Capitolo 45

"Arya! Amore! Stai bene?" le chiedo mentre sono sull' orlo della porta del bagno. Lei mi risponde che ha solo un po' di nausea e che non devo preoccuparmi, perché non è nulla di grave. Io le dico di fare un controllino perché, dal mio punto di vista, non è normale che lei abbia nausea così forte da almeno dieci giorni. Non sembra ascoltarmi e continua a fare la vita di sempre: infatti è andata sia in palestra a continuare i suoi soliti allenamenti, sia a praticare uno stage da nutrizionista, nonostante fosse palese che non si sentisse bene. Prima di uscire dalla porta, mi ha quasi vomitato su un piede e mi è quasi caduta addosso. "Ma sei ko completamente" le dico, cercando di farla ragionare. Spero vivamente che dopo si rechi dal medico perché non voglio vederla così e magari un esperto lo ascolta. Io, la lascio andare al lavoro e in palestra, ma non vi nascondo che sono molto preoccupato per lei. I miei di allenamenti sono oggi pomeriggio, invece. Sebbene abbia già giocato qualche partita, ancora non sono entrato completamente a regime e, per fortuna, la società mi sta dando i miei tempi per rimettermi in forma. Io, intanto che sono a casa, sto sistemando le camere e dividendo i vestiti per la lavatrice: voglio aiutarla ed evitare che non abbia tempo libero per se stessa. Ho imparato ad essere un bravo compagno ed ora fornisco sostegno e collaborazione. Non voglio più ripetere gli stessi errori del passato. Ormai sono un uomo adulto ed è proprio vero che non si smette mai ne di crescere, ne di imparare. Visto che ho tempo, decido di passare anche l' aspirapolvere, ma quasi ad ora di pranzo, non la vedo tornare a casa. Tra me e me, penso che sia molto strano che non mi abbia nemmeno avvisato del suo ritardo. Provo a chiamarla, ma non mi risponde. Provo con i messaggi, ma niente di niente. Inizio ad andare nel panico e a pensare che le possa essere capitato qualcosa di grave. Chiamo un secondo Robin, chiedendo se avesse avuto sue notizie questa mattina, ma nulla. Proprio in quel momento, suonano alla porta: è il mio manager che è venuto a farmi una sorpresa, ma il suo volto non promette nulla di buono. "Lennart...è appena morta, all' incrocio qua vicino, una ragazza che è appena caduta in bici. Dicono che abitasse in questa zona e che potrebbe trattarsi di un malore" mi comunica con un tono serio, ma come solo volesse riportare una notizia. Io lo abbraccio e mi diventano gli occhi lucidi perché ho il sospetto che si tratti della mia ragazza, che era proprio uscita in bici questa mattina. "Portami subito sul posto a vedere!" ordino al mio manager. Io, dentro di me, spero proprio di sbagliarmi, ma il mio sesto senso è più sviluppato di quello di due gemelle in simbiosi, ultimamente. Ed infatti è proprio così: Arya non c' è più e nessuno le ha prestato soccorso. Non riesco nemmeno a piangere da quanto mi sento disperato e vuoto adesso. Le metto, per un' ultima volta una mano sul volto che al tatto risulta freddo e duro. Non riesco a realizzare che lei non sia più qui e non lo sarà mai più. Ma non è finita qui: ora anche scopro, smanettando nella sua borsa, perché stava tardando a tornare a casa e non mi rispondeva! La motivazione è che si era recata dal medico e voleva farmi una bella sorpresa, annunciandomi che aveva appena scoperto di avere un cuoricino in più dentro di lei. Ma invece se n' è andata nella maniera più brutale assieme a quel piccolo puntino che, tra nove mesi, avrebbe impreziosito le nostre giornate. Sul posto arrivano le forze dell' ordine che mi dicono di sparire nonostante fossi il suo compagno. Il mio manager, invece, mi mette una mano sulla spalla senza parlare. Non credo ci siano parole adatte per descrivere la perdita della propria futura moglie e, soprattutto, di un bambino mai nato. In questi giorni, mi stavo proprio organizzando per chiederle di sposarmi. Mai mi sarei aspettato che la vita mi regalasse questa atrocità.
Nel pomeriggio mi reco lo stesso al centro sportivo per allenarmi, proprio per non scoppiare e non regredire tornando al punto zero della depressione da cui sono quasi uscito.
In sala pesi, però, tutti si accorgono che, in me c' è qualcosa che non va e Albi, il nostro terzo portiere, si avvicina a me e mi chiede se possiamo parlare in privato cinque minuti. Io acconsento solo perché è lui ed è una persona meravigliosa. "Conosco benissimo quello sguardo: anche io ho perso una persona cara di recente" inizia lui. Io, in quel momento, crollo e scoppio in lacrime. "La mia ragazza mi manca già tantissimo" singhiozzo io. Lui mi abbraccia e mi tranquillizza, assicurandomi che lei starà già vegliando su di me e che mi proteggerà ogni giorno.
Quando torno a casa, vorrei farmi un caffè e tiro fuori due tazze in automatico. Non riesco ad accettare che qualcuno mi abbia portato via la donna che amo e che mi ha aiutato a ritrovare me stesso. Secondo le prime ricostruzioni, pare sia stato complice un colpo di sonno improvviso, quindi significa che potrebbe avermela portata via anche un seguace di Dio, perché quest' ultimo l' ha richiamata in paradiso. Mi siedo in terrazza e guardo in alto. "Arya, dove sei adesso?" domando verso il cielo. "Fossi stato lì con te, ora tu saresti ancora viva: avrei fatto il possibile per salvare sia te che il nostro bambino, che, non so per quale ragione, mi immagino una bambina bella e forte come te" continuo sempre con gli occhi rivolti verso il cielo. Dopo il mio momento di riflessione, rientro in casa e, per puro caso, noto che sulla libreria del salotto c' è un diario con un lucchetto aperto. Sulla copertina c' è scritto "La mente di Arya" e inizio a sfogliarlo. Praticamente ci sono scritte tutte le cose che avrebbe desiderato compiere prima di morire. Tra queste figurano: una laurea, alcuni posti da visitare e tante altre idee bellissime...una su tutte, però, mi salta all' occhio perché è scritta alla posizione numero uno e con un colore diverso. Arya voleva assistere ad un miracolo: che avesse raggiunto il suo obiettivo? Non lo so ma provo a girare pagina per scoprirlo. Trovo pagine bianche e il mistero si infittisce fino alla fine del diario, in cui scopro una lettera a me dedicata, scritta proprio nel caso in cui lei fosse mancata prima di me:

