Capitolo 56
"Etchù!" è tutta oggi che continuo a starnutire e sento qualcosa che mi punge in gola. Spero che non sia in arrivo l' influenza, ma di solito lo capisco perché sono stanco e svogliato. Sto facendo la spesa e l' unica cosa, che non vedo l' ora di trovare, sono proprio le compresse alla propoli o alle erbe per la mia povera gola che brucia sempre di più.
Porto a casa le sporte e, nel tragitto, mi va via pure la voce. Essendo sabato, le ragazze sono a casa e stanno facendo i compiti, ma quando mi vedono entrare, mi chiedono se sto bene perché, secondo loro, ho una pessima cera. Sì! La mia gola e le mie corde vocali stanno talmente bene che sono costretto a comunicare scrivendo le risposte su carta, perché se parlassi, mi si sentirebbe a malapena. Raggiungo la mia compagna in studio che credo stia firmando dei documenti per la scuola. Mi guarda negli occhi. "Cristo santo amore mio! Sembra che tu abbia appena visto un fantasma! Stai bene?" mi domanda tutta preoccupata. Prendo un foglio di carta, starnutisco di nuovo e scrivo "più o meno" perché non riesco ad emettere suoni. "Non credo proprio più o meno! Tu non stai bene, a vederti!" "Credo sia un' allergia in arrivo, sai? Siamo a maggio..." provo a sussurrare. Syria mi va a prendere il termometro e mi invita a stendermi sul divano. Arrivano le tre ragazze. "Papà cosa possiamo fare per te?" domandano in coro le gemelle e, con quel nuovo filo di voce che mi è arrivato, le faccio tornare a studiare perché, altrimenti, stasera non si esce. A testa bassa, tornano in cucina e si scambiano con Syria che arriva con termometro e una pastiglia masticabile al miele ed erbette. Aspettiamo il verdetto. Lo sapevo. Non ho febbre. Prendo quella pastiglietta. Fa schifo come gusto, ma spero che funzioni.
Improvvisamente, sento un pianto disperato dall' altra stanza. Mi precipito a vedere che succede: è Kamala che è appena stata lasciata da Achraf per messaggio. Un vero abominio, soprattutto conoscendo la sua fragilità emotiva. "I maschi fanno schifo: sono insensibili e non capiscono nulla!" continua a gridare. Mi sento un po' offeso nel profondo, in quanto maschio, ma non dico nulla e lascio che si sfoghi come meglio crede. Kamala si alza ed esce di casa fumando di rabbia e ribadendo di voler restare da sola. "Dove vai?" vorrei tanto gridarle. Dopo circa mezz' ora, Kamala ritorna e sembra ancora arrabbiata. Credo che parlarne con Syria sia la soluzione migliore, ma, al momento, Kamala non sembra in vena di dialogo, specialmente perché non conosce il motivo di questa rottura improvvisa tra lei e il suo ragazzo. Sono ancora sul divano, con le gambe stese e la copertina perché mi è venuto un po' freddo. Non capisco se siano segni da sovrallenamento o da influenza primaverile, a questo punto. Vorrei accendermi la tv, ma non trovo assolutamente nulla che sia di mio gradimento. Kamala si è calmata e, dopo una prima reazione di pancia, sento che ha iniziato a ragionare a mente fredda e vuole capire bene le motivazioni di questo gesto inaspettato, soprattutto perché fino a ieri andava tutto bene e a gonfie vele. Inoltre, aggiunge che, secondo lei, deve essergli successo qualcosa di molto grave che lo ha portato ad agire così brutalmente e giura a se stessa che gli sarebbe rimasta accanto qualsiasi motivazione le avesse fornito in risposta.
Finalmente la compressa sembra dare i suoi frutti e mi restituisce un po' di voce, degna di questo nome. Mi alzo dal divano e vado a chiedere a mia figlia come sta. Non ne vuole più sentire parlare di questo discorso e si reca a prepararsi, assieme alle altre, per una cena con i compagni di classe.
