Capitolo 21 - We Will Rock You

Due settimane passarono alla stessa maniera. Quando iniziò il trimestre, Albus ed io ci sedevamo ai lati opposti della sala. Colette tendeva a sedersi con chiunque fosse più vicino alla porta, cioè Albus quasi sempre. Wren sembrava totalmente persa, e spesso e volentieri finiva con Rose. Quasi rinunciai, per lei. Era ovvio che avere i suoi due migliori amici che non si parlavano le pesava molto.

Tutto il tempo libero che all'improvviso avevo lo passavo con Marcus. Ovvio, era il suo quinto anno, e passava un sacco di tempo a studiare per i G.U.F.O. Mentre lo faceva, iniziai finalmente a cercare di capire in che modo quella stupida scatola dovesse aiutarmi nella seconda prova del Torneo Tremaghi.

A quanto ne sapevo, era una scatola con una pergamena bianca dentro. Certo, c'erano dei motivi sulla scatola, ma se avevano un significato, mi era sfuggito completamente. Arrivai a fare ricerche sull'inchiostro invisibile magico (di certo esisteva), ma non c'era segno di scritte.

Circa due settimane dopo l'inizio del trimestre, Fred mi avvicinò in sala comune in una di quelle sere in cui mi ero arresa e fissavo la scatola sperando che la mia mente trovasse un senso ai disegni tribali sui lati. "Hey, Astra, ti manca stare su una scopa?"

Lo guardai, alzando un sopracciglio. "Ma certo. Mi pare di capire che hai qualcosa in mente?"

"Se io sfidassi Durmstrang e Beauxbatons a un torneo il prossimo Sabato, saresti la mia Cercatrice?" Chiese lui. "Elcie è brava, ma tu hai molta più esperienza di lei."

"C'era bisogno di chiedere?" Chiesi, sorridendo. "Certo che giocherò." 

"Perfetto! Se vedi James avvisalo, va bene?" Io vado di sotto a cercare gli altri."

"Va bene!" Sorrisi, mentre il mio cervello si dedicava al Quidditch mentre Fred andava verso il buco del ritratto. Dovette schivare Colette, che, come al solito, portava una pila di libri molto più alta di lei. Venne verso il mio tavolo e li appoggiò con un tonfo.

"Cosa sono?" Chiesi, accigliandomi.

"Libri sui Tornei Tremaghi passati," spiegò, sedendosi vicino a me. "So che stai avendo difficoltà con quell'indizio, e ho pensato che studiare i vecchi tornei potesse aiutare."

Stavo per dirle che l'ultima cosa di cui avevo bisogno era leggere dei vecchi libri polverosi quando mi accorsi che forse aveva ragione. Non stavo andando da nessuna parte, e la sua idea era la migliore. "Wow, grazie," dissi, guardando la pila di libri. "Ti va di aiutare?"

Lei sospirò. "Sapevo che me lo avresti chiesto. Questi libri sono noiosi per me tanto quanto lo sono per te. Fidati."

"Quindi, no?"

"Ma certo che ti aiuto, Colette rispose, alzando gli occhi al cielo.

Rimasi sveglia fino a tardi a leggere dei precedenti Tornei Tremaghi. Colette rinunciò e andò a dormire più o meno a mezzanotte, ma io non mi diedi la possibilità di addormentarmi. Forse avrei trovato l'indizio per la seconda prova. A quanto sembrava, lessi, le prime due prove non erano mai identiche a quelle dei tornei precedenti, ma di certo c'era almeno qualcosa di simile.

Meno male che ero rimasta sveglia, perché verso le due del mattino, fui scossa da un movimento. Wren all'improvviso diede di matto, urlando e andando in iperventilazione. Quando la guardai, lei all'improvviso si sedette e fissò il nulla. Ansimava per riprendere fiato, e in base alla sua espressione terrorizzata, pensai che non stesse vedendo il dormitorio di Howgarts. Uscii subito dalle coperte e attraversai lo spazio tra i nostri letti.

"Wren? Wren, stai bene?"

Wren mi sguardò con occhi sgranati. "Dov'è lui?"

"Chi?" Chiesi, cercando di mantenere un tono calmo e rassicurante, anche se quella domanda, in un dormitorio femminile nel cuore della notte, era un po' inquietante.

