Capitolo 49
Io, Julia e Hannah siamo sedute al nostro solito tavolo della mensa, sebbene non sia ora di pranzo, ma una semplice ora buca in cui avremmo voluto studiare in biblioteca, ma non c' era posto. "Che palle matematica!" dichiara Julia, la mia amica alta come mio padre, magra come un chiodo (ma mangia per dispetto) e dai lunghi capelli castani e lisci e gli occhi verdi. "No a me piace!" Risponde Hannah, l' altra mia amica dai capelli rossicci, gli occhi azzurri e le lentiggini e che comunque è più alta di me. Anzi, ad essere onesti, ci vuole molto poco ad avere una statura più elevata della mia, visto che sono alta solo un metro e cinquantacinque. Io prego loro di stare zitte perché bisogna studiare per andare bene a scuola e superare l' anno. Mi guardano malissimo. "Ma a te non è mai fregato nulla dello studio! Che ti prende!?" mi fanno notare in coro. "Assolutamente nulla, semplicemente si cambia" ribatto io, con un tono poco convincente. Mi guardano ancora più intensamente e sembrano volermi far confessare qualcosa. "E va bene...mi piace venire a scuola per stare con voi" rispondo. Ma non sembrano molto convinte. O meglio, penso che ci siano altri motivi sotto. In quel momento, suona la campanella del cambio d' ora e noi non abbiamo combinato un bel niente. Ora abbiamo proprio lezione di matematica ed è una delle poche ore che abbiamo insieme, in quanto una delle poche materie obbligatorie. Ci sediamo nel triplo banco in fondo all' aula. Arriva in classe la professoressa che è anche la vicepreside. Si tratta di un' insegnante dittatoriale: severissima, antipatica e che ci riempie di esercizi anche alla domenica, da quando ha scoperto la nuova funzione del registro elettronico. Appoggia la sua borsa per terra e pronuncia la frase più oscena che potesse uscire dalla sua bocca: "Buongiorno ragazzi! Vi annuncio con immenso piacere che vi accompagnerò in gita in Danimarca e che ci sarà pure il preside con noi" sembrando anche allegra. Noi tre ci guardiamo e ci scambiamo messaggi liberatori nel gruppo chat "la trinità divina", ma, per poco, non veniamo beccate da quella pazza isterica. E per fortuna, visto che i messaggi sono pieni di insulti e parolacce perché nessuna di noi la sopporta. E non solo noi. Quel giorno, però, davvero ci sembra più scialla del solito e non capiamo il motivo.
Cerchiamo di trovare una spiegazione conversando sottovoce:
-Io: "Non so perché, ma qualcosa mi dice che il preside c' entra in questa storia"
-Hannah: "Penso non sia mai successo che la scuola venisse lasciata senza preside e senza vice, in effetti"
-Julia: "Ma soprattutto...lei che è contenta di accompagnarci quando sappiamo tutti che detesta i ragazzi. Forse detesta no, ma è palese che non ha interesse per noi"
-Hannah: "La cosa più inquietante è che la sua felicità mi ricorda quella di mia madre di queste ultime settimane"
A quel punto, spalanco gli occhi e le chiedo che problemi ha per paragonare sua madre all' insegnante più cattiva della storia. Mi risponde che lei sospetta che sua madre abbia un nuovo compagno e che la prof abbia una relazione con il preside. Inoltre, crede che il suo futuro patrigno possa essere un bell' uomo. Il problema è che l' unico uomo di bell' aspetto che mi viene in mente che sia sulla quarantina è mio padre. Ma non è possibile che sia lui dai! Però, secondo le nostre ipotesi, il nuovo compagno di Syria è di sicuro più bello del preside, che, detta tra noi, è proprio brutto.
Suona un telefono in classe, ma è quello della prof che esce un attimo. Continuiamo la conversazione:
-Julia: "Ma ora che ci penso, non è sposata la prof?"
-Hannah: "Sai che hai ragione: mia madre la conosce da secoli in quanto sua collega e mi ha sempre chiesto come faccia a sopportarla quel povero cristiano di suo marito"
-Io: "No dai non ci credo! Quella donna è poligama sebbene sia acida più di un limone acerbo...e poi ci siamo noi tre che siamo belle e simpatiche...e non ci fila nessuno"
-Julia: "Kamala taci!"
-Io: "Cosa vorresti insinuare?"
-Julia: "Lo sappiamo che tu e Achraf vi state conoscendo e siete usciti anche insieme. Prima abbiamo finto di non sapere perché attendavamo la tua confessione"
Ok mi devo arrendere. Hanno capito il motivo che mi spinge ad andare a scuola volentieri. Ma io non so perché non l' ho detto a loro. Mi sento in colpa: di solito ci diciamo sempre tutto! Ma, per il resto della lezione, non riesco a fare a meno di pensare ad Hannah che sospetta di avere un nuovo patrigno a breve. Poi collego il fatto che ho visto papà al bar con lei, che lui si sta prendendo molta cura di se stesso...no dai, non è possibile! Non può sostituire Arya in questo modo.
