Capitolo 36
Finita la mia sessione di esami in anticipo, sono tornata per l' ennesima volta in Italia. Stavolta con il terrore lungo tutto il corpo per lo scandalo. O presunto tale. È mattina presto e sto camminando per il porto di Genova da sola e controvento. Mi fermo un attimo a respirare, mettendo le mani sulla staccionata e guardando in alto. Ad un certo punto, non vedo più nulla e penso di aver chiuso gli occhi inconsciamente, ma inizio a percepire un contatto e mi giro di scatto ritrovandomi nelle braccia di Lennart senza rendermene conto. Sì, quel ragazzo mi aveva messo le mani sugli occhi con lo scopo di farmi prendere un colpo. Che birbante: sarà anche in un periodo no, ma credo che si capisca anche da questi piccoli gesti che inizia a stare meglio. "Bentornata piccola!" sussurra. Io, credo di non aver capito giusto e dico, ridendo: "Com' è che mi hai chiamata?" "No niente!" sobbalza lui. Allora è proprio così: mi ha chiamata piccola! La conferma la ricevo quando avvicino la testa a lui e sento il battito leggermente accelerato. Poi lo guardo in faccia e gli chiedo: "Ma quanto carino sei quando sei innamorato? Con quel visino rosso e quel sorriso naturale?" sotto forma di battuta. Lui mi risponde: "Non sono innamorato, sono solo accaldato!" contraendo tutti i muscoli del corpo. "Vabbè! Per sta volta mi fido..." concludo io con tono non proprio sicurissimo. Ormai sono quasi le otto del mattino e ci rechiamo a fare colazione insieme in un bar pasticceria lì vicino che sembra essere aperto da poco. Mentre aspettiamo le ordinazioni, Lennart tira fuori le pastiglie e le gocce che deve prendere al mattino. "Tutta questa roba devi prendere? Alla faccia delle dosi ridotte" esclamo io stupita nel vedere il quantitativo di farmaci che gli tocca assumere. "Purtroppo sì, essendo la mia una forma abbastanza avanzata della malattia, tra ansiolitici, tranquillanti ed antidepressivi chi più ne ha più ne metta." risponde come se gli fosse ancora un po' difficile parlare di ciò che gli sta passando. "Comunque adesso li prendo solo al mattino perché mi hanno tolto anche le dosi della sera, che prima erano solo dimezzate" continua a spiegare, concludendo affermando che a fine mese, o entro la metà del prossimo, dovrebbe smettere con la cura farmacologica e passare ad un approccio completamente comportamentale. Io mi accorgo che, nel suo parlare, sento un tremolio della voce e che anche si riflette nella sua mano. Decido di prendergliela ed appoggiarla sul tavolo come se volessi dirgli di stare tranquillo perché il peggio è passato ed ora è pronto per risalire la scala della pace ed essere sereno. Nel frattempo, arrivano i nostri ordini: io ho preso un paio di biscottini al cioccolato ed un pasticcino al cioccolato bianco. Lennart, invece? Beh...devo dire che il signorino ha proprio fame e, da un lato, non posso che esserne felice perché noto che sta tornando ad avere un sano appetito. Ha preso una bella brioche al pistacchio e un piccolo tortino di cioccolato. "Ho bisogno di dolcezza!" si giustifica, come se immaginasse che io lo creda un ingordo. Mentre mangiamo, gli sfoggio le mie perplessità sui farmaci in generale e confesso di preferire le cure naturali, una buona alimentazione e tanto esercizio fisico e mentale. A sua volta, Lennart mi dice che mi invidia perché sarebbe giusto non dare troppa soddisfazione alle case farmaceutiche, ma che in quel periodo, non era capace di intendere e volere da quanto nero vedeva attorno a se, quindi si è arreso dopo aver fatto parecchia resistenza al fatto di dover prendere medicinali. Finito mangiare, sto per pagare il conto ma Lennart mi ferma e mi dice: "Non esiste, offro io da bravo gentiluomo!" scatenando, in me, una reazione un po' strana. Che sia questo il vero Lennart? Un bravo ragazzo, un po' riservato e con un cuore? Un ragazzo che, non appena si apre un po' con te, ti permette di parlare di ciò che vuoi perché sa anche ascoltare? Io non potrò mai avere la certezza, ma di sicuro inizia ad assomigliare al ragazzo di cui mi hanno parlato tutti e anche quello che ha vissuto con me nella mia vita parallela.
