Capitolo 34 - Il volto del nemico
Ci stiamo Materializzando, realizzai quando colpii il terreno solido e caddi in ginocchio, provando a non vomitare. La mia bacchetta cadde a terra a un metro di distanza. Tutto questo non poteva far parte della prova. Non ci avrebbero mai portati fuori dal labirinto. Il signor Potter non lo avrebbe permesso. Iniziando a cadere nel panico, mi guardai attorno e per un attimo notai degli alti pilastri bianchi, che brillavano alla debole luce. Mi girai per vedere esattamente chi mi aveva presa.
Alistair Hellion, ovviamente. Quello che doveva 'entrare' per motivi ignoti. Beh, erano noti ora. E per un po' li avevo sospettati. Per rapirmi. Tremando, mi rimisi subito in piedi, allungandomi verso la bacchetta mentre lo facevo.
"Non così in fretta, cara," disse una familiare voce agghiacciante dietro di me. Mi girai appena in tempo per vedere Katreena Predatel prendere la mia bacchetta, con sguardo fisso su di me. "Sei in ansia?"
Terrorizzata forse era un termine migliore, ma chiusi le mani a pugno e tentai di rallentare il respiro. Potevo anche aver paura, ma loro non dovevano per forza saperlo.
"Ma che dolce, non pensi, Alistair?" Katreena disse, camminando in cerchio attorno a me. "Una bambina così testarda. Non ti fa desiderare di averne di tuoi?"
Alistair rise scontrosamente, poi disse, "Non dopo aver conosciuto la tua mocciosa."
Notai Katreena lanciargli una rapida occhiataccia, poi si rivolse di nuovo a me con un sorriso dolce come quello che la signora Potter avrebbe potuto rivolgere ad uno dei suoi figli. Questa da sola era la cosa più inquietante di tutta quella situazione, e desiderai disperatamente avere la mia bacchetta.
"Astra, tesoro, non c'è motivo di aver paura," Katreena disse, mettendomi gentilmente una mano sul braccio in un gesto che voleva essere confortante. Abbassò leggermente la testa per guardarmi negli occhi. "Sei al sicuro qui. Non ti faremmo mai del male."
"Andiamo," Alistair disse da dietro di me, marciando in avanti. "Ci sta aspettando, no?"
Alistair Hellion raggiunse una piccola figura in piedi vicino ad uno dei pilastri bianchi che spiccavano nell'oscurità. Era un folletto. Notai che aveva un'espressione sognante, come se non avesse appena visto qualcuno Materializzarsi direttamente di fronte a quella che, realizzai, era l'entrata della Gringott. Sentendomi come se stessi affogando, guardai Katreena usare la sua bacchetta per dirigere il folletto nella banca. Mi piazzò una mano sulla schiena e mi spinse in avanti in modo deciso, ma comunque molto più gentile di come l'avessi mai vista. Era snervante.
Entrammo in banca, e i nostri passi creavano un eco inquietante nel salone vuoto. Nel buio distinsi le forme di lunghi ed alti banconi ad entrambi i lati. Attraversammo rapidamente la sala, e dovetti chiedermi cosa diamine fosse successo alla sicurezza. Era tutto vuoto e silenzioso, ad eccezione del nostro respiro e dei nostri passi.
Quel folletto doveva essere sotto Imperius. Obbedendo ad ogni minimo movimento della bacchetta di Katreena, ci condusse all'interno della banca, una cosa che nessun folletto sano di mente avrebbe mai fatto.
Per tutto il tempo pregai in mente mia che mi sbagliassi, che fosse una coincidenza, che Stillens non sapesse del grande tesoro nella mia camera blindata. Doveva esserci un altro motivo per cui mi avevano portato lì. Sicuramente...
Sfortunatamente, quando salimmo sul carrello che ci avrebbe portato nelle viscere della banca, Katreena tirò fuori una piccola chiave. "Sembra familiare, cara?"
Certo che sì; era la chiave della mia camera blindata. Forse non la mia, che sperai (inutilmente) fosse ancora al sicuro nel mio baule a scuola, ma una delle due. Deglutii con una sensazione di vuoto nello stomaco che non aveva nulla a che vedere con l'imminente corsa.
