Capitolo 23 - Indizi al chiaro di luna

Nel pomeriggio la situazione non migliorò per niente. Passai un sacco di tempo a piangermi addosso, ripensando a tutti gli eventi recenti e chiedendomi se in qualche modo fosse solo colpa mia.

Alla fine incontrai James, e potevo già percepire il suo te l'avevo detto mentre spiegavo perché era sola. Lui riuscì a non dirlo e a mostrarmi empatia, ed io lo apprezzai. A lui Marcus non stava simpatico, ma almeno lui era abbastanza maturo da non farne una questione di stato. Un attimo, ho appena detto che James era maturo? Ok, forse non era maturità, più una sorta di comprensione. Pensava che Marcus avrebbe fatto la fine di Mackenzie, come minimo. Beh, su questo aveva torto, ma andava bene così.

"Vuoi andare da Streghesprint?" James chiese mentre passeggiavamo.

"Sembra un po' pieno..." Guardai il negozio di articoli sportivi, che sembrava più pieno del normale.

"Oh, sì, ha senso." James indicò un volantino attaccato ad un muro. Sponsor ufficiale della Nazionale di Quidditch del Galles. "Ecco la novità. Tutti vorranno un poster o roba simile. Sai, la Coppa del Mondo è l'anno prossimo, e stavolta il Galles ha buone possibilità."

Non ne sapevo nulla, ma sorrisi e annuii in ogni caso. "Ma certo. Allora evitiamo."

"Già. Se vuoi un poster, sono certo che mamma può procurartelo."

"Sto bene così," dissi, facendo spallucce.

"Vuoi andare alla Fabbrica della Pluffa allora?" James disse, indicando un negozio in fondo alla strada che non avevo mai visitato. "Non è altrettanto famoso, ma sono certo che abbia roba buona. Non ci sono mai stato, comunque."

Ci incamminammo, spaventando un gruppo di uccelli che si era posato sul marciapiede. Mentre volavano per appoggiarsi sui tetti attorno a noi, James aprì la porta della Fabbrica della Pluffa, facendo suonare un campanello, e facendomi entrare.

Dire che la Fabbrica della Pluffa non era famoso come Streghesprint era come dire che MySpace non era famoso come Facebook. Non c'era un'anima, e francamente dubitavo che qualcuno fosse mai venuto. Le scope più vecchie erano piene di ragnatele. Un Boccino a piede libero mi volò davanti, provando ad uscire. James chiuse subito la porta e sbatté il Boccino da un'altra parte. A parte un impiegato dall'aria annoiata, James ed io eravamo gli unici presenti.

"Benvenuti alla Fabbrica della Pluffa," disse l'impiegata con voce monotona, senza alzare gli occhi dal suo Settimanale delle Streghe. "Come posso aiutarvi?"

"Diamo solo un'occhiata, grazie," dissi, osservando gli scaffali semi-vuoti.

"Non ci vorrà molto," James aggiunse sottovoce.

"La scopa migliore qui è una Nimbus 4000," sussurrai, indicando una teca impolverata. Sotto c'era appeso un volantino promozionale che mostrava la scopa ormai vecchia di dieci anni, tenuta nella teca. Dentro era immacolata, a dimostrazione del fatto che non veniva aperta da quando la scopa ci era stata messa dentro

"Wow. E io che pensavo che la mia scopa fosse vecchia." James scosse la testa. "Scommetto che hanno ancora i poster della Coppa del Mondo del 2014."

Proprio in quel momento il campanello suonò di nuovo, e due persone si precipitarono dentro. Wren ed Albus, chissà perché. Avrei pensato che Albus avrebbe fatto di tutto per evitarmi. Tuttavia, sembrarono non accorgersi minimamente di James e me, e nemmeno del negozio in cui erano entrati. In un secondo capii che tutto questo stava accadendo perché Wren era sull'orlo di un attacco di panico.

"Wren, calmai," Albus stava dicendo, mettendole un braccio attorno alle spalle mentre lei tremava. "Cosa c'è? Cos'è successo?"

"Quell'uccello, era mio padre, so che è lui; ci stava osservando, Albus; non posso-"

"Sh," Albus disse, guardando noi, poi l'impiegata, che li guardava come per decidere se fosse più emozionante quello o il suo giornaletto. Dopo un momento, scelse il secondo, e ricominciò subito ad ignorarci. Nel frattempo, James si era già avvicinato ad Albus e a Wren.

"Wren, cos'è successo?" Chiese lui a bassa voce, abbracciandola gentilmente. Li raggiunsi, ignorando la presenza di Albus. In quel momento non aveva importanza.

