23- Awake and alive.

"Sono in guerra con il mondo e loro cercano di trascinarmi nel buio.
Lotto per trovare la mia fede, mentre scivolo dalle tue braccia.
Sta diventando difficile rimanere sveglio e la mia forza sta svanendo in fretta, finalmente respiri dentro di me.
Sono sveglio, sono vivo.
Ora so in cosa credo, ora é il mio momento, farò quello che voglio perché questa é la mia vita.
Proprio qui, proprio ora resisto e non mi arrendo mai.
So in cosa credo, sono sveglio e sono vivo.
Sono in guerra contro il mondo perché non venderò mai la mia anima, ho già deciso che non importa per cosa, non posso essere comprato o venduto.
Quando la mia fede si sta indebolendo ed ho la tentazione di arrendermi tu respiri dentro me di nuovo.
Nel buio riesco a sentirti, mentre dormo. Tra le tue braccia ti sento respirare dentro me.
Tieni per sempre questo cuore che ti donerò, vivrò per sempre per te."


Awake And Alive - Skillet.

Un leggero mormorio si elevava nella sala grande, dove quasi tutti gli studenti sedevano in una tranquilla colazione, prima delle faticose lezioni. Quel giorno erano stati richiamati dai loro dormitori prima del previsto, la preside aveva un annuncio da fare e non sembrava niente di buono, visto il suo volto rigato da qualche ruga di preoccupazione in più. Quest'ultima sedeva al centro dei professori, osservava i suoi ragazzi mangiare con un sorriso impaziente dipinto in volto e si sentì morire dentro all'idea di dover spegnere quella felicità lei stessa. Non poteva permettere che uscissero dal castello dopo il grande disastro che le era stato comunicato il giorno prima, non voleva mettere a rischio la vita di nessun studente, soprattutto quella dei diretti interessati. Avevano sofferto già così tanto a causa di quella guerra che la preside si sentiva ogni giorno più in debito. Parlare con Silente, nelle tranquille sere in ufficio, non serviva a rasserenarla come quando riusciva ad avere anche una piccola stretta di mano. Si sentiva impotente e non all'altezza, se fosse stato per lei non avrebbe nemmeno accettato la carica di preside ma chi meglio di se stessa conosceva bene tutti quei ragazzi?

Sospirare di dispiacere fu inevitabile tanto quanto alzarsi con sguardo dispiaciuto, mentre la presa che teneva stretto tra le mani il bicchiere di vino elfico perse la propria forza. Percorrere quei pochi passi che la separavano dal leggio fu come avanzare verso il patibolo, ma lo fece nonostante l'attenzione degli studenti su di sé. Prima di parlare lanciò lunghe occhiate ai quattro rispettivi tavoli per ogni casata del castello, cercando di prendere tempo. Tuttavia, situazione non sarebbe cambiata, nessuno studente avrebbe potuto lasciare la scuola, a meno che non si sarebbe trattata di un'emergenza e sarebbero rimasti nelle vicinanze.

«Spero che la colazione sia stata di vostro gradimento.» Minerva scrutò alcuni dei suoi studenti con curiosità. «So che non vedete l'ora di sapere la ragione per il quale siete stati convocati qui prima del solito, ma ahimè, temo che non sia una bella notizia per voi. Ci sono state delle complicazioni nel mondo magico, fatti che non posso rivelarvi, ma che mettono a dura prova la vostra sicurezza all'infuori di questa scuola. Per tanto, sono costretta ad annullare le uscite per le vacanze di natale, dei gufi sono già partiti stamani per avvertire le vostre famiglie di tale decisione.» la sua voce sembrava sicura e decisa, ma dentro la povera preside sapeva quanto questo avrebbe ferito i suoi studenti e lo si vedeva dalle espressioni che presero possesso dei loro volti, facendola sentire tremendamente dispiaciuta. I suoi sensi di colpa vennero interrotti da uno di loro, che non perse tempo ad alzarsi e parlarle come se fosse un'amica di vecchia data, tutti sapevano che quello stesso studente mai sarebbe rimasto al suo posto senza voler sapere cosa avesse spinto la scuola a prendere quella decisione e che, sicuramente, avrebbe offerto il proprio aiuto.