La domanda che a quel punto mi venne in mente fu, se aveva la chiave, perché aveva bisogno di me? A quanto ne sapevo non era necessaria la mia presenza per aprire la camera blindata, bastava un folletto e la chiave. Ad essere onesta, pensavo che non fosse necessaria nemmeno la chiave. Sapevo che mi volevano, e anche se dichiaravo di non sapere il perché, avevo sempre avuto nel profondo la sensazione che fosse per la mia camera blindata. Ma sembrava che avessi torto, e che mi aspettasse qualcosa di molto più sinistro.
"Odio questa parte," Alistair disse burbero quando il carrello iniziò a prendere velocità.
"Silenzio," Katreena ringhiò, lasciando perdere per un secondo l'atteggiamento gentile.
Vidi Alistair alzare gli occhi al cielo e borbottare qualcosa tra sé e sé. Katreena lo ignorò. Io mi spostai da lei il più possibile, spingendomi contro il lato del carrello mentre questo prendeva una curva stretta. Più lontano da lei stavo, meglio era.
Scendemmo sempre più in profondità nella Gringott. Non c'era nessun suono ad eccezione dello sferragliare delle ruote sui binari. Presi in considerazione l'idea di saltare fuori dal carrello. Forse sarebbe stato meglio morire che affrontare qualunque incubo mi aspettasse lì sotto. Ma non avevo modo di muovermi. Katreena mi piazzò di nuovo la mano sul braccio, e provai ad ignorare il brivido lungo la schiena.
Finalmente ci fermammo. Katreena tentò di porgermi la mano, ma io la scacciai via ed uscii per conto mio, guardandola male. Lei non sembrò scomporsi, e ne approfittò per comandare al folletto di uscire.
"Non supererete il drago," dissi all'improvviso, poi sbattei gli occhi, sorpresa da me stessa. Non volevo dirlo, ma a quel punto raddrizzai le spalle e incrociai le braccia. "Protegge la mia camera blindata da gente come voi."
Katreena ed Alistair si guardarono, poi iniziarono a ridere come se avessi detto una battuta. Li guardai male, non capendo perché ci fosse da ridere. Ma la mia non era solo indignazione per la risata. Perché ridere, a meno che il drago non fosse una minaccia?
Andammo verso l'ampia entrata, con Alistair che ancora ridacchiava. Girammo l'angolo, ed io chiusi gli occhi e mi preparai ad un getto di fiamme.
Non successe nulla.
Aprii lentamente gli occhi, e desiderai subito di non averlo fatto. Un'immagine orribile si dispiegò di fronte a me. Due maghi stavano trasportando via la gigantesca carcassa sanguinante del drago. La sua pallida pelle era stata squarciata da magia potente, terribile, su tutto il corpo. Rimasi immobile a fissarlo, incredula e disperata. Avevano ucciso quel poveretto. Un drago che per tutta la sua vita non aveva fatto altro che soffrire giù in questa stupida banca. E loro l'avevano massacrato.
"Vieni," Katreena disse con tono più serio. Mi tirò il braccio, ma io mi divincolai dalla sua presa.
"Stai lontana da me!" Prima che lei o Alistair potessero reagire, mi girai e cominciai a correre a razzo verso il carrello. Forse sarei riuscita ad azionarlo. Avevo visto i folletti farlo abbastanza spesso. Se solo fossi riuscita a farlo tornare in superficie, avrei potuto trovare qualcuno a Diagon Alley che mi aiutasse.
Tutti questi pensieri mi attraversarono la mente nell'istante in cui Alistair e Katreena rimasero troppo sconcertati per reagire. A malapena feci tre passi prima che Alistair urlasse, "Hey! Torna qui!" E iniziasse ad inseguirmi. Sentivo i suoi passi pesanti dietri di me, che mi spinsero ad andare più veloce. Dovevo raggiungere il carrello. Dovevo andare via.
Dieci passi. Nove. Ero quasi arrivata.
Sette. Sei. Ancora qualche metro.
Cinque. Quattro. Sentii Alistair avvicinarsi.
Tre. Due. Mi lanciai verso il carrello, come se potessi salvarmi semplicemente toccandolo.
