1- The story is just beginning.
Sentiva il respiro farsi improvvisamente corto a causa della corsa. Correva, correva e correva senza una meta ben precisa. Stava scappando da un'ombra che la inseguiva e non sapeva nemmeno il perché. I rami le avevano lacerato i vestiti in alcuni punti e avevano provocato graffi sul viso, che risaltavano ancor di più sulla sua pelle bianco latte. Si guardava intorno in cerca di un riparo e poté scorgere da lontano Hogwarts; la sua salvezza. Con un enorme sforzo aumentò la velocità dei suoi passi e uscì dalla folta foresta, lanciandosi contro i margini del lago Nero.
Si sentiva stanca, senza forze, come se fosse stata calpestata da migliaia di Troll impazziti. Si tirò a sedere e il cuore prese a batterle in modo incontrollato non appena un ringhio spaventoso alle sue spalle squarciò il silenzio, facendola rabbrividire. Aveva paura di voltarsi a guardare, l'eroina che aveva contribuito alla morte di Lord Voldemort sembrava un uccellino intimorito da tanta oscurità che la circondava. Si sporse verso il lago e rimase rapita dal riflesso che le si presentò davanti agli occhi, nessuna creatura spaventosa c'era alle sue spalle. Strizzò gli occhi incredula, mentre dei riccioli disordinati e bagnati dal sudore le ricadevano sul volto. Osservò, con curiosità e sorpresa allo stesso tempo, quelle ali spiazzanti di un nero lucido attraversato solo da alcuni riflessi grigi. Agli occhi della ragazza sembrarono le ali di un drago, un drago diverso da quelli che aveva già visto o studiato. Se ne stavano immobili ad avvolgere quel corpo sconosciuto come per proteggerlo da qualsiasi possibile attacco. Con estrema lentezza si voltò per scorgere meglio qualsiasi dettaglio della figura e rimase quasi abbagliata dalla luce che emanava quella pelle bianchissima, che quasi brillava come la luna, e poté appena scorgere i fili bianchi che contornavano il viso lucente e gli occhi grigi puntati su di lei, possessivi.
«Chi sei? Che cosa sei?» gli chiese lei avara di sapienza come sempre. La curiosità aveva preso il sopravvento sulla paura che quegli occhi avevano scacciato improvvisamente via.
Di tutta risposta la creatura spalancò le grandissime ali mostrandole il torace luminoso, e l'unica cosa che Hermione poté vedere, prima di essere avvolta completamente dalla luce bianca, furono le cicatrici che ricoprivano tutto il corpo di quello strano essere.
Spalancò gli occhi sudata ed affannata, l'ennesimo incubo che l'aveva lasciata senza fiato. Portò una mano al petto per calmarsi e socchiuse le palpebre per assimilare meglio le immagini che l'avevano tormentata. Non ricordava granché, solo quegli occhi che l'avevano spiazzata, lasciandole un enorme buco al petto. Era abituata agli incubi, li aveva ormai tutte le notti da quando quella terribile battaglia era finita. Le urla, i lamenti e il sangue a cui aveva assistito la tormentavano continuamente, quel giorno impresso nella sua mente, in un piccolo angolo remoto del suo cervello e del suo cuore, era ancora nitido così come la cicatrice che portava sull'avambraccio.
Ci sarebbe mai stata fine a tutto quel dolore nella sua testa? Il suo cuore avrebbe mai cacciato le tenebre che l'avevano avvolto durante tutta quella sofferenza, la quale si era rifugiata sotto la sua pelle e prendeva vita nel buio delle notti lente? Non lo sapeva.
Aprì subito gli occhi per cacciare quei ricordi e si voltò verso la grande finestra della sua stanza, da cui filtravano timidi raggi di un sole mattutino. Spostò lo sguardo sui veli rossi e gialli che ricadevano dal letto a baldacchino dello stesso colore e sorrise, sentendosi subito al sicuro nella sua stanza da prefetto nella sua amata Hogwarts. Nonostante la sveglia puntasse solo le sei, Hermione fece scivolare le coperte da un lato del letto e si sollevò per guardarsi intorno; i colori della sua casata la facevano sentire bene e le riportavano alla mente tutti i bei ricordi che aveva vissuto nei sei anni di scuola precedenti. Posò delicatamente i piedi a terra, avvertendone il freddo del pavimento, e si mise in piedi. Allungò la mano per carezzare il legno scuro della scrivania, dove spesso aveva passato notti intere a leggere i suoi amatissimi libri. Andò a cercarli con lo sguardo e li trovò alla destra del suo letto, tutti accuratamente sistemati in una grande libreria stracolma e ne afferrò subito uno dalla grande pila. Il suo preferito: Le fiabe di Beda il bardo, regalatole da Silente.
