3- It's never too late.

'Il mondo non sarà mai come mi aspettavo, e se non ci sarò chi se ne accorgerà?
Non lascerò da sole tutte le cose che ho per farti sentire come se non fosse troppo tardi.
Non è mai troppo tardi.
Anche se dico che tutto andrà bene, sento ancora dirti che vuoi mettere fine alla tua vita.
Ora e ancora proveremo a restare vivi.
Forse ci giriamo intorno perchè non è troppo tardi.
Nessuno vedrà mai il mio lato riflesso.
E se c'è qualcosa di sbagliato, chi se nè accorgerà?
Ho lasciato da sole tutte le cose che avevo per farti sentire come se non fosse troppo tardi.
Il mondo che conoscevamo non ritornerà.
Non riavremo mai indietro il tempo che abbiamo perso.
La vita che avevamo non sarà mai nostra di nuovo.
Questo mondo non sarà mai come mi aspettavo, e quando non ci sarò... Chi se ne accorgerà?
Non è mai troppo tardi.'

It's Never Too Late - Three Days Grace.

Le lezioni erano da poco terminate e l'arancione del tramonto pian piano stava inghiottendo l'azzurro, giocando in aggrazziate sfumature che risplendevano negli occhi di Hermione. Come sempre, stringeva al petto un libro di trasfigurazione mentre sfuggiva per l'ennesima volta a Ron ed Harry, intenti ancora ad interrogarla su quanto successo una settimana prima. Quei sette giorni erano praticamente volati tra prime lezioni, compiti e il voler avvantaggiarsi della grifondoro su migliaia di argomenti. Non aveva piú rivisto Draco da quel piccolo frangente in cui l'aveva completamente spiazzata e piú evitava di parlare di lui, meglio era per la sua mente, che non faceva altro che elaborare il suo discorso ed estrarne quanto piú per poter dire a se stessa quanto il biondo avesse un opinione sbagliata del mondo, ma puntualmente non ci vedeva altro che la verità.

«Miseriaccia, Hermione! Si può sapere che passa nella testa della McGranitt?» la voce di Ron la distolse dai suoi pensieri ancora una volta. «Coppie di case miste per le ronde? Ma dico, è impazzita?» una testa scura, che accuratamente sistemò gli occhiali, comparve accanto all'amico con un espressione preoccupata e infastidita. Harry Potter riservò alla grifondoro uno dei suoi sguardi indagatori da salvatore del mondo per poi sorriderle come un tempo, come quel tempo che sembrava essere trascorso troppo in fretta.

«Avanti, Ron! Hermione non farà danni, giusto?» diede una pacca sulla spalla del poco convinto 'The King' e incitò la ragazza a confermare.

«Dimenticate che tra noi tre non sono io la stupida!» li rimbeccò con un cipiglio severo. «La preside vuole 'Collaborazione tra case'...» accompagnò la frase con un accenno di virgolette con le dita della mano destra. «... E non sarò di certo io a rovinare i suoi piani.» setenziò.

«Ma... È Malfoy!!» quasi urlò e il suo viso si colorò subito di un leggero rosso troppo contrastante con l'arancione dei capelli perennemente scompigliati. «Ti ha messa in coppia con Malfoy!! Tu stasera non vai da nessuna parte!!» ripetè come se il suo tono potesse aggravare la situazione.

«In effetti finireste per schiantarvi.» annuí Harry con fare pensieroso. «Il furetto biondo dovrà guardarsi le spalle.»

«Se non la smettete immediatamente schianto voi!» si voltò repentina facendoli arrestare. Diede di nuovo le spalle, si affrettò a pronunciare la parola d'ordine della sala comune dei Grifondoro e corse verso la sua stanza mentre i due si riservarono uno sguardo stranito. Sapevano che non dovevano starle troppo addosso, ma proprio non riuscivano a fidarsi dell'ex mangiamorte, tuttavia, si fidavano di lei.

«Harry?» lo richiamó. «Credi che sia il caso di annullare la festa di stasera?» fece una smorfia goffa e pensierosa.

«Per niente, Ron! Quando ci ricapita un permesso da parte sua? Inoltre essendo fuori dai dormitori possiamo controllare meglio la situazione, no? Saremo in agguato!» strinse gli occhi e ritornò a sistemare quei fastidiosi occhiali sul naso. «In fondo è la nostra Hermione! Dobbiamo solo evitare che finiscano con il duellare nel bel mezzo del corridoio!»