Le mie dita sfiorarono il bordo quando Alistair mi afferrò il braccio, strattonandomi e arrestando dolorosamente la mia fuga. Attaccai immediatamente, girandomi di scatto per provare a colpirlo con la mano libera. Alistair lo evitò con semplicità e mi afferrò il braccio libero, tirandomeli entrambi dolorosamente dietro la schiena. Mi dimenai, scalciando mentre mi trascinava da Katreena, che pareva alquanto delusa da me.
"Lasciatemi andare!" Urlai, sperando che qualcuno mi sentisse. Doveva esserci qualcuno lì. Qualcuno sopra. Provai a girarmi, ma niente da fare. Alistair mi teneva in una presa di ferro.
"Buonasera, Astra Lestrange."
La voce che aveva parlato era sorprendentemente amichevole. Smisi di dimenarmi e guardai nel punto da cui era venuta, proprio di fronte a me, avanti alla mia camera blindata. C'era un uomo in piedi lì, il cui viso non si abbinava per niente alla voce. Lo conoscevo perché lo avevo già visto torturare, manipolare e distruggere. Era Henry Caymus Stillens.
Alistair mi lasciò andare, ed io mi accasciai a terra. Ogni desiderio di lottare mi aveva lasciata.
A differenza dei sogni in cui l'avevo visto, Stillens aveva un sorriso cordiale in volto, e aveva le braccia aperte in gesto di benvenuto. I capelli grigi e lo sguardo gentile lo facevano sembrare il simpatico nonnino di qualcuno. Se non lo conoscessi, avrei detto che sembrava una persona a modo. Ma io lo conoscevo, e lo guardai male. "Perché sono qui?"
"Non temere, bambina," disse lui, sorridendo calorosamente. "Sei al sicuro."
"Non ho paura." Mi alzai rigidamente, spazzolandomi i vestiti con le mani.
"Fantastico." Stillens sorrise. "Abbiamo delle cose di cui discutere."
Lo fissai per un attimo, colta di sorpresa da tutto ciò che avevo visto da quando aveva iniziato a parlare. Ecco da chi ha imparato Wren a recitare, pensai, poi mi rimproverai da sola. Non era esattamente il momento adatto.
Stillens sembrava aspettare che facessi o dicessi qualcosa. Non avevo idea di cosa si aspettasse, ma per il momento avevo la sensazione che fosse meglio reggere il gioco. O avrei fatto la stessa fine del drago, che stavano ancora portando via. "Um... Okay..."
Stillens alzò un sopracciglio, poi mi fece cenno di andare da lui. "Vieni con me. Cerchiamo un posto più tranquillo." Alistair mi spinse in avanti, mentre Katreena comandò al folletto di camminare. Non avevo idea di cosa volesse discutere Stillens. Forse voleva solo che trovassi la bacchetta nella camera blindata? Io ne sapevo quanto lui.
Alistair continuò a spingermi finché non fui al fianco di Stillens. Mi sforzai di non farmi piccola piccola. Lui non mi guardò. Stava osservando il folletto mentre questi apriva la camera blindata. Con una smorfia ricordai le parole del signor Potter dell'anno precedente. Astra, devi promettermi, qui ed ora, che non darai mai a nessuno accesso alla tua camera blindata. Ma non c'era nulla che potessi fare.
La porta si spalancò. "Prego." Stillens mi offrì il braccio. Lo fissai disgustata per un attimo, ma lo presi. Entrammo nella camera blindata.
Era piena come sempre. In quella poca luce, l'oro sembrava brillare di più. Stillens andò verso un tavolo antico e mi prese una sedia. "Ho scoperto che è sempre meglio stare comodi quando si parla di affari," disse mentre mi sedevo lentamente, guardandolo all'erta. Per mia sorpresa, lui si limitò a fare il giro del tavolo e si sedette di fronte a me. "Che ne pensi?"
"Non lo so."
"Certo che no." Stillens sorrise. "Sei solo una bambina."
"Non sono una bambina," mi lamentai. A breve avrei compiuto quindici anni.
"Giusto, giusto." Stillens rise. "Ci siamo passati tutti, Astra. Non preoccuparti." Sorrise di nuovo. "Ora, suppongo sia ora dei convenevoli. Io so chi sei, ma dubito che tu sappia chi sono io."
"Certo che lo so." Wow, quel tipo sapeva come trattarti con sufficienza. "Sei Henry Stillens."
