Capitolo 47
Sono felicissima perché abbiamo spagnolo questa mattina ed è scattata la fine della mia punizione. Sono al cambio dell' ora e sto prendendo i libri dal mio armadietto. Entro in aula e mi siedo alla mia solita postazione in ultima fila. Entrano i miei compagni. Oh mamma! Quanto è figo questo ragazzo! Mulatto, occhi marroni, capelli neri, alto...la perfezione in persona. Entra anche la professoressa che annuncia che avremmo fatto un lavoro di gruppo per migliorare la conversazione. Dopo aver fatto l' appello, capisco che un certo Achraf avrebbe lavorato in coppia con me. È lui! Proprio lui! Si avvicina a me con un bellissimo sorriso. "Ciao Kamala!" mi saluta. Oddio sa il mio nome. Cado dalla sedia e lui si mette a ridere. Non è divertente! Penso che abbia capito e si pone una mano davanti alla bocca. Io balbetto un "ciao" misero. Mi chiede se sto bene. Io rispondo di sì e ricambio il sorriso. Finalmente, si siede di fianco a me e si presenta: "Come ben sai, sono Achraf, ho quindici anni e sono di origine marocchina" ma io lo fermo subito e sgrano gli occhi. Mi domanda se ho qualcosa contro i marocchini. "No è che anche mia mamma era di origine marocchina ed è morta prima che io nascessi" spiego io. Stavolta è lui a sgranare gli occhi perché non capisce. Gli spiego che sono stata adottata appena nata e non ho mai conosciuto ne i miei genitori biologici, ne mia madre adottiva. "Oh scusa non volevo intristirti" si scusa lui. Quando gli dico che ho un padre single che giocava a calcio, si illumina e mi chiede se sono figlia di quel Czyborra, una volta associato il cognome. La mia risposta è affermativa, ma lo prego di non dirlo a nessuno perché voglio mantenere un profilo basso. "Il tuo segreto è al sicuro con me!" sussurra. Lo ringrazio. Nel mentre arriva la consegna e noi dobbiamo parlare di...relazioni familiari. Mi vengono gli occhi lucidi e Achraf mi abbraccia. "Vuoi che ti accompagni fuori e ti offra qualcosa?" mi chiede dolcemente. Annuisco con la testa. Nel mentre, passa la prof a chiedere come sta procedendo con il lavoro. Lui chiede di poter scambiare l' argomento con qualcun altro e di accompagnarmi fuori a prendere un po' di aria. Lei acconsente ma ci chiede spiegazioni, che si riassumono con le seguenti parole: per Kamala è un argomento delicato. La prof sembra capire e ci lascia uscire. Ci rechiamo alle macchinette e mi offre una cioccolata. Essendo inverno, ci sta tutta! "Ti senti meglio?" mi chiede. "Sí, grazie. Sei molto carino a preoccuparti per me, anche se è la prima volta che ci parliamo." replico io, scatenando il rossore delle sue guance. Io, essendo figlia adottiva di un calciatore, ho sempre paura che le persone, una volta scoperto il mio segreto, vogliano essermi amiche solo per conoscere mio padre. Per questa ragione, non ho molti amici a scuola, a parte le mie due amiche storiche e preferisco stare sulle mie. Sono una ragazza piuttosto riservata e non mi fido molto delle persone e, sicuramente, aver saputo di essere stata abbandonata non mi aiuta di certo ad essere più aperta. "Ti piacerebbe trovarci per il compito?" mi propone, ma io sembro un po' indecisa al riguardo. So che sembra assurdo, visto che mi sono creata i miei film mentali con lui e che si è già mostrato un gentiluomo, ma vorrei testarlo completamente. Finita la mia cioccolata, che, se devo dirla tutta, credevo fosse più schifosa come gusto, rientriamo in classe. Mi fa notare che ancora non ho risposto e che ha paura di aver detto qualcosa di sbagliato. Se dico sì, ho paura si approfitti di me, se dico no so già che me ne pentirei. Questo è quel classico momento in cui non so se ascoltare la testa o il cuore. Intanto, una volta tornati ai nostri banchi, ci scambiamo i numeri di telefono e gli dico che ho bisogno di pensare. Sembra molto dispiaciuto, ma non insiste. Quando torno a casa, appoggio il mio zaino in camera e vado in cucina a bere un po' di acqua. "Ciao bella! Com'è andata oggi a scuola!?" mi urla dal bagno, non appena si accorge che sono entrata. Io mi limito a dire un timido "bene" ma lui viene verso di me e mi invita a sedermi sul divano perché capisce che ho bisogno di parlare. "Dimmi tutto!" esclama. Vorrei partire con una