20- Helium.
'Ci sto provando, ma continuo a cadere giù.
Piango, ma non viene fuori niente.
Sto dando il mio tutto e so che verrà la pace.
Non ho mai voluto aver bisogno di qualcuno.
Ho voluto giocare duro, credevo che potessi fare tutto da sola, ma anche Superwoman alcune volte ha avuto bisogno dell'anima di Superman.
Aiutami ad uscire da questo inferno.
Il tuo amore mi tira su come elio, il tuo amore mi tira su quando sono giù.
Quando colpisco il terreno tu sei tutto quello di cui ho bisogno e se tu lasci andare io fluttuerò verso il sole.
Sono più forte perché tu mi sollevi, ma quando la paura arriva e io vado alla deriva verso terra, sono fortunata che tu sei in giro.'
Helium - Sia.
I raggi del sole si rispecchiavano nelle piccole gocce di rugiada, che scivolavano sulle verdi foglie degli alberi. Quella domenica mattina ad Hogwarts si prospettava lenta e pigra per la maggior parte degli studenti che non avevano voglia di alzarsi.
La sala grande era occupata solo da pochi corvonero e qualche tassorosso in procinto di una conversazione neutrale, nei corridoio si aleggiava una strana sensazione di pace e silenzio che davano la possibilità alla ragazza dai lunghi capelli biondi di perdersi nei propri pensieri.
Il mantello scuro, con i rivoli verdi e argento, svolazzava ad ogni passo fiero e deciso. Nonostante tutto quello che le stava capitando non avrebbe mai abbassato la testa di fronte a niente, per troppi anni era stata costretta a farlo davanti agli occhi severi di suo padre, uguale ai suoi.
Daphne Greengrass non aveva avuto l'infanzia che tutti credevano, la sua vita agiata non le aveva regalato felicità, sorrisi o anche il minimo affetto. Non aveva fatto altro che annuire e restarsene in silenzio, sottomettendosi per non contraddire.
L'ennesima batosta l'aveva colpita in quell'ultimo anno che avrebbe creduto diverso, la fine della schiavitù e l'inizio di una vita tutta sua l'avevano resa felice e appagata, ma come sempre la vita é pronta a sgretolare ogni minimo frammento, e l'unica che poteva aiutare la serpeverde dagli occhi verde chiaro e grandi non era altro che Hermione.
Intravide la grifondoro subito dopo aver voltato nel grande corridoio, che l'avrebbe portata all'entrata della scuola. Le parve particolarmente pensierosa, il suo sguardo era rivolto verso il basso, le braccia incrociate al petto ed una delle sopracciglia era alzata, come se stesse facendo chissà quale ramanzina.
Non avrebbe mai pensato di dover chiedere aiuto proprio a lei, soprattutto non avrebbe mai pensato che la ragazza glielo avrebbe concesso senza troppe moine o chissà quale favore in cambio.
«Siamo pensierose questa mattina.» si fermò a qualche metro di distanza. «Granger.» la salutò con un cenno del capo.
Hermione fu come trasportata da un'altra realtà e quando si ritrovò la bellissima serpeverde davanti, ringraziò mentalmente Ginny per averle prestato quel maglioncino color pesca che indossava. Daphne ai suoi occhi, e probabilmente a quelli di tutti, era di una bellezza mozzafiato anche quella mattina, con la sua magliettina azzurra e la gonna a palloncino bianca.
«Puoi chiamarmi Hermione, tranquilla. Non mi da fastidio.» le sorrise in modo cortese, era più forte di lei.
«Oh bene, via le cordialità allora.» annuí aprendo il pesante portone della scuola, così che i suoi capelli dorati risplendessero ancora di più sotto la luce del sole.
«Voi sepreverde mangiate pane e simpatia di mattina?» alzò gli occhi al cielo e la seguí.
Non era abituata a quella freddezza, i suoi amici l'avevano sempre riempita di affetto e tanto calore, così come i genitori. L'essere figlia unica aveva fatto sì che riservassero la loro attenzione solo su di lei ed Hermione si era ritrovata sempre amata e coccolata in tutti i modi. Non capiva il modo di fare dei serpeverde, nonostante l'affascinasse molto, non si era mai vista nei loro panni. Lei non era capace di tirar su una maschera e nascondere le proprie emozioni, per sua sfortuna bastava guardarla negli occhi per trovare la felicità o anche la disperazione più sconosciuta.