Uno sguardo disgustato gli attraversò il volto per un istante, ma sparì subito. "Preferisco Caymus, mia cara. Il mio secondo nome. Molto meglio di quello sporco nome babbano."
Lo fissai. "Va bene, Henry."
Il suo sguardo si indurì. "Insolente come sempre, vedo. Beh, avrei dovuto aspettarmelo."
"Cosa vuoi?" Il terrore iniziale stava lentamente sparendo, facendo posto alla rabbia. Non sapevo cosa volesse, ma sapevo che non potevo dargliela. Sapevo anche che non volevo essere lì. Ero stata rapita, accidenti. Mi meritavo un po' di giusta indignazione.
Oltre a tutto ciò, questo era l'uomo che aveva distrutto la mia amica. L'uomo che avevo visto torturarla, una dodicenne. La rinchiudeva coi Dissennatori per ore. Solo ora stava iniziando a riprendersi dai danni psicologici, e chi poteva sapere se sarebbe mai stata la stessa. Se tutto il resto mi riempiva di rabbia, ciò che aveva fatto a Wren mi riempiva d'odio, di immenso disgusto per quel mostro.
"Cosa voglio?" Stillens sembrava divertito. "Molte cose. Tanto per iniziare, so che la Bacchetta di Sambuco è qui."
"Non è vero," mentii, distogliendo lo sguardo.
All'improvviso, la mia testa iniziò a muoversi da sola, come se una qualche forza la stesse girando di nuovo verso Stillens. Era come se una mano invisibile la spingesse. Resistetti, ma non servì a nulla. Sgranando gli occhi, mi ritrovai a fissarlo di nuovo. Prima che potessi reagire, però, successe un'altra cosa.
All'improvviso, la mia mente schizzò nel passato. Vidi Albus e Wren correre sugli spalti di fronte al labirinto, poi Marcus che mi salutava dall'altro lato della sala comune. Colette che sperimentava con i suoi incantesimi. Albus e Wren che lanciavano i Patronus. James che ballava con Ciara al Ballo del Ceppo. Nico che mi lanciava Sectumsempra. Un Basilisco che si dimenava mentre lo colpivo. E, infine, il signor Potter, la cui voce faceva eco, La tua camera blindata è dove decidemmo di nasconderla. la Bacchetta di Sambuco.
All'improvviso, tornai sulla sedia, tenendomi la testa tra le mani e fissando Stillens. Ero a tanto così dall'andare in iperventilazione. "Cosa... Come..."
Sorrise, ma stavolta i suoi occhi rimasero freddi. "Sono certo che lo sai."
Lo sapevo. Legilimanzia. Sapevo, però, che me l'aveva reso più che ovvio. Se ciò che aveva detto Colette era vero, i Legilimens naturali potevano entrare nella mente di qualcuno senza farsi minimamente notare.
"Prendi la bacchetta," disse, indicando la pila di tesori dietro di noi. "Non si può prendere con un incantesimo di appello. Quando sarà trovata, potremo continuare a parlare."
Lo fissai, ancora tremante. Mi aveva appena guardato nella mente. E ora si aspettava che cercassi tranquillamente in mezzo a cataste di roba per trovare una bacchetta?
Stillens sospirò quando non mi mossi dopo qualche momento. "Hellion, Katreena, trovate la bacchetta. Ad Astra serve qualche minuto."
Mi guardai alle spalle e vidi che i due erano ancora vicini alla porta, insieme al folletto. Alla parola di Stillens, però, iniziarono subito a cercare. Stillens rivolse di nuovo la sua attenzione a me.
"Dunque, mentre loro cercano, ti dirò perché ti abbiamo portata qui. So che te lo stai chiedendo."
Non risposi, limitandomi a guardarlo male mentre mi calmavo. Ebbi il sospetto che in quel momento una mente lucida sarebbe stata la mia più grande alleata.
"Astra, sei una strega molto potente," Stillens iniziò, appoggiandosi all'indietro sulla sedia. "Lo sai, ovviamente. Ho sentito che hai avuto delle lezioni avanzate in privato con Harry Potter in persona, hmm?"
Il mio sguardo inespressivo dovette bastargli come risposta, perché lui annuì, continuando. "Sapevo da tanto tempo che sarebbe arrivato un bambino molto potente. Non sapevo molto di te, ovviamente, o ti avrei trovata prima. E' stato un bel corpo di fortuna quando quella disgrazia di mia nipote è diventata tua amica. Non mi ha detto nulla all'infuori dei nomi degli studenti del suo anno, ma anche quello è stato abbastanza per farmi sapere che c'eri tu."
