Capitolo 22

Non potendo Lennart più giocare ed essendo io tornata in maternità perché finita sia la mia ultima stagione e la mia carriera in panchina per scelta, decidiamo di trasferirci a Berlino, città natale di lui, per il cambio di ambiente che era necessario da tempo. Viviamo in un appartamento in centro, grande quanto un piano intero Non abbiamo ancora deciso che carriera intraprendere. O almeno io non ho deciso: Lennart si sta informando per aprire una scuola calcio per bambini. Anzi, ad essere sinceri, a lui piacerebbe lavorare con bambini che vivono delle difficoltà o dispongono di handicap di qualsiasi genere. Nel mentre, sta anche valutando se sottoporsi al nuovo intervento che gli permetterebbe di guarire la sua cardiopatia, ma non sembra convinto dalle statistiche poco incoraggianti. Ma cos' ha di preciso? Il nome del problema non lo so nemmeno io, ma, da quel che ho capito, a volte capita che il suo cuore abbia, come, dei blackout e si fermi per qualche secondo. E che gli è sempre andata bene: il novantanove percento delle volte, la conseguenza è stata una ripresa super accelerata del battito, a volte accompagnata da vomito: per questo, la diagnosi iniziale era stata di aritmia. È stato difficile, arrivare al problema, anche per colpa della sua stessa frequenza: potrebbe capitare che esso non si presenti per mesi o anni, oppure un caso in forma asintomatica che ne medici ne macchinari rilevano. Nella sfiga, penso che se non fosse capitato nella forma più grave qualche mese fa, non si sarebbe mai arrivati a conoscere il tutto e Lennart potrebbe non essere più qui a colorare le mie giornate.
Al momento, io e mio marito, stiamo girando per i campetti in cerca di bambini da reclutare. Sebbene molti attirino la sua attenzione, pensa che non sia giusto privare di un sorriso e di un' opportunità nessuno. Così, valuta l' idea di aprire a tutti. Decide di chiedere opinioni ai suoi colleghi calciatori che approvano e a Robin un aiuto psicologico, per il quale, ovviamente, si rende disponibile.
Io, invece, sto piuttosto bene e questa seconda gravidanza non mi sta dando particolari sintomi, se non una fame da vitello che devo monitorare se non voglio esplodere. Ho una figura completamente diversa rispetto a quando aspettavo Thijs: ora si vede e si comprende bene a che mese sono, ovvero al sesto. Lennart, come ben sapete, ogni tanto ha degli attacchi di follia e, quando mi ha proposto il nome mi ha detto: "Devo confessarti che amo un' altra donna!" io volevo prenderlo a pugni quel giorno, ma poi ha aggiunto: "Si chiama Chloe e mi chiamerà papà!" e mi sono calmata, anche se ho ribadito che non sono scherzi da fare. Thijs sembra aver preso bene la notizia dell' arrivo della sorellina, tanto che, a volte, si avvicina al mio pancione e le parla, dicendole che lei è solo sua e nessun altro la potrà toccare o farle del male. Lennart, invece, dice sempre che, secondo lui, Chloe sarà la sua versione al femminile e che sarà stupenda quanto lui. "Modestia vola basso! Anche la mamma è di ottima garanzia!" mi piace rispondere, per poi metterci a ridere e baciarci.
Quando torniamo in casa, Lennart mi raccomanda che, a progetto avviato, io lo avrei aiutato con gli allenamenti da proporre, vista la mia esperienza. "Bagnetto di papà!" grida ad un certo punto Thijs. Ormai Lennart è diventato papà a tempo pieno e gioca sempre con lui. Da quando gli ha fatto il bagnetto quella volta, vuole sempre che glielo faccia lui. Io, a volte, mi sento un po' esclusa, così gli chiedo: "Ma la mamma cosa sa fare?" gli domando. "Mamma cuoca, cucina papà schifo!" esclama su due piedi. Non vi dico la mia faccia allucinata perché non so come abbia imparato a dire la parola schifo. Lennart invece ride come un pazzo perché sa benissimo che ha ragione, ma entrambi preferiremmo che dicesse "non mi piace" poi continua e dice: "Mamma buona, mamma saggia!" stupendomi nuovamente per la ricchezza del suo vocabolario, ma questa volta in positivo. A quel punto, Thijs si rivolge a suo papà e gli chiede scusa per aver usato quella parola. "A Thijs non piace cucina papà!" si corregge. Così lo prende in braccio e gli cerca di far capire che ognuno di noi ha dei talenti e degli ambiti in cui proprio non riesce. "Magari tu diventerai un grande chef, e dopo insegnerai a papà qualche bella pietanza." gli dice infine. Thijs sembra divertito all' idea ed, infatti, il suo gioco preferito è diventato subito una cucina che gli abbiamo regalato lo scorso Natale. "Lo porto su a lavarsi, cosa dici se andiamo a mangiare fuori questa sera?!" mi propone. Io accetto l' offerta perché a volte è necessario uscire dalla routine.
Durante il tragitto, incontriamo un bimbo seduto su una panchina che sembra essere mendicante. Avrà avuto sette anni circa. "Hey piccolino, che ci fai qua tutto solo?!" chiede Lennart avvicinandosi a lui. "La mia famiglia è molto povera e i miei genitori hanno perso il lavoro da poco. Io voglio giocare a calcio e avere una vita normale" ci spiega. "Hai trovato le persone giuste! Portaci dai tuoi genitori che abbiamo un' idea!" mi intrometto io. Il bambino misterioso, che si chiama Jakub, abita a pochi metri dal luogo di incontro in una casetta probabilmente offerta dallo stato. "Ho trovato un aiuto! Aprite!" urla Jakub davanti al cancello di casa sua. Ci fanno entrare perché ci riconoscono e ci offrono un tè con biscotti fatti in casa. "Abbiamo una proposta" esordisce Lennart dopo una classica chiacchierata alla base di presentazione e il classico "come stai?!" tipico di qualsiasi conversazione. I genitori di Jakub sembrano essere propensi ad ascoltarci. "Noi vi offriamo una cifra di 8000€ per rimettervi in piedi, finché io preparo le pratiche per aprire la mia scuola calcio, alla quale vostro figlio sarà iscritto gratuitamente perché vi assumeremo all' interno dello staff." spiega Lennart, cercando di essere il più convincente possibile. "Non possiamo accettare!" risponde la signora. "Fidatevi di noi, mio marito ha questa idea di aiutare gli altri, da quando ha scoperto di essere cardiopatico. Pertanto, ha cercato la maniera più altruista di restare nel settore calcistico e condividere con tutti l' idea che non c' è niente che possa ostacolare una carriera dignitosa." concludo io. I genitori di Jakub sembrano entusiasti e decidono di offrirci una cena, a loro detta, che non rispetterà di sicuro i nostri standard qualitativi, ma noi concordiamo sul fatto che anche le cose semplici possono essere buone e che è bello tornare ad una vita normale e pratica, come se non avessimo pazzi sfegatati che ci chiedono foto o autografi tutti i giorni. Senza contare che è importante non dimenticare che non sono soldi e fama a portare felicità e serenità, ma i piccoli gesti di tutti i giorni.

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