Capitolo 25
È tardo autunno 2030. Lasciare il proprio nido è sempre un colpo al cuore. Ormai ho compiuto trent' anni ed ho un figlio di quattro e una di due. Ma non è per causa loro che mi sto allontanando. Ho rovinato tutto con le mie stesse mani. Sono uscita di casa lasciando un biglietto di arrivederci a Lennart e ai miei figli. Che ha combinato? Lui nulla, ma io non mi merito tutto l' amore che mi ha dato in questi cinque splendidi anni. Ho tradito. Sì, ho tradito. Lo ammetto. L' ho fatto anche più di una volta, con la scusa degli impegni di lavoro, adesso che faccio la talent scout. Forse avete capito anche con chi, ma non farò nomi, in modo da lasciarvi il dubbio che sia proprio lui, oppure che sia un altro. O forse potreste pensare che sia più di uno? No, non mi sono spinta così tanto.
Ora aspetto, da poche settimane, un terzo figlio che non è di Lennart. Lui non lo sa, mi vergogno troppo di quello che ho fatto. Sono una codarda, non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo. Cosa mi ha spinto a fare questo? Lui mi ama e io amo lui, così credo. Ricordo ancora i primi tempi, quando credevo che lui potesse tradirmi da un momento all' altro, ed alla fine sono stata io a sfasciare una famiglia. Solitamente è la persona tradita a lasciare, ma qua ho voluto compiere un atto d' amore misto ad orgoglio e odio per me stessa e lasciare che lui si trovi qualcuno di migliore. Ho trovato una stanza d' albergo vicino all' aeroporto principale di Berlino, in attesa di trovare un volo per una meta sconosciuta o che mi ispiri. Suona il telefono, ma non ho voglia di rispondere. Suona una seconda volta, ma lo silenzio. Lo so che io e Lennart dovremmo affrontare la questione faccia a faccia, ma non ho voglia per niente. Mi stendo sul letto a piangere. Verso le otto di sera, mi chiama la reception e mi dice che una certa Aimee-Lynn vuole parlare con me. La faccio salire, ma in realtà è Lennart. Non dico nulla perché continuo a piangere. "Ho letto il tuo biglietto sul tavolo e il mio istinto mi ha fatto precipitare qui. Arya cosa ti sta succedendo? Non sei tu negli ultimi mesi! Ho sbagliato qualcosa?" mi chiede, sedendosi a fianco a me e ponendo una mano sulla spalla. "Non merito il conforto di un marito che mi ama lealmente e che ha sempre cercato di supportarmi. E soprattutto...che si è sempre fidato di me!" rispondo io. Gli faccio capire che non è lui che ne porta in grembo le conseguenze. Niente sembra fermare i miei fiumi di lacrime, ho rovinato la storia d' amore più bella che potessi avere. Chissà quante altre ragazze pagherebbero per essere al mio posto. "Mi ami ancora?!" mi domanda Lennart. Mi precipito sulla sua maglietta anche a costo di bagnarla di lacrime che lui non merita perché è molto meglio di me. Non so cosa rispondere. Lui inizia ad accarezzarmi sulla schiena e mi implora di tornare a casa per il bene di Thijs e Chloe. È troppo buono. Come può perdonare un reato simile?
Mi reco in bagno e come se non bastasse, in quel momento, perdo l' esserino che avevo in grembo tramite un sanguinamento che vorrei far passare per innocuo. Forse, quel fagiolino ha capito che non sarei stata la madre adatta per lui. "Abbonamento mensile?" mi domanda mentre sono nel bagno della stanza. Vorrei poter rispondere in maniera affermativa, ma sono costretta a confessare la verità e mi sento ancora di più in colpa. "Io non comprendo i miei sentimenti, ma tu non meriti una sgualdrina come me...ho aperto la serratura con un' altra chiave ed ecco cosa c' era dietro quella porta" aggiungo singhiozzando. "Posso dire la mia? Se tu non mi amassi più, non staresti così male e non ti preoccuperesti così tanto per il mio ipotetico malessere." si intromette Lennart nel mio monologo con me stessa. "Non c' è niente di sbagliato, in caso, a rendersi conto di non amare più una persona o che i sentimenti per lei o lui sono cambiati, basta esserne consapevoli!" prosegue. "Ma ti rendi conto di quanto è grave la situazione?" chiedo io esasperata. "Io ti amo ed ho tradito la tua fiducia mostrandoti il contrario!" esclamo senza concludere la frase perché la mia voce è rotta. In passato, io e Lennart avevamo promesso di non spezzarci i cuori a vicenda. Ho fatto peggio. Ho tranciato il cuore già pieno di cicatrici di un ragazzo che ha sofferto parecchio. Gli domando se posso stare da sola ed esce dalla stanza senza ribattere.