"Non potevi usare la Legilimanzia e basta?" Chiesi scettica.
"No. Ho preferito dare a mia nipote la possibilità di rivelare la verità per sua scelta." Fece spallucce, senza alcuna emozione. Almeno Katreena e Isaac fingevano che gli importasse un minimo di Wren. "Si è scoperto poi che è solo un'illusa, hmm?"
"Illuso sarai tu."
Stillens non ebbe nessuna reazione all'infuori di un pensieroso cenno del capo. "Di certo sei più spavalda di quanto avessi immaginato." Ridacchiò. "Ma torniamo a ciò che stavo dicendo. Sai che Isaac e Katreena hanno provato a prelevarti due anni fa, ed hanno fallito. Da quel momento in poi, decisi di attendere. Sei potente, ma non credo che tu conosca tutte le implicazioni."
"Come hai fatto a sapere di me in primo luogo?" Chiesi. Tutto questo era troppo strano. Era tutta roba che avrei potuto scoprire da sola, ma rimaneva quella domanda. Non mi piaceva.
"Semplice. Si genera un gran baccano quando il figlio di Voldemort abbandona la sua causa. Per quanto possa provarci, sarà facile rintracciarlo, se uno si impegna abbastanza."
Mi si era seccata la bocca. Il figlio di... Cosa? Non era possibile. Mio padre... Non poteva... Non ci credevo...
Stillens alzò un sopracciglio. "Vedo che Potter ti ha protetto da quelle voci, ho indovinato? Suppongo tu non sappia cosa dice la gente di Orion Lestrange. Sua madre si vantava che fosse il figlio del Signore Oscuro."
"È una bugia." La voce mi tremò leggermente, tradendo il fatto che non ne ero convinta.
"È solo una voce," Stillens concesse. "Tuttavia, confesso che io ci credo. Spiegherebbe il tuo potere, e quello di tuo padre. Un erede nato da un uomo con un'anima dilaniata come quella di Voldemort avrà alcune... peculiarità, diciamo. Tuo padre non ha mai scoperto quanto fosse potente. Ma era troppo vicino alla fonte. Essere il figlio di Voldemort deve avergli dato problemi psicologici non indifferenti. E' sorprendente che la natura distorta del padre non lo abbia distrutto. Ma tu sei della generazione successiva. Sangue babbano scorre nelle tue vene, Astra. Hai conservato il potere, ma non hai ricevuto gli effetti collaterali dell'essere nata da un padre che ha creato un Horcrux. In altre parole, sei la versione perfezionata di tuo padre."
Stava diventando difficile respirare. Non poteva essere vero. Non ero la nipote di Voldemort. Non era possibile. Era solo una stupida voce.
Ma... I miei sogni... Forse era questa la spiegazione. Forse un padre che aveva creato così tanti Horcrux aveva sul figlio effetti simili a quelli di una madre che abusa di droghe durante la gravidanza. Ma... Più magici.
Scossi la testa. Non era vero. Non sapevo cosa volesse Stillens, ma di certo questo era un qualche trucchetto per arrivarci. "Perché mi dici questo? Cosa vuoi?"
"Beh, è alquanto semplice." Stillens sorrise. "Voglio aiutarti. Voglio che tu scopra quanto puoi diventare potente. Voglio aiutarti a raggiungere la grandezza."
Strinsi gli occhi. "E che altro?"
"Beh, ovviamente, in cambio mi aspetto che tu aiuti me." Il suo sorriso divenne avido, i suoi occhi scintillarono. "Potresti essere un'arma molto potente, Astra."
"Vuoi che ti aiuti a... Combattere contro il Ministero?"
"In parte," disse, "ma non si limiterà a questo. Il MACUSA ha già capitolato, Astra. Dopo il Ministero inglese, ci sposteremo ad altri stati. Tutto il mondo."
"Dominio del mondo? Quindi praticamente sei Hitler?"
Stillens rimase confuso per un attimo. "Oh. Quel dittatore babbano in Germania ottant'anni fa? Non proprio. Vedi, il mio piano è di riuscirci."
