Capitolo 33

Sono sempre io, il vostro Lennart! Mancano pochi giorni a Natale e io sto iniziando a trascorrere del tempo anche fuori dall' ospedale, sebbene abbia tre giorni di day hospital alla settimana obbligatori. I medici hanno deciso di allentare un po' la manica perché sono tre settimane filate che non ho pensieri suicidi e non lancio più oggetti tutti i giorni. Piango, mi arrabbio, mi sento inutile...questo ancora sì, lo ammetto. Non riesco ancora a vedere cosa c' è alla fine dell' arcobaleno. Anzi, forse non vedo nemmeno l' inizio sebbene le analisi abbiano rilevato un leggero rialzo dei valori di serotonina, ma proprio minimo minimo. La cura inizia a dare i primi effetti, ma è a livello mentale che avvengono i cambiamenti più importanti. So che i passi da fare sono ancora tanti, ma il fatto che io mi stia rendendo conto che, forse, una brusca uscita dalla vita avrebbe fatto soffrire i miei cari, lo reputo un grande passo avanti.
In questo momento, sono a casa perché ancora sono troppo debole per riprendere gli allenamenti. Come ben sapete e potete immaginare, per praticare sport a livello agonistico, è fondamentale avere la testa libera dai pensieri e massima concentrazione. Sono disteso sul divano a leggere un bel libro che tratta i meccanismi della felicità e del benessere, per poi passare a quello su come conoscersi meglio per superare la depressione. Sono sempre stato un sostenitore della cultura e credo che, se ti succede qualcosa di brutto, conoscere a fondo ciò che si sta passando, sia uno stimolo in più per trovare la forza di guarire. Vi dirò di più: oggi è uno dei giorni più positivi da quando sono in cura. Oggi mi è tornata la voglia di spaccare il mondo, ma sono consapevole che potrei cambiare umore anche tra cinque minuti: adesso voglio guarire, magari tra un' ora mi chiudo in me stesso e ritorno a pensare che non ce la farò mai.
Passa circa un' ora e mi arriva una notifica sul tablet che Robin e Gollo mi stanno chiamando. "Arya no?" penso tra me e me, ma accetto la chiamata comunque. "Cos' è quell' accenno di sorriso che vedo?" mi domanda Robin. "C' è un' infermiera carina in ospedale?" chiede Gollo. "No in realtà sono già innamorato di un' altra persona" rispondo io. "Sì, giusto che avresti una ragazza! Me ne dimentico sempre!" ribatte Gollo. "No non lei...vi prego non parliamo di lei che mi ha lasciato perché ero assente, ma non vorrei parlare neanche della ragazza che mi sono reso conto di amare perché so già che non ricambia i miei sentimenti." spiego io, confidando sul fatto che non mi facciano altre domande. Fortunatamente, non mi chiedono altro, ma temo possano aver capito di chi si tratta. Ecco che vi dicevo? Anche se oggi è una giornata migliore, basta veramente pochissimo per spazzare via tutto: Arya appare magicamente di fianco a Gollo e sono geloso da morire. Cosa ci fa lei a casa sua? Non dovrebbe essere in Germania a studiare? Mah, non capisco, ma se dovessi scoprire che stanno insieme, non so quanto potrei reggere. Però me lo merito. Me lo merito proprio. "Lennart tutto a posto?" mi chiede Robin, vedendo che sono sull' orlo di un' altra crisi di pianto. Vorrei poter rispondere di sì, ma mi riesce difficile. Anzi impossibile. Come se non fosse sufficiente questo, l' espressione di Gollo non promette nulla di buono e temo che la mia gelosia sia più fondata di quanto possa immaginare. "Da quant' è che va avanti la vostra relazione?" domando io in lacrime. "Da un paio di mesi: non volevamo dirtelo perché sapevamo che ci saresti rimasto male e non era nostra intenzione ferirti. Era un po' che era nell' aria. Scusami Lenny!" spiega Gollo. Arya tace ma non sembra molto a suo agio in questa situazione. Io non sono arrabbiato, lo confesso. Se lei è felice, è giusto che lo sia. Ma come faccio a dirle ciò che provo, adesso? Probabilmente