Trascorre qualche giorno e io sono ancora combattuta, ma torno a casa pensando ai miei figli, che quando mi vedono, mi saltano addosso. Loro mi vedono come un modello ma io sono costretta a sfoggiare un sorriso finto. Lennart vuole baciarmi ma io gli do uno spintone, non modulato nella forza, a causa della tensione e non tenendo conto che i piccoli ci stanno guardando. Proprio loro si precipitano a chiedere che succede e farci capire che hanno paura. "Andate in camera!" ordina Lennart sfoggiando un tono da generale mai sentito prima. I piccoli si precipitano senza nemmeno fiatare. "Scusa Lennart! Mi dispiace tantissimo! Ti sei fatto male?!" urlo io cercando di non piangere di nuovo e tentando di soccorrerlo. Come se non bastasse, i bimbi stanno ascoltando dalla scala e sentiamo una vocina che dice "Mi sa che mamma e papà non si vogliono più bene!" che ci spezza il cuore e ci lascia un nodo in gola. Che figura di merda!
Io e Lennart ci sediamo per terra sul tappeto ed accendiamo il camino perché fuori diluvia e fa freddo, il che si riflette anche in casa.
Affrontiamo una discussione da adulti e con la dovuta calma.
"Detta fuori dai denti...come fai a non essere incazzato per questa situazione?"
"Sinceramente non ne sento il bisogno di arrabbiarmi per una cosa del genere. È natura umana! Ti ricordi che, prima di sposarmi, mi hai beccato a guardare i porno e mi hai punito non schierandomi titolare e facendomi entrare per miracolo ai supplementari? Tu ti sei imbestialita, vero, ma sono istinti umani che possono avvenire e l' importante è ammetterlo a se stessi e alla persona con cui vivi. Se lo avessi saputo da terzi, probabilmente sarei una furia, ma io sento sincerità nel tuo cuore e so che tutto si può sistemare con un buon dialogo."
"Sì, mi ricordo!" sorrido, per poi tornare apatica. "Comunque io ti invidio: sai sempre tirare fuori il meglio dalle tragedie e hai una dote del perdono che è pazzesca."
"Ho imparato da una persona che mi sta molto a cuore che è seduta qua di fronte a me"
Regna il silenzio perché non so come rispondere ad una dichiarazione d' amore implicita come questa.
Io sono indecisa se restare o meno. Però ci concediamo un ultimo abbraccio e restiamo un po' a coccolarci. Avremmo potuto praticare del sesso riparatore, ma ci sembra superficiale ed inopportuno. I nostri figli scendono dalle scale e ci raggiungono. Thijs ci chiede se è tutto risolto e Chloe si limita a sedersi di fianco a noi. La decisione finale è quella di prenderci un periodo di separazione perché amare significa anche questo: lasciare spazio e concedere una vita migliore. Senza contare che, non sempre le persone che si amano possono restare assieme perché ci sono troppe variabili e troppi imprevisti. Come posso dormire nello stesso letto di un ragazzo che non riesco nemmeno a guardare dritto negli occhi? Non penso ci sia alcuna risposta positiva a questa domanda.
Io preparo le mie valigie e cerchiamo di spiegare ai piccoli che, a volte, è meglio stare da soli per il bene della famiglia. Prima che esca dalla porta, Lennart, con gli occhi lucidi, mi dice: "Se ti lascio andare è solo perché tu lo vuoi e te lo concedo solo ed esclusivamente perché ti amo e non posso costringerti a stare con me, se credi che non sia più la soluzione giusta per noi" io, a mia volta, commossa, rispondo: "Anche io ti amo, e ti amerò per sempre, ma devo andare per la mia strada. Sei troppo puro per il mio cuore peccatore! Ti prometto che ci sentiremo per i bambini. Non è di sicuro il lieto fine che ci aspettavamo, ma a volte i piani della vita cambiano!" e, prima della mia uscita di scena, ci diamo un ultimissimo abbraccio, ma questa volta è definitivo. Non appena esco da quella porta, inizio a vedere tutto nero, a non sentire più nulla e perdo tutti i sensi.
Quando mi sveglio, mi rendo conto di essere in un letto di ospedale, con Aimee-Lynn seduta al mio fianco, che mi dice che sono stata in coma per sei mesi, dopo aver sbattuto la testa. Wait!? La mia storia con Lennart?! Io allenatrice!? I miei calciatori!? Chloe!? Thijs!? Non sono mai esistiti!? La risposta è no e mi rendo conto che è stata tutta una mia invenzione creata dal subconscio, che mi ha fatto capire che rimanere sui libri non mi avrebbe aiutato ne nella carriera, ne, tantomeno a trovare l' amore, che risulta essere qualcosa di inaspettato. È come se avessi toccato con mano la necessità di dover fare esperienze e buttarmi nel mondo. Ma, evidentemente, un fondo di verità nella storia che ho vissuto in questo mondo parallelo c' è: la mia amica mi porge una lettera che ha trovato lei un giorno, quando è stata ordinata dai miei genitori di riordinare le lettere di speranza a me indirizzate. Non era di molte parole, ma chiaramente diceva: "Ciao! Quando ti risvegli contattami che ci facciamo una bella chiacchierata, visto che un uccellino mi ha detto che sei simpatica e che tuo fratello è la mascotte dell' Heracles! E ti regalo anche una mia maglia autografata!" firmata "Lenny!"
E di sicuro l' uccellino si chiama Robin...quel Lenny non era di certo mio fratello...ma non mi devo montare la testa perché so già che insieme non ci staremo mai. Devo imparare a credere che esistono le coincidenze...eccome se esistono...
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