"Wren si stava pian piano calmando. "C'era un uccello, su uno dei palazzi. Era mio padre, ne sono certa, e ci stava guardando." Guardò fuori dalla finestra sporca. "Dite che è ancora lì?"

"Certo che no," dissi cercando ci calmarla, anche se avevo la sensazione che se quello era davvero Isaac Predatel, era ancora lì, senza dubbio. "Ma anche se c'è, non può farti del male. Non rischierebbe."

"A proposito, forse è meglio andare da qualche parte con più gente, non si sa mai," James suggerì. Ovviamente, sapevamo tutti il perché. Isaac era stato in prigione per anni per aver ucciso oltre trenta persone in una volta sola. Ovviamente non si faceva problemi ad uccidere. Perché una sola impiegata in un negozio abbandonato da anni avrebbe dovuto dargli problemi? Tenendo un braccio attorno alle spalle di Wren con fare protettivo, e guardandosi intorno alla ricerca di un uccello sospetto, James ci condusse fuori al negozio.

Albus ed io ci guardammo l'un l'altra, mentre il risentimento temporaneamente dimenticato tornava. Strinsi gli occhi, poi indicai Wren con un cenno del capo. "Non è niente di personale. E' per la nostra amica."

"Certo," rispose lui con la stessa freddezza. Stava evitando il mio sguardo. Sospirai ed uscii dopo James e Wren.

"Fai finta di non aver visto nulla," stava dicendo James, con un sorriso stampato in volto. "Dov'era?"

"Sul lampione, davanti a noi," Wren disse, facendo un lieve cenno del capo ma senza guardare in quella direzione. "E' ancora lì?"

Sbirciai rapidamente verso il lampione, e c'era effettivamente un uccello poggiato sopra. A qualunque passante sarebbe sembrato un comune uccello, ma io lo riconobbi. Isaac Predatel ci stava osservando. Sentii un brivido lungo la schiena che non aveva nulla a che vedere col freddo.

"Sa che l'ho riconosciuto," Wren disse piano.

"Facciamoglielo sapere," James disse, rinunciando alla finzione e fermandosi sotto al lampione. "Tanto quell'energumeno non può fare niente ora." Fece una linguaccia all'uccello, che gracchiò rabbiosamente in risposta.

"Divertente che un uomo così terribile abbia un Animagus così grazioso," dissi, lanciando un'occhiata di traverso ad Isaac. "Un po' imbarazzante, non credete?"

"Possiamo andarcene?" Wren chiese, tremando leggermente, ma non capii se era per la paura o se stava tentando di non ricadere nel panico.

James la guardò. "Ma certo. Andiamo." Guardò male l'uccello quando ripresero a camminare. Se gli uccelli avessero potuto lanciare occhiatacce, quello lo avrebbe fatto, ne ero certa.

Tornammo ai Tre Manici di Scopa. James si assicurò che Wren si sedesse prima di andare a cercare suo padre. Mi sedetti vicino a lei, e Albus si mise dall'altro lato. Lo ignorai.

"Stai bene ora?" Chiesi a bassa voce.

"Non lo so," Wren rispose.

"Forse stava solo cercando di spaventarti," Albus disse. "Non avrebbe provato a fare nulla con così tanta gente intorno."

"E se provasse ad entrare ad Hogwarts?" Wren sussurrò. "Ci è riuscito in passato."

"Non lo farà. E poi, ci sono gli auror di guardia," dissi, sorridendo leggermente. "Non può farti del male, Wren." Lei non sembrava convinta, ma sorrise comunque.

Mentre ci calmavamo, l'imbarazzo e il risentimento che si era accumulato tra me e Albus stava lentamente tornando. Mi rifiutai di guardarlo, salvo qualche occhiata di traverso quando non guardava. Teneva le braccia incrociate e guardava fuori dalla finestra.

Il signor Potter arrivò prima che il silenzio diventasse troppo imbarazzante. "Sicuri che fosse lui?" Chiese a bassa voce, facendomi distrarre dai miei pensieri.

Wren annuì. "Se ne è andato?"

"Sì," James disse, girando attorno al padre per sedersi vicino ad Albus. "O comunque è volato da un'altra parte."

"Stai bene?" Il signor Potter chiese a Wren, dopo qualche secondo di pensieroso silenzio.

"Credo di sì." Ci rifletté per un po', poi aggiunse, "Va bene se adesso torno a scuola?"

"Ma certo," il professor Potter disse, annuendo. "Credo sia la cosa migliore."

"Vado con lei," Albus ed io dicemmo all'unisono, poi ci guardammo male l'un l'altra.