**

Non era di certo stupida, ci aveva pensato ogni singolo momento a quanto pericoloso fosse passare anche poco tempo con Malfoy un giorno alla settimana. Quel poco le era bastato per rimanere tagliata dalla lama dei suoi occhi argentei, li aveva sentiti prepotenti nei suoi mentre pronunciava quelle assurde parole che nascondevano troppe verità, erano stati diversi dalla prima volta. Senza alcuna lacrima, senza quella vulnerabilità che gli aveva visto, cosí tanta da costringerla a non andarsene.
Era tornato semplicemente Draco Malfoy; quel ragazzino che al quarto anno le aveva fatto crescere dei denti enormi da castoro solo per il gusto di deriderla, quello che era diventato un mangiamorte seguendo la propria famiglia, lo stesso che aveva provato ad uccidere Silente per portare a termine un ordine di Voldermort. Quello che aveva lottato dalla parte sbagliata. Aveva avuto scelta? Non lo sapeva.

Sospirò per cacciare i propri pensieri ed aprí la porta della sua camera, trovandoci la piccola Weasley seduta sul proprio letto, immersa in una delle sue letture nei libri di Hermione. Ginny sedeva a gambe incrociate, il libro aperto poggiato su esse e il volto puntinato di stelle lucenti abbandonato sulla propria mano, mentre i capelli rossi spesso le ricadevano sul viso tondo. Hermione si rese conto di quanto fosse cambiata e cresciuta, cosí come tutti gli altri. Solo lei sembrava rimanere uguale, come se fosse immutabile e non riusciva a spiegarsi perchè. Voleva cambiare, lo voleva con tutto il suo leale cuore coraggioso, ma aveva paura. I cambiamenti l'avevano sempre spaventata e farlo con se stessa sarebbe stato come perdere quella persona che con difficoltà si era creata una corazza indistruttibile; in fondo che male c'era a restare la solita Hermione Granger?

«Apnea!» il candido suono della voce di Ginny la riportò alla realtà, facendola sobbalzare e rivolgerle uno sguardo confuso. «Quando ti soffermi a pensare smetti di respirare, è come se andassi in apnea.» le sorrise e chiuse il libro.

«Oh, davvero?» lasciò il suo adorato libro sulla scrivania e si accomodò accanto a lei. Gettò le scarpe a casaccio, mentre Ginny annuí.

«Ho sentito che hai dato il permesso a quei due fannulloni di fare la festa nella stanza delle necessità, mi sorprende.» la punzecchiò lasciandosi cadere sul morbido cuscino.

La diretta interessata le riservò uno sguardo ammonitore che la fece ridere e la seguí subito dopo.
Ginny era l'unica su cui poteva contare, a cui poteva raccontare ogni cosa. Certo, c'erano Ron ed Harry, ma se solo avesse espresso un solo dubbio che occupava la sua mente sarebbero scappati a gambe levate. Eppure... Non aveva raccontato a Ginny di quel giorno che nascondeva con avidità in un piccolo angolino buio della mente.

«Sí, ma gli ho espressamente riferito che se fossero stati scoperti negherò di esserne a conoscenza.» ridacchiò stendendosi anche lei.

Gli occhi castani di Ginny si posarono sul soffitto per qualche minuto, non sapeva che dire, in quei momenti le piaceva restare lí a godersi il silenzio. Sapeva bene che Hermione si aspettava le sue lacrime, non gliele aveva mai mostrate dopo la morte di Fred, sicuramente neanche prima. Come poteva crollare? Doveva essere forte per sua madre e per Ron, erano quelli che sembravano averla presa nel modo peggiore. Sua madre piangeva ogni qual volta si ritrovava un suo oggetto tra le mani. Pochi giorni dopo la guerra l'aveva sorpresa nella sua camera, intenta a piegare un suo maglione, stoffa che si era impregnata del dolore della donna subito dopo. E lei impotente le si era seduta accanto e l'aveva stretta a sè forte, facendo tesoro di quel piccolo crollo e ingoiando come lava incandescente quell'ennesimo boccone. Lei non avrebbe pianto, doveva essere forte come avrebbe voluto Fred.