Lo fissai col cervello che nuotava alla deriva in tutte queste informazioni. Il MACUSA era caduto. Io ero un'arma. Lui voleva il dominio del mondo. Sembrava l'astrusa trama di un romanzo Young Adult.
"Quindi, che ne pensi?" Stillens sorrise come se mi avesse chiesto di scegliere quale gusto di gelato comprare. "Ci aiuterai? Potresti essere grande e potente."
Non ebbi nemmeno bisogno di pensarci. "No."
"E perché mai?" Sembrava solo vagamente preoccupato.
Chiusi le mani a pugno sotto al tavolo. "Perché sei un mostro."
Corrucciò le sopracciglia per la (finta) preoccupazione. "Come puoi dirlo?"
"L'ho visto. Lo so."
"Lo hai visto?" Stillens si sporse in avanti, all'improvviso intrigato. "A che ti riferisci?"
Diamine. Se c'era una persona al mondo che non doveva conoscere il mio segreto, essa era seduta di fronte a me in quel momento. Feci subito un passo indietro. "Ciò che hai fatto a Wren. Me lo ha detto. Mi ha detto tutto. Ho visto cos'è diventata."
Non capii se l'avevo convinto o no. Non lo sentii scavarmi nella mente, però. Stillens annuì dopo un po', appoggiandosi all'indietro. "Non puoi credere a tutto ciò che dice Wren," disse dopo un attimo. "Di certo saprai che è un'abile bugiarda."
"Per causa tua!" Esclamai, arrabbiandomi. "Ti aspetti che ti aiuti quando so esattamente cosa le hai fatto?"
Stillens sospirò. "Sta per iniziare una guerra, Astra. E' più grande di una sola ragazzina, una ragazzina che ti ha tradito, aggiungerei. Devi assicurarti di essere dalla parte giusta."
"Quindi, quella dove non ci sei tu? Ricevuto."
La sua bocca si distorse in una smorfia. Prima che potesse dire altro, però, ci fu un forte schianto dietro di lui. Io sussultai, e Stillens saltò in piedi. "Ma che state-"
"Trovata!" Alistair urlò, riemergendo da una pila di galeoni che doveva aver fatto cadere. Agitò una bacchetta sulla testa mentre ne usciva. Mi si gelò il sangue. Mi ero affidata alla speranza che in qualche modo non trovassero la bacchetta.
"Tempismo perfetto," Stillens disse, alzandosi. "Sembra che la nostra ospite abbia bisogno di una leggera persuasione." Mi irrigidii. Persuasione non poteva significare nulla di buono.
Alistair corse per consegnargli la bacchetta, ma si fermò ad un metro da Stillens. Lentamente e con enfasi, porse la Bacchetta di Sambuco al palmo aperto di Stillens. Vidi gli occhi di Stillens illuminarsi di emozione e di cupidigia. "Finalmente," sussurrò. "Dopo tutto questo tempo, è nelle mie mani."
"Te la meriti, zio," disse Katreena, facendosi vedere da dietro Alistair. "Tu-"
"Silenzio!" Sbottò lui. Katreena fece un passo indietro, sbattendo gli occhi come se avesse ricevuto uno schiaffo. "Ho altre cose da fare." Stillens si girò di nuovo verso di me, bacchetta tra le dita. Sembrava una bacchetta normale. Forse un po' più ornata del solito, ma mai avrei immaginato che fosse tanto speciale.
"Suppongo tu voglia conoscere le tue opzioni, sbaglio?" Stillens disse. Mi ci volle un attimo per capire che si stava rivolgendo a me, perché stava ancora fissando amorevolmente la bacchetta.
"Suppongo di non averne molte."
"Ragazza sveglia." Stillens si appoggiò alla sedia, ancora in piedi. "Hai quasi indovinato. Hai l'opzione di accettare la mia offerta, e diventare una figura grande e potente nel mio nuovo ordine. Hai anche l'opzione di essere costretta ad aiutarmi. Posso assicurarti che questo metodo è molto più doloroso. E quando avrai esaurito il tuo scopo, mi libererò di te."
"Come faccio a sapere che non lo farai comunque?"
"Non sono un selvaggio senza morale," Stillens disse indignato. Lo avevo addirittura offeso. "Sono generoso con chi mi è leale."