Il signor Potter sembrò notare la tensione improvvisa. "James andrà con lei," suggerì. "Voi due verrete con me. Andremo a cercare Macmillan e Corner e ordineremo a qualche auror di indagare sulla questione, poi noi tre ci faremo una bella chiacchieratina."

Incrociai le braccia, sedendomi di nuovo e sbuffando arrabbiata. Albus borbottò qualcosa che non capii, ma il signor Potter lo ignorò. "Andiamo, allora. James, Wren, tornate subito se vedete qualcosa di sospetto, chiaro?"

"Okay," James concordò, saltando in piedi e aspettando che io mi spostassi così che lui potesse offrire il braccio a Wren.

I due se ne andarono, poi il signor Potter si girò verso di noi. Albus era ancora seduto, e guardava male il tavolo. Forse io avevo la stessa espressione in viso, ma in quel momento la stavo rivolgendo ad Albus. Il signor Potter sospirò. "Andiamo, allora. Voi due avete delle questioni da risolvere."

Seguimmo il signor Potter mentre trovava alcuni auror con l'incarico di fare la guardia ad Hogsmeade, avvertendoli del pericolo. Poi, ci riportò ai Tre Manici di Scopa, scegliendo un tavolo lontano dal rumore degli studenti.

"Allora, che sta succedendo?" Il professor Potter chiese mentre ci sedevamo. Vi comportate così da un po'. Perché?"

Sbirciai verso Albus. "Perché è un cretino."

"Perché è un'idiota," Albus borbottò.

Il signor Potter sospirò. "Così non andiamo da nessuna parte. Entrambi dovete fare un passo indietro. Non conosco i dettagli, ma questa storia sta avendo un brutto effetto su tante cose, tra cui la vostra amicizia."

"Forse se Albus si scusasse," dissi, incrociando le braccia.

"Magari io ci ho provato," disse lui, accigliandosi, "e tu mi hai detto di 'tenermi le mie opinioni per me perché te ne freghi.'"

"Perché mi aspettavo che volessi fare il cretino, come stai facendo ora!" Esclamai.

"Parli solo di me; provaci tu a scusarti!"

"Non ho fatto nulla di sbagliato!"

"Silenzio!" Esclamò il signor Potter. Lo guardai. Aveva uno sguardo sconvolto e gli occhi spalancati. "Tutto questo è ridicolo," disse lui, scuotendo la testa. "A me sembra che dobbiate scusarvi tutti e due, così come entrambi dovete provare a sistemare la cosa. Avete bisogno l'uno dell'altra."

"Non ho fatto nulla di sbagliato," ripetei.

"Forse no. Non lo so. Ma avrei detto che la vostra amicizia fosse più importante di stabilire chi è in torto. Davvero volete rinunciare alla vostra amicizia più bella per una cosa del genere?"

Albus mi guardò come per valutare la mia reazione. Alzai gli occhi al cielo, e lui guardò da un'altra parte. "Se sarò costretto a farlo sarà colpa sua," disse lui.

"Dovete scusarvi," il signor Potter disse fermamente.

Stavo per cedere. Da un lato, volevo riavere disperatamente il mio migliore amico. Più tempo passava, peggio mi sentivo. Avevo bisogno di Albus. D'altra parte, chiaramente lui non aveva bisogno di me, o si sarebbe scusato molto tempo fa. Era lui ad avere torto, no? Forse era ora di guardare avanti. Forse Albus non era un amico adatto a me.

"Non può costringermi," dissi.

Il signor Potter pareva addolorato. "No. Non posso. Ma posso dirvi che se andrete avanti così ve ne pentirete tantissimo."

Lo fissai per un minuto, poi scossi la testa. Senza dire altro, mi alzai e me ne andai. Mi aspettavo che il signor Potter mi richiamasse, ma non lo fece. Non mi venne dietro. Tornai verso il castello, fingendo di non pentirmi di non aver parlato. Fingendo che la mia non fosse solo paura che Albus rifiutasse le mie scuse. Fingendo che stessi bene. Riuscii quasi a convincermi.

Quasi.

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Appena prima di cena, quella sera, vidi Marcus per la prima volta da quando ci eravamo separati ad Hogsmeade. Mi fermò all'ingresso, con occhi sgranati. "Astra, mi dispiace tantissimo, davvero."

"Tutto a posto." Feci spallucce. "Immagino che avrei dovuto dirtelo. Solo che... Non volevo renderlo imbarazzante o roba simile..."

Marcus tirò un sospiro di sollievo. "Nemmeno io. In effetti, avevo paura che volessi chiuderla qui..."

