15- All I need.

'Fatico a calmare il respiro.
Oh, perché non imparo mai?
Ho perso tutta la mia fiducia, per quanto son certa che abbiamo provato a cambiare le cose.
Puoi ancora vedere il mio cuore?
Tutta la mia agonia svanisce quando mi stringi nel tuo abbraccio.
Non sconvolgere
tutto ciò di cui ho bisogno.
Rendi il mio cuore un luogo migliore.
Dammi qualcosa in cui poter credere, non deludermi.
Sei lontano dalla porta del mio cuore, non lasciare che si chiuda.
Sono di nuovo qui sul confine. Vorrei poter mollare.
So di essere solo a un passo dal cambiare le cose.
Ho provato molte volte ma niente era reale.
Fa che non sia così di nuovo, non deludermi.
Voglio credere che questo sia reale.
Salvami dalla mia paura, non deludermi.
Non lacerare ciò che è rimasto di me.
Rendi il mio cuore un luogo migliore.'

All I Need - Within Temptation.

Perché farsi mille paranoie per un qualcosa che non stava accadendo? Il respiro stava iniziando ad aumentarle, lo sentiva diventare sempre più corto e ripetuto, quasi pensó che lui glielo stesse rubando, per quanto impossibile fosse. Draco sembrava non sfiorarla nemmeno, era come se stesse studiando bene un piano per non farlo, visto che le sue braccia erano ai lati del suo volto ma ben distanti dalla sua pelle. Centimetri, seppur pochi, dividevano il corpo del ragazzo dal suo ed i loro visi... Quelli erano ad un palmo di distanza, anche se i loro occhi sembravano far l'amore nonostante quello.

Il buio li stava avvolgendo o forse era il forte desiderio a pulsare nelle loro vene, tanto da far ribollire il sangue e mandarli in tilt. Era tutto confuso. Hermione non accennava a dire una parola, l'averlo a quella vicinanza la stava stordendo, la stava rendendo l'Hermione di cui aveva paura; quella vulnerabile. Non voleva essere una delle sue tante prede, non voleva mandare a monte la sua vita per lui, non voleva perdere i suoi amici per qualcosa di così sconosciuto e che la lasciava senza forze, senza criterio di scelta. Draco sembrava in piena guerra contro se stesso e i suoi occhi non facevano altro che guardare quelli di lei, ricchi di un'energia tale da mandarlo fuori di testa. Il respiro non faceva altro che aumentare, così come il pulsare delle sue tempie ed il forte desiderio di baciarla. Sì, Draco Malfoy voleva baciare Hermione Granger. Probabilmente se l'avesse raccontato a qualcuno l'avrebbero preso per un pazzo da rinchiudere al San Mungo, ma proprio non riusciva a trovare altra soluzione a quella strana voglia. Si sarebbe fatto male e lo sapeva, forse si sarebbe messo contro l'intera scuola, ma per uno che aveva contro tutto il mondo magico era il niente.

«Smettila, ti prego...» avrebbe tanto voluto apparire calma e controllata, ma dalle sue labbra uscì solo un lieve sussurro.

Un leggero e piccolo sussurro che scatenò la tempesta più profonda nelle iridi del serpeverde. Hermione poteva vederne ogni minima sfumatura che cambiava radicalmente colore, divenendo più scura e fredda. Deglutì appena nel vedere quelle sottili venature rosse spuntare e renderlo quasi un pazzo, ma si accorse che persino i suoi dettagli l'affascinavano tenendola quasi sotto ipnosi ed in balia di emozioni apparentemente indescrivibili. In fondo, per lei, che cosa potevano significare i brividi ed un cuore che batteva all'impazzata? Non lo sapeva, nemmeno con Ron il suo corpo aveva mai reagito in quel modo.

«Tu non capiscì!» urló e con uno scatto repentino si allontanò da lei. Con rabbia sbatté i pugni contro il muro opposto al suo, rischiando di svegliare qualcue quadro in vicinanza, ma non gli importò più di tanto.