"Credo che tu abbia un'idea molto distorta della morale."
"O forse ce l'hai tu. Hai mai considerato l'idea di avere torto?"
"Le persone che hanno torto sono quelle che torturano bambini," dissi, scuotendo la testa.
Stillens alzò un sopracciglio. "Temo tu sia in errore, Astra." Sorrise, ma i suoi occhi brillarono di malignità. "Se accetti la mia offerta, riceverai enormi ricompense. Ma se ti rifiuti, ti assicuro che il resto della tua vita sarà solo miseria e dolore."
"Mi ucciderei prima di unirmi a te." Mi alzai di scatto, e la mia sedia cadde a terra.
"Forse sarai più disposta a negoziare dopo questo." Stillens mi puntò contro la Bacchetta di Sambuco. Ebbi il tempo di provare una scintilla di paura prima che urlasse, "Crucio!"
Non avevo mai sentito tanto dolore. Tutto era dolore. Non vedevo nulla a parte luci brucianti nei miei occhi. Non capivo nemmeno se erano aperti o chiusi. Bruciava tutto come se stessi prendendo fuoco. Ma non era solo questo. Era indescrivibile. Volevo morire. Forse ero morta. Sembrava di essere all'inferno.
Si fermò all'improvviso. Ero a terra, con gli occhi colmi di lacrime. Mi sfuggì un gemito. L'eco del dolore rimase.
"Alzati," Stillens disse. "Ora."
Onestamente non sapevo se ne sarei stata capace. Quando non mi mossi, Stillens divenne impaziente. La stessa forza invisibile che mi aveva girato la testa qualche minuto fa ora mi strattonò in posizione eretta.
"Ora, sei disposta a riconsiderare?" Stillens chiese, con gli occhi che gli danzavano. Per lui era tutto un gioco.
"Va' all'inferno."
Il suo volto si deformò in un ghigno, e Stillens agitò di nuovo la bacchetta. Il dolore si impossessò di nuovo di me.
Questa volta sembrò durare più a lungo. Ma il tempo non sembrava esistere. Potevano essere passate ore, o solo qualche secondo. Quando si fermò, tuttavia, Katreena era sopra di me.
"Che ne dici, Astra?" Stillens urlò. Fissai Katreena. C'era qualcosa che faceva capolino dalla sua tasca. La mia bacchetta...
Iniziai subito a piangere. "Basta, per favore..." L'espressione impassibile di Katreena si sciolse in una di preoccupazione materna, e si inginocchiò subito vicino a me, aiutandomi a sedermi. Continuai a fingere.
Stillens sembrava soddisfatto. "Ne hai avuto abbastanza, dunque?"
Annuii, sforzandomi di appoggiarmi a Katreena quando avrei voluto allontanarmi il più possibile da lei. La mano mi scivolò sul suo fianco. Se solo fossi riuscita a prendere la bacchetta.
"Beh, allora accetti la mia offerta?" Stillens si accigliò. "Basta piangere."
Continuai a piangere. "Mi dispiace, è solo..." Sentii il legno nella mia mano. Katreena non aveva ancora notato nulla. La strinsi forte. "Devo dire..." Saltai in piedi, bacchetta alla mano. La rivolsi contro Katreena e la disarmai silenziosamente. Dopo c'era Alistair, che mandai al tappeto. Nel frattempo che la rivolsi contro Stillens, però, lui si era ripreso dal vedermi con una bacchetta in mano e mi puntava contro la Bacchetta di Sambuco. Sembrava quasi impressionato.
"Furba, furba. Temo che una bacchetta non ti aiuterà, Astra." Stillens sorrise.
Katreena stava correndo verso la sua bacchetta. Alistair era ancora a terra. Stillens si aspettava che combattessi. Se mai c'era stato un momento per scappare, era quello. Mi girai e corsi alla disperata verso la porta della camera blindata.
Sentii Stillens imprecare, poi urlare a Katreena di prendermi. Pregai che non ci fosse nessuno a fermarmi quando scattai fuori dalla porta verso la relativamente illuminata zona fuori dalle camere blindate.
C'era ancora sangue dappertutto, ma i maghi che stavano spostando il drago non si vedevano da nessuna parte. Avrei urlato di gioia se non stessi correndo per salvarmi la pelle.