"Certo che no," dissi, sorridendo. "Voglio solo fare le cose più lentamente."

"Mi sembra un'ottima idea," Marcus disse, sorridendo. "Grazie al cielo. Mi ero spaventato."

"Beh, sei stato un po' stupido," lo presi in giro. "Non arriverò a tanto per una stupidaggine del genere."

Marcus sorrise di nuovo, e mi offrì il braccio. Entrammo in Sala Grande insieme, e anche se le paure delle scorse settimane erano ancora lì a tormentarmi, mi sentivo meglio sapendo di avere Marcus dalla mia parte.

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Due settimane passarono, avvicinandomi alla seconda prova e allontanandomi ancora di più dalla riconciliazione con Albus. O, almeno, così sembrava. Albus provò a catturare il mio sguardo a lezione, qualche volta, ma lo ignorai testardamente. In primo luogo, non sapevo se volesse solo guardarmi male o se aveva cambiato idea. Se era la seconda, però, poteva venire a parlarmi, invece di bisbigliare in classe.

Un paio di volte ci mancò poco che andassi a scusarmi io. Di solito mi veniva questa idea quando Marcus studiava, e Wren se ne era andata da qualche parte con Rose, ed io non avevo nessuno con cui parlare. Quelli erano i momenti in cui mi mancava il mio migliore amico. Tuttavia, quasi sempre mi distraevo o mi convincevo del contrario. Era passato così tanto tempo; probabilmente ormai non voleva più essere mio amico, a giudicare da ciò che era successo ad Hogsmeade. Non volevo provare tutto quell'imbarazzo solo per sentirmi dire questo.

Strano come non capisci mai quanto sia importante per te una persona fin quando loro non decidono di non voler avere più a che fare con te. Mi ritrovai a chiedermi cosa avrebbe detto Albus dei nostri compiti, o del mio indizio, o di tante altre cosucce insignificanti. Spesso riuscivo a immaginarmi esattamente cosa avrebbe detto, ma era ben diverso da avere Albus lì a dirlo.

Le lezioni di Haverna erano un vero incubo. Non avevo mai capito quanto avessi bisogno di Albus in quei momenti finché smise di esserci, e non avevo nessuno dalla mia parte quando Haverna mi accusò di essere una vanitosa con un gusto per la fama fin troppo grande per una persona sola, più tutte le altre cose di cui mi aveva sempre accusata. Albus rimaneva accasciato sulla sedia a fissare il pavimento, e sembrava che una parte di me fosse morta.

Albus non era l'unico elemento irritante della mia vita. Il mio indizio era impossibile e inutile, e a volte consideravo seriamente l'idea di gettarlo nel lago. Ero arrivata al punto in cui volevo urlare ogni volta che vedevo la scatoletta sul mio comodino. Non c'era scritto nulla sopra, e non riuscivo a cavare un ragno dal buco. Colette aveva cercato i disegni sulla scatola in ogni tipo di dizionario runico che aveva trovato, ma non ne ricavava niente. Avevo fatto ogni cosa mi venisse in mente al foglio al suo interno, a parte bruciarlo, ma rimase bianco come sempre. Rimasi sveglia fino a tardi nel nostro dormitorio a fissare quel pezzetto di pergamena alla luce della luna che filtrava dalla finestra. Era impossibile.

Non avevo nemmeno scritto a casa del mio litigio con Albus. Non sapevo come spiegarlo (e non volevo). Tuttavia, verso la fine di Febbraio, ricevetti una lettera da Teddy e Victoire. Il signor Potter doveva chiaramente aver parlato.

Cara Astra,

Ho sentito un bel po' di cose dal signor Potter e da Albus, sul fatto che tu e lui avete smesso di essere amici o qualcosa di simile. Come tuo cugino, sono obbligato a dirti che 1) Mi offende il fatto che tu non mi abbia detto nulla, e 2) Non pensavo tu fossi così scema ma evidentemente mi sbagliavo. Entrambi siete due fratellini per me e non puoi smettere di essere amica di Albus solo per uno stupido litigio tra ragazzini. Fidati. Anche io sono stato adolescente. Non è stato bello per niente. Ma prima o poi lo supererai, e se non lo supererai con Albus non sarà mai come prima. Toire dice che essere ragazza è più difficile che essere ragazzo e bla bla bla, ma francamente secondo me dovresti fare un passo indietro. Cioè, non sono una ragazza quindi forse ha ragione lei ed è più difficile, ma... Beh... Non ne varrebbe la pena? Non avere Natale e rimpatriate e tutto il resto in cima alla lista degli incubi per il resto della vita? Lo sai che sei una Potter tanto quanto lo sono io, Astra.