Ron invece si era chiuso in se stesso, per circa una settimana non era uscito dalla propria camera alla tana e la mattina dell'ottavo giorno era sceso a far colazione come se niente fosse successo. Ogni volta che si nominava Fred metteva su una maschera di cera che copriva i lineamenti dolci del fratello, dalla quale non faceva trasparire nessuna emozione se non rabbia.
Non sapeva verso chi, forse si colpevolizzava, forse era arrabbiato con il carnefice di tutto quello. Sta di fatto che Ginny ne era allo scuro, Ron non aveva parlato con nessuno come lei ed ignorava il dolore. La ragazza ritornò alla realtà come se fosse stata risucchiata dalla propria linea di pensieri e si voltò a guardare Hermione che non le sedeva piú accanto. La grifondoro era intenta a piegare accuratamente la cravatta della divisa sul letto di fianco al pigiama.

«Non vorrai andare già a dormire!» saltò giú da letto come una furia impazzita. «Nemmeno mia nonna Geltrude va' a dormire a quest'ora!»

«Tu non hai una nonna con quel nome, Ginny!» corrucciò le labbra. «E poi non ho detto che devo andare a dormire, stasera sono di ronda con Malfoy. Credo che ci vorrà un po' a controllare tutto il castello con i primini che gira-...» un leggero urlo la costrinse a fermare la sua solita parlantina infinita. Spostò lo sguardo su Ginny in cerca della ragione che l'aveva portata ad urlare in quel modo e la sua mente, forse troppo stanca, non riuscí a scorgere nessun indizio. Non si era minimamente accorta di aver pronunciato il nome del serpeverde con cosí tanta tranquillità da farlo sembrare un amico di vecchia data.

«Tu e 'scansatevituttichepassoio' farete la ronda insieme e tu mi parli degli stupidi primini che usano solo la scusa delle scale per girare nel castello dopo il coprifuoco?!» scoppiò tutto d'un fiato facendo sí che Hermione rimanesse immobile, con la camicia bianca tra le mani e la bocca semi-aperta.

Ginny incrociò le braccia al petto e la guardò in attesa di una qualche spiegazione. Il suo sguardo era diventato scuro come le sue iridi in quel momento ed Hermione non potè fare altro che distogliere il proprio. Sapeva quando la grifondoro provasse odio verso quelli come lui, come poteva biasimarla? Aveva perso un pezzo di sè a causa della sua combriccola di pazzi mangiamorte. Avrebbe tanto voluto spiegargli che Malfoy non era come tutti gli altri, che era un ragazzo normale cosí come lo erano loro. Avrebbe voluto raccontargli di quel piccolo ricordo che portava ormai dentro di sè da qualche mese a questa parte, ma sapeva come sarebbero andate a finire le cose e tutto quello che uscí dalle sue labbra fu un sospiro.

«Sto aspettando.» il ticchettio del suo piede che batteva in modo incontrollato contro il pavimento stava urtando i nervi di Hermione non poco. L'orgoglio si stava facendo largo dentro di sè rendendola irascibile, forse era quella la parte di lei che avrebbe dovuto cambiare o forse era semplicemente quella parte a renderla quella che era.

«La McGranitt ha preferito che le coppie per le ronde fossero di casate miste per portare avanti la sua idea di collaborazione tra case. Io non posso farci niente se c'era il suo nome sul mio biglietto.» si limitò a dire prendendo un lungo respiro, teneva troppo alla sua privacy ed odiava allo stesso modo i pregiudizi sulla sua vita.

Draco Malfoy.

Quel nome era apparso sul foglietto in una calligrafia cosí elegante che ne era rimasta incantata e subito dopo era sfumato tra le sue dita confondendosi con l'aria che la circondava. Aveva alzato gli occhi in quelli della preside e lo sguardo che quest'ultima le aveva riservato l'aveva riempita di dubbi e domande che erano alleggiate nella sua mente per qualche minuto, finchè un rumore di una porta sbattuta aveva rotto quella bolla di sapone che erano i suoi pensieri. Il ragazzo in questione era sparito dalla stanza, dileguato; era strisciato via come una brava serpe.

«Non puoi farci niente? Hermione è Malfoy! Può farti del male o insultarti come suo solito! Lo odi anche tu, no? Lui ha... Insomma, sappiamo che ruolo ha avuto nella guerra.» tremava appena mentre pronunciava quelle parole che ferirono l'amica nel profondo, c'erano pregiudizi... Nient'altro che pregiudizi e quello fece sí che l'ambrato delle iridi di Hermione splendesse di una nuova luce.

