Capitolo 64
Sono le tre di notte e sono sveglio, alle prese con un' altra nottataccia causata dall' ansia e dal panico. Non so Syria come faccia a dormire, davvero. Sono consapevole che per Heron, ci hanno confermato che ad un anno di età è normale che non cammini e non parli, ma non lo so, c' è qualcosa che mi preoccupa. Ho paura che non stiamo facendo tutto il possibile per il nostro cucciolo. Mi sento un genitore non all' altezza e questo mi butta molto giù. Ho sempre la sensazione di non essere mai abbastanza. Oppure potrebbe essere che, a volte, possa riapparire la mia ex e rovinare i suoi progressi. Per i cucciolotti come lui, anche un semplice evento qualsiasi può essere traumatico, in quanto dotati di ipersensibilità agli eventi. All' improvviso, si mette a piangere, il che, essendo notte è molto strano, e la mia compagna si sveglia di colpo e si precipita da lui. Che emozione: stanno crescendo i suoi primi dentini e credo che non sia molto piacevole. Questo lo ha preso dal suo bel papà: i miei genitori, mi hanno raccontato che mi schiaffeggiavo le guance quando mi crescevano i denti e che ero un rompi assurdo. Addirittura, sono venuto a sapere dopo anni, che avevo dato un graffio sul volto a mio fratello sempre a causa del dolore generato dai "magici dentini". Syria lo porta in bagno per verificare che non gli stiano sanguinando le gengive e gli dà il suo giochino apposito da masticare, specifico per questa evenienza. Finalmente, sembra calmarsi, anche perché i miei timpani sono stufi di sentire pianti e urla perché ha fastidio o male. Questo non è per cattiveria, ma se non dormo bene ho l' udito più amplificato e certe frequenze mi stridono. Ma questo è un problema mio e non deve influenzare persone esterne a me. La mattina stessa, io ho due occhiaie che mi fanno sembrare un panda apatico e persino l' azzurro dei miei occhi è meno brillante. Ho persino freddo da quanto sonno ho. La voglia di tornare a letto è fortissima, ma, come ben si era ipotizzato nei capitoli precedenti, io ho intrapreso la via dell' insegnamento e, devo essere sincero, il livello della resistenza e della condizione fisica dei giovani di oggi è imbarazzante: tra quelli che si stancano dopo un solo giro di campo e quelli che non toccano nemmeno la palla perché hanno paura di rovinarsi le dita (sì...giuro che ho sentito pure questa e mi si è rivoltato lo stomaco). Senza contare che, tra le altre chicche che vi posso raccontare in soli pochi mesi di esperienza, una studentessa del primo anno si è avvicinata a me e mi ha chiesto, con una disinvoltura sconvolgente: "Prof! Ma lei è single? No chiedo per un' amica...non si è mai visto un professore così attraente in tutta la storia dell' istruzione superiore" e io, per fortuna sono buono, e le faccio notare che non sono domande consone all' ambiente scolastico. Altri miei colleghi, invece, dopo un' affermazione del genere avrebbero spedito gli studenti in presidenza, ma non è proprio nel mio stile. Preferisco farli ragionare e far capire loro dove sbagliano in maniera più soft. Certo è che, ai miei tempi, non ci si azzardava nemmeno a dire una sillaba ai professori. Se io avessi chiesto una cosa simile alla professoressa di inglese del mio secondo anno, che era molto carina confesso, sarei finito dalla preside con tanto di sospensione di una settimana e tante sculacciate a casa dai miei genitori. Non c' è proprio più pudore ormai.
Quel giorno, durante la ricreazione, raggiungo Syria, ormai rientrata dalla maternità, in aula insegnanti e le chiedo se a lei fossero mai capitate richieste anomale da parte dei maschietti. Mi confessa che, in realtà, non vola una mosca nelle sue ore e mi dice anche che è sicura che, con il tempo, la mia autorevolezza migliorerà. Ma io temo che l' unico modo che ha un giovane insegnante di farsi rispettare sia tramite un regime alla Hitler. No ok, forse questo è un po' esagerato come paragone, ma poco ci manca.
All' improvviso, suona il telefono: sono i nonni che avvisano che Heron ha perso una goccina di sangue dalle gengive e vogliono consigli su come fare. Chiede un permesso, visto che da qualche anno, hanno applicato una legge che permette alle mamme con figli che hanno bisogno di cure speciali, di poter adattare l' orario di lavoro alle loro esigenze e dei permessi supplementari, in caso di imprevisti. Mi supplica così, di sostituirla e fare supplenza, visto che ho un' ora buca. Io acconsento, non immaginando che mi sarebbe capitata una delle peggiori classi dell' intero istituto. Decido di portarli in palestra e, almeno, far fare loro un gioco di squadra per tenerli buoni, dal momento che non sembrano ascoltarmi e non prestano un minimo di interesse per la mia persona. Davvero una situazione allucinante e che mi lascia senza parole. I ragazzi sono tutti menefreghisti ad eccezione di uno, che si affeziona subito a me e viene ad abbracciarmi. Ma sei un prof! Non dovresti permettere ai tuoi studenti di fare questo e di fornire loro troppa confidenza! Sì, avete ragione anche voi, ma questo è un caso particolare e adesso che vi riporto le sue parole, capirete perché.