Ne ammirò per l'ennesima volta la copertina per poi rimetterlo al suo posto, in cima. Attraversò la stanza tracciando linee invisibili sul tappeto rosso che contornava le due poltroncine rosse separate da un tavolino ovale chiarissimo, e chiuse gli occhi.
Si sentiva finalmente a casa.
Era arrivata solo il giorno prima insieme a Ginny, Harry e Ron, che non aveva avuto il tempo di sistemare tutte le sue cose.
Ron... Quel ragazzino che l'aveva presa in giro per la sua presunzione il primo anno, ma di cui si era perdutamente innamorata. Una cotta infantile cresciuta col tempo e manifestata solo durante la battaglia, spinta dalla paura di perderlo e dal coraggio che aveva visto in lui. Quello stesso ragazzino che dopo qualche settimana aveva costretto il salvatore del mondo magico a parlare con lei per dirle che non era pronto per una relazione seria. Era stato un colpo al cuore sentire quelle parole, ci credeva sul serio in quello che c'era stato tra di loro. Ci vollero giorni, forse settimane, prima di riuscire a parlargli in modo civile. Settimane che aveva passato a piangere sulla spalla di Ginny; la rossa l'accoglieva ogni volta che la vedeva crollare, la stringeva a sé e le sussurrava che tutto sarebbe andato bene con il tempo. Quel tempo che sembrava non passare mai, finalmente era passato lasciando che tutto tornasse come prima.
Con tranquillità si diresse verso il bagno per una doccia veloce che l'avrebbe svegliata del tutto da quel sogno che ancora aleggiava nella sua mente confondendola ulteriormente. Lasciò che l'acqua bollente scivolasse sul proprio corpo intorpidito e sentì i muscoli rilassarsi all'istante mentre insaponava i capelli con cura per poi risciacquarli con precisione.
Si affrettò a prendere un asciugamano per avvolgerselo intorno e si soffermò sul riflesso di se stessa che dava lo specchio lievemente appannato a causa del vapore: quella bambina dagli occhi ambrati che aveva messo piede in quella scuola sette anni prima, era ormai cresciuta. I capelli ribelli, quasi quanto la criniera di una leonessa, avevano lasciato spazio a boccoli definiti e morbidi, che con la magia asciugò lasciandoli ricadere sulle proprie spalle. Lo sguardo era fieramente coraggioso e con una punta di autorità che la caratterizzava da anni. Cosa che, a detta degli altri, la faceva somigliare alla ormai preside Minerva McGranitt.
Sorrise a quel pensiero stupido e i suoi occhi scivolarono sul proprio corpo, principalmente sul braccio sinistro dove, come incisa nella pietra, se ne stava indisturbata la cicatrice che le ricordava le sue origini: mezzosangue.
**
L'aria fresca scompigliava i capelli biondissimi di un certo serpeverde che se ne stava seduto sull'erba nei pressi del lago Nero. Le palpebre serrate, le labbra socchiuse e il respiro lento che costringeva il petto ad alzarsi ed abbassarsi in modo tranquillo e rilassato. Visto da lontano poteva sembrare il più bello degli angeli: la pelle bianca era baciata dai raggi del sole, le labbra rosee rilassate, prive di smorfie che sempre le accompagnavano. Un braccio era posizionato sotto il proprio capo, l'altro abbandonato sul torace fasciato da una camicia nera che lasciava intravedere il petto dai primi bottoni aperti, camicia che sul cuore portava lo stemma della casata. A tradire quell'aria angelica erano i suoi occhi, che piano e distrattamente mostrò rivolgendoli al cielo azzurro. Le iridi erano dense come il sangue ma grigie come l'acciaio; fredde, quasi spietate agli occhi delle persone, ma in realtà altro non erano se non iridi spente e senza vita.
Draco Malfoy aveva un'aria stanca, quasi afflitta, e le occhiaie che contornavano i suoi occhi erano la conseguenza delle sue notti in bianco. Notti in cui era stato tormentato da quella voce che ormai gli era entrata in testa senza lasciargli tregua: non passava attimo in cui non la sentiva come una cantilena straziante. E la sentiva accompagnata dalle urla di tutti quelli che imploravano pietà durante quelle torture inflitte per mano di quel folle. Sentiva il dolore di ogni singola persona bruciare dentro di lui, sotto la pelle, nelle viscere e non poteva far altro che urlare con loro in preda al tormento e ad una fine che mai sembrava arrivare.