Un urlo di disperata ossessione squarciò il silenzio di quel corridoio, facendo sì che le candele magicamente si accendessero, illuminando a tratti i loro visi. Hermione sussultò portando ansiosamente una mano al petto e sentì il cuore calmarsi sempre di più, dandole la conferma che era la vicinanza del serpeverde a farle male. Eppure non in quel male non sentiva dolore, ma semplicemente una voglia sconosciuta di spingersi oltre i limiti del decoro, di andare oltre un qualcosa che con riusciva a comprendere e di smetterla di essere chi in realtà non era solo per mantenere un'immagine di se stessa che orami non esisteva più già da troppo tempo; la grifondoro invincibile con un coraggio forgiato dalla guerra, l'amica perfetta che mette i suoi amici sempre prima di sé, quella ragazzina ingenua che un tempo si era sentita protetta dallo scudo di Harry e Ron... Oh, Hermione avrebbe tanto voluto essere ancora così, ma non poteva permettersi di passare così oltre, con lui e quei suoi occhi maledetti dalla tempesta.

«Che cosa c'é da capire, Malfoy? Tutto questo é sbagliato! Il tuo comportamento é sbagliato e quello che stavi per fare era... Era impensabile per uno come te!» si sentì improvvisamente più sicura delle sue parole e quel tremolio stava sparendo. Doveva andare via da lì, chiarirsi le idee e capire il da farsi.

Una mezza risata arrivò dalle labbra di Draco, quella frase gli stava risuonando in testa come piccole scariche elettriche che gli stavano togliendo qualsiasi possibilità di ritornare lucido. Stava perdendo il controllo e non gli succedeva quasi mai, e si stava dannando nella consapevolezza che fosse lei a tirare fuori quella parte di se stesso che non aveva mai mostrato a nessuno; il Draco imprevedibile e privo di fili che lo muovevano. Era sconsiderato comportarsi in quel modo, ma non riusciva a farne a meno. Quella grifondoro era capace di fargli saltare i nervi uno ad uno come mai nessuno aveva fatto e dovette appellarsi ad ogni sua cellula per non sbottare.

«Ah sì? Spiegami, Granger! Che cosa stavo per fare? Che cosa stava progettando di fare la mia mente malata, questa volta?» si voltò a guardarla lentamente, stringendo i pugni per non esplodere e ricadere in quel vortice di vicinanza.

La grifondoro fu colta di sorpresa, non si aspettava quella domanda e non sapeva nemmeno che cosa rispondere. Lei che sapeva sempre tutto, questa volta, brancolava nel buio in cerca di una risposta, in cerca di qualcosa che potesse aiutarla a fuggire da lì. Ma fuggire era davvero la cosa giusta da fare? In fondo scappare non l'avrebbe resa coraggiosa come voleva la sua casata, ma debole e codarda come una serpe velenosa. Eppure il solo pensare a cosa avrebbe potuto fare a quella distanza minima, il cuore riornava a battere in modo incontrollato e perdeva ogni minima capacità di ragionare;  che cosa voleva fare Draco?Baciarla, forse? Se non si fosse trovata davanti a lui sicuramente sarebbe scoppiata a ridere per quel pensiero così stupido e privo di ogni senso logico, ma quella era l'unica soluzione che le veniva in mente.

«Tu... Io... Io non lo so...» non riuscì a formare una frase di senso compiuto ed all'angolo dei suoi occhi iniziarono a scendere lente lacrime. «Perché mi fai questo? Che senso ha prendermi in giro così? Io volevo aiutarti, non volevo che gli altri si permettessero di giudicare cose che non sanno! E tu mi ripaghi in questo modo!» non sapeva perché stava piangendo, in un primo momento non se n'era minimamente accorta, ma il salato delle lacrime era giunto alle labbra lasciandole un brutto miscuglio in bocca.