-Ragazzo: "Prof, posso parlarle?"
-Io: "Certamente, dimmi pure"
-Ragazzo: "Ho sentito dire che lei ha un figlio come me...è vero?"
-Io: "Sí, è vero! Ed è proprio speciale come te!"
Ed ecco spiegato perché ho acconsentito all' abbraccio e a stringere un legame con lui, tanto che sono andato subito dopo, a chiedere per convertire le ore destinate alla supplenza, in ore come insegnante di sostegno per affiancarlo. Il preside del liceo ha, non a caso, acconsentito subito in quanto possiedo esperienza alle spalle ed ha detto che avrei iniziato il giorno stesso.
Da quel momento, io mi rendo conto di diverse dinamiche: la prima è la conferma di una superficialità dei ragazzi che è diffusa anche nei confronti delle persone diversamente abili. Non ci crederà nessuno, ma io ho sentito: "Beato lui che ha bisogno di sostegno e può permettersi di aver quel figone a fianco" provenire dalla bocca di una ragazza, che mi ha reso una iena. Ma stiamo scherzando?! L' unica cosa positiva di questi abomini è che capisco di essere un buon padre che insegna i buoni valori ai propri figli. La seconda è che insegnare è molto più complesso del previsto e inizio a comprendere Syria a pieno, in quelle occasioni in cui lei sembra essere stanchissima dal punto di vista psicologico e vorrebbe non avere un cervello per pensare. Ora capisco anche le sue crisi di nervi che, a volte, le si presentano a fine giornata, soprattutto quando ha a che fare con certi soggetti. Verso ora di pranzo, torno in sala insegnanti e noto che sono tutti attorno a Syria perché è tornata con Heron, che al momento è in braccio a lei e sembra assonnato. "I nonni mi hanno detto che oggi ha gattonato l' inverosimile e che, secondo loro, a breve inizierà a reggersi sui mobili" e tutti i presenti, a quell' affermazione, si inteneriscono e capisco che sono tutti innamorati di mio figlio. All' improvviso, mi viene un' idea: dopo la pausa panino, prendo il mio patatino dalle braccia della mia compagna e mi reco da Julian, quello studente di cui vi ho parlato prima, per presentarli. "Ciao Julian...questo è mio figlio Heron" "Com' è bello...le somiglia tanto prof" si meraviglia lui guardandolo. "Eh mi sono impegnato bene!" rispondo io. Ma la parte del mio piano non è finita qua: decido di porre il mio figlioletto nel passeggino e di presentarmi nella classe di Julian con lui per dare una bella lezione di vita ai suoi compagni e li conduco in aula magna, dove li aspettano anche i miei di ginnastica. Ovviamente, tutti si precipitano da lui perché i bimbi piccoli suscitano tenerezza.
Io chiedo: "Perché non considerate anche il vostro compagno come state facendo con mio figlio? Sono due individui diversi per aspetto ed età, ma sono accomunati da una cosa, se notate. E da questa cosa siete accomunati anche voi a loro due: siete umani anche voi, caratterizzati ognuno di voi da somiglianze e diversità. Se, al posto di associare la parola "diverso" alla parola "strano" la si affiancasse a "particolarità di..." oppure "punto di forza" o una qualsiasi altra concezione positiva, forse imparereste a conoscervi meglio e a rendervi conto che ognuno di noi è unico a modo suo". A quelle parole, noto che il riscontro è positivo e penso di essermi guadagnato il rispetto dei miei studenti. Quando torno a casa, le ragazze si congratulano con me perché hanno saputo del mio discorso e mi fanno capire di quanto io sia una persona che merita e che può dare tanto. Anche Syria è sulla stessa lunghezza d' onda di loro tre e confessa che ha sempre saputo, in cuor suo, che sono un ottimo insegnante capace di insegnare il più importante dei capitoli: la vita.
In effetti...pensandoci bene, forse quel giorno ha cambiato la mia visione del mondo in meglio ed ho imparato a vedere in maniera positiva la mia sensibilità che, in passato, ero abituato ad associare solo ai guai. E posso anche dire che è stata una delle giornate più belle ed emozionanti della mia vita, impreziosita da un piccolo evento che mi ha fatto piangere di gioia: Heron si è alzato da solo sulle sue gambine appoggiando le manine sul tavolino del nostro salotto. Anche se non ha camminato, si tratta di una tappa importantissima che mi ha fatto capire che tutto è possibile se lo si vuole e che con volontà e determinazione si può attuare qualsiasi cambiamento e raggiungere qualunque obiettivo.
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