«Non può tenerci allo scuro sulla questione, preside! È giusto che sappiamo che cosa sia successo, lo deve a noi e alle nostre famiglie.» la voce di Harry, quello che tutti consideravano eroe, fece tacere ogni mormorio che si era creato dopo la notizia. «Sa anche lei che dobbiamo sapere, abbiamo già dato un grandissimo contributo l'anno scorso, possiamo aiutare!!» sbatté un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare Ginny ed Hermione.

Il verde negli occhi del grifondoro perforò l'anima di Minerva proprio come la prima volta che lo aveva incontrato, ma fu costretta a distogliere lo sguardo per qualche secondo. Non poteva permettere che rischiassero la vita ancora una volta, avevano subito già fin troppo dalla guerra per poter affrontare un'altra battaglia. Non sapeva che cosa sarebbe potuto succedere, non aveva la minima idea di quello che stava accadendo, non aveva il controllo su niente e non avrebbe permesso che dei semplici ragazzi si sarebbero intromessi, anche se essi avevano salvato il mondo magico l'anno prima.

«Nessuno, a parte chi di dovere, verrà a conoscenza di ulteriori dettagli. Mi dispiace, signor Potter.» il suo tono s'indurì più del dovuto e mise a tacere il ragazzo, che innervosito strinse le mani in due pugni.

Hermione lanciò un'occhiata al suo migliore amico e comprese perfettamente la sua rabbia, aveva contato i giorni per rivedere i propri genitori e goderseli per qualche settimana, ma al tempo stesso capì le ragioni che spingevano la donna a non rivelare altro. L'aveva osservata per tutta la durata della colazione e non le erano sfuggiti i lunghi sospiri, le mani tremanti di nervosismo ed il suo essere assente dalle solite chiacchiere e poteva esserci un solo motivo: qualcosa di veramente grave era accaduto nel mondo magico, qualcosa che li avrebbe messi in grave pericolo e che la riportò con la mente alle persone che doveva proteggere. Qualcuno in più si era aggiunto alla lista e ciò la costrinse a scuotere il capo per ritornare alla realtà.

«Preside, provi a ragione!» si alzò mettendo da parte i propri pensieri, concentrandosi su quell'ingiustizia e attirando su di sé l'attenzione di un serpeverde in particolare. «Con tutto il rispetto, ma non credo che tenerci allo scuro possa proteggerci! Ci sta togliendo la possibilità di rivedere i nostri familiari, il minimo che lei possa fare è avvertirci delle divergenze del mondo esterno! Non possiamo restare chiusi qui dentro, per sempre!» perse quel solito controllo di cui era provvista, non aveva alcuna voglia di rischiare ancora.

La calma che era solita attraversarla in quelle situazioni sembrava essere solo un lontano ricordo. La paura per i suoi genitori era forte tanto da colpirla al cuore, in fondo erano sempre stati quelli più deboli e quella diversità mai nessuno l'avrebbe cambiata, ma lei avrebbe preferito combattere di nuovo contro Voldemort purché sua madre e suo padre li avrebbe saputi al sicuro. Sentiva la rabbia ribollire nelle vene e farle arrossare le guance, il suo incredibile coraggio grifondoro era impossibile da contenere e agli occhi di Draco Malfoy fu una nuova ed importante scoperta che avrebbe tenuto tutta per sé.

«Signorina Granger mi dispiace infinitamente.» la preside parve addolcirsi con la sua presunta prediletta. «Anche se volessi, non potrei rivelare nulla. Il ministero della magia è stato molto chiaro su questo punto, avete dato un fortissimo contributo all'intero mondo magico e vi posso assicurare che se avremmo bisogno di voi, sarete messi a conoscenza di tutto. Queste sono le mie massime possibilità, per adesso.» si voltò qualche istante verso la tavola in cui risiedevano tutti i professori. «Tuttavia, non permetterò che passiate un Natale infelice, quindi do ufficialmente inizio ai preparativi per il ballo della Vigilia!» cercò di sorridere ai propri studenti, che parvero tranquillizzarsi e riprendersi a quella notizia.