Il serpeverde scosse ripetutamente il capo, i suoi lineamenti rispecchiavano chiaramente rabbia e frustrazione. Non voleva sentire altro da lei, non voleva far altro che liberarsi di quel peso che l'opprimeva da troppi giorni, quel peso che l'aveva costretto a pensarla ogni secondo di quelle giornate perennemente vuote e maledire il rosso Weasley in tutte le lingue del mondo per aver assaggiato le labbra di lei al posto suo. Sì, si considerava un folle, un uomo che aveva perso il senno magari nella grande guerra e che non aveva scampo. Perché non c'era niente di più assurdo, per lui, di avere una voglia innata di intrappolare Hermione Granger al muro e tapparle la bocca una volta per tutte, senza alcun ritegno.

«Credi davvero che io ti stia prendendo in giro? Credi che mi stia riducendo in questo modo per una fottutissima presa in giro? Tu non mi conosci! Non sai che cosa sto provando... O forse sì!» i suoi occhi scattarono in quelli di Hermione. «In fondo non sono l'unico a tremare dentro quando siamo... Quando siamo vicini.» fu faticoso anche per lui ammettere le sue emozioni. Era impossibile ignorarle, persino una grandissima forza di volontà sarebbe stata spazzata via da quelle sensazioni così tremendamente sbagliate, ma così forti e vere da farli sentire giusti.

«Mi fai davvero questa domanda? Mi hai presa in giro per anni! Mi hai fatta sentire il nulla di fronte a te e quel sangue che la tua famiglia e mezzo mondo magico crede ancora puro! Ero la sporca mezzosangue, quella che non volevi nemmeno a chilometri di distanza per paura di prendere chissà quale malattia mortale! Sai cos'era per me quella parola? Sai che cosa significava per una bambina di undici anni quel termine così usato dai razzisti come te? La solitudine.» gli urlò contro con tutta la forza che le era rimasta in corpo, quella poca forza che non sarebbe resistita a lungo, lo sentiva.

E fu costretto ad abbassare lo sguardo davanti ai suoi errori, davanti al rimpiato e alla consapevolezza di aver distrutto l'ingenuità di una bambina. Sapeva di aver sbagliato tutto, ogni cosa, ma il suo orgoglio gli impediva di ammetterlo a voce alta e soprattutto a lei. Non aveva il coraggio per guardarla negli occhi, troppo codardo per scontrarsi con la sua innata determinazione ed affrontare le conseguenze, ma non poteva negare di sentire la necessità di sollevare lo sguardo e notare ogni suo piccolo dettaglio; la follia nella sua mente, squarci di desiderio che non riusciva a reprimere nonostante tutto.

«Non saresti mai stata sola... Avevi Potter e Weasley con te. Non ti hanno mai abbandonata.» tiró fuori quelle parole sforzandosi di non provare invidia verso di loro.

Hermione portò una mano ad asciugarsi le lacrime, ma sembrava tutto inutile. Continuavano a scendere senza una ragione ben precisa, forse per la consapevolezza di non riuscire a combattere contro qualcosa di così grande, forse perché sapeva ciò che stava provando in quel momento o semplicemente perché ferendo lui, si stava ferendo da sola. L'aveva colpito più di quanto non avesse fatto quel pugno al terzo anno, più di tutti gli incantesimi scagliati nel tempo e si sentiva ferita da sola più di quanto non avessero fatto i suoi stupidi insulti razzisti.

«Già, non mi hanno abbandonata. Per tua sfortuna il tuo etichettarmi non mi ha reso la vita impossibile.» prese un lungo respiro per calmarsi, sentiva un dolore lancinante al petto.

Draco poggió il capo contro il muro, stanco e senza alcuna voglia di combattere ancora, e la guardó imitarlo dall'altra parte del corridoio. Non voleva arrendersi, non era diventato pazzo, quei brividi li aveva sentiti benissimo nella stanza delle necessità e per quanto volesse negarlo anche lei aveva provato qualcosa, ne era sicuro.
La guardò per qualche istante e vide sul suo volto l'incertezza, mista alla rabbia e ad un filo di frustrazione ed esso gli bastò per farlo innervosire ancora di più.