sarà una cicatrice aperta per il resto della vita. Non voglio crearmi castelli in aria perché sarebbe una sofferenza ancora più grande. Mi sembra di essere tornato indietro ad un mese fa: mi vorrei buttare giù dal balcone, sbattere la testa e non svegliarmi mai più, ma sto cercando di resistere. Contatto la psicologa e chiedo di tornare in ospedale almeno per stanotte. Il ricovero è immediato e la mia stanza sarà sempre libera finché ne avrò bisogno. Dopo la cena che rifiuto, verso le nove di sera mi trovo Arya sull' orlo della porta che mi chiede se può entrare. Anche se non ho nessuna voglia di vederla perché sono ferito, la faccio entrare comunque perché mi rendo conto che ha fatto la tratta Bergamo-Genova da sola e quindi decido di accoglierla in maniera gentile. In parte sono contento che sia lì con me, ma sapere che non è disponibile mi urta. "Lennart" inizia lei delicatamente. Non so come, ma ci deve essere qualcosa che si attiva nel mio cervello quando la sento parlare: la sua voce è un calmante naturale. "Sai, abbiamo avuto una discussione io e Gollo dopo la videochiamata ed abbiamo optato per non proseguire la convivenza perché io non sono più sicura di quello che provo." continuo io, parlando lentamente e a bassa voce. "Arya...io invece ho capito che ti amo e non immagini nemmeno quanto! L' ho capito quando ti ho salvata quel giorno che ci siamo incontrati per strada: in realtà avevo già visto che eri tu" vorrei confessarle tutto d' un fiato, ma le parole non mi escono e mi limito a ricambiare la sua stretta di mano senza dire assolutamente nulla. In quella stretta, sento una forza di unione tra di noi e mi sento, per la prima volta, di poter dire che il rapporto tra noi due è un po' più solido. Lei, dopo circa una mezz' ora scarsa, si addormenta sulla poltrona vicino al mio letto e io sto lì, imbambolato a guardare il suo visino dolce che ricorda quello di una bambina che sogna le pecorelle e i prati verdi. Mi alzo un attimo perché devo andare in bagno, ma prima di entrare dalla porta le do un bacino sulla fronte, sfiorandola con le labbra e stando attento a non svegliarla. Nella maniera più delicata possibile, cerco di parlarle: "Arya! Ti prometto che starò bene e che un giorno, ti renderò felice" ma poi mi rendo conto che non so quante possibilità ci siano con lei e ritorno in me. Spero, inoltre, che non abbia sentito nulla, ma il dubbio è minimo, visto che sembra in una fase di sonno profondo. Dopo aver svuotato la mia vescica, torno a letto e mi pento di quello che ho appena detto e anche del bacino. Inizio a tirare pugni sul cuscino: nonostante si tratti di un attacco violento, è comunque un passo avanti verso la guarigione perché è avvenuto sul morbido e, anche questo, lo scrivo sul mio quadernino dei resoconti, che non è altro che un diario in cui scrivere emozioni e sentimenti, che mi ha consigliato la psicologa di aggiornare ogni giorno.
La mattina seguente, quando mi portano la colazione a letto, scopro che Arya mi ha portato una sana dose di felicità: un paio di cookies americani fatti a mano da lei e ha condiviso con me una anche una stecca di cioccolato fondente, che è considerato il cibo magico che aiuta a curare l' umore, grazie alle sue sostanze benefiche. Dopo questo piccolo gesto, la mia testa si divide tra mille dubbi esistenziali. Uno su tutti che spicca: ma io, come persona, me la meriterei una dal cuore d' oro come lei, che pensa sempre al bene altrui? Beh, visti i precedenti direi di no, ma forse, qualcuno che mi trasmetta energie positive sarebbe opportuno. Ma attenzione: al momento credo mi possa far bene solo a piccole dosi perché devo imparare a dare ascolto a me stesso e a convincermi che sono io l' unica persona che può tirarmi fuori dai guai della vita.

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