Capitolo 7

Quando si dice "febbre da Champions" e tu assimili il concetto letteralmente. Per fortuna, questo fine settimana non si gioca perché c'è la sosta per le nazionali, ma tra sole due settimane si inizia con la fase d' andata dei gironi. Ma c'è un problema: mi sono presa un' influenza senza precedenti! Già il fatto che abbia dormito sul divano, con un pigiama felpato e la coperta di lana doveva essere una spia. Prendo il termometro. Segna 38,7. Mannaggia che disastro! Grazie a Dio, il mio vice è quasi più severo di me, quindi non si compromettono i risultati. Suona il campanello e sono in casa da sola. Non riesco ad alzarmi. Sono troppo debole, ma, avvolgendomi la coperta, vado pian piano ad aprire. Indovinate un po'? È il mio ragazzo! "Ti senti bene?" mi chiede, come fosse una domanda retorica. "No per niente" rispondo nemmeno scandendo le parole. Non mi reggo in piedi e cado tra le sue braccia. "Scusa Lennart!" gli sussurro con una voce rotta. "Oh oh! Qui qualcuno sta davvero male!" esclama. "Siediti sul divano che ti preparo un te caldo e, poi, ti porto a letto. Sei caldissima e bianca più della neve" continua. Mi siedo in una tremante attesa. Ho freddissimo e mi gira la testa. Finalmente arriva Lennart con la tisana. "Grazie amore!" gli dico mentre lui mi mette il braccio dietro le spalle. "Vedrai che con questo super infermiere sexy personale ti riprenderai subito!" mi risponde, strappandomi una debole risatina. Finito di sorseggiare dalla tazza, Lennart mi prende in braccio e mi accompagna sopra in camera, mi stende sul letto e va a bagnarmi un fazzoletto di stoffa da mettere sulla mia fronte. Vuole che dorma un po', ma non riesco. Sudo freddo e continuo a tremare, nonostante le cure e le coccole che sto ricevendo. Mi parla del suo futuro e dice che vuole approdare nella mia squadra già a gennaio, perché tanto non rientra nei piani del Cagliari, da ancora prima che si infortunasse gravemente, ed è stufo di non giocare. Non vuole ripetere più i copioni di Bergamo e Genova e lo capisco in pieno. Ma se dovesse saltare fuori che abbiamo una relazione sarebbe un disastro e cerco di farlo ragionare. Non sembra essere d' accordo e sostiene la sua idea che sia sufficiente mantenere un basso profilo. Sì, su questo gli darei anche ragione, se non fosse che il mio lavoro è delicatissimo e che, se dovessi rimanere incinta, sarebbe l' apocalisse, in quanto rischierei l' esonero immediato. E poi: è proprio sicuro di voler convivere con una persona incasinata come me, in tutto e per tutto? Deve essere proprio amore questo!
Nel bel mezzo della conversazione, mi addormento profondamente e Lennart inizia a fare qualche pulizia in casa, sebbene non l' avessi richiesto. Quando mi sveglio, trovo tutto lucido e sento una delicata nota di profumo, tanto che mi è venuto il sospetto che mia madre fosse tornata a casa prima, e invece...
Probabilmente, il mio fidanzato vuole stupirmi e, infatti, prima mi ha pure detto che saremmo andati a convivere da gennaio, che ha già parlato con la società per l' accordo e che posso già trasferirmi nel nuovo attico, una volta che sarò guarita. Sono sconvolta a livelli che voi umani non potete concepire. Sta succedendo tutto così in fretta e la mia vita sta andando a gonfie vele. L' unico problema sarà comunicarlo ai miei genitori, che mi guarderanno storto proprio perché, all' inizio della mia avventura, avevo rifiutato la casa che mi aveva offerto la società per vivere da ragazza normale e mantenere i piedi per terra il più a lungo possibile.
"Come ti senti? Sono quasi le 19:30, hai dormito un bel po'! Ti ho portato il termometro, credo sia ora di misurarsi la febbre..." mi spiega, entrando in camera mia dopo aver sentito me sbadigliare e stiracchiarmi. La febbre non sembra voler scendere, anzi...il risultato, questa volta è 39 secco. "È tanto alta! Che si può fare?" pensa ad alta voce. In quel momento, arrivano sia i miei genitori, che mio fratello in casa. Io e Lennart salutiamo in coro. Mia madre sale e ci saluta. "Come stai piccola mia?" mi chiede con tono delicato. Il mio ragazzo le risponde per me, aggiornandola sulla mia temperatura corporea e mi fornisce la medicina magica che utilizzava quando ero piccola. Inoltre, mi dice anche che ha incontrato i genitori di Aimee-Lynn e mi ribadisce che sia loro, che lei, che mio padre, sono molto orgogliosi di me, per averle trovato un supporto che sembra, finalmente, iniziare a dare qualche piccolo miglioramento sulla sua salute mentale e al suo rapporto con il cibo. Questa notizia mi ha rincuorata talmente tanto che mi ha fatto acquisire un colorito semi decente in viso. Vorrei vestirmi e andare a parlare con lei faccia a faccia per avere nuovi aggiornamenti, ma Lennart mi blocca subito. "In questo stato non vai da nessuna parte!" esclama tenendomi ferma con una mano sul petto. Poi, questa mano la sposta delicatamente sulla fronte. "Sei un termosifone!" sussurra preoccupato, dandomi subito dopo un bacio sulla fronte. Inizia a scendermi una lacrima dall' occhio sinistro. Ho un momento di debolezza. Piango, ma in modo molto velato: Lennart capisce comunque, anche se sto cercando di trattenermi e mi va a prendere la copertina di lana che custodisco gelosamente da 20 lunghi anni e alla quale sono molto affezionata. Ma non è finita qua: quel tesoro di ragazzo che all' inizio non volevo nemmeno vedere, si stende al mio fianco per scaldarmi anche a costo di morire. "Ho sempre più freddo!" esclamo con quelle poche forze che mi rimangono e quasi senza voce. Lennart mi guarda intenso negli occhi e, con tono scherzoso mi chiede: "Non è che in realtà vuoi solo la mia felpa?" senza distogliere lo sguardo. Io continuo a fissarlo e a confermare di avere freddo solo per la febbre, anche se mi aveva beccata: volevo anche la sua felpa calda, comoda e coccolosa. Sto talmente male che la copertina d' infanzia non mi basta. Alla fine si arrende e se la toglie, aiutandomi a metterla addosso. Anzi, ne approfitta anche per togliersi la maglietta e mi dice: "Guarda che se vuoi le mie felpe, basta chiederlo! Lo stesso vale se vuoi un abbraccio...ormai capisco anche senza che tu fiati se hai bisogno di una delle due cose...a molti di noi ragazzi dà fastidio spesso che ci rubiate i vestiti, ma per te io farei questo ed altro e non potrei mai negarti il conforto, il sostegno e...neanche il calduccio!" conclude sorridendo. Al sentire di quelle parole, mi sciolgo e mi fiondo addosso a lui, non curandomi del fatto che avrei potuto contagiarlo. Poi aggiunge: "Poi, visto che la mia splendida fidanzata è ammalata, mi sento in dovere di curarla e di risolvere ogni suo desiderio che possa aiutarla a stare meglio, quindi, cara Arya, questa felpa è tutta tua!" ed inizio a stringerlo ancora di più.