«Che cosa vuoi, Granger? Che mi in ginocchi ad implorare il tuo perdono?» ghignó infastidito. «E questo che vuoi? Sappi che non lo avrai mai!» la guardó dritto negli occhi, anche a quella distanza poteva vedere l'ambrato risplendere, ma sentiva la dignità bruciare sotto la pelle fin troppo per perdersi nei suoi colori scuri.

«Basta, basta, basta!!! Merlino, sei così idiota che mi viene voglia di affatturarti seduta stante! Non pretendo che si inginocchi nessuno, tanto meno tu! Mi hai stancata con questo maledetto ego da quattro soldi! Apri quei tuoi bei occhioni e renditi conto delle cose che dici, delle ferite che lasci alle persone.» le si arrossarono le guance per aver urlato un'ennesima volta. Era capace di tirare in lei una parte remota e non riusciva a spiegarselo.

«Touché.» alzò il mento a mo’ di sfida. «Non sono l'unico che deve rendersi conto di qualcosa.» avanzò di qualche passo con le iridi puntate su quelle gocce di rugiada, che copiose continuavano a scendere.

Hermione sospirò. Di che cosa doveva rendersi conto? Del cuore in subuglio? Delle lacrime inspiegabili? Dei mille brividi e delle sensazioni mai provate?Degli sguardi dalle tante parole e delle emozioni forti e contrastanti che la stavano uccidendo? Se n'era resa conto dalla prima volta in cui l'aveva visto in quella visuale distrastrosa che era stata Hogwarts subito dopo la guerra. Si rendeva conto di tutto ogni volta che incontrava il suo sguardo, ogni volta che vedeva quel ghigno strafottente stampato sul suo volto, quando si sfioravano per sbaglio nei corridoi e quando lui le rivolgeva anche una minima parola. Chiuse gli occhi di scatto e scosse immediatamente il capo.

«É impossibile, lo capisci? É tutto così sbagliato e... Impossibile.» nessun altro termine giusto riuscì a pensare, se non quello. Impossibile.

Quella parola aveva fatto compagnia al serpeverde per notti intere. Era rimbalzata nell'aria gelida della sua stanza ed era apparsa nel buio ogni qual volta aveva aperto gli occhi, persino nei suoi sogni si era fatta presente, come un'infinita tortura che non gli lasciava scampo; la situazione era impossibile, quelle emozioni erano impossubili, loro due insieme erano impossibili ed anche solo un piccolo pensiero che li legava sfiorava la soglia del ridicolo. Si passó una mano sul volto in un gesto di stizza e nervosismo, stava per mandare al diavolo ogni sua credenza, non che non l'avesse già fatto, ma quello che aleggiava nella sua mente voleva spezzare quella parola che lo stava logorando e distruggendo lentamente. Voleva dimostrare che niente era impossibile, nemmeno liberarsi di un peso opprimente che, era certo, opprimeva anche Hermione. In fondo che aveva da perdere arrivati a quel punto? Proprio niente.

«Io torno alla festa. Ci vediamo a lezione, Malfoy.» si staccó da quel muro diventato troppo freddo e prese a camminare nel corridoio, verso la porta da cui era uscita.