Nel guardare Daphne invece, provava un forte senso di vuoto. Il suo volto sembrava una di quelle bambole di cera con cui aveva giocato da piccola, immune a qualsiasi parola. Non trapelava nessuna espressione su quel volto di porcellana e gli occhi erano semplicemente di un verde spento, ma circondati di un rossore di lacrime certe.
«No, semplicemente siamo restii.» le fece cenno di passare davanti con un cenno della mano. «Visto? Sappiamo essere gentili e cordiali.» si chiuse la grande porta alle spalle.
«Di certo la cordialità non caratterizza tutti voi.» si fece sfuggire in una piccola smorfia di stizza. No, non voleva pensare al principino delle serpi.
«No, é vero. Draco non é per niente paziente, in effetti.» prese a scendere la lunga scalinata. «A volté é persino petulante e lagnoso, molto melodrammatico sotto certi aspetti.» trattenne un sorriso.
«Oh, i suoi monologhi ricchi di tristezza non gli rendono giustizia, anche se sembra metterci se stesso!!» scosse il capo, completamente arrabbiata con lui, ma con la voglia di sorridere.
Una volta arrivate all'ultimo gradino si guardarono per qualche secondo prima di scoppiare a ridere nello stesso istante. Entrambe estremamente naturali, come se non fosse la prima volta, come se fossero delle amiche di vecchia data che prendono in giro uno dei tanti ragazzi di loro conoscenza.
Il verde degli occhi Daphne si posò nell'ambrato delle iridi di Hermione, erano occhi così diversi ma per un solo e piccolo istante la grifondoro avvertì un forte senso di sofferenza, come un pianto d'aiuto.
«Quindi é questo il segreto per rompere il ghiaccio? Riflettere su quanto sia idiota Malfoy?» provò a farla sorridere, ad aver ancora quella strana complicità.
«Ti ha fatta arrabbiare ancora? Devi avere pazienza con lui, Hermione. Non é abituato a tutto questo, ma vuole provarci. Ultimamente é sempre di buon umore, certo... Se il suo può definirsi tale.» chiuse il suo cappotto leggero e si posizionò di fronte alla ragazza.
Sentire quella frase, per qualche ragione, fece battere il cuore di Hermione così veloce che dovette portarsi una mano al petto. Quelle emozioni erano troppo forti per lei, non le aveva mai provate e temeva di cedere ogni volta che sentiva le gambe tremare, il cuore accellerare o semplicemente i suoi occhi osservare il più bello degli angeli.
Era tutto così tremendamente amplificato che più di una volta si era chiesta se qualcuno le avesse fatto qualche incantesimo, dandosi della stupida subito dopo... Era qualcosa che andava ben oltre la magia, lo sentiva.
«A... Andiamo o faremo tardi.» si ritrovò imbarazzata come poche volte. «A proposito, dov'é che stiamo andando?» estrasse la bacchetta e prese la mano della serpeverde con naturalezza.
«Al San Mungo.» asserì stringendo di poco la presa, avvertiva uno strano calore invaderla e sorrise tristemente.
**
Un via vai di persone travolse le due giovani ragazze non appena furono smaterializzate all'ingresso dell'ospedale magico. Hermione si sentiva confusa in mezzo ai tanti medici dal camice verde lime e il continuo correre avanti e indietro. Rivolse uno sguardo alla compagna e la vita pallida in volto, molto di più di quanto già non fosse.
In meno di un secondo l'avvolse con un braccio per aiutarla a reggersi in piedi, mentre cercava di capire che cosa stesse succedendo alla serpeverde da portarla in quel posto all'insaputa di tutti.
«Daphne, stai bene?» mise frettolosamente la bacchetta nella giacca e l'aiutò a sedersi. «Che cos'hai?» si inginocchiò davanti a lei con un espressione preoccupata in volto.
La bionda avvertiva un forte senso di nausea, ci aveva a che fare piuttosto spesso in quell'ultimo periodo e lo smaterializzarsi non aveva fatto altro che aumentare quella fastidiosa voglia di vomitare. Aveva chiuso gli occhi in modo infantile, ma quando li riaprì si ritrovò seduta e con Hermione che le teneva ancora una mano. C'era preoccupazione nei suoi occhi e si chiese per quale motivo si preoccupasse di una persona che nemmeno conosceva così bene.