Accendiamo la tv ed optiamo per un film molto leggero, in modo che io possa distrarmi un po'. Inizio a sentire meno freddo: è proprio vero che la medicina chiamata "amore" è quella più forte. La mattina seguente, mi sento un po' meglio, ma ho ancora qualche linea di febbre. Purtroppo, però, non sono l' unica: se l' obiettivo era trascorrere un influenza di coppia, ci siamo riusciti! Il mio amato ha voluto fare il figo stando a stretto contatto con me...in mutande e questo è il risultato: dolori alle ossa, brividi e febbre più alta della mia, ovvero, attorno a 38,2º, mentre io vago intorno a 37,5º-37,8. Non dimentichiamo che, seppur sportivo, è pur sempre maschio, quindi non vi racconto nemmeno quanto si sta lamentando, dal momento che la leggenda dice che un uomo sia in punto di morte già a 37. "Sto da schifo!" si continua a lamentare. "Com'è potuto accadere che un super figo come me, potesse farsi sconfiggere da una stupida influenza! Ho male dappertutto! Arya, mi fai le coccole?" ripete in loop. Io gli ridacchio dietro e gli dico che poteva essere più prudente, ma dopo che si è preso cura di me in maniera impeccabile, non posso non ricambiare il favore.
In quel momento, sale mio fratello a portarci la colazione. "Sorella! Dí al mio omonimo che sta disonorando il nostro nome e mi sto vergognando di chiamarmi come lui!" esclama con la sua solita schiettezza, solo perché ha sentito che si lagna di non stare bene. Sempre dolce Lenny! Sí, dolce quanto un limone spremuto direttamente in bocca. "Potresti portare un po' di rispetto per il mio fidanzato!" ribatto io alterata. Lenny sta dicendo altro, ma mi rifiuto di ascoltarlo ancora: già non mi piace litigare, in più quando sono malata, no grazie! Da bravi fidanzati, facciamo colazione a letto, sotto le coperte e vicini: tanto siamo entrambi influenzati! Poco dopo, arriva anche Aimee Lynn, munita di mascherina poiché ancora debole di difese, a verificare le mie condizioni. Devo ammettere che è più rosea alla vista e questo mi solleva. "Devo parlarti di una cosa importante, ma noto che è meglio non separarvi dal letto oggi. Lennart, ti dispiacerebbe dormire?" spiega lei. Lennart acconsente e sfoggia la sua dote di dormire a comando, che è potenziata quando sta male. "Arya....in realtà Dirk non si è suicidato...sono stata io con l' eutanasia! Era malato da tempo di una malattia rara che non ti so descrivere. I dolori si erano aggravati ed ha chiesto di porre fine alle sue sofferenze, ma io non volevo perché contraria a questa pratica! Alla fine l' ho ucciso io Dirk! Ho ucciso il mio ragazzo Arya, ti rendi conto della gravità?? La lettera a nome suo, in realtà l' avevo scritta al computer ed imbucata io. Ho commesso un peccato imperdonabile!" mi rivela singhiozzando e piangendo disperatamente. Io la abbraccio e cerco di farle capire che non ha fatto nulla di male e che Dirk la sorveglierà e la amerà per sempre anche da lassù. L' eutanasia è legale qua, e, per di più, lui era consenziente. Aimee Lynn non è colpa tua! Cerca di capirlo!
Devo dire che sono fiera della mia amica perché il fatto che abbia ammesso come siano andate le cose, dopo mesi che non parlava e non mangiava, significa che sta facendo un ottimo percorso di terapia psicologica con Robin, ma, soprattutto, che ci sta mettendo del suo ed è determinata a tornare in se stessa in tempi di record. Percepisco in lei una forza di volontà mai vista prima. Bentornata Leonessa! So che tutto tornerà come è sempre stato. Anzi, i tempi saranno migliori e tu brillerai come non mai.
Ps. Amica mia, ti prometto che non appena sto bene, torniamo a trascorrere una giornata di shopping solo io e te, senza nessun altro che intrighi il nostro programma e che ci impedisca di spettegolare in santa pace.

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