Capitolo 58
Sono qua in camera da solo e continuo a chiedermi cosa c' è che non va. Ho delle figlie splendide, una nuova relazione stabile e solida, sono in salute e sto per diventare padre di nuovo, anche se mi sto avvicinando ai quarant' anni. Eppure sono triste e, a volte, mi faccio dei pianti silenziosi. Mi rifiuto di credere che la mia "cara amica" stia tornando a farmi visita. Suvvia Lennart, dove è finito il carattere grintoso sviluppato negli anni?! Semmai, preferirei credere che sia ansia nel dover aspettare i risultati dell' amniocentesi, esame fortemente consigliato alla mia compagna, in quanto over 35. No Lennart, nemmeno questo pensiero va bene perché il tuo cucciolo o cucciola nascerà sano e forte e lo sai bene. Allora perché stai piangendo in questo momento? Sento la porta aprirsi e cerco di asciugarmi le lacrime il più presto possibile. Ho mentito a mia figlia quando le ho detto che piangevo per la saliva che non riuscivo a deglutire. Non voglio che sappia che sto perdendo positività, in un momento come questo, in cui devo sostenerla visto le condizioni del suo fidanzato, che comunque pare che in queste settimane abbia risposto abbastanza alla radioterapia. "C' è nessuno?!" grida Kamala. Si sono sicuro che sia lei perché ha un timbro di voce leggermente più profondo rispetto alla sorella Aaliyah, ed è l' unica cosa che le distingue. La saluto. Lei viene in camera e capisce subito il mio sguardo. Non sono bravo a fingere quando sono giù di morale, purtroppo. "Papà...che ti sta succedendo?! Sei strano ultimamente! Stai più sulle tue, parli poco...e poi...non sei felice di accogliere una nuova creatura tra le tue braccia?" mi sussurra appoggiando una mano sulla mia spalla. A quel punto, non appena sento parlare del bimbo in arrivo, ritorno a piangere, ma non capisco perché. Lei non si schioda da camera mia. Anzi. Vuole darmi un abbraccio. Mi sa che la mia "amica porta tristezza" è tornata a trovarmi, ma, rispetto a quasi vent' anni fa, ho gli strumenti giusti per tenerla a bada senza medicinali e ricoveri, come ho già fatto altre volte. Solo che stavolta ho più paura, perché giocare a calcio sapendo che Arya mi stava vegliando durante le partite era ciò che mi spingeva a ritrovare l' equilibrio con me stesso. Ora non gioco più e non so dove trovare queste energie positive, ma so che posso farcela. Una cosa che mi hanno sempre detto è che, una volta che con la depressione ci entri in contatto, devi riuscire a fartela amica perché potrebbe venire a trovarti in qualsiasi momento della tua vita e la sua visita potrebbe durare pochi giorni, come infiniti mesi. Evidentemente le devo stare proprio simpatico se è venuta ancora da me! Se fosse una persona, avrei ancora più paura a chiederle se mi trova bello, ma la risposta sembra essere scontata, dal momento che le piaccio così tanto. Comunque, noto che mia figlia sorride e sembra voler portarmi in un posto speciale. Sì, e vorrebbe pure che le insegnassi a guidare, ma non posso perché è ancora minorenne. Ci troviamo al parco in cui io e Syria ci siamo tenuti per mano la prima volta. Temo che mi stia per arrivare una proposta di matrimonio alla Sadie Hawkins, ma poi rinsavisco e ritorno alla realtà. Il contesto, però, potrebbe anche essere adatto, visto che è presente la famiglia al completo.
-Hannah: "Mamma!"
-Aaliyah e Kamala: "Papà!"
-Tutte e tre in coro: "Volevamo comunicarvi che siamo state promosse tutte e tre e vogliamo mostrarvi le nostre pagelle!"