Chi era davvero Draco Malfoy?
Per gli altri un mangiamorte fallito, il ragazzino stupido che aveva tentato invano di uccidere uno dei maghi più potenti come Albus Silente, fallendo miseramente. Quello che avrebbe dovuto seguire il padre ad Azkaban e chissà, magari anche ricevere il bacio del dissennatore come lui, restando così senz'anima. Quello che aveva messo i bastoni tra le ruote al Golden trio più di una volta per aiutare il signore oscuro nella sua folle conquista del mondo magico.
Nessuno conosceva in realtà il vero Draco. Nessuno sapeva che aveva ricevuto quel marchio, divenuto ormai solo una nitida cicatrice che teneva coperta sotto le maniche, sotto cruciatus. Che non avrebbe voluto nemmeno provarci ad uccidere qualcuno, non avevano idea della paura che si era impadronita del suo corpo nell'esatto momento in cui era riuscito a disarmare il mago. Nessuno sapeva delle sue urla nel vano tentativo di opporsi a tutto quello e che, anche se mai lo avrebbe ammesso a voce alta, era grato ai tre che avevano messo fine a quella guerra tanto catastrofica.
Nessuno sapeva che la sua anima era già andata persa chissà dove.
A quei pensieri, Draco si sollevò con una smorfia di disgusto dipinta sul volto, la mascella contratta dalla rabbia e gli occhi più scuri del normale. Calciò una pietra che finì nelle acque del lago, picchiettando più e più volte sulla superficie prima di affondare. Un po' come stava facendo lui, lentamente. Eppure non gli importava il giudizio della gente, lui era un Malfoy. Diverso da suo padre e dalla sua devozione verso Voldemort. Lui alle chiacchiere che si alzavano ad ogni suo passaggio rispondeva con un ghigno di strafottenza. L'unica persona che era vicina al ragazzo era sua madre: Narcissa Black. Grazie alla donna era riuscito a non impazzire in quel covo di matti, grazie a lei si trovava a dover frequentare l'ultimo anno di quella scuola che non aveva mai sentito così vicina come in quel momento. Anche se nemmeno in quel luogo avrebbe potuto rifugiarsi dalle mille accuse che comportava quella cicatrice. Portò le dita alla manica della camicia e l'arrotolò lentamente fino a mettere bene in mostra quello che era rimasto del marchio.
Lo stesso marchio che lo avrebbe segnato per sempre, quello che stava lì a ricordargli quello che era stato: un mangiamorte.
**
«No! No! E no! In che lingua ve lo devo ripetere?» la voce squillante di Hermione risuonò nei corridoi attirando tutti gli sguardi su di sé, mentre camminava spedita con un tomo stretto al petto e cercando di seminare i due amici dietro di lei, invano.
«Dai, Hermione! È solo una piccola festa per iniziare l'anno! Non succederà nulla di male.» provò a convincerla Harry con voce implorante.
Gli occhi di un verde chiaro avevano finalmente una sfumatura diversa, serena e felice. Segnato dal destino sin dalla tenera età, aveva affrontato tutto con eroico coraggio, sfidando la morte con il sorriso e uscendo vincitore di una battaglia catastrofica che aveva lasciato il segno dentro di lui e sulla sua fronte: la famosa cicatrice sbiadita risaltava ancora all'occhio, anche se coperta a tratti dai capelli scuri.
«Non fare la solita guastafeste!» si aggiunse Ron, pentendosi immediatamente della frase appena detta.
La ragazza arrestò il suo passo all'istante costrigendo il bambino sopravvissuto a rovinare in malo modo sul rosso. Si ritrovarono entrambi sul pavimento senza aver capito bene il motivo, mentre un'aura furiosa li colpì impaurendoli.
«Ronald Weasley! Ripetilo se hai il coraggio!» posizionò una mano sul fianco ed ecco che apparve quel cipiglio uguale alla professoressa di trasfigurazione di cui avevano paura.
«I... io...!» balbettó impacciato e intimorito dalla ragazza. «Harry!» cercò aiuto riponendo le speranze sull'amico.
Il rosso la guardava dal basso e indietreggiò appena. Non intendeva offenderla, ma da quando le aveva spezzato il cuore bastava anche una sua piccola parola per innescare la bomba dentro di lei.