Io, invece, vorrei approfittarne per fare una corsa, ma neanche il tempo di avvisarmi che suona il campanello. Mi chiedo chi possa essere, così vado ad aprire e scopro che Syria ha chiamato il medico di famiglia senza che lo chiedessi, perché vuole che io mi faccia controllare la gola. In effetti, la sua intuizione è giusta e, dopo la visita, mi sento dire che ho i linfonodi cervicali molto gonfi e che mi si sono formate delle placche proprio nella mia povera faringe. È probabile che esse siano dovute ad un' infezione batterica, quindi, mi prescrive degli antibiotici e riposo assoluto, oltre al consiglio di non utilizzare la voce a volumi troppo alti, anche perché mi sarebbe quasi sicuramente salita la febbre.
La nostra intenzione per stasera sarebbe stata quella di approfittare dell' assenza delle ragazze per avere un po' di intimità, ma forse non è il caso, viste le mie condizioni di salute e riteniamo opportuno che io dorma nella camera singola degli ospiti, al fine di evitare il contagio. Ed io che pensavo di essere immune a qualsiasi cosa grazie al mio stile di vita sano, a quanto pare non è così e oggi ho avuto la prova di quella piccola percentuale di fallimento delle mie difese immunitarie. Ma, come avrete visto e letto nei capitoli precedenti, ormai non c' è più nulla che abbatte noi Czyborra, quindi figuriamoci se una stupida infezione può sconfiggermi.
Quando, verso le 23:00, le nostre figlie rientrano a casa: sento che Kamala ha ripreso a piangere, ma anche le altre due non sembrano trasparire felicità. Io sono sveglio perché non riesco a prendere sonno per via della gola che sembra strozzarmi. Chissà quanto gonfia deve essere per non far passare alcuna goccia di saliva. Mi manca il respiro. Sto sempre peggio e, non serve nemmeno che lo dica, la previsione della febbre si è avverata.
In casa, c' è un silenzio di tomba quindi sento tutto. Non sono sicuro di aver capito, ma sembrerebbe che ad Achraf sia tornato il cancro che lo aveva tenuto assente da scuola, nella seconda metà dell' anno scolastico precedente. Io, da ragazzo sensibile e con molti dubbi riguardo il mio credo religioso, cado in un senso di tristezza infinita e mi chiedo se davvero Dio sarebbe in grado di permettere una malignità del genere, specie su un ragazzo di quindici o sedici anni. Per la seconda volta, per di più. Continuo a fissare il vuoto, ma non trovo risposte. Kamala bussa nella camera in cui mi trovo e mi riporta sul pianeta Terra. Vorrei tanto accoglierla sul mio letto, stringerla e dirle che anche questa battaglia si svolgerà con una vittoria, ma non desidero contagiarla e quindi le consiglio di rimanere sull' orlo della porta. Inizio a raccontarle di quanto fosse stata di aiuto la mentalità positiva che mi aveva trasmesso Arya, durante il periodo della mia depressione, dal momento che mi ha condotto verso la via della guarigione, ma veniamo interrotti proprio dalla sua voce che deriva dall' alto. "Cara Kamala, io mi rivolgo solo a te oggi, ma ho deciso di parlarti ora in modo che sia presente Lennart come testimone." annuncia come stesse iniziando un discorso filosofico. "Mamma sono tutt' orecchi e prometto di conservare con me ogni singola parola che pronuncerai" esclama lei con la mano sul petto. "La stessa sfida che era capitata a me, ora tocca a te: devi aiutare un miracolo a realizzarsi!" ma Kamala sembra confusa e vuole capire dove sua mamma voglia andare a parare. "Anche tu hai a che fare con un fidanzato che ha bisogno, non solo di cure, ma anche di amore e sicurezza. Tuo papà lo sa, anche se non ci fossimo conosciuti, sarebbero stati lui e la sua rinascita il miracolo a cui avrei voluto assistere prima di morire. Quindi ora passo lo scettro a te e ricordati che la trasmissione di positività e affetto, magari non guarisce completamente un male, però aiuta tanto la risposta delle cure. Figlia mia, ora è il tuo turno! Vi saluto e vi mando un bacio! Ciao!" conclude lo spirito di Arya, lasciando una sensazione strana in mia figlia che mi guarda e mi chiede: "E se il mio amore e la mia positività non bastano?". A quel punto, le confesso che ho toccato quasi con mano la morte pure io e le ricordo che anche Achraf è già sopravvissuto ad un male. Non per vantarmi, ma mi inserisco anche io in questo gruppo che io chiamo "Leoni sopravvissuti", perché sì, chi affronta certe cose sviluppa carattere e impara a ruggire come un leone.
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