A quel punto, le ragazze ci consegnano il formato cartaceo delle loro pagelle scolastiche ed io e Syria non possiamo che esserne più fieri: hanno ottimi voti in tutte le materie e il giudizio degli insegnanti sottolinea dei margini di miglioramento incredibili. "Bravissime ragazze! Siamo orgogliose di voi!" esclamo io, da parte di entrambi. A quel punto, Syria, chiede di Achraf e Julia come sono andati i loro scrutini, visto che non li ha come alunni. Kamala mi conferma che Achraf è stato promosso a pieni voti anche lui. Poi cala il silenzio e Aaliyah inizia ad emettere qualche suono. "La mia ragazza, invece, è stata rimandata in un paio di materie!" esclama l' altra mia figlia gemella non scandendo troppo le parole. "Scusa cosa?! Cosa significa la tua ragazza?! Io ed Hannah non ne sappiamo nulla?!" chiede Kamala sconvolta, visto che Julia è una delle sue storiche amiche. Aaliyah ci spiega che la relazione è iniziata da pochissimo e che Julia non era pronta a confessare di essere lesbica. Inoltre, sempre Aaliyah ci rassicura dicendo che lei vive la sua bisessualità senza farsi problemi: se alle persone sta bene, meglio, altrimenti ciao ciao! Lei è questa, è fiera della ragazza che è diventata e non vuole nascondere più nulla di se stessa. Vuole diventare un modello di riferimento per le altre persone ed aiutarle a conoscere meglio il loro io e ad esprimere loro stessi nella maniera più completa possibile. Ma non è sicura che la sua strada possa essere la psicologia, perché conserva ancora il sogno di scrivere un romanzo. Beh, se decidesse di dedicarsi alla stesura di un libro avrebbe una trama pronta da cui prendere spunto: la nostra famiglia e tutti gli avvenimenti che si sono susseguiti negli ultimi mesi. Se poi si pensa che un trio di amiche sono diventate due sorellastre ed una cognata...davvero incredibile.
Le tre ragazze, dopo un po' se ne vanno e ci lasciano da soli. "Kamala mi ha parlato un po' dei tuoi momenti di tristezza che sono arrivati in alcune fasi della tua vita e sono davvero molto colpita di come lei ti sia sempre stata accanto. Mica tutti i figli hanno queste attenzioni nei confronti dei genitori!" mi dice Syria, mentre camminiamo mano nella mano. "Come mai tiri fuori questo discorso?" le domando io, cercando di deviare il focus della conversazione su altro. "Beh...perché lei ti conosce da quando è nata, quindi le ho chiesto come poter aiutarti in questo periodo, visto che ho notato anche io che sei cambiato." prosegue lei nel suo discorso. Io continuo a voler negare di essere triste ai miei familiari. O almeno, non vorrei parlarne fino a quando non scavo a fondo a sufficienza nella mia anima per trovare la causa scatenante. Dentro di me, però, so che questa volta è diverso ed assomiglia di più alla mia prima esperienza con la malattia. Mi auguro di non dover ripetere quel periodo orrendo per filo e per segno, sebbene io ne sia più consapevole rispetto ad allora di ciò a cui posso andare in contro.
Quel pomeriggio, sento il bisogno di restare da solo e lo chiedo gentilmente a Syria, che acconsente. Continuo a camminare e cambio idea, nel senso che mi sale il bisogno di parlare con una terapeuta, così decido di chiamare quella con cui avevo parlato un paio di volte qualche anno fa, ad insaputa di Kamala. Lei si ricorda di me e la fortuna sembra essere dalla mia parte: ha un appuntamento tra un' ora!
Ora che mi incammino, arrivo nel suo studio con soli sette-otto minuti di anticipo. Mi fa entrare. Mi chiede come sto e non so che risponderle. Le racconto in generale un po' tutto quello che mi sta succedendo, ma quando arrivo al bimbo in arrivo, scoppio a piangere come un bambino piccolo che sente una melodia triste per la prima volta. "Mi scusi" singhiozzo io, dal momento che non riesco più ad articolare mezza frase. La terapeuta mi spiazza e mi chiede se ho, per caso, perso un figlio perché sembra proprio una paura legata ad una perdita passata. Sembra strano, ma Kamala non sa nemmeno che Arya era incinta quando è morta. Non mi ero mai sfogato con qualcuno al riguardo. "Cosa ha causato la morte della tua ragazza di allora?" mi domanda sempre lei. Le spiego che è stata stroncata, almeno secondo le autopsie, da un grave distacco della placenta improvviso che le ha causato uno shock materno, che non le ha nemmeno permesso di chiedere aiuto per la velocità in cui si è verificato il problema. Tra l' altro, hanno detto che Arya era più fragile di salute del previsto, dal momento che, di solito, questa complicanza non presenta gravi conseguenze se si manifesta agli inizi della gravidanza. Ma, come sempre, a me toccano le sfighe e le vicende strane. Una paternità normale, di fatto, non so nemmeno cosa significhi. Alla fine dell' incontro, la terapeuta mi consiglia di provare a riflettere su questa vicenda, perché, dal suo punto di vista, il trauma della morte di Arya e del piccolino che aveva in grembo, in realtà non l' ho superato e, sempre secondo lei, io non potrò mai amare nessun' altra come Arya, sebbene sia chiaro che tra me e Syria c' è una relazione pacifica e sana.