Sospirai, non sapendo se volessi continuare a leggere. Considerai l'idea di farla cadere accidentalmente nel latte. Tuttavia, la curiosità ebbe la meglio, e continuai.

Tuttavia, molto probabilmente ho parlato inutilmente (perché sei stupida, anche se sei adorabile), quindi passo alla notizia grossa. Toire è incinta! Sono così emozionato. E spaventato. Non dirlo a Toire. Ma ci credi! Ci sarà un baby Lupin! Non abbiamo ancora deciso niente per il nome (ovviamente) ma io sono per Ginny Nymphadora, per onorare le mie mamme, se è una lei. Remus qualcosa o altro di simile se è un lui. Toire vuole William. Che ne pensi?

Meno male che non avevo buttato la lettera nel latte. Teddy e Victoire stavano per diventare genitori! Un bambino! Non riuscii a non sorridere mentre la mia mente volava alla ricerca di nomi e regali e tutto il resto. Non ero stata vicino a dei neonati da quando Blaise e Cameron Lewis erano nati, circa undici anni prima. Era la miglior notizia di sempre! Mi costrinsi a calmarmi e lessi il resto della lettera.

E rispondi alla letteran, dannazione, o non ti manderò questo fantastico libro sul Quidditch che ho comprato (dopo che lo finisco io). Non ci mandi un gufo da Capodanno. A proposito, che tipo è questo Marcus? James dice che è un po' una testa calda, ma questo detto da James, che la testa ce l'ha incandescente, quindi non mi fido del tutto. Se già si è lasciato con te (o se mai lo farà, anche se dovrebbe essere fuori di testa per farlo), sentiti liberissima di scrivermi. Fagli sapere che il tuo cugino preferito sta per diventare auror. In questo modo dovrebbe stare al suo posto.

Nonna ti saluta e ti manda tanti abbracci, e anche la sua delusione per quest'assurdità di Albus e spera che entrambi possiate riavvicinarvi. Tifiamo tutti per te per la prossima prova!

Ti voglio tanto bene,

Teddy

C'era un secondo foglio di pergamena nella busta, da parte di Victoire. Lo tirai fuori con un sorriso.

Carissima Astra,

Partendo dal presupposto che hai letto prima quella di Teddy (ma anche se non è così), mi scuso per la sua insensibilità. Insomma, ti comporti comunque da stupida, ma lui non è la persona più qualificata per fartelo notare.

Per favore non rinunciare ad Albus. Teddy dice che lo sta distruggendo. Siete stati migliori amici per anni. So che il suo ti sembra un atteggiamento sbagliato, ma per favore non rovinare la vostra amicizia per questo. Lo so, è difficilissimo. Lo so, nessuno capisce. Ma Albus ha bisogno di te, e sono pronta a scommettere che tu hai bisogno di lui. Non arrenderti. Non tornerà se non gli dai un motivo per farlo.

Ho sentito anche che hai un ragazzo, ora? Complimenti! E' così emozionante! Mi chiedo solo se c'entri qualcosa con il vostro litigio? Albus non ha detto nulla quindi posso solo fare ipotesi. Comunque sia, non lasciare che Marcus si metta tra te e i tuoi amici. Forse ora non ti sembra così, ma molte relazioni a scuola non durano per sempre. Ho avuto tre ragazzi prima di Teddy, e ognuno di loro mi era sembrato quello giusto ai tempi. Fidati di me, però. Quando ti innamorerai sul serio di "quello giusto," lo capirai. E' diverso. Forse sarà Marcus, ma forse no. Non scommettere tutto il tuo futuro su un quindicenne. Punta sulle amicizie. Ne vale la pena.

Comunque, sono certa che sarai stanca dei miei consigli (però ricorda, ci sono sempre per te, e mi piace avere qualcuno che mi ascolta davvero, perché Dom nemmeno ci pensa), quindi passiamo alla notizia più eccitante di sempre!! Sono incinta! Il bimbo nascerà a Novembre. Oh, Astra, non hai idea di quanto sia emozionante! Cioè, vomitare quasi ogni mattina non è bello, ma sarò mamma! Sono così felice! Teddy è un po' spaventato, lo noto, ma faccio finta di niente per non imbarazzarlo. Va benissimo così, però. Ho paura anche io, ma non saremo soli. Il cielo sa se non ci sono abbastanza mamme nella mia famiglia per darmi una mano!