Non appena usciamo, mi propone di continuare la passeggiata perché sente il bisogno di stare all' aria aperta e crede che possa far bene anche a me. Non ha torto, in effetti: durante queste settimane ho studiato come una pazza.
Nel mentre, troviamo un tifoso, evidentemente fuori di testa, che ci grida: "Sei un pacco, sei falso! Un depresso non va in giro con le tipe, men che meno con gli scarti degli amici! Traditore della maglia! Anzi traditore punto. Hai fatto al massimo tre partite buone!" con un' aggiunta di imprecazioni discutibile. Lennart vedo che si intristisce, ma io gli dico di non ascoltare questi personaggi, perché sono sempre pronti a criticare a causa delle loro ignoranza e superficialità. "Ti prego non ribattere" mi supplica lui.
In effetti, fino a pochi mesi fa non ci avrei nemmeno pensato due volte, ma ora ho capito che la gente è deviata di testa e stare zitti ed ignorare è la cosa migliore. Probabilmente questo ha letto la rivista di quell' articolo famoso. Lennart mi interrompe e mi chiede di che cosa stessi parlando. Io gli spiego la faccenda e mi dice che se dobbiamo stare dietro a tutto, si rischia di fare la fine sua e non trovare mai la via di completo benessere per la nostra vita. Da questa ultima frase, forse inizio a capire cosa lo abbia portato a non essere più lui. O almeno una delle cause: lui, forse, ha sempre dato peso al parere esterno e anche ai commenti negativi che la gente gli scriveva sui social. Credo che giocare a certi livelli non sia semplice: sei sempre sotto pressione e non tutte le menti sono predisposte per questo. Ma io sono sicura che ora il ragazzo che sta passeggiando al mio fianco sta acquisendo gli strumenti giusti per rafforzarsi le spalle e tornare più forte che mai.
All' improvviso, ci fermiamo, ma chiama Robin al telefono. Lennart mi fa cenno di stare zitta, ma a me viene spontaneo urlare "Ciao Robin!" come una bambina che saluta un suo compagno di classe il primo giorno di scuola. "Brudi! Sento una voce femminile!!" esclama Robin. "Te la stai passando bene, mi sembra. Ma chi è la ragazza? Mi sembra una voce conosciuta!" ridacchia sempre lui. "Mah non lo so!? Una che sai che trovo antipatica, sgradevole...ma soprattutto brutta!" risponde Lennart con un tono al confine tra l' ironico e quello serio. Io gli tiro un pugnetto sulla spalla e incrocio le braccia. "Sei cattivo!" aggiungo con la vocina tenera di quando una ragazza vuole fare la finta offesa. "Ma lo so benissimo che è Arya!" conclude Robin che spera di non aver interrotto nulla di strano ma che preferisce parlare dopo perché siamo magari più tranquilli. Durante la passeggiata, All' improvviso ci fermiamo vicino ad una panchina sotto un albero e ci sediamo. Lennart mi comunica la sua intenzione di riprendere a calciare qualche pallone e tornare ad allenarsi e mi chiede un' opinione. Io gli rispondo approvando la sua idea, perché credo possa essergli utile non solo per la sua salute fisica, ma anche per aiutarlo a distrarsi dai pensieri cupi e riprendere il focus sui suoi sogni. Tra di noi cala il silenzio, ma esso sembra parlare da solo. Dopo qualche secondo, Lennart si alza tenendomi la mano e quasi tirandomi in piedi verso di lui. Io spero non si avvicini troppo perché la scienza dice che al di sotto dei trenta centimetri di distanza, scatta il bacio quasi nel 100% dei casi. Noto che mi fissa negli occhi, ma io non mi rendo conto se ho il coraggio di ricambiare. "In realtà, quando sono con te, non ho bisogno di nient' altro perché sei tu la mia cura personale e quella più potente!" mi dichiara in una maniera che io non mi sarei mai aspettata. E poi che è successo? Eh...mi vergogno un po' a dirlo perché non pensavo potesse succedere...ci siamo baciati e questa volta non l' ho respinto. È stato un bacio tanto spontaneo, quanto appassionato e mi si è chiusa persino la bocca dello stomaco. Una nuova sensazione mai provata risiede in me, ma devo ancora conoscerla. Ma ancora non me la sento di far cantare vittoria alle persone che avevano previsto tutto questo...
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