**

Le lezioni erano trascorse lente e strazianti dopo la brutta notizia ricevuta quella mattina, ciò nonostante la maggior parte delle ragazze già non faceva altro che parlare del grande ballo di Natale, nessuna di loro voleva perdersi l'occasione di sfoggiare il più bello dei vestiti. A parere di Draco quelle non erano altro che sciocchezze, sembravano aver completamente dimenticato la prima parte del discorso fatto dalla McGranitt; qualcosa minacciava il mondo magico ed Hogwarts. La sua preoccupazione era voltata subito su Narcissa. Sua madre era considerata una traditrice, viste le confessioni lasciate al ministero su tutto ciò che riguardava quei piani folli e le tante torture avvenute nella propria casa, sotto i propri occhi. Ricordi che il biondo voleva dimenticare, ma che puntalmente prendevano vita ogni volta che volevano e lo torturavano nel buio di quelle notti troppo lunghe. Poi una voce l'aveva distratto dai suoi pensieri, costringendolo ad alzare gli occhi e concentrarsi sulla testa riccia ed impertinente che aveva addolcito la preside con quel suo fare ammaliante e disperato. Il sapere del ballo non le aveva fatto ritornare il sorriso sulle labbra, ma in fondo era a conoscenza del fatto che Hermione Granger non sopportasse quelle idiozie e sapeva che il suo sguardo assente durante le lezioni fosse dovuto al probabile motivo di tutto quello scalpore, aveva notato la stessa preoccupazione anche in Harry, Ginny e persino Ronald.

«Draco!!! Mi ascolti?» la voce di Blaise ed il suo continuo lamentarsi sul fatto di essere stato tenuto allo scuro della gravidanza di Daphne, attirò il suo sguardo scocciato. «Insomma, non sono più niente per voi? Siete degli ingrati!» accelerò il passo per sedersi sul piccolo muretto, dove ormai sedevano ogni volta che ne avevano la possibilità.

«Continui a vaneggiare, Blaise.» roteò gli occhi e lo seguì, restando in piedi e poggiandosi contro la parete. «Daphne te l'ha detto? Questo é ciò che conta!» immerse il proprio viso sotto la sciarpa chiara.

«Sì, posso passarci sopra ed essere uno zio perfetto! E sarò il suo preferito, a proposito.» sorrise all'amico biondo, che di rimando gli fece una smorfia scocciata.

Lui non se ne badò minimamente, i suoi occhi stavano già ammirando una chioma rossa come il sangue ed un sorriso luminoso sul volto. Ginny lo raggiunse a passo svelto e senza curarsi della presenza dell'altro serpeverde, si lanciò tra le braccia già aperte del suo amato. La prima cosa bella che le era capitata in quella lunga giornata era proprio quell'abbraccio che portava il profumo del ragazzo che amava, il bacio posato tra i suoi capelli che le fece battere il cuore più forte per qualche istante e il suo sorriso nel guardarla negli occhi che fece illuminare le sue lentiggini sotto la luce di un cielo grigio.

«Ho fatto qualcosa per meritarmi tutto ciò?» la rossa sbatté le lunghe ciglia, perfettamente a conoscenza del proprio fascino e usandola come arma contro il povero innamorato.

«Mi bei ogni giorno della meravigliosa visuale dei tuoi occhi.» le accarezzò il viso lentamente, come se fosse la cosa più preziosa al mondo ed in fondo lo era, almeno per lui. E Ginny aveva sempre desiderato solo quello; le attenzioni che ogni donna merita, le carezze spontanee, il perdersi nei propri occhi. Credeva troppo nell'amore per accontentarsi di un futuro incerto, lei voleva viverlo nel presente e godersi i suoi anni nella più totale spensieratezza, ma ad interrompere quel dolce momento fu Draco, con una tosse fatta apposta e la perfetta imitazione di un probabile vomito. I due gli rivolsero un'occhiataccia truce che lo fece ghignare come suo solito, lo stesso che scomparve non appena un'altra figura li raggiunse con un espressione tutt'altro che divertita.