L'aveva ferita e lo sapeva, questo faceva soffrire anche lui e sapeva anche di amare ancora quella piccola donna che era cresciuta, diventando meravigliosa e coraggiosa. Ron non era cambiato molto: la sua popolarità gli aveva dato alla testa, la vasta quantità di ragazze che volevano stare con lui lo avevano abbagliato completamente e solo perdendo Hermione, da quel giorno, capì quanto volesse solo lei. Gli occhi blu si addolcirono e questo fece calmare la ragazza, facendole scemare completamente la rabbia e lasciar perdere.
«Siete due idioti! Invece di pensare alle solite festicciole dedicatevi allo studio per una buona volta! Quest'anno ci sono i M.A.G.O. l'avete per caso dimenticato?» li rimproverò con un sopracciglio alzato per poi allontanarsi dai due frettolosamente.
Un altro trio camminava distinto tra i corridoi della scuola, un trio diverso, elegante e temuto da gran parte degli studenti: al centro se ne stava Daphne Greengrass, la biondissima serpeverde dai lineamenti principeschi e gli occhi di un verde chiaro incantevole, portava i capelli raccolti dietro la nuca da una spilla luccicante, che lasciava cadere alcune ciocche a contornarle il viso chiarissimo, quasi sembrava porcellana. Discendeva da una delle famiglie piú importanti del mondo magico di purosangue e agli occhi degli altri risultava fredda e spietata. Essa si teneva sotto il braccio di due ragazzi, che altrettanto altezzosi camminavano con passo svelto al suo fianco. Alla sua destra c'era Blaise Zabini che sorrideva mesto: i denti bianchissimi risaltavano ancor di più grazie alla sua pelle scura come il cioccolato, gli occhi erano di un taglio perfetto, come disegnati da un pittore; allungati e dotati di ciglia lunghissime. Era il piú alto dei tre e il piú vanitoso, nonchè migliore amico del biondo alla destra della Greengrass, ovvero Draco Malfoy.
«Faccio così paura?» un infastidito Draco rivolse uno sguardo sprezzante all'ennesimo ragazzino del primo anno che scappava a gambe levate.
«Se la smettessi di terrorizzarli con quella faccia da funerale probabilmente non scapperebbero come trottole!» lo ammonì il moro con un sorrisetto sghembo.
«Non mi va’ di affatturarti di prima mattina, Blaise.» gli rivolse un'occhiata truce mentre Daphne, che si trovava nel mezzo, sbuffò sonoramente e lasciò entrambi i bracci per pararsi davanti ai due con aria di rimprovero.
«Ancora non è cominciato l'anno scolastico e voi due già battibeccate come due primini? Non costringetemi a schiantarvi!» incrociò le braccia sotto al seno, impettita.
I due si lanciarono uno sguardo d'intesa e nello stesso istante spuntò un ghigno divertito sulle loro labbra. L'attenzione di tutti era sulla serpeverde che confusa si guardó intorno, intenta a capire che cosa scatenasse le risate degli altri studenti. Si osservò nel riflesso della grande finestra presente nel corridoio e lanciò un urlo che fu capace di zittire tutti. I capelli dal biondo chiarissimo erano passati all'arancione, al verde e al viola.
«MALFOY E ZABINI! Come avete osato?!» si voltò dove prima c'erano i compagni, trovando un gruppetto del secondo anno che scapparono immediatamente.
I due camminavano a passo svelto per fuggire alla furia della serpeverde, e solo quando furono certi di non averla alle calcagna rallentarono il proprio passo, ritornando al proprio elegante andamento.
«Come minimo ci rifila una Avadakedavra!» sorrise divertito, Blaise. «Hai scoperto qualcosa su quel ciondolo?» cambiò di colpo discorso calando il tono di voce per assicurarsi che a sentire fosse solo l'amico. Quest'ultimo lo afferrò in modo poco elegante e lo costrinse a fermarsi.
«Non qui!» lo guardò dritto negli occhi per qualche secondo, per poi lasciarlo andare e svoltare l'angolo velocemente.
I riflessi del ragazzo non poterono nulla contro la furia che lo avvolse. Sentì qualcosa sbattere contro il proprio petto e un tonfo assordante che attirò l'attenzione della maggior parte degli studenti. Hermione, mentre ancora cercava di sfuggire a Harry e Ron, non si era minimamente accorta di chi si era ritrovata davanti. Aveva solo avvertito la testa sbattere contro qualcosa di duro.