«So perfettamente chi è, ma tu sai perfettamente chi sono io! Non mi è mai importato nulla dei suoi stupidi insulti e se solo prova ad alzare la bacchetta lo schianto!» setenziò, ritornando con lo sguardo in quello della piccola Weasley e quest'ultima, che brillava per la sua testardaggine, finí però, con l'acconsentire e lasciarsi cadere di nuovo sul letto.

«Stai attenta, Herm.» sussurrò. La luce che filtrava dalla grande finestra illuminava le lentiggini scure sul proprio volto e l'espressione che assunse il suo viso candido la fece sembrare agli occhi di Hermione una bambina bisognosa di amore e di certezze.

«Andrà tutto bene, Ginny.» le si sedette accanto. «È solo un giro di ronda che potrà mai capitare?!» la rincuorò con un sorrisetto divertito che celava un cuore che batteva troppo in fretta, un nervosismo che non faceva parte di lei, una preoccupazione che non riusciva ad interpretare.

**

Le stelle avevano preso possesso del cielo scuro, dominando quell'immensa distesa di blu che inghiottiva del tutto il castello. La prima settimana era passata cosí velocemente che Draco nemmeno se n'era reso conto, forse troppo preso dalle chiacchiere che aleggiavano alle sue spalle o troppo impegnato a restare sveglio per tutto il corso della giornata dopo le notti in bianco e le tremende occhiaie che contornavano le sue iridi, quella sera, piú chiare che mai. Osservava il cielo rapito da quel paesaggio, aveva sempre amato sgattaiolare via dai dormitori dopo il coprifuoco, rifugiarsi sulla torre di Astronomia ed osservare la notte prendere il sopravvento. Dopotutto una serpe vive nell'ombra e lui a quel ruolo ci si era adattato fin da bambino; il trasgredire le regole, l'essere soprannominato 'principe delle serpi', incutere paura per divertimento ed essere considerato uno dei rampolli piú in vista della comunità magica... Un purosangue.

Chiuse le palpebre per qualche istante, tutto quello era finito. Ormai non era altro che Draco Malfoy, un mangiamorte fallito e nulla piú, un ragazzo segnato dalla guerra in modo diverso, in un modo che nessuno mai avrebbe potuto capire, ma che tutti amavano giudicare.
Che cosa poteva fare, ormai? Nulla, era troppo tardi per tornare indietro. Il tempo non sarebbe ritornato, la vita che aveva non sarebbe cambiata con uno schiocco di dita e quelle vite sarebbero andate perse comunque e per colpa sua. Un sospiro abbandonò le sue labbra, le mani che teneva segregate nelle proprie tasche si chiusero in pugni stretti ed il cuore, se tale poteva considerare un organo che continuava a battere solo ed unicamente per abitudine, quello si rilassò completamente non appena capí a chi appartenesse quello spostamento d'aria, che non sfuggí ai suoi riflessi allenati.

«Mi sorprende che tu sia in ritardo, prefetto.» un ghigno nacque sulle sue labbra chiare. «Devo forse farti presente che esistono aggeggi ingegniosi chiamati orologi?» si voltò mostrando la propria espressione beffarda alla diretta interessata; Hermione se ne stava a pochi metri da lui con una smorfia dipinta sul viso e suoi nervi, equivalenti ad una corda di violino tesa, stavano già saltando grazie alle sue battutine infantili.

«Per tua informazione sei tu quello in anticipo, Malfoy.» incrociò le braccia sotto il seno con sicurezza.

«Non mi risulta.» le labbra erano piegate dalla sua solita smorfia. «No, proprio non mi risulta.» alzò di poco il capo con aria superiore.

«Se non fossi scappato come un furetto codardo non appena sul tuo biglietto è comparso il nome della mezzosangue per eccellenza, sapresti che le ronde d'ora in poi iniziano con mezz'ora di ritardo.» lo ricambiò della stessa aria beffarda, sollevando il mento a mo' di sfida.

