17- Right here.

'Posso vedere ogni lacrima che hai pianto, come un oceano nei tuoi occhi.
Tutto il dolore e le cicatrici ti hanno reso freddo.
Posso vedere tutte le paure che affronti attraverso una tempesta che non se ne va mai.
Non credere a tutte le bugie che ti vengono dette.
Sarò proprio qui, ora.
Per stringerti quando il cielo crolla.
Sarò sempre colei che ha preso il tuo posto.
Quando la pioggia cade non mollerò.
Sarò proprio qui.
Ti mostrerò la strada per tornare a casa.
Non ti lascerò mai tutto solo.
Resterò finché non farà giorno.
Ti mostrerò come vivere di nuovo.
E come guarire il tuo essere infranto dentro.
Permettimi di amarti quando vai in pezzi.
Quando l'alba sembra così lontana allungati verso la mia mano.
Quando la speranza e la pace iniziano a logorarsi io sarò ancora in piedi.
Quando la pioggia cade non mollerò.
Sarò proprio qui.'

Right Here - Ashes Remain.


Il tempo sembrava essersi fermato con quella semplice domanda.
La scuola e gli studenti che la occupavano sembravano così lontani da quel gruppetto strano, ed in quel momento, in allerta.

Che cosa stava succedendo?

Nessuno dei presenti sapeva dare una risposta a quella domanda. Nessuno osava guardarsi negli occhi, sapendo benissimo che sarebbe potuta scoppiare una guerra al solo pronunciare una parola.

Hermione sedeva ancora sul freddo pavimento, con accanto Ginny e Daphne. Aveva smesso di piangere e quello era già un punto a favore della situazione, anche se Harry aveva capito che delle lacrime erano uscite dai suoi occhi rossi.
Blaise se ne stava immobile, con lo sguardo furente rivolto al famoso Harry Potter, al solo pensiero che lui aveva avuto la gioia di stare con la sua Ginny e quest'ultimo saltava gli occhi dalla sua migliore amica al serpeverde, standosene qualche passo indietro a Ron.

Ma loro sembravano essere solo le comparse di un vecchio film; i soggetti di una fotografia ormai sbiadita.
La vera lotta stava avvenendo tra Draco Malfoy e Ron Weasley.
I loro occhi erano così in contrasto da trasmettere scintille di rabbia, ogni secondo di più. Si odiavano, un odio profondo che non poteva mai cessare com'era capitato tra il serpeverde ed Hermione. No, Draco odiava il grifondoro più di qualsiasi altra persona al mondo. Odiava sentirsi inferiore e lo sguardo sprezzante che Ronald gli lanciava, lo faceva sentire l'ultima pedina della scacchiera, quella inutile e di troppo.

D'altro canto, l'odio di Ron proveniva dai ricordi. Quelli di un Hermione in lacrime a causa sua, la sua Hermione sofferente nel sentirsi umiliata e derisa ogni giorno. Aveva faticato così tanto nel dichiararsi a lei che si sentiva il più stupido del mondo magico, per essersela fatta sfuggire ma lei sarebbe sempre stata il suo più grande amore e solo l'idea di vederla ancora in lacrime per uno come Malfoy, lo mandava in bestia.

«Allora? Qualcuno vuole parlare?» di nuovo, la voce del rosso, fece esco nel silenzio del corridoio; un silenzio terribilmente assordante.

Lo sguardo di Draco si riposò sulla figura di Hermione. Cercava in tutti i modi di attirare quello di lei nel proprio, ma la ragazza era immobile e con lo sguardo vacuo. Nella mente del ragazzo risuonavano continuamente le sue parole, finalmente aveva la conferma di non essere l'unico, in quel gioco tanto assurdo, a perdere completamente il controllo di se stesso e delle sue emozioni. Provava qualcosa per lei, un qualcosa che non sapeva descrivere a parole, ci aveva provato con Blaise ma risultava sempre tutto così fastidiosamente complicato e nel momento in cui avrebbero potuto chiarire, finalmente, i soliti protettori erano giunti tra di loro ad interferire.

Ron intercettò la traiettoria degli occhi di Draco, così anche i suoi si posarono su Hermione che guardava in basso, ancora scossa dalla piccola crisi interiore, e dei pensieri più che prevedibili saltarono nella testa del primo.

«Che cosa le hai fatto, bastardo?!» un furente Ron cercò di avanzare verso il biondo, ma qualcosa si sovrappose, impedendogli di andare avanti.