«Quanto sei infantile, Malfoy!» le mani sui fianchi ed un cipiglio sul volto, quello che spaventava chiunque tranne lui. «Sei solo invidioso perché non possiedi lo stesso romanticismo di Zabini.» finì con l'incrociare le braccia al petto.

«Ben detto, Granger! Sono anni che glielo ripeto, ma non vuole accettare la triste realtà.» la serpe mora rise con gusto, sapeva quanto la grifondoro fosse l'unica a tenergli testa, ma aveva notato quanto i suoi occhi fossero diversi nel guardarlo e che gli anni passati sembravano solo un triste ricordo.

«Mi sarei già suicidato, Granger. Odio queste smancerie da voltastomaco, io dimostro diversamente ciò che provo.» la sfidò con gli occhi, quelle iridi di un colore fin troppo diverso dal proprio lo stavano ripagando della stessa moneta senza alcun timore.

Hermione piegò la testa di lato, avrebbe tanto voluto prenderlo a schiaffi in quel momento, ma la sua pelle era così perfetta da temere che si rovinasse anche solo con una carezza fatta per sbaglio, i capelli sembravano quasi bianchi con quel cielo grigio ed i suoi occhi la stavano annegando in una pozza argentata da cui sarebbe stato difficile uscire. Possibile che si sentiva così tremendamente attratta da lui, dopo sette lunghi anni passati a distruggersi? Draco, d'altra parte, la guardava con un sorrisetto divertito. Non aveva mai capito quanto gli piacesse prenderla in giro, sfidarla anche solo con un semplice sguardo. Hermione era dotata di tanta pazienza, ma con lui sembrava perderla quasi subito e questo lo divertiva di non poco. Quell'orgoglio grifondoro che mai avrebbe capito, lo stava affascinando a tal punto da desiderarla in qualsiasi momento della giornata.

«La parte babbana che é in me sta per prendere il sopravvento, furetto. Fossi in te non sorriderei in quel modo.» si avvicino a lui tanto da poterlo guardare a pieno negli occhi. Pochi centimetri a dividerli e il respiro che aumentava insieme al cuore.

«Se anche lo facesse, quali sarebbero le conseguenze? Sentiamo.» tolse le mani dalle tasche del cappotto e riuscì a sfiorarle un braccio.

«Riempirei il tuo bel faccino di pugni.» non riuscì a trattenere l'istinto di mordersi le labbra, cosa che fece ridere il biondo. Una risata beffarda che echeggiò nel silenzio di quello scontro, probabilmente se fossero stati da soli quelle labbra le avrebbe catturate per farle tacere ed avrebbe preso tutto di lei, compreso il suo respiro, ma la presenza di Blaise e Ginny mise a tacere ogni speranza del biondo di mettere in atto il suo desiderio «Non credo che tu voglia provare.» aggiunse per avvalere il suo fronteggiarlo.

«Sei fortunata, grifona. Per questa volta ti risparmio, ma la prossima volta non mi sfuggirai.» sussurrò in modo che sentisse solo lei ed allungò le dita affusolate per sfiorarle il naso freddo. «Riconosci la mia magnanimità.» sorrise in modo impertinente come suo solito.

«L'unica cosa che riconosciamo sono le vostre moine. Godric, vi sembra il caso? Fino a qualche mese fa vi sareste scannati ed ora vi mangiate con gli occhi!» la voce di Ginny attirò la loro attenzione ed uno sguardo più che cupo. «Ad ogni modo, non sono affari miei. Ora abbiamo un compito più importante da fare: l'albero!!» batté le mani con così tanto entusiasmo che Blaise ne rimase folgorato.

«La preside non ci permetterà mai di uscire, Ginny...» provò a dissuaderla, ma la felicità di lei gli fece capire che c'era dell'altro.