"Era proprio lì, e ha detto - dolore - io non..." Iniziava a sembrare isterica. Mi sedetti sul bordo del suo letto e misi le braccia attorno al suo corpicino snello. Stava tremando.

"Non c'è nessuno, Wren. sei al sicuro."

Lentamente, sembrò calmarsi. Dopo qualche minuto, quando sembrò finalmente sveglia, Wren mi guardò "Ti... Ti ho svegliata?"

Scossi la testa, accigliandomi. "Ero sveglia a leggere. Ora stai bene?"

"Sì," rispose in automatico. Sembrava troppo veloce come risposta, e mi accigliai sospettosa.

"Sicura? Insomma, non è normale per te avere incubi, o sì?"

Wren non incontrò il mio sguardo. "In realtà..."

"Ce li hai?" La fissai. "Perché non me lo hai detto?"

"Perché saresti andata in panico. Proprio come ora. Sto bene. Sono solo sogni," Wren disse, allontanandosi da me. "Torna a dormire."

La fissai. La sapevo lunga sugli incubi, o almeno credevo. Certo, i miei tendevano ad essere eventi reali, ma non era questo il punto. Il fatto che la mia amica non voleva farmi sapere che li aveva da tanto era un po' preoccupante. "Wren, puoi fidarti di me, lo sai."

Wren scosse la testa. Sto bene, davvero."

"Ma lo sai, vero?"

Dopo un attimo, annuì.

"Ti va?"

Wren fissò le sue lenzuola per parecchi lunghi attimi prima di rispondere. Non sono una persona molto paziente, ma quella volta ci provai davvero. Rimasi seduta in silenzio a guardarla, sperando che parlasse. Sapevo per tante esperienze, tenersi tutto dentro non era mai una buona idea.

"Era mio zio," sussurrò dopo un po'. "Era proprio qui. Sembrava così reale..."

Resistetti all'impulso di abbracciarla. "Ora sei al sicuro."

"Lo so. È solo..." Scosse la testa. "Non penso capiresti. Non riesco a spiegarlo."

"Va bene così." Sorrisi leggermente. "Allora adesso torniamo a dormire, va bene?" Wren annuì e si stese mentre io tornavo in punta di piedi al mio letto."

Non dormii quella notte. Wren non sembrò avere altri problemi, ma rimasi sveglia per precauzione. Sapevo che non mi avrebbe svegliata se avesse avuto un altro incubo, ma volevo essere presente per lei in caso servisse. Come risultato, la mattina dopo mi addormentai a Storia della Magia e dimenticai come fare un Sortilegio Scudo a Difesa Contro le Arti Oscure.

Notai Albus guardarmi un paio di volte durante la mattinata, e ogni volta, lo fissavo freddamente finché non si girava, rosso in viso. Se avesse voluto venire a parlarmi, sarebbe stato un discorso diverso. Tuttavia, non sembrava volerlo, e quando la lezione finì uscì dalla porta senza nemmeno uno sguardo nella nostra direzione.

"Lo sa che sta facendo l'idiota, vero?" Chiesi a Wren mentre camminavamo verso la Sala Grande.

"Astra, non capisci," Wren disse, sospirando e iniziando un discorso che avevamo fatto già svariate volte. "Vai a parlarci e basta, che ne dici? Siete migliori amici, non potete buttare tutto al vento per una scemenza simile.

"Perché non lo dici a lui?" Chiesi, consapevole però che lo diceva ad Albus con la stessa costanza con cui lo diceva a me.

"Astra, ti prego-"

Venne interrotta da una voce dietro di noi. "Ti manca il fidanzatino, cuginetta cara?"Mi girai e vidi Ciara dietro di noi con un sorrisetto in volto. C'era anche Nico.

"Marcus?" Alzai un sopracciglio.

"Marcus?" Nico ripeté in un tono acuto, beffardo. Strinsi gli occhi.

"No, Potter," Ciara disse, alzando gli occhi al cielo. "Quello meno idiota di James."

"Non è un idiota," Wren disse a bassa voce. Alzò leggermente il tono quando continuò, "Nessuno dei due lo è."

"Aw, che cawina, la piccola Wen vuole difendewe i suoi amichetti," Nico disse, poi fece una risata amara. "Risparmiaci."