Il biondo alzó il volto verso di lei in modo fulmineo. Non voleva lasciarla andare eppure non riusciva a muoversi, nessun muscolo rispondeva ai suoi comandi. Era una sensazione così maledettamente frustrante che dovette appellarsi a tutte le sue forze per raggiungerla ed afferrarle il polso, così sottile e liscio tra la propria mano. La costrinse a voltarsi contro la sua volontà e non appena lo fece non trovò altra cosa da fare se non mettere a tacere quel desiderio folle e impossibile. Il silenzio si riempì di un'emozione grandissima quando le labbra di lui si spinsero contro quelle di Hermione con disperazione e tormento, improvvisamente tutto parve tremare sotto i loro piedi, come se la scuola stesse cadendo a pezzi una seconda volta, ma in realtà erano loro a tremare dentro quel vortice che li aveva avvolti senza preavviso. E si baciarono, con tutto l'odio che avevano dimostrato di provare l'uno per l'altra, si baciarono con tutta la frustrazione di quei giorni in cui avrebbero voluto trovare delle risposte a domande sorte all'improvviso ed in quel momento si resero conto che non c'era risposta migliore di quella che stavano assaggiando.

Le labbra di Draco continuavano a fare pressione su quelle di Hermione; prepotenti come poche, morbide come lo zucchero filato che spesso la mamma le aveva comprato. Volevano prendere tutto di lei e ci riuscirono con un semplice tocco della lingua. La tentazione di assaggiare il suo sapore era stata troppo forte per lei, che gli aveva lasciato libera entrata. Non si era mai lasciata andare con nessuno in quel modo, non aveva mai lasciato il controllo a qualcuno che no fosse se stessa, ma decise che ormai il danno era fatto e spegnere il cervello per qualche minuto non le avrebbe fatto così male. Così la grifondoro si aggrappò alla camicia di lui per non rischiare di cadere, la stropicciò tra le dita nel sentire la lingua del ragazzo accarezzare voracemente la sua, mentre sentiva le sue mani esperte scendere velocemente sui propri fianchi e spingerla contro la parete del corridoio.

Nella mente di quest'ultimo il controllo non era altro che un lontano ricordo, c'era solo il sapore di Hermione ad invadergli i sensi e renderlo schiavo di quella danza paradisiaca; labbra contro labbra, i respiri affaticati e la voglia di andare oltre i confini. Le sue mani presero ad accarezzare quella pelle bianca e liscia in ogni piccolo pezzetto lasciato nudo dai vestiti che indossava, il suo profumo era penetrato nei pori della propria pelle e sapeva che mai sarebbe riuscito a mandarlo via. Uniti in quel bacio che non avrebbero voluto far terminare mai, ma al quale Draco mise fine con un leggero morso, portando con sé il labbro di Hermione ancora per qualche secondo. Si ritrovarono occhi negli occhi e quel contatto non riuscirono ad abbandonarlo. Non c'era magia che teneva, nessuno avrebbe mai potuto spezzare quell'unione di sguardi ora che avevano trovato il proprio posto.

«Anche questo é sbagliato?» le chiese con il bisogno di sentire ancora le labbra di lei sulle sue. «Rispondimi, ti prego.» portò una mano sul volto della ragazza per accarezzarne il labbro inferiore con il pollice.

«Sì, anche questo lo é.» distolse lo sguardo dal suo. «Anzi, é molto peggio. Ti prego lasciami andare.» fece pressione sul suo petto per liberarsi dalla morsa in cui l'aveva intrappolata.

Gli occhi di Draco si strinsero appena e la lasciò andare, sentendo improvvisamente il freddo impadronirsi di ogni muscolo. Sentì il sangue nelle vene congelarsi ed il cuore fermarsi per qualche istante prima di riprendere a battere, debole e lento come il tempo che parve scorrere a rallentatore.
Era stato così sicuro di quello che sarebbe successo da dimenticarsi tutto il resto, loro erano Draco Malfoy ed Hermione Granger. A chi voleva prendere in giro? Non ci sarebbe mai stato niente tra di loro, nonostante in quel bacio si fosse sentito vivo per la prima volta dopo anni passati in una vita che non sentiva più sua.

