Capitolo 83
"Papà... come ci si sente ad aver la sensazione di piangere per niente? Io non lo capisco e mi sento proprio una pessima persona, inutile..." inizia Kamala avendo una crisi. Sono passati dieci giorni dalla nascita della piccola Aisha. È pomeriggio. Kamala e Lennart stanno parlando seduti sul divano a casa di lei. Achraf è andato fuori con dei suoi colleghi di lavoro e Lennart ne ha approfittato per tirare su un po' il morale a sua figlia. Inoltre, in questo momento lui sta tenendo in braccio la sua nipotina mostrando sicurezza e delicatezza al tempo stesso. "È così che mi tenevi in braccio? Voglio tornare a quei tempi!" dice Kamala tentando di accennare un sorriso. Nonostante ciò, la giovane neo-mamma sembra essere persa e il sorriso non è dei più naturali. "Comunque tornando alla domanda che mi hai fatto prima, ti risponderei che all' inizio si ha la sensazione di essere deboli, che gli altri non ti capiscano, ma poi... capisci che farsi aiutare è simbolo di forza e di consapevolezza nei confronti di noi stessi." spiega Lennart, come se quasi volesse fornire una connotazione positiva alla depressione. Poi, però, spiega che non è una questione di positività o negatività legata al male invisibile, ma che non è vero che provare emozioni diverse dalla felicità perenne è sinonimo di persona debole, inutile e di poco valore. "E allora perché mi sembra di essere anche stupida, di essere l' ultima ruota del carro..." domanda Kamala a suo padre che le porge in braccio la bambina e le chiede di descrivere cosa prova in quel momento. Una sola parola. Niente. "Kamala tesoro... non sei stupida. Non lo sei mai stata e non lo sarai mai. Semplicemente ti stai trovando in un momento di confusione mentale in cui ti sembra di non avere alcuna speranza ma vedrai che ne usciremo insieme" tenta di rassicurarla stringendole la mano. Kamala chiede di andare a prendere un po' di aria in terrazza e gli riconsegna la piccola che però inizia a piangere. Lennart si alza con Aisha in braccio, e va a scaldargli un po' di latte specifico nel biberon che, una volta pronto, le porge assicurandosi che stringa bene con le sue gengive la tettarella e risedendosi sul divano. L' immagine che si presenta davanti a Kamala, che è uscita e sta guardando verso l' interno, è di una dolcezza unica. A quel punto, lei rientra in casa con gli occhi lucidi. "Come hai fatto a capire che aveva fame?" gli domanda con un' espressione confusa. Lennart la guarda negli occhi e, continuando ad allattarla, se ne esce con: "Perché piange esattamente come te quando eri uno scricciolo così. Essere un genitore single è dura, ma ti posso assicurare che ogni particolarità e ogni tappa del percorso di crescita te le godi a pieno" ma Kamala è sempre più sconvolta e si chiede come abbia potuto sviluppare un senso da papà così acuto. "Quando ti ho vista è stato amore a prima vista..." inizia lui. Poi sospira e propone a sua figlia di uscire di casa e fare una passeggiata nei dintorni perché lui crede che possa essere un toccasana per distrarsi. Kamala prende la carrozzina ed escono di casa. Lennart ha ancora la piccola in braccio perché si è addormentata con la testina sulla sua spalla e non vuole svegliarla. Escono e decidono di andare in strade non affollate: in questo periodo Kamala ha bisogno di calma e silenzio perché ha la sensazione di sentire tutto amplificato. Mentre camminano, Aisha apre gli occhietti ma Lennart, riponendola nella carrozzina, si accorge che la piccola sembra averceli azzurri ed emette un sorriso strano. "Tutto ok papà?" le domanda preoccupata. "Sì, è solo che assomiglia tanto ad Arya questa bimba... anche lei era mulatta con gli occhi azzurrissimi, quasi di ghiaccio. Più la guardo e più penso che possa essere la reincarnazione della sua bambina mai nata" e Kamala, a quel punto, lo interrompe spalancando gli occhi. "Come sarebbe a dire la bambina