Entrambi pensiamo che se sarà una bambina il secondo nome dovrebbe essere Nymphadora, ma per il primo siamo indecisi tra Fleur e Ginny, per il momento. Se è un maschietto il primo nome sarà Remus. Mi piace William come secondo, ma non ne siamo sicuri. Per fortuna, abbiamo abbastanza tempo per decidere!

Spero che a scuola vada tutto bene, Astra! La seconda prova si avvicina (come ovviamente sai già). Sappi che anche se non potremo esserci, ti supportiamo sempre. E forse potremo venire, zio Harry dice che forse può organizzare qualcosa!

Sperando di vederti presto, ti voglio bene,

Victoire

Posai la lettera, sorridendo. Più il tempo passava, più Victoire diventava una sorella maggiore per me. I suoi consigli avevano avuto molto più impatto di quelli di Teddy, anche se non avevo pensato molto al futuro con Marcus. Decisi di non puntare tutto su di lui, anche se non vedevo perché ci saremmo dovuti lasciare. Il suo consiglio su Albus, ovviamente, sapevo nel profondo che era vero. Ma alzai gli occhi e decisi che Victoire non sapeva di cosa parlava; non conosceva i dettagli. Non sapeva nulla. Comunque, era molto più facile concentrarsi sulla bellissima notizia del bambino.

La giornata passò, e mi ritrovai a sognare ad occhi aperti il bambino, e a chiedermi quanto sarebbe stato strano. Un Metamorfomagus, forse, da parte di Teddy, e parte Veela per Victoire. Sapevo che il padre di Teddy era stato un lupo mannaro. E quello di Victoire era un Weasley, che era una cosa totalmente a parte. Potenzialmente sarebbe stato il bambino più strano di sempre. Ma strano nel modo migliore possibile, come Hogwarts quando ci venni la prima volta.

Ci stavo pensando di nuovo in sala comune dopo le lezioni quando Colette piombò sulla poltrona vicino a me, facendomi riprendere. "Scoperto l'indizio?"

Sbattei gli occhi, poi sussultai. "Manca solo una settimana..."

"Per la barba di Merlino! Astra, ancora non lo hai trovato?"

"Te l'ho detto, è impossibile!" La guardai male, sperando che tutti mi lasciassero in pace, anche perché nessuno mi aveva notato prima che venisse lei.

Colette mi fissò. Non capii se era infastidita o arrabbiata o sconvolta o addirittura spaventata, ma le ci volle un secondo perché si riprendesse. "Sei impazzita? La prova è tra una settimana! Potresti morire! E non hai scoperto questo dannato indizio?"

"Perché non so come! E' solo un pezzo carta vuoto! Scoprilo da sola!"

"Ho passato tre settimane a setacciare ogni dizionario della scuola per capire cosa significano quei disegni sulla scatola!"

Incrociai le braccia e distolsi lo sguardo. "Forse non mi interessa."

"Allora sei stupida davvero," Colette disse, alzandosi. "Buona fortuna, in tal caso."

Le parole di Colette riportarono a galla l'inquietante verità che a breve avrei rischiato di nuovo di morire. Per quanto ci provassi, non riuscii a concentrarmi su altro. Ogni pensiero sul bambino o su Albus svanì.

Non riuscirò a scoprire l'indizio da sola, ammisi. Ma forse un altro campione ci era riuscito. E forse avrei potuto scoprirlo da loro... Un nuovo piano d'azione mi si formò spontaneamente in testa.

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Dopo cena, rimasi più del solito, accanto alle porte. Forse sarei riuscita a beccare Faith o Étienne o Kirsten da soli. Non sapevo come mettere in mezzo l'argomento e convincerli a dirmelo. Era il peggior modo di imbrogliare, ma ero disperata. Di certo bastava a giustificare.

Sfortunatamente, Étienne se ne uscì con un gruppo di Beauxbatons, incluse le gemelle, che mi assalirono prima che potessi raggiungere il fratello e iniziarono a parlare a mitraglia del bambino, avendone sentito parlare da Albus. Madame Maxime dovette schiarirsi la gola parecchie volte prima che loro recepissero il messaggio di andarsene. Sfortunatamente, nel frattempo se ne era andata anche Faith, lasciandomi con una sola opzione.

Sfortunatamente, Kirsten passò in mezzo ad un grosso gruppo di studenti di Durmstrang. Stavo per andarmene quando sentii di cosa parlava coi suoi amici.

"L'indizio? Molto facile. Ma se non avessi saputo che riguardava mwesi karatasi..." Passarono oltre, e non sentii il resto. Ma avevo sentito abbastanza. Mwesi karatasi... Non mi suonava per niente familiare. Forse era una sorta di incantesimo, e in quel caso Colette l'avrebbe conosciuto. Corsi di sopra per cercarla.