"Può farti crescere di nuovo le corna," Minacciai. Nico si passò involontariamente una mano in testa, assicurandosi che i capelli ci fossero ancora. Al primo anno, Wren aveva trasformato i suoi capelli in corna, stupendoci tutti oltre ogni limite.

"È più probabile che usi una Maledizione senza Perdono," Ciara disse sprezzante. "Può sempre dichiarare che era sotto Imperius di nuovo."

"'Dichiarare'? Era vero, razza di deficiente." Wren mi tirò il braccio, cercando di trascinarmi via, ma la ignorai, guardando male mia cugina.

"Ah sì? Strano, ho sempre sentito che quella storiella servisse solo a non farla arrestare."

Ciara si stava avvicinando troppo alla realtà per i miei gusti, quindi decisi di cambiare argomento. "Non sei in condizione di parlare. Non sei nemmeno riuscita a trattenerti dal duellare contro James."

"Non si tratterrà nemmeno dal duellare contro di te, Nico disse, estraendo la bacchetta. "Piccola sudicia traditrice del tuo sangue."

"Mia madre era babbana, e ne vado fiera," dissi, alzando il mento. "Non posso tradire i Purosangue se non lo sono."

"Feccia."

"Cretino."

Wren riuscì a tirarmi indietro di qualche passo. "Andiamocene e basta..."

"Spaventata, eh?" Nico rise. "Scappi dalla legge, scappi dalla tua famiglia, e ora scappi da noi?"

"Un po' codarda per una Grifondoro, secondo me," Ciara concordò, alzando un sopracciglio.

Wren si immobilizzò. Guardai male Ciara. Non ascoltarli, Wren. Queste serpi codarde non sanno nulla del coraggio."

Nico sembrava averne abbastanza delle chiacchiere, perché un istante dopo una maledizione volò verso di noi e Wren ci aveva protette con uno scudo.

"Expelliarmus," dissi,guardandolo male. Nico lo deviò, lanciando un'altra maledizione che mise a dura prova lo scudo.

Rictusempra, pensai. La mia maledizione del solletico colpì Nico in pieno, e lui cadde a terra senza fiato mentre la sensazione lo attraversava.

"Flipendo!" Ciara urlò, ed io volai a terra.

"Locomotor Wibbly!" Urlai da terra, senza pensare agli incantesimi non verbali. Le gambe di Ciara cedettero sotto di lei. L'incantesimo su Nico stava terminando, quindi urlai, "Melofors," nella sua direzione ed un enorme zucca gli imprigionò la testa.

Le sue numerosissime imprecazioni si sentivano affievolite. Ciara lo guardò sconvolta. "Ma che diavolo..."

Mi rialzai subito, ripulendomi i vestiti. "Non farmi arrabbiare," le dissi, poi mi girai e andai in Sala Grande dietro di Wren.

"Astra, sul serio, finirai nei guai," sussurrò mentre scendevamo la scalinata di marmo.

Feci spallucce. "Non diranno niente. Anche loro hanno lanciato maledizioni. E poi, avrei al massimo una punizione."

Wren mi fissava come se mi fossero cresciute le corna, quindi scossi la testa. "Rilassati, Wren. Non mi hanno beccata." Sorrisi. "Andrà bene."

"Cosa?" Marcus chiese quando arrivò dietro di noi.

"Oh, niente. Ho avuto un duello con Ciara e Nico," dissi, facendo spallucce. "Niente di che."

Marcus sgranò gli occhi. "Tu che cosa?"

"Esatto," Wren disse, annuendo.

"È tutto a posto," dissi, alzando gli occhi al cielo. "Per la barba di Merlino, tutti e due!"

"Dobbiamo dirlo ai professori!" Marcus esclamò, scuotendo la testa. "Maledire gli altri studenti non è permesso!"

"Cosa? no che non dobbiamo. Se lo facessimo, dovremmo ammettere che anche io ho maledetto loro. Sul serio, va bene."

Marcus sembrava ancora preoccupato quando andammo in Sala Grande, ma lasciò perdere. Wren andò a cercare Rose (perché Albus ed io ormai ci guardavamo male anche a pranzo, e lei non lo sopportava). Quando Marcus ed io ci sedemmo per pranzare, Fred piombò vicino a noi. "Okay, il torneo si fa, Astra. Allenamento dopo le lezioni ogni giorni da oggi, va bene? Dobbiamo distruggere le altre scuole."