«Ron! Smettila, Malfoy non le ha fatto assolutamente nulla!» con sorpresa del diretto interessato, fu Ginny a parlare nel vano tentativo di placare la rabbia del fratello. «Hermione ha solo avuto un... Calo di zuccheri! Ha mangiato poco a pranzo, tutto qui.» cercò di spingerlo indietro.

«Mi credi così stupido, Ginny? Hermione che cosa ti ha fatto, eh? Io ed Harry siamo qui per proteggerti!» scansò la sorella e fece qualche passo verso la ragazza, che non accennava ad alzare gli occhi dal pavimento.

L'attenzione venne attirata da Daphne Greengrass che si mise in piedi, davanti ad Hermione, coprendo totalmente la visuale ad un irritato Ron.
Il ghigno imperdonabile, marchio serpeverde, aveva piegato le sue labbra. Sentiva una strana rabbia salire dentro di sé, non aveva mai avuto a che fare con i quattro grifondoro. Per anni era stata costretta ad ammirarli da lontano, erano sempre stati il golden trio, quello intoccabile ed inavvicinabile, ma si stava rendendo conto che pur essendo amici da tempo non si conoscevano affatto come pensavano.

«Proteggerla? Non ha bisogno della vostra protezione, Weasley! Risparmiaci questa inutile scenata.» gli sputò le parole una ad una, scuotendo il capo nel vederlo imbambolato per qualche secondo, di fronte alla sua bellezza.

«A te cosa importa, serpe? Tornatene nei sotterranei con i tuoi amichetti del cuore. É lì che meritate di stare!» avanzò contro di lei, ma venne bloccato dalla presa di Harry che scosse la testa.

«Sei patetico, Ronald. Così accecato da chissà quali stupide convinzioni, a credere che tu sia migliore di noi, da non accorgerti di quello che ti accade intorno.» gli rivolse uno sguardo truce per poi raggiungere il fianco di Draco.

Ginny la guardò raggiungere i serpeverde e per qualche istante si chiese se anche lei avrebbe dovuto trovarsi al fianco del suo compagno. Amava Blaise, era stupido continuare a negarlo. Non voleva vivere nella menzogna, non voleva continuare a nascondersi e ad inventare inutili scuse ogni volta che doveva incontrarlo.
Hermione le aveva sempre detto che amare significava essere liberi ed in quel momento realizzò che stava amando il serpeverde ma che le catene delle bugie ancora la tenevano lontana da lui.

I suoi pensieri vennero sfumati da Harry. Il ragazzo che aveva amato per una vita intera, si era fatto avanti per cercare di calmare l'animo di suo fratello. Si ritrovò a guardarsi intorno spaesata e realizzó anche lei, provandole sulla propria pelle, tutte le emozioni contrastanti che aveva provato Hermione poco prima.

Faceva così paura amare qualcuno? La realtà era che avevano così tanta voglia di amare, ma le logorava la paura di soffrire.
Le ferite sui loro cuori erano fin troppe, non sarebbero riuscite a sopportarne altre e questo le faceva scivolare in un baratro da cui era difficile risalire.

«Hermione...» il sussurro della piccola Weasley venne ascoltato solo dai due sepreverde, sempre attenti.

La rossa si inginocchiò davanti all'amica e le prese le mani, comprendendo finalmente quale fosse stato il problema, fin dall'inizio.
Non era contenta della cosa, ma infondo chi era lei per impedirle di amare? Non poteva fare altro che aiutarla in quell'assurdo viaggio, anche se stava a significare condurla verso il patibolo, piuttosto sarebbe stata giustiziata insieme a lei.

«Andrà tutto bene, guardami.» le sollevò il volto. «Risolveremo ogni cosa, io e te, come sempre. Non c'é niente di cui avere paura, Hermione.» l'abbracciò dolcemente, lasciandosi andare anche lei in quel profumo che odorava di casa.

«Grazie, Ginny.» la grifondoro sembrò, in fine, riprendersi dal proprio torpore e l'abbracciò con tutte le forze che aveva in corpo.

Era stata una stupida a comportarsi in quel modo. Avere paura non era nella sua indole e non voleva più provarne dopo quei tempi bui della guerra, aveva giurato a se stessa che avrebbe sempre affrontato ogni cosa a testa alta e non sarebbero stati gli sconosciuti sentimenti per Draco Malfoy a buttarla giù, sarebbe impazzita pur di scoprire il motivo di quelle forti emozioni.

