Capitolo 12
Segno del destino: ieri una gattina piccolina e pelosa, dal manto rossiccio, è approdata nel giardino del nostro condominio ed abbiamo deciso di adottarla, una volta appurato che a Lennart non creasse problemi. Cara! È da circa un' ora che sta rilassata, sulla sua pancia tutta rannicchiata, a godersi le coccole e fare le fusa che si diffondono per tutto l' appartamento. Sembra quasi che abbia capito il suo compito. Con me, invece, è più contenuta, anche se una volta si è strisciata tra le mie gambe, strofinando la testina. Anche se è stata abbandonata in passato, questa splendida felina sembra aver trovato in noi la sua nuova casa: evidentemente le piacciamo proprio. Terminata di scrivere la lista di acquisti per preparare la cameretta all' arrivo del piccolo, approdo in salotto. "Amore! Perché non stai facendo la sessione di allenamento in casa, come avevamo concordato per i giorni di riposo da quello tradizionale?" Sei sempre più pigro e questo non va bene!" esclamo abbastanza nervosa. "Come posso disturbare una creatura così tenera e coccolosa?!" mi risponde come fosse cascato dalle nuvole. "Se non vuoi che ti chieda le analisi di sangue e glicemia ogni tre giorni, ti conviene mostrarmi con i fatti la promessa che ti saresti messo in riga e ti saresti preso cura di te stesso! Pensi che non me ne accorga che stai facendo di tutto per lavorare il meno possibile e che ti alleni solo se mi avvicino?!" continuo sempre più alterata e prendendo in braccio la gattina. A quel punto, Lennart si alza in piedi e sembra andare nella stanza-palestra dall' altra parte dell' appartamento, ma lo tengo fermo per il polso e gli chiedo di svuotare le tasche dei pantaloncini. In un primo momento, si oppone, sostenendo che devo farmi i cazzi miei, ma poi cede e i miei sospetti si rivelano...peggio di quanto immaginassi: nelle tasche nascondeva di tutto e di più: caramelle, cioccolatini e altre schifezze piene di zucchero, coloranti e, nel caso di cioccolatini elaborati, olio di palma e palmisti. Ovviamente che fine avranno mai fatto questi "cosi"? Nel cestino, dove altrimenti. Iniziamo a litigare ed io inizio ad accusarlo di non essere un buon padre perché non sa nemmeno stare dietro a se stesso, figurati ad un bimbo. Ha pure il coraggio di ribattere, ribadendo che io sono superficiale e non voglio comprendere i suoi disagi fino in fondo, perché teme che io creda siano sue scuse per non fare le cose in un certo modo. Io sono esasperata, riappoggio la micia per terra: "Spero tu ti renda conto che ti stai facendo del male da solo!" gli urlo contro. "Dai sentiamo come?!" mi risponde indietro. "No non capiresti" finisco la conversazione uscendo e sbattendo la porta d' entrata di casa. Forse è meglio se stiamo un po' da soli per oggi. Sull' orlo di una crisi di nervi, chiamo Robin perché ho bisogno di sfogarmi e gli chiedo delle opinioni su come aiutare Lennart a superare tutto ciò. Mi spiega che gridargli contro non serve assolutamente a nulla, in questo caso, perché è come se lo andassi a sminuire. Piuttosto, mi consiglia di mostrargli i danni della sua dipendenza una volta recuperato il raziocinio e aiutarlo a liberarsene in maniera graduale, man mano che aumentano i benefici. Inoltre, aggiunge che più dialogo e ascolto si instaura tra di noi su questo argomento, più è probabile che, sfogandosi, si arrivi alla causa che ha generato il problema e risolvere il tutto a monte. Lo ringrazio e iniziamo a parlare del più e del meno, tra cui come procede la mia gravidanza e mi ripete i complimenti per i piccoli miracoli che sto face con la mia squadra, che gli ricorda i tempi d' oro della sua Atalanta. Tra l'altro, mi confessa che ha avuto una crisi di matrimonio, proprio per colpa della mia migliore amica, ma che, per fortuna, è stata superata al meglio. Lo fermo un attimo: perché io non ne sapevo nulla? Allora mi spiega che, per un breve periodo, è stato costretto a sospendere le sedute di terapia, perché si era infatuato di lei, ed aveva iniziato a trascurare la sua famiglia e che per tentare di dimenticarsi di lei come amante, aveva iniziato a frequentare siti di incontri, ma la sua povera moglie se n'è accorta e sono rimasti a vivere separati per poco più di un mese, fino a quando lui è tornato da lei e dal suo figlioletto, chiedendo scusa in tutte le lingue da lui conosciute e ammettendo di essere stato un gran coglione. Le scuse, sono state accettate, ma il periodo di prova di fiducia è stato il più duro della sua vita: infatti, ora che ci penso, c'è stato un periodo in cui risultava sempre uno dei peggiori in campo e che sembrava sparito dalla faccia della terra. Terminata la chiamata, telefono subito ad Aimee-Lynn per sentire la sua versione di questa storia: lei conferma tutto, ma mi ribadisce che lo trova lo stesso un bravissimo ragazzo, perché dotato di una sensibilità innata e mi ricorda che i sentimenti non si possono guidare e che tutto può accadere, anche quando non ce lo si aspetta per niente. Quanta verità: non sono solo i sentimenti a non poter essere controllati, ma, in parte, anche la vita perché certi avvenimenti non si possono ne prevedere, ne prevenire.