«Abbiamo chiesto alla preside un permesso per uscire. All'inizio era contraria, ma Lumacorno l'ha rassicurata offrendo i suoi due studenti migliori, come accompagnatori.» indicò con un cenno del capo i due serpeverde. «Anche se la McGranitt ha provato a scambiarti con qualche studente per farti restare chiuso qui dentro, ma alla fine ha ceduto. Quindi siete costretti ad accompagnarci!» rivolse un'occhiata al biondo per poi prestare la sua attenzione alla serpe mora.

Draco s'irrigidì a quelle affermazioni, la sua mente subito passò in rassegna ad ogni motivo che avrebbe potuto spingere la strega a cercare di trattenerlo tra le mura del castello e le iridi che si congelarono come la neve d'inverno, diedero a capire quale di quelli l'avesse convinto di più. La paura che nemmeno lei si fidasse di lui e che non credesse alla sua completa innocenza lo costrinse a stringere i pugni, ma un tocco leggero sulla spalla attirò la sua attenzione e lo strapparono da quell'autodistruzione mentale. I suoi occhi si puntarono in quelli di Hermione in modo fulmineo e freddo, ma la ragazza non si fece intimidire. Aveva capito all'istante quale fosse stato il motivo della suo improvviso cambio d'umore; Ginny aveva sganciato due bombe nel giro di pochi istanti.

«Non fasciarti la testa prima di essertela rotta, non é per quello che pensi tu che non voleva farti uscire. Io credo che sia accaduto qualcosa di grave al di fuori del castello e cercherò di scoprire di che cosa si tratta, te lo prometto.» alzò l'angolo destro delle labbra all'insù, imitando il suo portamento divertito.

«Perché credi che la tua promessa possa giovarmi?» fu un leggero mormorio il suo, ma abbastanza forte da riuscire a farsi sentire da lei.

«Perché ti toglierai quell'espressione da cane bastonato che hai in questo momento. Il mondo intero non gira intorno a te, Malfoy.» gli espose i suoi pensieri con tranquillità, come se non stesse minacciando Draco Malfoy e come se lui non le stesse riservando uno dei suoi sguardi omicida.

**

Hogsmeade era ricca di luci e sorrisi ovunque, le strade erano affollate visto il periodo dell'anno da festeggiare e sul ciglio della strada un coro di bambini intonava una delle canzoni tipiche del posto, rendendo l'atmosfera natalizia ancora più bella di quanto già non fosse. Ginny s'incantava a guardare ogni cosa e con sé trascinava il povero Blaise che per vederla contenta avrebbe dato via tutta la fortuna della sua famiglia. A pochi passi più indietro, tra la folla, se ne stavano Draco ed Hermione. Non si sfioravano minimamente, ma le loro mani sembravano unite da un piccolo filo rosso che mai nessuno avrebbe potuto spezzare. Tuttavia, le parole di Ginny echeggiavano nelle loro menti tormentandoli più del dovuto. In fondo non aveva torto, fino a pochi mesi prima si sarebbero puntati le bacchette alla gola mentre in quel momento l'unica voglia che assaliva i due era quella di assaggiare le labbra l'uno dell'altra; assaggiare quella combinazione tra passione e sentimento che mai avevano provato con nessun altro, oh, era una tentazione impossibile da ignorare.

Le parole della piccola Weasley sembrava uno scherzo del destino, quello che Draco aveva sempre ignorato, ma che da tre mesi lo stava logorando fino all'estremità delle forze. Non era stato facile ammettere di provare qualcosa per Hermione, aveva persino creduto di essere diventato pazzo in quelle notti scure, ma non aveva trovato altra soluzione. La ragazza, come lui, aveva sempre pensato al destino come un qualcosa di surreale, in fondo non era stato tanto amorevole con lei e la dimostrazione di essersi innamorata di una serpe le stava dando l'ennesima conferma che probabilmente aveva fatto qualcosa di troppo sbagliato in qualche vita passata. Eppure, nonostante quei pensieri, si voltarono nello stesso istante e non poterono fare a meno di escludere il resto del mondo. Quel via vai di persone diventava il vuoto più totale se solo si guardavano negli occhi, quella sorta di unione li stava spingendo sempre di più a credere che tutto quello fosse reale, che i loro sentimenti fossero più reali di qualsiasi altra cosa al mondo.