Hermione era corsa dentro la stanza delle necessità senza una ragione ben precisa. Avrebbe tanto voluto correre in camera sua e piangere fino ad esaurire le lacrime per ciò che aveva fatto. Si ritrovò a sbattere contro le tante spalle le intralciavano la strada, troppo presi nel ballare e festeggiare per accorgersi della devastazione sul suo volto. Sentiva la paura insadiarsi dentro di lei, paura di aver tradito quegli amici che le erano stati accanto per una vita, quelli che l'avevano sempre protetta dalle calunnie dello stesso Draco Malfoy che pochi minuti prima aveva baciato. Si sentiva una traditrice che avrebbe sicuramente perso l'amicizia di Harry e Ron se solo l'avessero scoperto. E Ginny... Come avrebbe reagito lei? Poteva confidarsi e piangere sulla sua spalla come aveva sempre fatto? No, non poteva di certo.

Corse al tavolo delle bevande per bere un lungo bicchiere d'acqua, magari le avrebbe tolto il sapore del serpeverde dalla bocca, ma niente sembrava cambiare e la cosa che più la faceva sentire in colpa verso i suoi amici e verso se stessa era che, se qualcuno fosse stato in possesso di una giratempo e lei sarebbe stata costretta a rivivere quell'interminabile giornata continuamente, l'avrebbe baciato altre mille volte. Non aveva mai provato delle sensazioni così forti, nemmeno con Ron. Non ne era mai uscita con le labbra gonfie, con le gamba tremolanti e la testa completamente confusa.

«Hermione! Eccoti finalmente, ma dov'eri finita?» una voce la chiamò alle spalle ed a stento riuscì a riconoscere un Neville tutto elettrizzato. «Ginny l'ho trovata, puoi liberare Ron, il momento della torta é arrivato!» la prese sotto braccio trasportandola in un punto a lei ignoto.

Non sapeva che fare se non fingere che tutto andasse bene, mettere su un sorriso su quelle labbra ancora gonfie e rimandare le lacrime in un secondo momento. Per quanto sarebbe andata avanti? Non voleva vivere in una continua bugia, ma non aveva trovato altra soluzione, almeno per il momento. Non sapeva che cosa stava nascendo in lei verso Draco Malfoy e finché non sarebbe riuscita a capirlo, portare quel segreto nel cuore era l'unica cosa da fare. Perché chi mai avrebbe compreso? Mentire come solo una serpe sa fare, quella era la decisione presa.

In fondo le bugie più crudeli sono spesso raccontate in silenzio.

_Angolo Autrice_

Scuuusate l'immenso ritardo! So che avrei dovuto pubblicare ieri ma non ce l'ho fatta a terminare il capitolo, così eccolo qui!
Okay, ora sono sicura che proviate dei sentimenti contrastanti come Hermione e Draco... Quindi, in quanti mi amano per il tanto atteso bacio, ma mi odiano per averla fatta andare via? XD
Su! Alzate la mano, non mi offendo. XD

In questo capitolo si sono rivelati un po' di più l'un l'altra, urlandosi contro e tentando di fuggire di fronte alle emozioni che sono nate nei loro cuori. Ma ahimé, non hanno saputo resistere (soprattutto Draco, sembrava impazzito) ed hanno ceduto mel vortice della passione che, anche se li ha colti di sorpresa, li ha travolti completamente. Hermione crede di aver fatto un torto ai propri amici che l'hanno sempre difesa alle offese di Malfoy e dopo tutto, l'hanno sempre odiato tutti e quattro xD Ma soprattutto crede di averlo fatto a se stessa, quella che piangeva ai suoi insulti. :/
Voi che ne pensate?

Fatemi sapere nei commenti e sarò felice di discuterne con voi! *-*

Come sempre ringrazio tutti quelli che leggono, siete meravigliosi! Ovviamente anche le persone che votano e sclerano commentando fino ai limiti dell'Impossibile !
Vi adoro tutti e non vi ringrazierò mai abbastanza per tutti i complimenti e l'affetto.❤

Noi ci ritroveremo qui, con un nuovo capitolo, la settimana prossima! ^-^

Un bacio, Lys.♡

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