La strada verso casa sembra lunga ed eterna. Io non riesco a smettere di piangere. Arya mi manca più del solito. La cosa che mi dà ancora più tristezza è che inizio a confermare le teorie di quella ragazza con cui ho appena parlato: il motivo di questa seconda ondata di depressione della mia vita è proprio il mio terrore che possa accadere qualcosa alla mia compagna e rivivere quell' immagine davanti ai miei occhi. Proprio quell' immagine che, ogni tanto, mi si ripresenta nella mente e che guardo con gli occhi lucidi. Quando rientro in casa, mi precipito subito nella stanza della cabina armadio, che è dove mi nascondo nei momenti di maggiore introversione. Le mie lacrime non sembrano fermarsi. Troppi ricordi sono stati riesumati dalla mia mente ed ora il mio sistema è sovraccarico. Sento bussare. È Kamala, quindi la lascio entrare. "Stasera siamo solo noi due come ai vecchi tempi" mi comunica sedendosi al mio fianco. Le domando cosa intendesse e come mai non fosse da Achraf. "Aaliyah esce da sola con Julia, Syria ha la cena dei docenti ed Hannah non so dove vada, ma qualcosa mi dice che ha un appuntamento. Ah dimenticavo: oggi Achraf ha deciso di uscire con i suoi amici per una serata tra maschi." mi spiega, esponendo la lista degli impegni di tutti. Poi appoggia la testa sulla mia spalla, mi mette un braccio dietro la schiena e mi invita a sfogarmi, sussurrando che posso piangere quanto voglio perché non è vero che i maschi che versano lacrime sono deboli. Anzi, secondo lei sono più forti perché non hanno paura di mostrare la loro vulnerabilità.
Noto che si alza e che mi porge un cuscino. "Cosa vuoi fare, dormire qua dentro e per terra anche magari?" le domando confuso. "No...ti ho dato questo cuscino perché lo scaraventassi contro il muro. Sento che ne hai bisogno" ribatte lei. Questa affermazione mi blocca. Non riesco a sopportare l' idea che lei si subisca una scena del periodo vissuto prima che lei nascesse. So anche che se parto, non smetto più. Lei, però, mi sollecita a lanciarlo e la ascolto. Avevo dimenticato di quanto fosse liberatorio lanciare oggetti. Prendo in mano anche un paio di vecchie scarpe da calcio che mi saltano all' occhio e butto con forza pure quelle, mentre, intanto, Kamala è andata in cucina a preparare qualcosa per la cena.
Sì, ci risiamo, ma sto cercando di convincere me stesso che questo è il primo ed ultimo giorno di aggressività. Lennart non puoi cedere ora. Non puoi lasciar vincere questa brutta stronza: il tuo bimbo in arrivo deve crescere con un papà sereno ed emotivamente disponibile. E andrà tutto bene, ricordatelo sempre.
Mi reco in cucina per raggiungere mia figlia che sta cucinando e, intanto, la aiuto apparecchiando la tavola. In quel preciso istante si gira e mi chiede l' autorizzazione per preparare i tortini al cioccolato fondente con il cuore caldo. Vorrei dirle di no, perché un petto di pollo avrebbe sicuramente giovato di più al mio fisico, ma a volte si ha bisogno di coccole e quindi le ho confessato la mia acquolina in bocca non appena li ha nominati. E poi...il cioccolato è ricco di sostanze che stimolano l' area cerebrale legata all' umore, quindi niente sensi di colpa.
In ogni caso, vorrei comunicare alla depressione che pensavo di essere stato chiaro in passato, ma lo ribadisco: lei non mi fa paura. Ma, è palese che è testarda se spera di abbattermi di nuovo, non comprendendo che so già la tattica per batterla e schiantarla al suolo.
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