«É stata la smaterializzazione.» giustificò quel piccolo inconveniente, da lì a poco avrebbe dovuto scoprire le sue carte a causa del patto fatto ma continuò a mentire finché poteva nascondere il tutto.
«Non prendermi in giro, Greengrass. Nemmeno Ron reagisce così alla smaterializzazione.» liquidò la sua bugia con uno sguardo serio e l'intento di attirare l'attenzione di uno dei tanti medici.
«Aspetta!! Aspetta, ti prego.» abbassò lo sguardo velato dalle lacrime. «Ti racconterò tutto, non voglio essere da sola a sapere le cose, lì dentro. Promettimi solo di non giudicarmi, Hermione. Voi grifondoro... Tu sei famosa per la tua bontà e per il tuo continuo batterti contro chi giudica, quindi cerca di non farlo con me.» la pregò e la lacrima che colò lungo la guancia bianchissima costrinse la grifondoro ad annuire e sedersi al suo fianco.
Quella maschera che pochi minuti prima aveva visto Hermione, sembrava essersi frantumata come mille pezzetti di vetro caduti al suolo. Gli occhi si erano riempiti di lacrime e di una disperazione che lei aveva visto solo poche volte negli occhi di Harry quando decise di sacrificarsi per il bene di tutto il mondo magico, o negli occhi di Draco quella prima volta che ancora tenevano custodita e nascosta entrambi.
Non riusciva a capire che cosa fosse successo di tanto terribile da ridurla in quello stato, non riusciva a guardarla in quel modo senza stringere una delle sue mani per farle capire che nonostante tutto non era da sola, e solo quando la mano della bionda si mosse lei capì, almeno in parte, quali fossero le preoccupazioni che affliggevano la sua mente.
La mano di Daphne si era mossa automaticamente e si era poggiata sul ventre nascosto sotto la gonna larga. Le lacrime stavano bagnando le sue stesse dita, non riusciva a smettere di piangere e dare sfogo a quel peso che aveva portato da sola per troppo tempo, era l'unica cosa che le riusciva bene in quel momento.
Chiuse gli occhi e prese un lungo respiro, fermando i piccoli singhiozzi che la smuovevano. Doveva riuscire a trovare almeno un po' di forza per raccontare la storia, quella che ormai si era ripetuta nella propria mente miliardi di volte.
«Quest'estate ho conosciuto una persona, non dirò il suo nome perché sarebbe inutile, ma era un babbano. Me ne sono innamorata perdutamente, subito dopo qualche ora fantasticavo già ad una possibile relazione.» sorrise tra le lacrime silenziose. «Che stupida, dovevo rendermi conto che non sarebbe mai durata, ma non l'ho fatto. Costringevo Theo a portarmi nel locale babbano in cui lavorava almeno due volte a settimana, é stato lui a farmi conoscere quel posto. Ero stordita ed incantata da quel mondo, era tutto nuovo per me e non volevo che finisse mai. Lui non conosceva me, la mia famiglia e la magia... Ero libera di essere chi volevo, per la prima volta ero soltanto Daphne.» con la manica della maglia azzurra si asciugò qualche copiosa lacrima, impregnando la stoffa quasi subito.
Hermione non sapeva come comportarsi, qualsiasi parola le sembrava banale o persino stupida. Era una cosa che succedeva così spesso nel suo mondo che quasi non si sorprese che fosse successo ancora, a sorprenderla era stato il sapere che proprio Daphne Greengrass, la purosangue più ambita tra i giovani, era caduta in quel tranello che può regalare una gioia immensa, ma in alcuni casi quella gioia viene strappata via.
Si limitò a guardare una parte indefinita dell'atrio, aspettando che lei stessa continuasse, senza lasciare la sua mano.
«Mi sono lasciata corteggiare come qualsiasi ragazza sulla faccia della terra, mi sono abbandonata alle emozioni, e allo stesso tempo, a lui. Non so che cosa si dice di me nel castello, ma quella é stata la mia prima volta, non sapevo nemmeno che fare... Ero così in imbarazzo, eppure mi ha fatta sentire come la più bella che avesse mai conosciuto.» alzò gli occhi al cielo nel vano tentativo di ricacciare le lacrime, odiava piangere e sentirsi debole. Eppure si sentiva tremendamente debole in quel momento.