Come al solito, la mia amica era dietro un muro di libri in un angolino della sala comune a leggere sulla creazione di incantesimi. Spinsi via dei libri così da potermi sedere di fronte a lei guardandola in viso. "Colette? Hai mai sentito parlare di mwesi karatasi?" Chiesi, sorridendo dolcemente.

Colette mi guardò in modo strano. "Sembra Swahili..."

"Tu parli Swahili?"

"Certo che non parlo Swahili," rispose infastidita, alzando gli occhi al cielo. "Ma molti incantesimi creati da maghi africani usano come base lo Swahili invece del Latino."

"Quindi è un incantesimo?"

"Non uno che conosco." Colette fece spallucce. "Vallo a cercare. Perché ti interessa tanto?"

Mi guardai attorno per assicurarmi che nessuno stesse ascoltando, poi mi avvicinai e sussurrai, "Ho origliato Kirsten dire che era questo l'indizio."

Colette sgranò gli occhi. "Ottimo lavoro!"

"Altre persone mi avrebbero detto di non imbrogliare," feci notare, sorridendo. Wren ed Albus lo avrebbero fatto, sicuramente. Ma non ero dell'umore per una ramanzina. Per quanto mi riguardava la reazione di Colette era perfetta.

Colette fece spallucce. "Pensi che a qualcuno importi qualcosa? Non a me, se ti aiuta."

Parli da vera Serpeverde," la presi in giro.

"C'è mancato poco che non ci andassi," Colette disse. "E lo volevo. Ma per qualche motivo quel Cappello ha detto che non ci stavo bene.

"Beh, sono contenta che tu sia venuta qui." sarei morta nella Camera dei Segreti se Colette fosse stata smistata in Serpeverde. Non avrebbe mai creato un incantesimo per distruggere gli occhi di un Basilisco, e Albus ed io prima o poi lo avremmo guardato direttamente. Forse sarei morta addirittura l'anno prima, quando Colette dimostrò di non essere una cattiva persona e aiutò Scorpius e me a salvare i Potter e Rose. Tutto questo a partire da una cosa così piccola. Sorrisi alla mia amica, e per una volta ricevetti in cambio un sorriso vero.

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Il giorno dopo andai in biblioteca a cercare questo misterioso mwesi karatasi. L'ipotesi di Colette che suonava Swahili era la mia unica pista, quindi andai alla sezione di Storia della Magia Internazionale, sperando di trovarlo in un libro sull'Africa.

Era sabato, e la biblioteca era strapiena di ragazzi del quinto e del settimo anno, più altri studenti che facevano i compiti e chiacchieravano. Mentre prendevo un libro, Storia Onnicomprensiva dei Maghi e delle Streghe Africani, sentii una voce che mi fece immobilizzare.

A parlare era Wren. Mi abbassai per vedere negli spazietti dello scaffale, e vidi lei ed Albus seduti ad un tavolo dall'altro lato. Albus mi voltava le spalle.

"Albus," Wren disse, accigliata, "se tu solo provassi a parlarle-"

"Per quale motivo? Farmi ridere in faccia? Farla sbottare di nuovo? Sul serio, è passato così tanto tempo che forse non vuole più avere a che fare con me." Le sue parole, prese da sole, sembravano rabbiose, ma aveva un tono di voce esausto, e si accasciò di più sulla sedia quando finì di parlare.

Wren si fermò, forse per riflettere su cosa dire. "Sai, lei sta male quanto te. L'ho notato. Prova a nasconderlo, ma anche lei soffre."

"Forse hai ragione," Albus sospirò. "Ma... Non posso dirle perché mi sono arrabbiato... Quello sì che rovinerebbe la nostra amicizia. Definitivamente. Sarebbe tutto così strano e imbarazzante..." La sua voce fece un saltello, come se si stesse sforzando di non piangere. "Rivoglio la mia amica. Non mi importa più di chi mi piace e chi no."

"Bravo," Wren disse a bassa voce, facendo il giro del tavolo per abbracciare Albus. "Diglielo. Per favore."

Mi alzai. Sconvolta. Voleva dire... Certo che no... All'istante, il mio cervello mi rassicurò che intendesse "piacere come amica." O, almeno, che avesse una cotta per qualcuno che non fossi io. Era ridicolo. Assurdo. Completamente fuori dal mondo. Ignorai la vocina insistente che mi diceva che mi sbagliavo e mi concentrai sul mio compito.