Sfida che, ovviamente, vinse lei. Draco strinse gli occhi per qualche secondo tanto da farli diventare due fessure sottili per poi prendere a camminare senza dire niente.
Hermione picchiettò innervosita il piede sul pavimento, odiava essere ignorata, cosí lo seguí immediatamente e lo superò di corsa. Non si udiva alcun rumore nei corridoi, se non dei leggeri mormorii provenienti da alcuni quadri, probabilmente per la strana coppia che stava camminando senza insultarsi o altro, anzi. Il serpeverde cammiva lento, con la sua solita andatura elegante e raffinata; avvolto in un completo classico scuro, Draco teneva le mani ben serrate nelle proprie tasche, lo sguardo vaquo e le labbra corrucciata, perso in chissà quale pensiero oscuro che dominava la propria mente. Veniva spesso risucchiato dall'oscurità, quella da cui non c'era scampo anche se non smetteva di trovare una via di fuga, quella che divorava l'anima lentamente, logorandola quasi quanto l'effetto di un cruciatus o forse peggio. I suoi pensieri vennero interrotti da un dolore atroce che lo costrinse ad indietreggiare e portare subito le mani al mento. Non si era minimamente accorto che Hermione si era fermata davanti a lui e ci era andato a sbattere contro senza riuscire ad evitarlo.

«Maledetta, Granger! Il tuo testone mi ha quasi rotto i denti, porca puttana.» tastò la parte dolorante con le dita. «Si può sapere perchè, Salazar, ti sei fermata cosí all'improvviso?!»

«Non usare quel linguaggio scurrile, furetto.» lo riprese. La grifondoro aveva il capo rivolto verso la grande vetrata che dava sulla foresta oscura, lo sguardo accigliato e attento. E fu quello a far incuriosire Draco, che l'affiancò ancora con il mento coperto dal proprio palmo.

«Che c'è? Sei impazzita anche tu insieme alla tua combriccola di squilibrati?» rivolse gli occhi nello stesso punto della ragazza, ma non riuscí a vedere nulla.

«Sta' zitto, Malfoy e guarda! La vedi anche tu?» si avvicinò alla finestra tanto da sfiorarne il vetro con le dita e attenta scrutò il cielo. «Ecco un'altra, guarda! Di nuovo!»

«Io continuo a non vedere un bel niente, Granger. Fatti un bel giro in infermeria!» si allontanó dalla vetrata stizzito e ancora dolorante, ma Hermione, senza pensarci, lo tirò per la manica della giacca nera e lo riportò al suo fianco, a pochi centimetri da lei. Era una quindicina di centimetri piú alto, quindi dovette alzarsi sulle punte per prendergli il mento tra le mani e indirizzarlo nella direzione giusta.

«Ora le vedi?» sorrise incantata da tanta maestosità che presentava il cielo quella sera.

Draco rimase spiazziato dal gesto cosí naturale. La mascella si era contratta non appena la pelle delle dita di Hermione avevano toccato il suo viso, si sentiva bruciare e non riusciva a capirne la ragione. Deglutí appena e rivolse gli occhi al cielo, quel cielo che si accorse quanto fosse illuminato dalle infinite stelle cadenti. Brillavano cosí tanto che persino lui ne rimase incantato, quasi iponizzato. Le luci che squarciavano buio rendevano ogni cosa perfetta e lui non riusciva a dire alcuna parola.
Si rivide nel cielo scuro, buio e senza vita, anche se sapeva bene che dentro di lui, però, non c'era abbastanza luce per resistere, le tenebre avrebbero cercato sempre di spegnerla sempre.

«Malfoy?» Hermione con delicatezza lasciò andare il suo mento e distrattamente la mano sfiorò il braccio del ragazzo facendolo rabbrividire e sussultare, cosí da svegliarlo da quello strano torpore.

«Ti entusiasmi per cosí poco? Deludente, Granger.» riprese a camminare senza guardarla, mentre cercava di regolarizzare il respiro. Senza accorgersi che la mente di lei stava elaborando gli ultimi minuti in silenzio, quella frase la stava mandano in bestia, le guance si colorarono di un rosso fiamma e prese ad inseguirlo nei corridoi come una furia.

«Con questo che vuoi dire, furetto? Che le mezzosangue non possono amare il cielo stellato?» incrociò le braccia al petto, dopo essersi posizionata davanti a lui.

Draco la guardò dall'alto e rassegnato la sorpassò senza darle risposta, quella ragazzina secondo lui era impossibile. Non aveva mai nominato il suo sangue, diverso dal proprio secondo alcuni. Aveva capito quanto stupido fosse stato credere nelle sciocchezze che da piccolo gli erano state inculcate dal padre. Non voleva seguire nessun insegnamento di quell'uomo che gli aveva rovinato l'esistenza.

«Vaneggi, Granger.» rispose pacato e con un sorrisetto che fece saltare i nervi alla diretta interessata.

«Vaneggio? Queste sono state le tue convinzioni per sette anni! Ci consideravi come sangue sporco, un abominio!» si fermò nel bel mezzo del corridoio con lo sguardo fiammeggiante ed i pugni stretti.