Caro Lennart,
Anche prima che ci conoscessimo, ti ho sempre sostenuto come calciatore, come ben sai e ti ricorderai. Ora, se hai trovato questa lettera significa che hai capito una cosa: avevo individuato te come miracolo a cui assistere e abbiamo entrambi avuto la prova che non mi sbagliavo. Ho sempre creduto che avessi ottime capacità per sfondare e adesso so che ci credi anche tu. So anche che sei abbastanza forte per camminare sulle tue gambe, ora che io non ci sono più.
In aggiunta, confesso che non avrei mai pensato che io e te ci potessimo incontrare, ma il destino ha voluto questo e, quindi posso solo ringraziarti perché hai aiutato anche me ad essere una persona migliore.
Hai dei numeri ragazzo, non dimenticartelo mai e quando avrai bisogno di supporto, io sarò sempre a vegliare su di te.
La tua super tifosa
Arya!

A leggere quelle parole mi si stringe il cuore e la sento ancora vicina a me. Forse lo è: non fisicamente, ma la sua spiritualità e la sua anima non mi abbandoneranno mai. Prova ne ho la domenica seguente, quando faccio una delle prestazioni migliori in carriera, gioco tutto il match e segno pure uno splendido goal, che indirizzo in cielo perché destinato a lei e alla nostra piccola. Da quel momento, ho giocato il resto della partita con gli occhi lucidi perché mi sono reso conto che la sua anima si era trasferita dal paradiso per risiedere dentro di me. E questo mi ha aiutato a migliorare la mia prestazione e a resistere fino al novantesimo, nonostante l' aver zoppicato gli ultimi dieci minuti per una distorsione alla caviglia.

Sono passati due anni e io, ormai, sono tornato a giocare in Bundesliga. Non mi sono trovato una nuova compagna perché equivarrebbe a tradire Arya e anche me stesso, dal momento che non l' ho dimenticata e la amo ancora. Ma ora sono un padre single, che ha adottato una bambina appena nata, dopo aver scoperto che una mamma l' aveva abbandonata in ospedale, proprio durante le mie visite mediche per il calcio, e che ormai ha un anno. L' ho chiamata Kamala Arya, in onore di quella che sarebbe stata sua mamma e paragonandola alla futura presidentessa degli Stati Uniti. E quando mi chiederà il perché di questo nome originale, io le parlerò della sua mamma, senza tralasciare alcun particolare...perché la sua è la storia di una donna che merita di essere raccontata...

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