domanda. "Papà...pensi che se tu non fossi abbastanza famoso, la mia vita sarebbe più semplice?" gli chiedo guardandolo negli occhi. Mi sorride e mi domanda cosa intendo. "Sai...oggi a spagnolo ho conosciuto il ragazzo di cui ti parlavo. Si chiama Achraf ed è stato molto carino con me. Ma ho sempre paura che la gente si approfitti di me perché sei mio papà...e questo mi blocca!" spiego io. Mi mette il braccio dietro la schiena e inizia a parlare. "Sai figlia mia..." inizia. "Tua madre mi ha insegnato una cosa molto importante: che ci sono persone di tutti i tipi al mondo e che anche le persone vere esistono. Anche io, durante la fase nera della mia vita, avevo iniziato a pensare che la gente fosse tutta ipocrita, ma poi, ho capito che mi sbagliavo. Quindi, perché non provi a dare delle opportunità a qualcuno di esserti amico? Nessuno di noi è nato per stare solo e vedrai che con l' esperienza imparerai a distinguere le persone di cui ti puoi fidare, da quelle poco raccomandabili." mi spiega lui. Mi strappa un sorriso. È davvero il miglior papà che mi potesse capitare ed ha sempre le parole giuste per ogni situazione. Poi noto che vuole saperne di più su Achraf. Mi chiede di fargli l' identikit e quando gli comunico che ha origini marocchine, lui mi fa riflettere con: "Ha le stesse origini di Arya, non pensi che sia segno del destino?" ma io credo sia solo una semplice coincidenza. Non credo molto alle cose mistiche o che non presentano spiegazioni o certezze. Poi, alla fine della conversazione mi chiede perché non lo invito qua a casa nostra, dal momento che dobbiamo svolgere quel lavoro di gruppo. In quel momento, mi precipito a scrivergli su whatsapp e lui risponde subito.
Il pomeriggio seguente, suona il campanello e mi reco ad aprirlo. Ci mettiamo in studio e apriamo libri e quaderni. Alla fine, il nostro argomento è cambiato in "Cucina mediterranea" e, per saperne di più, accendo il mio portatile per non consumare tutti i giga del mio telefono, oltre che per avere la stampante già collegata in caso di bisogno. Devo dire che siamo molto in sintonia e sembra un bravo ragazzo, senza obiettivi loschi. Nel mentre, rientra a casa mio padre dopo essere stato a consultare delle persone per sapere come aprire un' attività in regola. Bussa alla porta della stanza e ci chiede se abbiamo bisogno di qualcosa. Achraf si gira e gli dice: "Salve signor Czyborra, come sta? È un vero piacere conoscerla di persona!" sfoggiando un' educazione impeccabile. "Bene Achraf grazie! Ma ti prego, chiamami Lennart e dammi del tu, che sennò mi sento vecchio" risponde lui in modo molto amichevole. Achraf mi guarda sorpreso e confessa di non essere abituato a dare del tu ai genitori degli amici, ma giura che si ricorderà che lui preferisce il tu al lei. Dopo questo simpatico siparietto ci chiede ancora se abbiamo bisogno di qualcosa. Rispondiamo che siamo a posto e ci lascia soli a lavorare, dicendo al mio amico di non esitare a chiedere qualsiasi cosa. Devo dire che la giornata è passata in fretta e sono davvero felice di aver iniziato ad oltrepassare il muro delle mie paure riguardo la gente. Sono fiera di me stessa perché mi sono aperta senza farmi troppe pare mentali e penso che possa essere un inizio verso una socializzazione degna di questo nome. Per questo strano fenomeno, non posso fare altro che ringraziare mio papà per avermi dato una spintarella ed avermi rassicurata. Per la prima volta in vita mia, credo che possa nascere una bella amicizia e inizio a pensare anche che, magari, conoscerò delle belle persone da qua, fino alla fine del liceo. Ho ancora così tanti anni da vivere ed è giusto che io viva avventure di tutti i tipi. Sì, perché la vita te la devi costruire tu ed ognuno di noi è artefice del proprio destino. È vero che fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio, ma, prima o poi si arriva al punto in cui bisogna buttarsi e rischiare. Ed ora è arrivato il mio momento...e, come si suol dire, o la va, o la spacca...
Ps. Io lo sto dicendo come se fosse la cosa più semplice del mondo, ma, conoscendomi so benissimo che non applicherò i fatti con altrettanta facilità. Ma ci devo provare...
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