mai nata? Già è inquietante che tu veda Arya, anche se lo trovo molto dolce... ma la figlia?!" sobbalza la giovane volendo spiegazioni. I due si fermano e si siedono su una panchina poco più avanti. "Figlia mia... è arrivato il momento di confessarti la verità: quando Arya è morta, si sono spenti due battiti" confessa abbassando lo sguardo. Silenzio di tomba. "Quando Heron era molto piccolo... una volta mi è apparsa in sogno e mi ha detto che era stata lei ad affidarlo a me e Syria... può essere che abbia deciso di fornire una vita sulla terra anche alla piccola e che abbia scelto te perché sa benissimo di averla lasciata in buone mani." continua. Kamala sente il bisogno di restare da sola con la sua bambina. Lennart, dopo averle consigliato la terapista famosa che lo aveva aiutato, si incammina a prendere Heron a calcio. "Strano che non sia qua, di solito, non appena mi vede mi corre in contro" pensa tra se e se, una volta arrivato al cancello del centro sportivo, ma non ci fa troppo caso perché a volte può capitare che l' allenamento si dilunghi un po' di più. Finalmente lo vede ma nota che non corre come al solito: è a manina del suo allenatore ed ha un impacco di ghiaccio sul ginocchio. "Oh mio Dio! Che è successo patatino mio?!" gli chiede, una volta che lo ha raggiunto e si è chinato verso di lui. "Papi campetto... giochiamo?!" si illumina Heron, facendo capire di voler far passaggi con il suo amato papà. "Mi sa che il tuo amato Papi Scarso ora ti porta dal pediatra" risponde lui. "No no campetto con papi! Pediatra no" grida il piccolo alzando la voce. Il mister appoggia Lennart, il quale cerca di fargli capire che non sta camminando bene. Ma poi, sempre Lennart accetta di giocare perché sa che è un bambino un po' testardo e quando si mette in testa qualcosa non c' è verso di fargli cambiare idea, anche se questa supera i suoi limiti. Lennart e suo figlio Heron si spostano nel campetto libero che può usare chiunque anche per fare una partita o allenarsi a piacimento. "Dai che battiamo i rigori! Io sto in porta!" lo incoraggia lui posizionando il pallone sul punto esatto dell' area piccola. Il problema è, però, che il piccolo si rende conto di non essere in grado di prendere la rincorsa perché gli viene da saltare per non appoggiare la gambina. "Papi no pediatra! Heron sta bene!" esclama lui cercando una maniera per calciare il pallone anche se con il piedino sinistro, che non è il suo naturale. "Papi Scarso sa quando caviglie e ginocchia non stanno bene... quindi andiamo subito a far vedere il ginocchietto" si raccomanda lui mentre lo carica in macchina. Dopo circa un' oretta, i due tornano a casa e, per fortuna, Heron ha subito solo una brutta contusione che gli ha gonfiato un po' il ginocchio e che lo farà stare a riposo solo una settimana circa. Al momento, il piccolino è sul divano con il suo pupazzetto preferito, che è un simpatico coniglietto beige che addenta una carotina, ma vorrebbe alzarsi perché... non vede l' ora di dire a "Papi Scarso" che ha perso il suo primo dentino. Allora, lo chiama e glielo fa vedere. Lennart si congratula e gli racconta che il folletto dei denti non aspettava altro che questo momento.
Syria entra in casa in quell' istante, dopo essere stata alle prese con gli scrutini di fine periodo. Viene aggiornata sulle condizioni di Heron e gli da un bacino sulla fronte. Poi, propone di spostare a settimana prossima l' inizio della vera organizzazione del loro matrimonio in modo da essere disponibili finché Heron non smaltisce il problemino al ginocchio. Perché sposarsi sarà sì un momento da incorniciare, ma i bimbi sono il tesoro più grande che possa capitare. Proprio per questo, Lennart non è convinto di aspettare solo la guarigione di Heron, ma preferirebbe dedicarsi anche a Kamala e far sì che brilli come una stella di nuovo.
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