«Il problema é quello che sei?» la grifondoro non riuscì a trattenere quella domanda. Infondo era uno dei problemi principali quello, non era una cosa che poteva ignorare.
Daphne sorrise di scherno, quell'espressione unita al suo dolore le donavano un aspetto drammatico e allo stesso tempo spaventoso.
Il verde delle sue iridi scintillò per qualche secondo per poi lasciar cadere l'ennesima goccia di rugiada sulla pelle candida della propria mano.
«Il problema é che cos'é lui.» si voltò a guardarla. «Un viscido verme, un mascalzone senza ritegno... Un approfittatore che ha messo a dura prova la mia promessa di non fare del male a nessun babbano, anche se... Anche se lui ha fatto del male a me.» strinse la stoffa del suo cappotto tra le dita. «Io sarei stata pronta a lasciare la magia, Hermione ma lui non ha voluto saperne. Mi ha cacciata con un ghigno schifoso dipinto sulla faccia, da sola. E cosa posso fare da sola, eh? Non posso crescerlo! Manderei a monte i miei progetti, il mio futuro e anche il suo... Perché la mia famiglia mi diserederebbe all'istante! Non c'é altra soluzione.» la sua voce si alzò di qualche tono a causa della rabbia che sorgeva in lei. Non voleva affrontare tutto quello da sola, non poteva.
Parole pronunciate che facevano male persino a lei ed Hermione non poteva fare niente per fermarla. Si sentiva male, impotente... Completamente inutile. Non poteva lasciare che Daphne facesse una cosa del genere, non poteva lasciare che lei portasse quel peso sulla coscenza per tutta la vita e che un innocente ci sarebbe andato di mezzo. Aveva contribuito alla guerra magica, qualcosa per salvare un bambino le sarebbe sicuramente venuto in mente.
**
La sala grande da poco si era sfollata, la colazione era appena terminata lasciando gli studenti presenti sazi e pieni di energie per cominciare la giornata.
Ovviamente Draco, nonostante fosse sazio, non aveva per niente voglia di continuare la giornata così come l'aveva iniziata; con Blaise Zabini alle calcagna.
Non l'aveva lasciato un momento da solo e non riusciva a capirne il motivo. La sua poca, se non inesistente, pazienza stava già finendo e la voglia di affatturarlo cresceva sempre di più, spaventando la serpe mora di non poco.
«Hai visto che terribile maglione indossa Paciock? Come fa ad essere diventato famoso tra le donne, non lo so proprio!» fece l'ennesimo commento a caso, per tenersi l'amico buono, ma senza sapere che stava ottenendo l'effetto contrario.
«Ma guarda! Io mi chiedo come una sola riesca a sopportarti! Quella piattola dev'essere afflitta da qualche problema mentale.» girò l'angolo con stizza e nervosismo, non era il modo migliore per iniziare la giornata e per di più aveva notato che Hermione era assente a colazione.
Andava di male in peggio, da quando improvvisamente l'aveva riportata alla sua torre, la grifondoro non gli rivolgeva più la parola se non per fargli qualche battutina pungente o semplicemente gli lanciava sguardi di fuoco che lasciavano intendere chiaro e tondo di non avvicinarsi.
Non le aveva detto di aver sentito quelle strane voci, non le aveva detto di essersi sentito come impnotizzato da esse ed incantato da quel lago nero come mai prima d'ora. C'erano così tante cose da capire con Blaise e dopo quell'episodio anche le famose acque si erano aggiunte alla lista.
«Draco!! Mi ascolti?!» la voce squillante dell'amico per poco non gli forò un timpano.
«Salazar, Blaise! La smetti di urlare? Sarai tu la causa della perdita del mio udito, ne sono più che sicuro!!» spazientito portò la mano all'orecchio.
«Non c'é bisogno di urlare così, principino!» attirò un'occhiataccia dal diretto interessato. «Dicevo solo che il suo nome é Ginny, non piattola!» difese la sua adorata, che intravide nel corridoio.
«É uguale!!» alzò gli occhi chiarissimi al cielo, quella mattina sembravano quasi trasparenti.