"Farete un torneo?" Marcus chiese.

Fred sorrise raggiante. "Tutta una mia idea, ovvio. Beauxbatons e Durmstrang vogliono batterci, ma non succederà, quindi hanno accettato. Sarà il prossimo sabato. Spargete la voce, d'accordo?"

"Va bene," dissi, prendendo il mio sandwich. "Grazie, Fred."

Saltò in piedi e corse lungo il tavolo, forse per trovare James. Marcus mi sorrise. "Quindi sei di nuovo Cercatrice?"

Annuii, dando un morso.

"Bene. Sei più brava della Malfoy. Francamente, è troppo piccola."

"Elcie? Beh, direi di sì. Io ero al primo anno quando sono entrata in squadra."

"Intendo dire che non ha la stessa esperienza," spiegò lui. "Andrebbe bene per la squadra di una Casa, ma non contro altre scuole, capisci?"

"Immagino." Feci spallucce, non sapendo se offendermi per conto di mia cugina o se essere contenta che avesse una tale opinione delle mie abilità.

Gli amici di Marcus vennero dopo un minuto, e la conversazione virò ben presto sui G.U.F.O., che a quanto pare sembravano molto più vicini ora che Natale era passato. Roxanne pareva l'unica non stressata, e questo perché aveva scelto di fare la giornalista come la zia e per quello c'era bisogno di G.U.F.O. solo in poche materie, nessuna delle quali le dava problemi.

Fui quasi felice di separarmi da loro e di andare a Pozioni, anche se voleva dire spendere due ore nei sotterranei con Albus, Ciara, e Nico. Scorpius e Rose avevano accettato con riluttanza di spostarsi al tavolo in cui lavoravamo io e Wren, così che Albus e Colette andassero dove stavano loro prima, quindi non era troppo brutto, ma a Pozioni sentivo più acuta che mai la mancanza del mio amico. Questa era sempre stata la materia in cui facevamo mille errori, facevamo in gran casino, e in generale non facevamo ciò che dovevamo. Mi mancava, ma non mi piaceva ricordarmi quanto mi mancava perché mi arrabbiavo ancora di più per il fatto che lui sembrava contento di rovinare l'amicizia.

Andai a Pozioni un po' in anticipo quel giorno, e Albus, Rose, e Scorpius erano gli unici presenti. Albus si girò immediatamente quando entrai, e Scorpius alzò gli occhi al cielo. "Voi due siete dei tali idioti."

"Wow, grazie." Guardai male in direzione di Albus e appesi la borsa alla mia sedia.

Scorpius fece un sorrisetto. "Sapete, voi due dovreste proprio farla finita e mettervi a pomiciare. Ecco come abbiamo fatto Rose ed io ad andare d'accordo così a lungo."

Rose sussultò e gli diede uno schiaffo sul braccio, ma Scorpius si limitò a ridere quando Albus divenne color cremisi e seppellì la faccia nel libro. Fissai sconvolta Rose e Scorpius per un attimo (quei due avevano pomiciato?), poi scossi la testa. "Albus ed io siamo solo amici. E non siamo nemmeno quello, non quando si mette a fare il cretino."

"Per inciso, io e Scorpius raramente ci teniamo per mano, altro che pomiciare," Rose disse, accigliandosi verso di lui. "Ma il concetto è giusto. Sul serio, fate un passo indietro. State facendo del male a tutti."

"È solo Albus che deve fare un passo indietro," dissi, lanciando un'occhiataccia dietro le mie spalle verso di lui.

Albus sbuffò, chiudendo il libro. Uscì dalla porta mentre gli altri entravano, e non ritornò per il resto della lezione. Lockley rimase deluso e disse che era un peccato, dato che si era perso una delle tre pozioni migliori (quella del sonno senza sogni, che ero tentata di mettere nel cibo di Wren per darle una notte serena).