A dividere l'abbraccio fu la presa di Ron che si chiuse intorno al braccio di Ginny. Tirò a sé quest'ultima, costringendola a lanciare un piccolo urlo di sorpresa e strattonandola riuscì ad allontanarla quel tanto che bastava per sovrapporsi tra le due.

«Mi dite che diavolo sta succedendo?» i suoi occhi blu si puntarono in quelli di Hermione, freddi e distaccati. Era accecato dalla rabbia e dal continuo sguardo di Malfoy su di lei, non capiva. Non riusciva a capire o forse, semplicemente, non voleva capire.

Blaise strinse i pugni e respirò profondamente alla vista delle sue dita sulla pelle della sua Ginevra. Riuscì a trattenersi solo grazie a Draco che allungò un braccio, segno che non doveva intromettersi.

«Ron, mi spieghi qual è il tuo problema?» la voce di Hermione risuonó stridula e furiosa contro di lui. «Non sono affari tuoi di quello che succede nella mia vita, fattene una ragione!» urlò, dando segno di essersi ripresa completamente.

«Ti prego... Ti prego... Non tenermi fuori dalla tua vita.» respiró a fondo, in preda al panico. «Io voglio solo proteggerti. Proteggervi entrambe da... » strinse la presa sul braccio della sorella, al contrario di quello che pensavano tutti lui si era accorto delle brutte compagnie che frequentava.

«Per favore, Ron... Lasciami, mi stai facendo male.» provò a svincolarsi da quella presa ferrea, ma fu tutto inutile. Con gli occhi lucidi cercó aiuto, trovando un Harry combattuto sul da farsi. Era stanca di aspettare, stanca di subire dalle persone perché la consideravano 'quella forte'.
«Blaise...» mormorò a voce bassa, ma che arrivò forte e chiara al ragazzo che amava.

A quel punto nemmeno il braccio di Draco poté molto, difatti lo lasciò cadere capendo perfettamente le ragioni dell'amico.
Daphne seguí la scena come se fosse la spettatrice di un film, infondo c'era poco da fare, sapeva quanto Blaise fosse impulsivo e protettivo nei confronti delle persone che amava.
Quest'ultimo non perse altro tempo; si scagliò contro Ron spingendolo con forza, tanto da costringerlo a lasciare la presa sulla ragazza e finire rovinosamente a terra. Aveva gli occhi scuri fiumeggianti di rabbia e sicuramente l'avrebbe colpito se Harry non si fosse immischiato, coprendo la figura dell'altro grifondoro.

«É così, dunque.» risultarono amare le parole del povero Harry. «Continuavo a ripetermi che fossi solo accecato dalla gelosia ed invece avevo ragione... Hai scelto lui.» i suoi occhi verdi parvero vacillare di fronte a quelli lucidi della piccola Weasley.

«Non parlare come se io non ci fossi, Potter. E smettila di coprire quell'ammasso di muscoli alle tue spalle, non ha nessun diritto di trattare Ginevra in quel modo!» con un tocco delicato spinse la ragazza dietro di sé.

«Oh, Zabini... Credo che Ron sia l'ultimo di cui dovrai preoccuparti.» la sua mano si posò sulla propria bacchetta, puntandogliela contro.

«E questo che vuoi?» ghignò in modo superiore, ingnorando la voce preoccupata di Daphne. «Un duello?» continuò appropriandosi anche lui della bacchetta.

La rabbia cresceva nel petto del grifondoro dagli occhi verdi. Non aveva mai reagito in quella maniera, nemmeno di fronte alle provocazioni di Draco Malfoy subite negli anni, ma a confonderlo c'era Ginny... L'amore che provava per lei era fin troppo grande da permettersi di perderla e lasciarla in balia di un serpeverde come Blaise, a costo di essere espulso.

«Merlino!! Ma siete impazziti? Qui non ci sarà alcun duello! Adesso ognuno ritorna nel proprio dormitorio o sarò costretta a fare appello alla McGranitt.» una furibonda Hermione, a braccia aperte, si mise tra i due.

I due sembravano ignorarla, nonostante lei stesse sfiorando appena le punte di entrambe le bacchette nell'intento di farle abbassare, e questo attirò la preoccupazione di Draco. L'ultima cosa che avrebbe voluto era che rimanesse coinvolta in uno stupido duello da bambini, ma i suoi occhi scattarono frettolosi sulla figura oltre Harry potter; Ron si era alzato e con rabbia stava puntando la propria bacchetta nella traiettoria di Blaise, senza pensare minimamente che avrebbe potuto colpire anche Hermione.