Immaginando che mwesi iniziasse per M, sfogliai l'indice del libro fino alle M e cercai in quella colonna. Non ero sicura di come scriverlo, ma il libro era in Inglese, quindi mi concentrai solo sulle parole che chiaramente non erano inglesi. Entro pochi minuti trovai ciò che cercavo. Girai il libro fino alla pagina indicata, e lessi il paragrafo.

Mwesi Karatasi, traducibile a grandi linee con "carta di luna," è una sostanza alquanto rara. Le leggende attribuiscono la sua creazione all'alba del quinto secolo ad un mago africano, di nome Zuberi, che praticava la magia in segreto, dato che il villaggio aveva già uno "sciamano," un truffatore che non esitava ad aizzare il villaggio contro chiunque mostrasse segni di magia potente. Sempre secondo la leggenda, Zuberi creò mwesi karatasi per nascondere i suoi segreti ai babbani e ai truffatori attorno a sé.

Mwesi karatasi è un tipo di carta su cui si può scrivere normalmente, ma mostra il suo contenuto solo alla luce della luna a mezzanotte precisa. La luce non può essere ostruita da vetro, acqua, o qualunque cosa che non sia la semplice aria, o la scrittura non sarà visibile. I maghi di oggi usano ancora questi tipi di carta quando necessario, tuttavia è molto rara e ormai esistono molti altri modi di nascondere le proprie parole. All'inizio del ventesimo secolo, per esempio, scoppiò lo scandalo quando il preside della Scuola di Magia di Uagadou, situata sulle Montagne della Luna, in Uganda, provò ad usare questo tipo di carta per rivelare segreti sulla posizione della scuola ad alleati di Gellert Grindelwald.

Il paragrafo continuava ad elencare altri esempi storici di uso della carta, inclusi maghi e streghe ebrei che la usavano per scambiarsi messaggi dentro e fuori ai campi di concentramento, e americani che li usavano per una specie di Ferrovia Sotterranea che avevano nel diciannovesimo secolo per salvare gli schiavi. Non avevo bisogno di leggere oltre, però. Avevo scoperto più del necessario, e non sapevo come avrei fatto ad attendere fino alla sera, quando sarei potuta sgattaiolare sulla Torre di Astronomia e avere finalmente l'indizio.

La giornata sembrò non passare mai. Non trovai nulla per passare il tempo. Elcie mi convince a fare qualche partita a Spara Schiocco con lei, ma mi batté tutte le volte. Semplicemente non ero abbastanza concentrata, e non era una buona idea quando si giocava a quel gioco perché spesso e volentieri le carte mi scoppiavano in faccia. Provai a leggere, ma niente da fare. Provai a fare un sonnellino, ma rimasi stesa sul letto a fissare il soffitto, sperando che facesse buio. Provai a finire il mio tema di Pozioni, ma era abbastanza noioso da farmi addormentare comunque, e stavolta riuscii solo a fissare la pergamena per qualche minuto prima di gettarla nella borsa con un sospiro.

Finalmente, dopo quello che mi era sembrato un millennio, il sole tramontò. Raggiunsi James e lo convinsi a prestarmi il mantello dell'invisibilità. Molto prima del necessario, scivolai fuori dalla sala comune e andai lentamente sulla Torre di Astronomia, evitando Pix e Mrs. Purr lungo il cammino.

Il mio orologio segnava le undici e mezza quando mi sedetti sul pavimento della Torre di Astronomia. Non ci avevo nemmeno pensato, ma per mio grande sollievo non c'era una nuvola in cielo. Mi tolsi il mantello e fissai la scatola, immersa nella luce lunare. Qui sulla torre c'era una pace stupenda. La luce lunare dava a tutto un'aria calmante, quasi spettrale, ma era piacevole. Sembrava quasi soprannaturale, e se ci pensavo, riuscivo quasi a immaginare mia madre seduta a fianco a me. Tuttavia, tutti i miei pensieri erano incentrati sulla pergamena nella scatola aperta sul mio grembo. Guardavo l'orologio ogni pochi secondi. E finalmente, finalmente, mezzanotte arrivò.

Guardai, su di giri per l'emozione, mentre le lettere si formavano lentamente sul foglio. Dopo mesi di ricerca, stavo finalmente scoprendo il significato dell'indizio. Osservai trattenendo il fiato le parole che apparivano sulla pagina, formando una strofa.

Nel calore del giorno, il caldo aumenta.

Acqua, vita, più preziosa, più sprecata.

Trova i tuoi tesori ed esci in vita,

O in neri resti sarai demolita.




Spigolo autore

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Alla prossima!

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