«Oh mio Dio, scusa! Mi dispiace, mi dispiace!» si affrettò a porgere le sue umili scuse. «Ero distratta ed io...!» la sua voce si fermò all'istante non appena un'altra la colpì.
«Hermione Granger che mi chiede scusa. Questa me la devo segnare sul calendario. Un avvenimento degno di festeggiamenti, non credi?» di nuovo il ghigno strafottente piegò le labbra perfette di Draco.
La ragazza sollevò il capo e lo vide, rimase ad osservarlo dal basso, mortificata. Gli occhi di lui si puntarono nei suoi ed Hermione sentì un brivido percorrere la propria schiena. Quegli occhi non li aveva dimenticati. Al contrario, le ricordavano un qualcosa che non riusciva ad assimilare bene.
«Malfoy!» pronunciò il suo nome con tranquillità. Non aveva dimenticato. «Al contrario di te sono una persona educata, furetto.» si mise sulle ginocchia e allungò la mano per raccogliere il suo povero libro.
Con grande sorpresa non fu solo la mano della ragazza ad afferrarlo. Draco si era calato per aiutarla nel suo intento e per un secondo le loro dita si erano sfiorate. Il serpeverde subito ritirò la sua guardandola sprezzante, come suo solito.
«Conosco benissimo le buone maniere, Granger.» abbandonò le mani nelle proprie tasche. «Tu piuttosto dovresti stare attenta a dove cammini, anche se è stato divertente vederti ai miei piedi.»
Hermione non ebbe il tempo di ribattere che alle sue spalle comparvero Harry e Ron imbufaliti. Insieme a loro si era unita la piú piccola dei Weasley che subito affiancò l'amica. La bambina dai capelli rossi che arrossiva di fronte al salvatore del mondo magico era diventata una splendida ragazza dai capelli rosso fiamma, gli occhi castani splendevano pieni di coraggio e le lentiggini sul suo viso brillavano fiere. La guerra aveva maturato Ginny in modo diverso, aveva perso un componente della sua famiglia e con esso un pezzetto di se stessa, che era volato via con la morte di Fred chissà dove. In un posto migliore, sperava. Quegli occhi troppo orgogliosi non avevano mai pianto, ma che avevano ospitato le lacrime di tutti.
«Che cosa vuoi Malfoy?» si fece avanti il rosso, con fare protettivo. «Prenderle il primo giorno di scuola?» lo provocò ancora ottenendo un ghigno indifferente.
«Calmati, Weasley! Non possiamo starcene tranquilli almeno il primo giorno?» si fece avanti la serpe mora con una smorfia infastidita.
Ron stava per reagire, il fatto che Malfoy l'avesse ignorato non gli era andata andata per niente giù. Odiava ogni cosa di Draco: quel ghigno sprezzante che aveva da sette anni a questa parte, il modo in cui aveva sempre disprezzato lui e la sua famiglia gli faceva salire il sangue al cervello e quell'aria da superiore era la ciliegina sulla torta. A parere di Ron, un mangiamorte come lui non avrebbe dovuto nemmeno respirare la stessa aria che respiravano gli altri studenti di Hogwarts.
«Non si può stare tranquilli con un mangiamorte che gira per la scuola. Dove sono i tuoi compagni? Ad Azkaban, vero? Dovresti essere con loro!» sputò quelle parole con tutto il rancore che sentiva per quei pazzi, gli stessi che gli avevano portato via Fred.
Il ghiaccio delle iridi del serpeverde si scurirono appena, non esisteva cura per le sue pene. Come poteva ribattere? Strinse i pugni tanto da far sbiancare le nocche e sentire lieve dolore alle mani. Dolore, dolore, dolore. Nient'altro che dolore in quella serpe ormai avvelenata.
«Smettila, Ron! La guerra è finita, smettila di vivere nel passato.» il grifondoro dagli occhi verdi lo rimproveró saggiamente facendolo annuire poco convinto. «Zabini ha ragione.» lo tirò a sé.
Un ghigno sfacciato comparì sulle labbra del biondo, uno di quei ghigni che metteva in mostra le labbra perfette. Rabbia, non c'era altro che rabbia dentro di lui e non gli restava altro che sfogarla.
«Ed ecco la lezione del giorno di San Potter!» applaudì fintamente colpito di fronte alla folla che man mano aumentava. «Vuole insegnarci altro il salvatore del mondo magico, mh?» si fece avanti.
«Piantala, furetto!» la voce di Ginny attirò la sua attenzione così come i suoi occhi la squadrarono da capo a piedi.