«Ragazzi, abbiamo trovato il nostro albero!!» l'urlare di Ginny costrinse i due a distogliere lo sguardo. «Voi restate pure lì a fare i piccioncini, noi torniamo subito!» fece l'occhiolino all'amica e prese sotto braccio il suo serpeverde.

Sorrise, non poteva non farlo se la sua Hermione era felice. Non aveva mai provato simpatia per Draco Malfoy, erano in pochi a provare quel sentimento verso di lui, magari non avrebbero mai stretto un rapporto di amicizia, ma il modo in cui faceva sentire la sua migliore amica era nuovo persino per lei. L'aveva sempre osservata con suo fratello ed aveva notato quanto controllato e pacato fosse il suo amore per lui, Draco invece la rendeva indecisa, insicura, la catapultava sul precipizio della vita... Quella che avrebbe dovuto affrontare dopo la scuola. Erano quelle le cose di cui aveva bisogno Hermione, sentirsi una donna e non la strega più intelligente e coraggiosa del mondo magico. Se avesse reso felice lei, forse, avrebbe evitato di ammazzarlo ogni qual volta apriva bocca.

«Ginny, aspetta!!» provò a raggiungerla, ma la sua mano venne fermata da una calda e più grande.

«Non andare.» strinse di poco la sua presa. «Voglio che tu prima mi dica che... Che Weasley non aveva per niente ragione.» la fece voltare verso di sé con velocità innata.

«Ah no? Io ricordo che volevo ucciderti una volta, o forse due. Ci saremmo davvero ammazzati a vicenda, mi chiedo solo se non lo stiamo facendo anche adesso.» abbassò lo sguardo sulle loro mani unite in uno strano intreccio.

«Probabile, ma non mi sono mai sentito così vivo, vale la pena morire se gli ultimi istanti di vita li passerò con te.» le dita della sua mano sfiorarono le labbra rosse e piene di lei. Serrò immediatamente la mascella in un gesto di stizza nel guardarle senza poterle toccare con le sue e subito puntò i propri occhi altrove. Odiava mostrare quella strana dolcezza che sentiva di poter esprimere solo con lei, così evitò di guardarla troppo.

«Beh... Visto che potresti morire domani, devi per forza scegliere l'albero con me!» tenne la sua mano nella propria e lo trascinò tra la folla con una risata cristallina che lo fece sorridere seppur controvoglia.

«Io ti confesso di poter rinunciare alla mia vita per te e tu pensi all'albero di Natale? E poi ero io quello senza un briciolo di romanticismo! Sei pessima, Granger!» si lasciò trascinare e sussultò al pizzicottò che la ragazza gli lasciò sulla mano.

«Non essere pesante, furetto! Tu sarai abituato a trovare l'albero già pronto grazie alla bravura degli elfi, che da stupidi trattate ancora come schiavi, ma da dove vengo io scegliere l'albero e decorarlo insieme é fondamentale!» sorrise incantata, fermandosi davanti al primo abete verdissimo che le si parò a tiro.

Ginny e Blaise erano indecisi su due più avanti, ma a lei aveva già colpito quello. Sarebbe stato perfetto nella sala, la sera del ballo, sarebbe stata la cosa più bella della serata e ridacchiò a quel pensiero. Sapeva benissimo che non era la verità, era certa che il ragazzo accanto a sé sarebbe stato paragonabile alla perfezione più assoluta perché, semplicemente, lo era anche in quel momento, con il giaccone pesante e la sciarpa a coprirgli parte del volto. Era di una bellezza regale, surreale e fuori dal comune. Non si capacitava di non essersene accorta prima o meglio, doveva ammettere che non aveva mai voluto accettarlo per orgoglio, ma che ora era libera di esprimerlo liberamente. Era bellissimo.