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Gli allenamenti per il torneo di Quidditch diventarono l'unico raggio di sole in un'esistenza grama. Correvo al campo ogni giorno dopo le lezioni, e spesso ero la prima ad arrivare. Quando ero in aria, lasciavo andare tutto quanto, per un po' mi dimenticavo di Albus e dei Predatel e del Torneo Tremaghi e di tutto il resto, concentrandomi solo sul Boccino. Quasi non volevo che le partite arrivassero, perché poi non avrei più avuto una scusa per stare sulla scopa per ore e ore. Tuttavia, arrivarono fin troppo rapidamente, e prima che me ne accorgessi, era già sabato mattina e stavo correndo verso il campo.

"Mia madre ci ha preparato le divise di Hogwarts!" Poppy esclamò appena entrai. "Guardate! Così sembriamo più uniti, sapete, e non ognuno con i colori della propria Casa come le altre scuole!"

Poppy sollevò una divisa molto simile alla mia di Grifondoro, solo che era nera con una striscia per ogni colore di una Casa. Invece dell'emblema di Grifondoro, c'era lo stemma di Hogwarts, e avevno perfino i nostri nomi scritti dietro.

"Mamma ci ha fatto un incantesimo per farle cambiare di taglia quando le indossate," Poppy spiegò, passandomi una delle uniformi. "Dici che a Fred piaceranno?"

"Io dico che le amerà," dissi, sorridendo. "Sono fantastiche! Dì a tua madre che la ringraziamo!"

Poppy sorrise raggiante, poi corse a ripetere il discorso a Dom e Grant Brendon, che erano appena entrati.

Fred non amò le divise e basta. Rimase senza parole per due minuti abbondanti prima che riuscisse a balbettare che fossero le divise più belle che avesse mai visto (forse un'esagerazione; secondo me la divisa della signora Potter di quando era una giocatrice professionista era molto più bella) e che pensava che Poppy avesse la seconda madre migliore del mondo dopo la sua.

Dopo esserci tutti vestiti, ci raccogliemmo attorno a Fred per un discorso incoraggiante. Ora che eravamo tutti abbinati sembrava pure più pompato, e aveva un fuoco negli occhi che non avevo mai visto. "Sentitemi, noi vinceremo, chiaro? Non c'è altro da dire. Noi vinceremo! Abbiamo la squadra migliore che Hogwarts abbia mai visto, E quelle altre scuole non sanno cosa le aspetta. Andiamo lì fuori e distruggiamoli!"

James urlò, "Andiamo!" E si mise in testa al gruppo. La prima partita era Beauxbatons contro Hogwarts. Poi Beauxbatons contro Durmstrang. Durmstrang contro Hogwarts, poi la squadra che aveva vinto due volte, oppure, se nessuna ci riusciva, quella con più punti, avrebbe vinto. Fred mi tirò in disparte mentre entravamo in campo e mi disse di aspettare che avessimo almeno duecento punti prima di prendere il Boccino.

Entrammo in campo in mezzo ad applausi tuonanti. Madama Bump era al centro, con la Pluffa in una mano e il suo fischietto nell'altro. La squadra di Beauxbatons era già in posizione, quindi ci sbrigammo.

"Giocatori, stringetevi la mano," disse lei, suonando il fischietto. 

Feci un passo avanti per stringere la mano di Étienne. Lui mi sorrise. "Sarà bello giocare contro un'altra campionessa. Tuttavia, spero non ti dispiascerà perdere."

Ricambiai il sorriso. "Buona fortuna. Vi schiacceremo."

Alzò un sopracciglio mentre Madama  Bump ci diceva di salire sulle scope. Ancora sorridendo, salii sulla mia, e quando suonò di nuovo il fischio, salii in aria, molti metri più in alto del resto della partita. Étienne era dall'altro lato del campo, e iniziammo a girare mentre la partita iniziava.

Alla telecronaca c'era Luke Castel. Non sapevo come avesse fatto a togliere il lavoro a Patrick Shaw, o perché volesse farlo dato che era molto più interessato al calcio che al Quidditch, ma era molto bravo, e anche piuttosto divertente. Continuava ad infilarci frecciatine ai giocatori e ad alcune regole che riteneva stupide, allontanando il microfono quando la professoressa Patil provava a fermarlo. Si assicurava di far notare ogni occasione in cui uno di noi due vedeva il Boccino e lo perdeva (non che io mi stessi impegnando chissà quanto, dato che dovevamo fare più punti possibile). Entrambe le squadre stavano avendo un sacco di problemi assegnare, perché ognuna aveva un ottimo portiere. Dopo venti minuti, il punteggio era appena di 30-20 per noi.