Il mio umore si era ormai calmato e decido di ritornare a casa, dove mi accoglie la nostra gattina. "Lennart! Sono tornata!" lo chiamo. Mi emoziono, sento la cyclette accesa: significa che la litigata ha funzionato! Mi reco nella stanza e sento che ha il fiato corto, nonostante avesse iniziato da venti minuti circa. Quando mi vede, mette in pausa un attimo e scende dalla sella. Mi abbraccia e mi ringrazia per la discussione molto accesa che abbiamo avuto prima, quando io ero pronta a scusarmi, perché anziché attaccarlo, avrei dovuto chiedergli se sta bene, ma gli ricordo che quella conversazione va portata a termine con calma e tranquillità. "Avevi ragione su tutto: sono pigro, stanco, senza energie e fuori forma come non mi era mai capitato in tutta la carriera. L' essere indisponibile non è più una scusa che regge: devo darmi una svegliata se voglio riprendere in mano la mia vita!" mi confessa. "Tu intanto finisci la scheda che ti ho preparato, io vado a lavarmi e mettermi qualcosa di comodo, che poi trattiamo l' argomento.
Passa circa un' ora e io sono seduta al tavolo con degli schemi da spiegare e mostrare al mio boy. Eccolo che arriva, ovviamente con la micia in braccio. A quella visione mi sciolgo dalla tenerezza che mi trasmette. Si siede e la appoggia sulle sue gambe, in attesa che si addormenti a suon di un' altra sessione di carezze. Poi torno in me, e gli spiego tutti gli effetti collaterali a cui rischia di andare in contro, se continua su questa strada. Credo anche che lui abbia la glicemia alle stelle ed è in quel preciso istante che scopre che non è uno scherzo, il fatto che io abbia comprato l' apparecchio apposito. Decido di misurargliela: sì, è alta, ma per fortuna non quanto ero preparata a segnarmi, quindi significa che la situazione è stata presa in tempo ed è più facile da monitorare. Senza contare che se non curiamo subito questa sua piccola dipendenza, potrebbe sviluppare effetti cronici fino ad arrivare ad un iper sensibilità al glucosio, o peggio...al diabete, oltre al fatto che alti livelli di zuccheri ed insulina favoriscono l' aumento di peso e tolgono energie. Da questa spiegazione sembra scosso e mi spiega che lui, durante i miei allenamenti, ha, a volte, la sensazione di svenire nell' ultimo periodo, ma non si ferma perché ha paura di essere sgridato ed etichettato come "buono a nulla": la spiegazione risiede nel fenomeno chiamato "Craving", che prevede una richiesta di assunzione di zuccheri sempre più frequente da parte del corpo, tramite dei bruschi cali in ipoglicemia più o meno severa. In ogni caso, gli ricordo che, quando succede, è meglio che si fermi un attimo e chieda aiuto allo staff medico.
Gli scende una lacrima dall' occhio sinistro, che io gli asciugo con il mio fazzoletto di stoffa. "Non c'è bisogno di piangere!" esclamo. "O meglio, se vuoi farlo, sfogati pure, ma risolveremo tutto e lo faremo insieme!" continuo. "Mi sono rovinato con le mie stesse mani! Avere la sensazione che nessuno apprezzi le tue qualità fino in fondo è terribile, non poterle mostrare al mondo intero perché sei fragile di mente e corpo, è ancora peggio!" mi svela. "Se ti va di raccontarmi, com' è iniziato tutto questo?" gli domando con estrema delicatezza. "Già prima ero poco considerato, ma devo essere sincero... quando ti ho conosciuta ed abbiamo iniziato a frequentarci, mi hai dato speranza di riscatto, ma poi mi sono visto prendere solo porte chiuse in faccia dai medici, che non mi reputavano mai idoneo per riprendere la carriera e mi sono rassegnato: a mente fredda e cosciente, mi rendo conto che ti ho sottovalutata, ed anche alla grande! Tu ci sei sempre stata per me e non hai mai smesso di credere in me! Mi dispiace essermi rifugiato nel cibo, e non nelle tue braccia a chiedere consolazione." Lo fermo immediatamente, perché la sua reazione a tutto è molto probabile che sia nata dal suo subconscio e non si deve sentire in colpa per quello che è successo. Poi, gli confesso che anche lui non aveva tutti i torti perché sono stata aggressiva e superficiale con lui. Mi sento in colpa: gli ho detto quelle cose pur sapendo che non sta bene.
Tutti noi trascorriamo dei momenti bui nel corso della vita ed ognuno reagisce in maniera diversa. L' importante è saper cogliere gli insegnamenti di questi periodi e utilizzarli a proprio vantaggio in futuro. Perdendoci a parlare, si è fatto tardi. Anche la nostra gattina si è stufata di seguirci ed è andata a dormire nella sua cuccia, ma, almeno, ci siamo confrontati sulla questione. Mi alzo per sgranchire le gambe, ma Lennart mi fa sedere sulle sue, mi sussurra "Ora ho ricordato un altro motivo per cui ti amo alla follia: sei così saggia e determinata!" e mi bacia in bocca. "Thijs è proprio fortunato ad avere una mamma così!" aggiunge poi. Thijs?!? Who the fuck is Thijs??? Ebbene sì, signori: il mio compagno aveva fatto una ricerca di nomi a mia insaputa ed ha proposto questo nome, in virtù della mia nazionalità olandese e anche per il fatto che assomiglia a Matthijs, nome del mio idolo. Devo ammettere che questo nome mi piace parecchio, ma sarà adatto alla personalità di nostro figlio? Non lo so, ma poco cambia perché si chiamerà proprio in questo modo.
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