«A Malfoy Manor non é mai entrato un albero di natale, Granger. Da quando sono nato non ne ho mai visto uno nel salone o in qualsiasi altra stanza.» alzò le spalle ignorando l'istinto di stringere i pugni.

Hermione fermò la linea dei suoi pensieri all'istante nel sentirlo, ricordava benissimo quanto amasse decorare l'albero da bambina. Suo padre la prendeva sempre in braccio per farla arrivare fino alla cima e sistemare quella stella luminosa tanto quanto i capelli biondissimi del serpeverde. Provò ad immaginare un bimbo dagli occhi trasparenti ed un sorriso triste, la notte di Natale, costretto a smettere di sognare fin troppo presto per la sua tenera età. La rabbia verso una famiglia dal cuore freddo la colpì come un vento nel bel mezzo dell'antartide e cercò con tutta se stessa di non darlo a vedere, ma la mano del ragazzo già strofinava la sua schiena per donarle un po' di calore.

«In questo caso, c'é bisogno di rimediare.» si voltò a guardarlo. «Questa notte decoreremo io e te questo bellissimo albero, che ne dici?» lo guardò con la luce della speranza negli occhi.

«Dico che tu sei completamente uscita fuori di zucca!» ritirò velocemente la mano e la passò tra i capelli in modo nervoso, spettinandoli ancora di più.

«Questo é un sì?» sorrise sorniona, voleva fargli capire che il mondo fuori le mura in cui era cresciuto era diverso da come lo immaginava.

Lui sbuffò a quell'assurda richiesta, non aveva mai amato quelle cose da famiglie felici, probabilmente perché la sua non lo era mai stata. Aveva provato ad immaginare Lucius come un padre amorevole, ma un suo schiaffo cancellava ogni volta quella visuale tanto illusionaria e masochista; suo padre non provava amore per nessuno, tanto meno per lui. Fare uno stupido albero di Natale non era tra le sue priorità, visti i problemi che aveva con quei misteriosi oggetti ed Hermione lo distraeva già abbastanza dai suoi doveri, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe mai rifiutato quella richiesta per non rischiare di vedere quella luce così luminosa spegnersi a causa sua. Così, si limitò a guardare quel grosso albero ed a sbuffare scocciato, lo stava inducendo a fare cose che non aveva mai fatto, rendendolo finalmente sveglio dopo un sogno troppo lungo e vivo come mai lo era stato nel vedere quel sorriso nascere sulle labbra di Hermione.

Quel sorriso, ne era sicuro, sarebbe stato la causa di tutti i suoi guai.

_Angolo Autrice_

Chiedo venia per la troppa attesa! Questo capitolo proprio non riusciva a venirmi fuori, confusa dalle troppe idee ho cancellato tutto e l'ho riscritto da capo, uscendone così!
Spero vi sia piaciuto, anche se a me non convince del tutto. >.<

Bene, bene... Che cosa abbiamo qui? Una McGranitt completamente nel panico e chissà per quale notizia! Un Harry rabbioso per non aver avuto la possibilità di aiutare ancora una volta, una Ginny ricreduta, forse? Non credo, é presto, ma inizia ad apprezzare Draco per i sentimenti che prova per la sua migliore amica! *-*
Ed udite, udite... Dichiarazioni importanti da parte del nostro principino! *-* Hanno ancora la confusione in testa, ma stanno finalmente capendo che é inutile rivangare il passato se il presente é così forte e li sovrasta! *-*
Era ora!!!! *-*

Come credete che andrà la decorazione dell'albero? ^-^ Speriamo bene!! XD
Per saperlo, non vi resta che attendere un altro capitolo che, vi prometto, arriverà la prossima settimana. *+*

Ps: Come sempre, vi ringrazio per tutto il supporto e l'affetto che mi dimostrate, vi adoro tutti quanti, nessuno escluso. *-*

Un bacio, Lys.♡

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