Ginny come Ron provava solo odio verso quel ragazzo freddo ed impassibile che si trovava di fronte. Il vuoto che aveva nel petto, quel vuoto che aveva lasciato il fratello in quella dura battaglia, era stato causato dalla sua combriccola di pazzi di cui faceva parte insieme alla sua famiglia.
«Difendi il tuo fidanzatino, piattola ficcanaso che non sei altro?» venne subito tirato indietro da una presa ferrea.
Blaise prontamente lo aveva tirato per un braccio in modo da trovarsi nel mezzo. Posò una mano sulla sua spalla per calmarlo e in una frazione di secondo i suoi occhi scuri incontrarono quelli castani di Ginny, che li abbassò all'istante.
«Smettila subito, Draco.» scosse il capo senza far troppo caso al fatto che aveva appena difeso la piú piccola del gruppetto. «Andiamo via!» Quest'ultimo puntò i suoi occhi su una figura nascosta dietro i due ragazzi. La vide torturarsi un labbro con i denti e poté notare anche quella piccola ruga che le si era formata tra le lunghe sopracciglia scure. La stessa di quel giorno.
«E tu, Granger?» aprì le labbra in quello che risultò un sorrisetto beffardo. «Non dici niente? Di solito sei sempre la prima ad aprire quella tua boccaccia fastidiosa!»
La diretta interessa scattò in avanti per fronteggiarlo. La rabbia e l'orgoglio grifondoro era scoppiato in lei facendole arrossare le guance, lo guardava furiosa e allibita allo stesso tempo. Si era illusa di ritrovare un Draco Malfoy diverso dopo quello che aveva visto, si era illusa di ritrovare il ragazzo pentito dei suoi errori e meno arrogante e invece si ritrovava a fare i conti con il solito ragazzino immaturo e spregievole che l'aveva insultata per sette anni. Possibile che non fosse cambiato?
«Non ti permettere, serpe dei miei stivali! Non mi faccio trattare in questo modo da nessuno, tanto meno da te! Sono stata chiara?» gli puntò un dito contro ottenendo solo un ghigno divertito.
Si voltò impettita verso gli amici e li tirò dalla parte opposta del corridoio. Odiava quella parte del serpeverde, tanto che aveva resistito a stento da schiantarlo fuori dalla finestra. Eppure Hermione dopo quello a cui aveva assistito non riusciva piú a vedere così tanta cattiveria in quegli occhi grigi pieni di rabbia e rancore.
Non riusciva a dimenticare quegli occhi grigi pieni di dolore e di lacrime che quasi stonavano sul viso liscio di lui...
E Draco restò immobile nel vederli allontanarsi, mentre il suo petto si alzava ed abbassava velocemente per la rabbia. Come potevano vantarsi di aver salvato il mondo magico se i mille pregiudizi ancora aleggiavano nelle loro menti? Come potevano, anche solo lontanamente, credere di conoscerlo? Per quanto assurdo fosse, solo quella ragazzina che lo aveva zittito pochi minuti prima, conosceva una minima parte dei suoi tormenti e sperava con tutto se stesso che non ne avesse fatto parola con nessuno.
«E voi cos'avete da guardare? Aria!» la voce di Blaise risuonò in tutto il corridoio, nell'intento di asfaltare la folla.
_Angolo Autrice_
Wow, il primo capitolo è andato! Che ve ne pare? È la prima volta che mi cimento nel mondo di Harry Potter quindi se ci sono alcuni errori chiedo umilmente perdono! Ho deciso di scrivere su questa coppia perchè credo fermamente che in amore tutto è possibile! Anche che due come loro possano dare emozioni! *-*
Ho tante idee per questa fanfiction e spero ci siano persone che leggano questo mio progetto rendendomi davvero la persona piú felice del mondo!
Passiamo al capitolo!
Le cose non sono cominciate tanto bene per i nostri amici, il primo litigio è scattato, dite che ce ne saranno altri? XD
A che cosa si riferiscono Hermione e Draco? Di un ricordo insieme? O di semplice compassione?
Che cosa è successo di preciso tra Ron ed Hermione? E perchè la nostra serpe mora è scattata in quel momento?
Scopriremo di piú nel prossimo capitolo! *-*
La storia verrà aggiornata ogni martedí, spero davvero che la leggerete in tanti!
Ps. Se vi va, passate a leggere il mio nuovo romanzo: Love Yourself. ❤️
-Un bacio, Lys! ♡
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