Draco, che non udí piú il suono dei passi della ragazza, si fermò e si voltò a guardarla. Scorse i capelli in disordine, il lungo cappotto grigio e i jeans scuri che indossava, da quando era arrivata non l'aveva nemmeno guardata. Quella ragazzina gli faceva saltare i nervi all'istante e guardare il suo aspetto passava sempre in secondo piano, se non all'ultimo.

«Ti faccio notare che adesso sei tu quella che si etichetta in quel modo.» la guardò dritto negli occhi e con estrema tranquillità. «Non credo piú a quelle sciocchezze del sangue, se è quello che stai pensando e sono consapevole che sia troppo tardi per rendersene conto. Non mi crede nessuno, perchè dovresti farlo tu? Per quanto riguarda tutti potrei anche morire.» ghignò fintamente divertito.

«Non... Non è mai troppo tardi!» alzò il tono di voce, puntando le proprie iridi nelle sue, fredde e glaciali.

«Ah, no? Quando capirai che il mondo è crudele? Non sarà clemente con te solo perchè il tuo gruppetto ha sconfitto Voldemort!» fece qualche passo verso di lei. « Quel che fatto è fatto, Granger. Il tempo che abbiamo perso non sarà mai piú nostro, le scelte che abbiamo fatto rimangono tali, giuste o sbagliate che siano. Complimenti, sembra che tu abbia fatto quelle giuste.» un sorriso nervoso piegò le labbra principesche.

Le parole echeggiarono velocemente nella sua testa tanto da costringerla a sorreggersi al muro, perchè lei non riusciva a vederla in quel modo? Era sbagliato credere in un modo sincero e tollerante? No, lei avrebbe combattutto per ottenere quel mondo, cosí come aveva fatto per la caduta di Voldemort. Non si sarebbe arresa tanto facilmente, né con lui né con nessuno.

«Non è mai troppo tardi, Malfoy! Posso aiutarti!» non seppe perchè gli offrí il proprio aiuto, seppe solo che era stato cosí facile offrirglielo.

«Aiutarmi? Io non voglio il tuo stupido aiuto! Non mi serve niente da una come te!» la sovrastò completamente con la sua imponente figura slanciata. Hermione strinse gli occhi infuriata e con tutta forza che possedeva gli diede una spinta che lo fece barcollare all'indietro. Gli occhi di Draco saettarono in quelli di lei con astio e disprezzo, stava perdendo la pazienza ed era un cattivo presagio.

«Hai detto che non credi piú a quelle idiozie sul sangue!» un'altra spinta, piú forte, colpí il petto del serpeverde. Odiava le bugie piú di qualsiasi altra cosa al mondo, eppure avrebbe dovuto aspettarsele da uno come Malfoy.

«Questo non vuol dire che mi vai a genio e che voglio far parte del vostro patetico gruppo di eroi sbagliati! Non ti voglio intorno. Sono stato chiaro, Granger?!» quasi le urlò in viso con una rabbia che solo lei riusciva a scatenare.

Due bombe che sarebbero potute esplodere da un momento all'altro, ma proprio quando Hermione, intenzionata a schiaffeggiarlo nel modo piú doloroso possibile, sollevò il braccio per colpirlo l'espressione di Draco mutò in una concentrata e attenta. Il ragazzo l'afferrò velocemente ed un secondo dopo la grifondoro si ritrovò schiacciata da un corpo caldo contro il muro, nel buio piú totale.

_Angolo Autrice_

Ed ecco il terzo capitolo che rivede i nostri protagonisti scontrarsi con le proprie idee e credenze!
Come vi è sembrato?
Critiche costruttive sono sempre ben accete!

Maaaaa...u.u Passiamo al capitolo, che dite? U.U
Hermione e Draco sono stati messi in coppia insieme per le ronde, un fatale colpo del destino o una piccola spinta? Ron non sembra essere d'accordo, ma Harry lo rassicura, la festa darà problemi?
Ginny non sembra avere simpatia per il nostro principino, riuscirà a superare i pregiudizi?
E perchè Draco ha avuto quella strana reazione all'improvviso??? :O
Lo scopriremo nel prossimo capitolo!! *-*-*

Grazie mille per tutti quelli che leggono, votano e commentano. Ve ne sono grata con tutto il cuore. ❤

Un bacio, Lys.♡

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top