"Impedimenta!" Qualcuno urlò da dietro di me. Provai ad evitare l'incantesimo, ma lo sentii colpirmi alle spalle. Un attimo dopo, inciampai. Beh, in realtà, caddi proprio di faccia. Un secondo dopo, qualcuno mi afferrò il colletto e mi tirò in piedi.
"Non sei una ragazza intelligente, poco ma sicuro." Era la voce di una strega. Mi divincolai nella sua presa, e vidi il suo volto. Era vagamente familiare. Mi sembrava di aver visto la sua foto segnaletica assieme a quelle di Isaac e Alistair. Vane Hellion, dunque. La moglie di Alistair. Lei ghignò. Dovevo esserle passata di fianco senza accorgermene.
Sentii qualcosa di caldo sul mio volto. Mi portai la mano al naso. Le mie dita se ne staccarono coperte di sangue. La caduta doveva averlo rotto, ma avevo troppa paura per stabilire se mi facesse male o no.
"Inizio a capire perché piaci tanto a Wren," Stillens disse, passeggiando tranquillamente fuori dalla camera blindata. "Siete entrambe delle codarde che provano a scappare ad ogni occasione."
Katreena ed uno stordito Alistiar lo seguirono fuori. Alistiar fece il giro così da trovarsi dietro di noi e Vane finalmente mi lasciò il colletto, spingendomi avanti.
"Sfortunatamente per te, questo tentativo di fuga avrà un prezzo," disse Stillens mentre un sorriso crudele gli si dispiegava in volto. "Crucio."
Di nuovo, dolore. Sentivo urla. Le mie urla. Pensereste che dopo tre volte una persona ci si abitui, ma fidatevi, non è così. Casomai è peggio.
Finalmente sparì. Ero di nuovo a terra. Avevo ancora la bacchetta in mano. Forse sarei riuscita a bloccare l'incantesimo la volta successiva.
"Ci hai ripensato?" Venne la voce di Stillens.
"No," risposi in automatico.
"Katreena," disse la voce di Stillens, "Ti piacerebbe provare la tua specialità?"
Girai la testa, così da poterli vedere. Katreena parse sorpresa, poi un sorriso le attraversò il volto. Il respiro mi accelerò quando capii cosa voleva fare. Quell'incantesimo congelante. Mi sedetti, puntando la bacchetta contro di lei.
Katreena agitò la bacchetta, ed io urlai, "Protego!" Con quel poco di forza che ero riuscita a raccogliere. Sentii il suo incantesimo colpire il mio scudo, e dovetti metterci tutta me stessa per resistere.
Prima che Katreena potesse lanciarlo di nuovo, ci fu uno strano suono. Alzammo tutti lo sguardo. Era il suono di un carrello che sferragliava sui binari.
Katreena e gli Hellion guardarono incerti Stillens per ricevere istruzioni. Stillens sembrava confuso quanto noi. Mi rialzai lentamente, osando sperare che fosse il mio salvataggio. Di certo qualcuno aveva ormai notato che ero sparita dal labirinto, giusto? O, ancora più probabile, Wren ed Albus avevano trovato il signor Potter. Forse il signor Potter stava portando un'intera squadra di auror.
Ci fu un forte clangore quando il carrello colpì quello che c'era già quaggiù. Stillens strinse gli occhi. "Che aspettate? Andate a controllare!"
Gli Hellion sussultarono, poi entrambi andarono, fuori campo visivo, a vedere cosa stava succedendo.
Aspettammo in teso silenzio. Dopo qualche momento, arrivò la voce di Vane. "Vuoto! Non c'è nulla qui!"
"Qualcuno deve averlo mandato giù!" Stillens urlò. "Uno di voi vada a controllare!"
Ci fu un suono di zuffa. Mi accigliai. Stavano litigando? Non era esattamente il momento.
Sentii un carrello lungo i binari allontanarsi tra noi, poi dei passi pesanti tornare. Sperai che fosse andato Alistair a controllare di sopra. Preferivo affrontare la moglie piuttosto che lui.
Non fu Alistair ad apparire dietro l'angolo. Nessuno degli Hellion, in realtà. Quasi non credetti ai miei occhi, ma la scarica di gioia e sollievo parlò da sola. A mostrarsi fu nient'altri che il professor Pouri.
Spigolo autore
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.
Alla prossima!
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