«Stupeficium!» la voce del biondo interruppe il piccolo teatrino, che vedeva protagonisti Harry, Blaise, Ginny ed Hermione che furono costretti a spostarsi dallo stupore.

L'incantesimo lanciato dal serpeverde colpì direttamente la bacchetta di Ron, che cadde a qualche metro da lui, evitando che colpisse qualcuno.
Immediata fu la reazione del bambino sopravvissuto, che corse accanto al migliore amico e con rabbia lanciò l'ennesimo incantesimo.

«Confringo!» puntò la bacchetta contro i serpeverde e nello stesso istante Daphne tiró indietro le due grifondoro, trascinandole con sé ad uno dei lati del corridoio.

«Protego.» dalla bacchetta di Blaise uscì un fascio di luce verde, che fece rimbalzare l'attacco subito. «Me la pagherai, Potter! Impedimenta!!» contrattaccò senza dargli altro tempo.

Diedero vita ad un duello che fu capace di far impallidire Daphne e Ginny. Hermione invece li guardava con rabbia e rancore. Non potevano comportarsi come dei bambini al primo anno, non era così che Harry e Blaise avrebbero dimostrato il loro amore, non era così il modo giusto per difendere gli amici e la propria persona.
Era stanca di doverli dividere ogni volta che si incontravano, perché non riuscivano a mantenere un rapporto almeno civile.

«Confundo!» fu Ron a lanciare quell'incantesimo, avendo approfittato di un momento di distrazione per recuperare la bacchetta dal pavimento.

«Basta! Basta! Smettetela immediatamente!» si divincolò dalla presa di Daphne e corse nel bel mezzo del corridoio.

Una corsa fatta nel momento sbagliato, un incantesimo lanciato alla persona sbagliata.
Ma Hermione andò a sbattere violentemente contro il pavimento del corridoio, evitando l'incantesimo, spinta da Draco Malfoy.

Il tempo parve fermarsi, così come gli incantesimi e la concentrazione degli altri tre duellanti.
Di nuovo calò il silenzio, si udì solo l'echeggiare di una bacchetta caduta al suolo, quella del serpeverde, che la seguì a ruota lasciando tutti senza fiato.
Non era alcun tipo di incantesimo dannoso, eppure parve fargli effetto più del dovuto.

Draco sentì un brivido colpirlo lungo la schiena ed improvvisamente delle immagini sfocate si palesarono davanti ai suoi occhi, obbligandolo ad inginocchiarsi di fronte alla visuale di se stesso poco più giovane.

Il buio regnava ovunque, il freddo aumentava e la paura si insediava nelle sue vene. Non riusciva più a riconoscere casa sua, il luogo in cui era cresciuto era diventato tetro e senza ombra di dubbio sentiva l'influenza dei mangiamorte che ospitava, insieme al signore oscuro.

Draco scendeva una scala infinita, che l'avrebbe portato faccia a faccia con la morte. Ad accompagnarlo all'esecuzione c'era Lucius Malfoy ed il suo sguardo folle, non lo degnava di una parola, semplicemente si limitava a fargli strada con un sorrisetto stampato in volto, come se stesse solo facendo il suo dovere di padre.

Il ragazzo, arrivato agli ultimi scalini, poteva udire la risata malsana di sua zia Bellatrix e le urla strazianti dell'ennesimo babbano o mezzosangue torturato. Avrebbe tanto preferito essere ucciso all'istante pur di non sentire più quelle maledette urla, ormai non lo lasciavano in pace nemmeno un secondo.

Il padre gli fece segno di proseguire per primo e lui, riluttante, lo fece. Era da stupidi scatenare una lite in quel momento, con tutti quegli scagnozzi sparsi per casa. Ne sarebbe uscito in fin di vita.

E probabilmente, se solo avesse saputo che cosa lo aspettava, avrebbe preferito di gran lunga quell'opzione.

Il salone del Malfoy Manor era immenso, il colore regnante era il grigio se non per il camino posizionato sotto le grandi vetrate. Un lungo tavolo in legno scuro era posizionato sulla destra e vi sedevano alcuni individui dal volto perennemente sfigurato o coperto. Alla sua destra se ne stava Bellatrix Lestrange con in mano la propria bacchetta, il quale lanciava cruciatus come se fosse un divertimento, contro un pover uomo dall'espressione devastata.
Ma quello che fece sussultare Draco, fu la figura che in tutta tranquillità passeggiava davanti al camino.