Un paio di volte, un Bolide mi mancò per un pelo. Ogni volta, vedevo James o Fred all'inseguimento di quel Bolide scatenato per lanciarlo contro il Portiere dell'altra squadra, una ragazza con riflessi più veloci della luce che loro davvero non avevano speranza di colpire, a meno che lei non fosse distratta a fare altro.

Vidi il Boccino più di una volta, ma mi tuffavo solo se vedevo Étienne muoversi. Dopo circa quarantacinque minuti, lo vidi per la quarta o quinta volta. Con la coda dell'occhio vidi Étienne lanciarsi, quindi mi mossi anche io.

Eravamo testa a testa, sfrecciando attraverso il campo per afferrare la pallina dorata che si stava rapidamente allontanando. Il punteggio era 100-120 per Beauxbatons, ricordai a me stessa. Se fossi stata costretta a prendere il Boccino ora, non sarebbe stata la fine del mondo. Mi appiattii ancora di più sulla scopa, accelerando di un filino. Étienne stava allungando la mano; eravamo tutti e due così vicini. Mi allungai, chiedendo mentalmente alla mia scopa di accelerare. Ci buttammo sul Boccino allo stesso momento. L'impeto fece ribaltare le scope (per fortuna eravamo molto più vicini a terra rispetto a quando ci eravamo lanciati all'inizio) e ci fece schiantare l'uno contro l'altra. Qualche secondo dopo, colpii forte il terreno. Nella mano, sentivo qualcosa di liscio e freddo. Guardai, e vidi che anche Étienne lo stringeva. Si sedette, sbattendo gli occhi e tenendosi la testa con una mano, e guardando il Boccino che aveva nell'altra.

"Chi lo ha preso?"

"Non lo so."

Madama Bump scese da noi, e valutò rapidamente la situazione. Prese il Boccino, borbottando qualcosa su una memoria tattile, e lo porse prima ad Étienne, e rimase fermo, poi a me. Quando mi toccò la mano, le ali si spalancarono, e Madama Bump sorrise. "Il Boccino è stato catturato da Hogwarts!"

Étienne disse quella che forse era una parolaccia in francese, poi mi strinse la mano. "Ben fatto, Astra."

"Anche tu," dissi, sorridendo mentre la mia squadra ci circondava e gli spalti scoppiavano in esultanze. Qualcuno iniziò un coro di "Hogwarts! Hogwarts! Hogwarts!"

Ci volle un po' prima che Madama Bump riuscisse finalmente a far uscire Fred dal campo così da far giocare Durmstrang e Beauxbatons. Continuava a fare giri della vittoria attorno al campo, sorridendo come un idiota. Alla fine, Madama Bump lo minacciò di bandirlo dalla partita successiva, a quel punto lui volò a terra da noi sul bordo campo. Certo, la visuale sulla partita non era delle migliori, ma Fred fu l'unico che prestò davvero attenzione. Noialtri passammo il tempo a ridere e a scherzare. A quanto pareva, Adriana era caduta dalla scopa ed era atterrata in uno degli anelli in un tentativo di parata particolarmente audace, e James e Dom si stavano divertendo un mondo a prenderla in giro.

Beauxbatons batté Durmstrang per 370 a 250. Vincendo la prossima partita avremmo vinto il torneo, e capii che Fred lo voleva più di ogni altra cosa (in parte perché continuava a dirci che se avessimo perso non saremmo sopravvissuti per raccontarlo quindi ci conveniva non perdere).

Mentre il Cercatore di Durmstrang mi stringeva la mano prima della partita, disse, "Tu mangerai la mia polvere."

"Ti piacerebbe," dissi con un sorrisetto. "Buona fortuna!"

"Lo stesso per te," disse solennemente.

Madama Bump suonò il fischietto. Non avevo mai giocato due partite in una sola giornata, ma qualunque stanchezza dopo la prima se ne era andata quando risalii in cielo. Fred fece il giro del campo, urlando incoraggiamenti mentre inseguiva un Bolide e cercava di tenerne Kirsten alla larga.