«Ah sì? Allora la tua Granger d'ora in poi la chiamerò McGranitt.» a passo svelto si allontanò da lui con l'intento di scappare e farla franca, per raggiungere la sua Ginny.
Intento che capì essere fallito, quando venne afferrato per un braccio e tirato con forza indietro. Con un sorriso raggiante da serpe, Blaise si voltò a guardare Draco e lo salutò muovendo appena le dita della mano, in modo quasi infantile, ma venne puntualmente ignorato.
«Non ti azzardare, Zabini.» scandì bene ogni minima lettera del suo cognome. «Giuro che ti farò andare nella stessa tomba di Salazar Serpeverde. Magari giocate una partita a scacchi!» lo minacciò stringendo la presa, mentre il suo sorriso non accennava a sparire.
«Non hai negato che si tratta della tua Granger! Quindi lo ammetti?» ridacchiò divertito e contento di aver colpito in segno.
«Vattene immediatamente.» lo lasciò andare spingendolo e subito la serpe si rifugiò tra le braccia di una rossa tutto pepe.
Uno sbuffo lasciò le labbra del biondo, Blaise sapeva sempre come stuzzicare il suo lato poco elegante. Eppure non aveva risposto alla sua domanda, non ne aveva il coraggio o semplicemente non conosceva la risposta. Da quando il principe delle serpi doveva perdere tempo a cervellarsi per una ragazza?
Un ennesimo sbuffo, ormai era persino inutile porsi quelle sciocche domande perché ormai sapeva a dove l'avrebbero portato. No, non sapeva ancora che cosa provava per lei di preciso, sapeva solo che non riusciva a starle lontano, che il suo corpo reagiva in maniera diversa e piuttosto strana in sua presenza, e che probabilmente non sarebbero andati lontani insieme.
Ad interrompere i suoi pensieri fu una testolina bionda che di corsa sfrecciò davanti a lui. Non poté fare a meno di notare che fosse Daphne e solo in quel momento ricordò di non aver visto nemmeno lei a colazione. Stava per seguirla e l'avrebbe fatto se solo non avesse intravisto un'altra figura sfrecciare dalla parte opposta a quella dell'amica.
Conosceva quello sguardo, aveva già visto quegli occhi lucidi quando l'aveva rincorsa per la prima volta e senza pensarci ancora, prese a farlo di nuovo con la speranza che nessuno lo avrebbe visto.
Sorrise interiormente quando capì dove si stesse dirigendo la grifondoro, voleva dire che stava imparando a conoscerla e non gli dispiaceva affatto. Però, quella volta, non poteva permettere che la ragazza raggiungesse la grande fontana vista la grossa quantità di studenti nei dintorni. Non aveva nessuna voglia di una rissa improvvisa e allo stesso tempo voleva capire perché stesse sul punto di piangere.
Si guardò frettolosamente intorno e solo quando trovò quello che stava cercando, stando ben attento a non essere visto, tirò Hermione per un braccio e la intrappolò nell'incavo che si nascondeva dietro alla grande colonna di cemento, al sicuro dai mille occhi indiscreti.
Lasciò che il proprio sguardo scorresse lungo tutto il volto di lei; gli occhi lucidi e arrabbiati, le labbra mordicchiate e le guance rosse a causa della corsa, ma lui fantasticò sul fatto che fossero a causa sua.
Hermione era stata costretta a poggiare le mani sul suo petto, làddove persisteva il suo sguardo. Draco la sovrastava di almeno quindici centimetri, quindi era facile non guardarlo negli occhi, ma quel momento l'unica cosa di cui aveva bisogno era di un abbraccio e magari quello del serpeverde l'avrebbe aiutata.
«Lo so che per qualche strano motivo non vuoi parlarmi...» le alzò il mento con le dita. «...ma vederti così mi provoca una strana fitta allo stomaco, devi dirmi che succede.» deglutì, sentiva le labbra improvvisamente secche.
Hermione se ne stava con gli occhi grandi e lucidi nei suoi, senza alcuna capacità di parlare e senza alcuna possibilità di potergli dire che cos'era ad angosciarla in maniera così estrema. Daphne le aveva raccomandato di non dire niente a nessuno, soprattutto a Draco ed il suo orgoglio grifondoro le impediva di infrangere una promessa così grande.