Dopo la scuola, mi reco a casa di Achraf che oggi non è venuto a lezione. "Come stai?" gli chiedo non appena mi apre la porta. "Sto benissimo cara! Oggi avevo la visita oculistica e mi hanno detto che ho la vista di un' aquila!" mi annuncia tutto trionfante. Mi tranquillizzo. Credevo gli fosse successo qualcosa di grave. Non appena entro, la sua sorellina di cinque anni mi salta addosso. Che carina! Gli assomiglia pure tantissimo. "Facci l' abitudine perché è molto coccolona" mi avverte. Dopo avermi offerto un po' di pane arabo fatto a mano, mi chiede se ci siano state novità salienti oggi a scuola e gli riporto la nuova chicca della prof di matematica. Mi guarda scioccato e mi dice: "Sai che significa? Che a Copenhagen avremo la cena alle 18:00 e poi tutti a letto alle 21:00. L' anno scorso quella donna faceva video chiamate a tutti i professori che ci avevano accompagnati ad Amsterdam, per assicurarsi che venissero rispettate le regole e quelli del mio anno si sono presi una nota collettiva perché hanno osato chiedere ai prof più tempo libero". Io sono sconvolta ai massimi livelli, ma due cose non mi tornano: la prima, come fosse possibile che lui avesse presenziato alla gita dell' anno scorso, visto che frequenta gran parte dei miei corsi e la seconda, come si fa a prendere una nota di istituto. Inizia a raccontarmi che l' anno scorso non ha frequentato gran parte delle lezioni da marzo scorso in poi, a causa di qualche problema di salute dei quali sembra non voler svelare dettagli e, per questa ragione, ha preferito ripetere l' anno. Io non insisto perché me ne parlerà quando sarà pronto. Poi, tornando al discorso "gita" sostiene che ci possiamo scordare le camere miste e che non ci sarà scampo perché i prof sorveglieranno tutta la notte. Ci rimango male, ma non so perché, visto che non stiamo insieme.
A metà pomeriggio, mi reco verso casa ma papà non c' è. In quel momento, mi appare un angelo custode. "Ciao Kamala, sono Arya!" mi saluta. Io mi emoziono: "Ciao mamma, che bello vederti!" replico. Sembra emozionata dal momento che l' ho chiamata "mamma" senza esitare. Sembra anche così reale e mi sembra di poterla abbracciare. Lei è venuta per dirmi di godermi la vita ed essere ribelle sempre. Anche in gita! Questo perché se non faccio sciocchezze a questa età, rischierò di pentirmene per sempre. Aveva ragione papà: lei sa sempre dare consigli giusti e ti insegna a vivere. Mi ha ricordato che tutto è possibile e che ognuno di noi deve essere libero di esprimersi, ma sempre stando attenti a non ledere noi stessi e chi ci circonda. Non è di sicuro un rimprovero che annulla la bella persona che sono. Infine, prima di tornarsene in paradiso, mi consiglia di non tirarmi indietro con Achraf, perché non vuole che io commetta il suo stesso errore iniziale prima che si mettesse con Lennart. Devo sempre ascoltare il mio istinto perché è difficile che si sbagli. Mai negare a se stessi le proprie emozioni che si creano danni e basta. Grazie mamma, lo terrò a mente.
Non appena ritorno nella realtà, inizio a piangere in silenzio ed è proprio in quel preciso istante che arriva papà. Mi abbraccia. "Chi ti ha fatta soffrire?" domanda lui in allerta. Io rispondo che sono lacrime di gioia perché ho parlato con mamma per la prima volta. Mi consola dicendomi che, a volte, capita pure a lui. "Davvero una bella persona!" esclamo io, dando il mio primo giudizio concreto su di lei. Mio padre, dopo aver detto che era bella in tutti i sensi, riesce a farmi sorridere ed esprimo la mia gioia incontenibile di andare in gita più giorni per la prima volta. Lui mi guarda e sospetta che io stia nascondendo qualcosa, sottolineando che sono più intraprendente e, all' improvviso, mi piace la scuola. Allora come agisco? A mia volta, lo prendo in contropiede e gli dico che, a mio parere, è lui a nascondere un segreto profondo. Sembra tentennare, ma mi assicura che non c' è alcuna novità in arrivo. Poi si corregge e mi comunica che ha deciso di aprire un ristorante e che aspettava il momento giusto per dirmelo. Ma qualcosa non quadra: come mai, quell' uomo di trentotto anni che chiamano Lennart, è sempre più figo? E non lo dico perché sono di parte, ma è oggettiva la questione. A quel punto, decido di convocare una riunione su Zoom con le mie socie fidate. Sì, è proprio ora di indagare perché "qualquadra non cosa e i torni non contano".
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