Segnammo cinque volte quasi subito, e quando Kirsten volò verso il suo Portiere, Luke approfittò dell'interruzione per fare una cosa spettacolare.

Non sapevo come fosse riuscito ad amplificare il suono dei piedi che sbattevano a terra, ma appena sbatté i piedi due volte e poi batté le mani per una, l'intera popolazione di nati babbani di Hogwarts capì. Sovrastarono qualunque altro suono quando urlarono, "We will, we will rock you!" I Drumstrang e i Purosangue e i Mezzosangue nella mia squadra si guardarono attorno spaesati quando un quarto dello stadio si unì al coro all'istante. Ben presto, anche altri studenti si misero a sbattere i piedi e a battere le mani, e sapevo che Madama Bump stava suonando il fischietto per Ricominciare a giocare, per Merlino! solo perché la stavo guardando.

Nonostante il supporto schiacciante dei nati babbani di Hogwarts, o i nostri Cacciatori avevano perso il brio o il Portiere di Durmstrang si era svegliato perché da quel momento in poi nessuno segnò per quasi venti minuti, poi Durmstrang segnò ogni volta che lo facevamo noi. Dopo circa mezz'ora, il punteggio era 140-90 per noi, ma Fred già mi volò vicino per dirmi di prendere il Boccino.

Il brutto dell'essere Cercatori è che a volte vedi un bagliore dorato sugli spalti, e non sai mai se è il riflesso del sole sull'orologio di qualcuno o il Boccino. Per fortuna, a me non era mai successo in una partita vera, ma Teddy mi aveva raccontato la storia bruttissima di quella volta che aveva mandato all'aria la possibilità di Tassorosso di vincere la coppa quando si buttò sulla folla e ne riemerse con in mano la collana di un Prefetto di Serpeverde, con conseguente squalifica e sconfitta a tavolino perché i Serpeverde si erano infuriati.

A me non era mai successo, e avevo sempre pregato che non succedesse mai. Tuttavia, quel giorno, notai un luccichio dorato sugli spalti, e per abitudine guardai in quella direzione per capire se avevo davvero visto il Boccino.

Il Cercatore di Durmstrang era dall'altro lato del campo, con una visuale molto migliore. Sfortunatamente, non gli stavo prestando attenzione quando si lanciò verso il vero Boccino, non un orologio, fin quando non mi passò davanti. Con un sussulto, capii che gli avevo appena dato un vantaggio enorme e che quello poteva essere il giorno in cui qualcuno avrebbe preso il Boccino prima di me.

Mi lanciai dietro di lui, e finalmente vidi la pallina dorata in fondo al campo. Lui era parecchi metri avanti a me, ma io mi stavo avvicinando.

Lo prenderà lui, pensai con orrore appena prima che la sua mano si chiudesse attorno al Boccino. Partirono le esultanze quando alzò la mano trionfante, in cui il Boccino si dimenava. Mi tolsi subito di mezzo mentre i suoi compagni volavano da lui.

"Hey, va tutto bene," James disse, arrivando dietro di me. "Non puoi vincere sempre."

Feci spallucce, sforzandomi di sorridere. "Immagino che dovevo perdere almeno una volta, o sarei diventata troppo presuntuosa."

"Forse." James guardò il tabellone. "Mi sa che ai punti siamo vicini. Non so chi ha vinto in generale."

Luke e la professoressa Patil sembravano contare i punti, quindi James ed io volammo verso di loro. Luke aveva uno sguardo confuso e leggermente nauseato, e mimò con la bocca matematica quando vide il mio sguardo preoccupato. La professoressa Patil lo ignorò, e sembrava piuttosto divertita. "Wow... Questa è bella..."

"Cosa succede, professoressa?" James chiese cauto. "Abbiamo vinto, vero?"

La professoressa Patil non rispose, diede invece un foglio a Luke. "Annuncia il vincitore."

Luke lesse velocemente il foglio, poi ci guardò altrettanto rapidamente con occhi spalancati. Prima che potessimo chiedere, prese il microfono e disse, "Signore e signori, ragazzi e ragazze, studenti, primini, e Babbani! Il vincitore!" La folla si zittì all'istante in attesa.