Era stanca di sentirsi impotente, voleva solo lasciarsi andare e piangere, forse l'avrebbe aiutata a sfogare i nervi e non voleva farlo con nessun altro se non con lui.
«Non... Non posso...» scosse il capo. «Non posso dirti niente... Solo... Abbracciami, ti prego.» strinse tra le dita la stoffa della camicia scura indossata dal serpeverde.
Che cos'altro poteva fare se non esaudire la sua richiesta? Infondo non aspettava altro che sentire il suo calore invaderlo. Fece scivolare le mani dietro la schiena di lei e la strinse forte, sentendo quelle scariche elettriche esplodere intorno a loro, tanto era grande la magia di quell'unione.
Sentiva le lacrime bagnargli il petto ma non fece domande, si limitò a stringerla e ad accarezzarla, sperando di riuscire a calmare quei singhiozzi che lo stavano uccidendo lentamente. Aveva scoperto che odiava vederla soffrire, odiava vedere quelle lacrime e ancora peggio sentirle; ogni lacrima gli ricordava i mille cruciatus ricevuti per mano di Voldemort ed anche in questo caso doveva solo aspettare che finisse tutto.
Rimase tra le sue braccia per minuti che parvero anni, non voleva più sciogliere quell'intesa particolare che si era creata, non importava se avesse avuto contro Harry, Ron, Ginny o l'intero mondo magico. Si era resa conto che aveva il bisogno fisico di sentirlo accanto a lei e non c'era niente o nessuno che avrebbe potuto sostituirlo. La persona meno probabile era diventata indispensabile, come l'aria che si respira di prima mattina, come l'acqua che placa il bruciore della sete e come quella luce che da sempre mandava via il buio.
«Lo conosci benissimo il motivo.» tirò su con il naso, come quando si é piccoli. «Sono ancora arrabbiata con te, Malfoy.» si strinse ancora a lui, cullata dai battiti irrefrenabili del suo cuore.
«La mia piccola Granger.» portò la mano nella sua cascata di ricci ribelli ed il sorriso che nacque sul suo volto fu letteralmente indescrivibile.
Perché sì, dopo quell'abbraccio Hermione era ritornata a respirare, il bruciore si era placato e la luce aveva spazzato via il buio per sempre.
_Angolo Autrice_
Aaaaaaalt! Chiedo venia!!! Scusate immensamente per l'incredibile ritardo, sono stata con la febbre per una settimana intera ed ho cercato di fare il possibile, ma siccome non volevo fsr passare un'altra settimana senza capitolo... Ho passato una bella notte in bianco tra fazzoletti, tachipirina, coperte e scrittura! Tutto per voi, spero che non mi uccidiate dopo questa dimostrazione d'amore. >.<
Passando al capitolo: Ahia, Ahia, Ahia... La nostra principessa delle serpi sembra essere in dolce attesa ma vuole metter fine a tutto perché incapace di dare un futuro al/alla bambino/a. Che cosa deciderà di fare? :O
Hermione vuole salvare quella povera anima innocente ma darà in grado di farlo da sola o chiederà aiuto? ;)
Con questo capitolo siamo giunti al venti e siamo ufficialmente a metà storia! Le complicazioni iniziano a farsi più dure, gli intrecci più forti ed i misteri non fanno altro che aumentare!!!!
Io vi ringrazio per tutto l'affetto che dimostrate per questa storia, senza di voi non riuscirei a farcela, ed approfitto per ringraziarvi anche per le 10k superate! La ragione del mio sorriso in questo istante, siete proprio voi! *-*
Inoltre volevo approfittare anche per farvi notare la nuova copertina!!! (Sì, lo so... La cambio sempre, sono fissata. XD) Vi piace?? *-*-*
Detto questo, non mi dileguo ancora o finisco col scrivere la divina commedia sul rotolo regina, quindi, ancora grazie di tutto e alla prossima settimana con un nuovo capitolo! *-*
Ps: La ragazza nella gif é Daphne. Siccome girano sul web fin troppe foto su chi é l'attrice che la interpreti, ho deciso di cercarne una tutta mia e l'ho trovata in Amanda Seyfried. *-* Un incanto! *-*
Che ve ne pare? E la vostra Daphne qual é?? *-*
Un bacio, Lys.♡
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