Quel mantello scuro svolazzava ad ogni minimo movimento, lasciando intravedere a stento la pelle bianchissima dei piedi nudi. Le mani, anch'esse scoperte e ricche di lividi, erano unite dietro la schiena con eleganza e maestria.
E quando quella stessa figura posò gli occhi su di lui, Draco poté notare quanto le sue iridi fossero più rosse del sangue stesso. Il volto era magro e spigoloso, e solo due piccole fessure formavano il naso, ricordandogli il viso di un serpente.

«Ron! Che cosa diamine hai fatto?!» la voce furente di Hermione salì di qualche ottava mentre si alzava dal pavimento e si apprestava a raggiungere il serpeverde.

«Draco! Oh, no! Draco!» Daphne corse verso di lui con il viso pallido e gli occhi lucidi, non l'aveva mai visto in quel modo.

«Non avvicinatevi! Peggiorerete la situazione in questo modo.» Blaise si fece avanti, consapevole di quello che sarebbe successo da lì a poco.

Il cuore di Hermione batteva all'impazzata, la visuale di Draco Malfoy piegato al suolo, schiavo del vuoto era un qualcosa che la lacerava dentro. L'aveva già visto in una situazione simile ma quella era di gran lunga peggiore così, ignorando le direttive di Blaise, decise di avvicinarsi comunque fino ad inginocchiarsi di fronte a lui.

Allungò la mano per sfiorare i fili dorati che gli ricadevano sulla fronte, e con sorpresa ne constatò la morbidezza assoluta. Con le dita scese ad accarezzargli il viso liscio e privo di imperfezioni... Oh, erano giorni che desiderava di farlo. Era inutile negare quei sentimenti, almeno con se stessa doveva essere sincera.

«Malfoy, va tutto bene.» provò a dirgli per riscuoterlo dai suoi più profondi pensieri. «Siamo qui, sono qui... É tutto okay.» continuò cantilenante.

«Hermione ma che fai? Lascialo perdere! É fuori di testa, non vedi? Sicuramente sta fingendo! Non gli ho fatto alcun danno!» la voce di Ron venne zittita da uno sguardo truce e furioso da parte della diretta interessata.

«So che mi senti, e so anche che é difficile uscire da questo stato... Ma ascoltami, furetto. Quel buio non esiste più, c'é solo la luce... Lo so, io lo so che mi senti!» ripeté con più convinzione, ma senza alcun risultato.

«E così questo é tuo figlio, Lucius. Interessante, davvero molto interessante.» la voce soave rimbombava nel grande salone dei Malfoy. «Mio giovane ragazzo, tu saprai già chi sono io, inutile fare sciocche e becere presentazioni. Ció che non sai é che dovrai porre rimedio ad una brutta, bruttissima situazione.» prese a camminare intorno a lui.

Sembrava al centro del giro della morte. Un circolo vizioso da cui non sarebbe mai uscito, lo sapeva già.
Inutile lanciare sguardi imploranti a suo padre, perché quello non era più suo padre.

«Stai per diventare il più giovane dei miei seguaci, ragazzo.» estraette la bacchetta, lasciando intravedere le dita affusolate.

«E se non volessi?» azzardò a chiedere, deglutendo a fatica. La pressione di quegli occhi era insopportabile.

Una risata isterica risuonó in tutta la grande sala, quasi gli sembrò di averla immaginata ma era fin troppo reale tutto quello, per essere solo frutto della sua immaginazione.
Colui che veniva soprannominato il signore oscuro, fermò il suo giro alle spalle di Draco.

«Draco Lucius Malfoy.» accarezzò il suo nome con grazia. «Tu non hai scelta.»

Non ebbe il tempo di voltarsi che il buio si irradiò nei suoi occhi. Un dolore atroce l'aveva colpito dandogli la sensazione di ogni ossa che andava in frantumi.
In quell'istante poté osservare tutta la sua vita scorrergli davanti. Dai primi passi agli ultimi, fatti lungo quelle infinite scale.
Dai primi lividi a quelli che si sarebbe procurato in quel momento.
Dalle parole che poteva evitare a quelle non dette, quelle represse.
Tutto racchiuso in una semplice parola sussurrata da quel mostro senz'anima.