Luke alzò un sopracciglio verso James e me, poi disse, "Con 490 punti, vince..." Mantenne la pausa più a lungo di quanto possibile ad un umano per tenere la suspense, poi disse, "Nessuno! Chissà come, chissà quando,  Beauxbatons, Durmstrang, and Hogwarts hanno totalizzato tutte e tre 490 punti!"

Ci fu silenzio, poi Tassorosso iniziò un'esultanza che si diffuse ben presto su tutti gli spalti. Un pareggio? Era un pareggio? Sentii un sorrisi apparirmi in faccia mentre iniziavo a ridere. Ma guarda un po'. Tutto quel lavoro per un pareggio a tre!

Fred era l'unico che non sembrava felice dell'accaduto. Tutti gli altri pensavano che fosse stato un grande colpo di scena, e James offrì la sala comune di Grifondoro come posto per fare una grande festa. Tornammo tutti verso il castello come un'unica grande folla, tutti a ridere e a parlare a prescindere da Casa o scuola.

La sala comune di Grifondoro si riempì quasi subito, ma per fortuna qualcuno aveva un piano di riserva e portò tutti nella Stanza delle Necessità. Notai persino alcuni professori lì mentre la Sala si espandeva per accogliere sempre più persone. C'era così tanto rumore che a malapena sentivo i miei pensieri, e iniziai a cercare Wren o Rose o Colette o qualcun altro che conoscevo per stare insieme.

Étienne, Faith, e Kirsten erano in fondo alla sala, separati da tutti. Non vedevo nessuno dei miei amici, quindi andai da loro per fare i complimenti a Étienne e Kirsten per le partite.

"Grazie," Étienne disse. "Ma Faiz è d'accordo con moi - ponsa che ho preso prima io il Boscino." Alzai un sopracciglio, ma lui rise. "Ottimo lavoro, campionscina."

"Sei brava," Kirsten disse, annuendo. "Oggi non ti ho colpita, visto?"

"Già, grazie." Sorrisi, poi mi guardai attorno. "Perché non vi unite alla festa?"

Si guardarono l'un l'altro, poi si rivolsero a me. Faith si schiarì la gola. "Um... Beh, non so se è così anche per te, ma ci trattano tutti in modo diverso da quando siamo campioni. Come se fossimo speciali, mi spiego? Non so se lo fanno anche i tuoi amici, visto che siete più piccoli, ma..."

"Con loro è difficile parlare," Kirsten disse. "Sono gelosi di me, ancora. Non è brutto come prima, ma c'è ancora."

"Lo stesso vale per me," Étienne concordò.

"Oh." Francamente ero abituata ad essere trattata diversamente, dopo aver "salvato la scuola" ed aver "compiuto gesta eroiche" parecchie volte da quando ero ad Hogwarts. Se le persone mi trattavano diversamente ora, non me ne ero accorta. "Mi dispiace..."

"Va tutto bene," Étienne said, sorridendo. "Tu goditi la festa."

Sorrisi leggermente, e mi inventai una scusa per andarmene a parlare con qualcuno di un po' più allegro. L'ultima cosa che volevo era pensare al fatto che forse ero l'unica campionessa nella scuola che non si sentiva esclusa da tutti.

Qualcuno mi picchiettò sulla spalla, e sentii la voce di Albus. "Astra...?"

Il mio cervello decise d'istinto prima che potessi pensarci, forse perché all'improvviso non ero più di buon umore. Mi girai di scatto. "Cosa vuoi? Pensi che avrei potuto prendere il Boccino più in fretta? Marcus che esulta per me ti dà sui nervi? Beh, tienitelo per te, Albus, perché me ne frego."

Albus sbatté gli occhi, preso in contropiede. Sembrò ferito, ma la sua espressione si indurì subito. "Bene. Fai come vuoi. Solo..." Scosse la testa. "Lascia perdere. Scusa per il disturbo, in tal caso."

Se ne andò prima che potessi dire qualunque cosa, come avrei dovuto. Tuttavia, non dissi niente. E non gli corsi dietro. Sentii una fitta di rimorso, ma la ignorai, e l'unico risultato che ottenni furono conati di vomito. Prendendola come una scusa per andarmene, corsi via e tornai al mio dormitorio, non sapendo se volevo urlare perché Albus ed io eravamo due emeriti idioti, o piangere perché sentivo il mio amico allontanarsi sempre più.






Spigolo autore

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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