguardo di lei sulla pelle; lo sentiva bruciare addosso.
«Sei bellissimo...» avrebbe voluto sembrare più decisa nel dirlo, ma la sua voce si ridusse in un sussurro tanta era la soggezione che lui le provocava in quel momento.
«Credo sia la prima volta che tu me lo dica.» alzò un angolo delle labbra all'insù e nascose la soddisfazione, non c'era traccia di vanto o ghigno.
«Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo.» avanzò verso di lui e gli si sedette accanto, rubando quella visuale da più vicino. Non voleva perdersi nemmeno un attimo.
«Hermione Granger priva di coraggio, cento punti in meno a grifondoro.» si sollevò, ritornando a guardare la luna, unica e sola spettatrice di quel momento.
«Non sono quella che tutti credono, ho paura di un milione di cose, ho paura di non essere all'altezza degli altri e di deludere le persone a cui voglio bene... Potrei continuare all'infinito, ma tu lo sai già. Sei l'unico a vedermi in modo diverso.» abbassò lo sguardo sulle mani che si stava torturando nervosamente, perdendosi l'occhiata di lui.
Draco non disse nulla, si limitò a guardarla con curiosità, mentre dentro di lui la voglia di sfiorarla anche solo per poco, si faceva largo tra mille preoccupazioni.
«Mi dispiace di essermi comportata come una bambina, non é il momento di arrabbiarsi per delle sciocchezze. Abbiamo qualcosa di molto più importante da fare, no?» accennò un sorriso che non convinse nemmeno se stessa.
«Mio padre può bruciare all'inferno. Tu sei decisamente più importante di tutto questo schifo.» le sue iridi sembravano risplendere nella notte. «E con tutta la tua intelligenza, mi stupisce che ancora tu non l'abbia capito.» portò una mano a scompigliarsi i capelli platino. «Io devo dirlo almeno una volta ad alta voce, non posso ripeterlo nella mia mente all'infinito...» scosse il capo e si voltò completamente verso di lei.
«Di che co-...» provò a chiedergli ma venne prontamente interrotta dai suoi occhi grigi, che si posarono nei propri.
«É cosí patetico da parte mia non riuscire a dirtelo, ma non so cosa farmene del mio orgoglio se mi comporto da codardo ancora.» strinse gli occhi per qualche secondo prima di abbattere le barriere interiori. «Io ti amo, e probabilmente la mia intera discendenza mi starà maledicendo dalla tomba per questo, ma non m'importa! Ti amo con tutto me stesso, per quello che può valere. Ti amo quando quando urli e sbraiti contro di me senza ritegno, ti amo quando dai il meglio di te nel ricordare la McGranitt, mentre ancora ti amo quando mi salvi dall'oscurità di questo mondo ignobile.» lasciò andare l'aria che si era accorto di trattenere nei polmoni, finalmente libero di un inutile peso, mentre dagli occhi di Hermione colavano le prime lacrime.
**
_Angolo Autrice_
Wooooo. *-* Sono esaltata per la fine di questo capitolo, anche se credo che vogliate ammazzarmi. XD
Chiedo perdono per il tempo che ci ho messo, ma come ho già spiegato, tra matrmoni, nascite e febbre... Stavo morendo. >.<
Ma beh... LYS É TORNATA. U.U *e non importa a nessuno* ma sh. XD
Il capitolo presenta forti segni di squilibrio mentale dei protagonisti -.- Ah, se non ci fosse Blaise lo psichiatra. -.-
Ma non siete contente? Draco le ha detto che la ama. *-* Da fangirl, sclero sola. *-*-* Ditemi che non sono l'unica. *-*
Ma... Attenzione, finalmente vediamo qualcosa della facciata nemica e possiamo osservare un Malfoy ed un Lestrange, ahia... Brutta storia. Qui si mette maluccio...O.O
Ma voi? Cosa ne pensate? Susu, fatevi sotto con teorie e considerazioni!!! :)
Intanto, come sempre, vi ringrazio per tutto il supporto che mi date, continuando a leggere la storia; siamo quasi a 35k ragazzi... Sono sbalordita. *+* E vi dico GRAZIE CON TUTTO IL CUORE. *-*
Spero di non deludervi mai, ce la metterò tutta nel prossimo capitolo.❤ Arriverà presto, promesso.❤
Un bacio, Lys.♡
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