«Crucio.»

Un urlo straziante colpì le orecchie dei presenti, rendendoli incapaci di spiaccicare qualche parola.
Udire le urla di disperazione provenire da Draco Malfoy era maledettamente spaventoso.

Il biondo teneva gli occhi chiusi con forza, per evitare di guardare qualsiasi orrore, le mani nei capelli come a strapparseli finché il dolore al braccio sinistro non diventò troppo forte, tanto da indurlo a lacerarsi la pelle, graffiandola con forza.
Non riusciva a distinguere la finzione dalla realtà e questo nuoceva alla sua salute mentale.

«Malfoy, fermati!!» la grifondoro tentó di fermarlo, avvicinandosi quanto più possibile. «Fermati, basta! Non lasciarti andare a loro, smettila!»

Hermione non riuscì a trattenere le lacrime, le urla continuavano a lasciarle scie di terrore e paura lungo la schiena. Non aveva idea di quando il serpeverde stesse soffrendo dentro di sé, non aveva idea di quanto aiuto avesse bisogno e di quanto tutto fosse cambiato.
Lui non era quello di un tempo, non lo era più, e allora che male c'era nel provare qualcosa per lui?
A quel pensiero si voltó verso tutti i volti spaventati, tranne quello di Blaise che ormai conosceva le crisi del suo migliore amico, ma che non era mai riuscito a calmarlo, e prese un lungo respiro.

«Draco, é finito! É tutto finito, calmati adesso. Sono qui con te, ci sono io.» strinse i suoi polsi tra le mani, per poi scivolare a stringere le sue.

Poche parole che cessarono le urla, donando quel calore che Draco aveva già sentito in quell'infermeria ma a cui non aveva dato chissà quale peso, dando semplicemente la colpa a quella strana influenza.
Si ritrovó ad alzare gli occhi in quelli di lei, trovando in quelle iridi ambrate la luce che aveva sempre cercato in quel buio insopportabile.

«Bravo, così va bene.» annuí assecondandolo. «Va tutto bene, Draco.» gli passó una mano sul volto e sorrise nel vederlo spingersi contro.

Blaise li guardava con la bocca spalancata, mentre Ginny gli stringeva il braccio. Nessuno era mai stato capace di calmarlo, nemmeno sua madre per quante volte ci avesse provato. Era sempre stato tutto inutile e frustrante.
Hermione Granger, quella che il suo migliore amico aveva odiato e deriso per anni, era stata capace di calmare la crisi nel suo cuore e nel suo subconscio, lasciando tutti sorpresi e confusi.

«Granger...» la serpe dagli occhi scuri si avvicinó alla ragazza. «Come hai... » passó lo sguardo sul suo migliore amico, che ancora aveva lo sguardo vuoto.

«Blaise, ti prego manda tutti via. Ci penso io a lui. E siete fortunati, non diró nulla alla McGranitt di tutto questo, ma sperate che nessuno vi abbia visto o sentito.» non distolse la sua attenzione da biondo di fronte a sé.

Il serpeverde annuì semplicemente ed Hermione non diede peso alle parole che lui usò per mandarli via, la sua completa attenzione era su Draco Malfoy ed era più che sicura, che d'ora in poi sarebbe stata sempre sua.

«Sì, ci penso io a te.» tornò a strigergli la mano. «Non sei solo.»

_Angolo Autrice_

Chiedo infinitamente perdono, per non aver aggiornato prima! Ma sono riuscita a completare il capitolo solo adesso, perché non mi andava di lasciarvi senza! ^-^

Sembra essere scattata una lite tra i soliti grifondoro ed i soliti serpeverde! Questa volta però, accade qualcosa di inaspettato; Un confudo che fa riaffiorare tutti i ricordi più oscuri della mente di Draco e lui scoppia letteralmente in una crisi!
Mamma, ci vorrebbe uno psichiatra in questa storia! XD

Come credete che proseguiranno le cosucce? U.U Hermione si prenderà cura del nostro Dracuccio? In che modo?

Riuscirano ad evitare la terza guerra magica tra i ragazzi? XD Vedremo, vedremo!

Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo! *-*

Come sempre ringrazio chiunque legga, commenti o voti questa storia. Sono davvero onorata di poter scrivere per voi! ❤
Al prossimo capitolo! ^•^

Un bacio, Lys.♡

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