Capitolo 34
Il giorno di Natale, decidiamo di trascorrerlo insieme: non fraintendete, io vorrei tornare dalla mia famiglia, ma nessuno merita di trascorrere il Natale da solo. Lennart non si può muovere a causa delle cure e oggi sarà compito mio tenergli lo spirito e l' umore un po' più alti. "Che effetto ti fa trascorrere il Natale con me? So che non sono la persona più gradita o magari non quella che ti aspettavi, però è sempre meglio di niente, giusto?" chiedo io a lui. Non credo se la senta di parlare di questo e non capisco perché. Entra in crisi e mi avvicino a lui, cercandolo di fargli capire che non è solo. Si alza e si reca in camera sua, dicendo che vuole passare un po' di tempo con se stesso. Nel mentre, chiamo Aimee-Lynn, Robin e Gollo (si anche lui, siamo rimasti in amicizia, nonostante tutto) per spiegare che le cose non vanno affatto bene. Sempre in quel momento, mi scrive la sorella in chat e per dirmi di avere cura di suo fratello e che è sicura che si trova in buone mani. In più, mi chiede se so mantenere un segreto e mi confessa che lui vede in me molto più potenziale di quanto io possa immaginare e che mi vuole più bene di quanto riesce a mostrare. Da un lato, mi auguro che stia scherzando perché non ci sto capendo più nulla, dall altro, spero che sia veramente così perché in questo periodo una persona che lo sostiene gli farebbe davvero bene. Mi alzo un attimo e vado in stanza da lui. Si è addormentato e la cosa in parte mi solleva perché almeno così non pensa e non si fa del male. Gli alzo la coperta, in modo che non prenda freddo e gli porto un po' di acqua per quando si risveglierà. Torno in salotto dai miei amici e suggerisco loro di abbassare la voce perché Lennart dorme. "Sempre stato un leone lui, sono sicuro che ritroverà il ruggito anche questa volta" esclama Gollo.
Comunque ancora non capisco perché sia così di poche parole. Sono forse di troppo? Sto sbagliando qualcosa? Dopo un paio d' ore si sveglia e torna in salotto: è bianco pallido, spettinato e sembra molto debole. "Brutta giornata oggi?" gli domando. Si limita ad annuire con il capo e a tirare su con il naso. Per la prima volta, mi viene l' istinto naturale di abbracciarlo e non ci penso due volte: lui ricambia e mi stringe a se con le braccia, ma sento che è un abbraccio da persona che non è in pace con se stessa, in quanto utilizza molta forza. Una forza che sembra lì da sempre e che non trova una via di sfogo. Mi sento quasi soffocare, ma lo lascio fare. Che sia questo l' amore vero? Non lo so, ma in un' altra occasione, uno come lui lo avrei già respinto. Io non penso di essermi innamorata di lui come tutti credono. Anzi, io non provo amore per nessuno: solo grandi affetti. Non ho mai sperimentato sentimenti al di là di questo. Ovvio che le cosiddette "cotte" o "sbandate" me le sono prese anche io, ma col tempo ho capito di non essermi mai innamorata veramente e temo di non riuscire a cogliere i segnali quando capiterà. Non so spiegare perché con lui sia diverso, ma sono spaventata da me stessa. Ah che sbadata: il povero Gollo mi ha fatto provare qualcosa, ma anche quello, ora non so che cosa sia in definitiva.
In quel preciso istante, mi viene un' idea strana: penso che gli serva qualcosa di estremo, così gli propongo di andare all' avventura. Mi guarda storto e gli dico di vestirsi e di seguirmi. Lui sembra sempre più perplesso, ma mi ascolta. Se non fosse festivo, lo porterei a fare un' escape room, in modo da stimolargli un po' di adrenalina, ma penso che girare a caso per le strade di Genova più sconosciute, di sera, sia quasi equivalente. Ad un certo punto, io mi metto a correre nella speranza che mi prenda, ma vedo che non ha ne energie ne fiato e torno da lui. Si alza un vento freddo e pungente che mi dà abbastanza fastidio. Lennart vuole prestarmi il suo giubbotto ma io rifiuto con la scusa che non ho bisogno, quando in realtà voglio che si protegga, in quanto sicuramente avrà le difese immunitarie abbassate, che è una delle complicazioni principali del suo problema. Ad un certo punto, non sappiamo più dove siamo e ci agitiamo perché abbiamo paura di esserci persi. Non avendo prestato attenzione al percorso, non sappiamo come tornare a casa di lui. L' unica cosa è avventurarsi: i nostri telefoni sono uno scarico e l' altro senza segnale, quindi non possiamo nemmeno provvedere ad accendere google maps. Beh, l' unica soluzione è seguire l' istinto fino a quando non troviamo indicazioni per il porto e saperci ambientare da lì. In questo quartiere è tutto buio e si sentono scricchiolii inquietanti. Più andiamo avanti, più si sentono suoni macabri ed inquietanti, tra cui uno che ci sembra una macchina fotografica e scappiamo. Ecco che finalmente ci sembra di vedere delle luci e delle strade conosciute, ma ora che rientriamo a casa sono quasi le due del mattino. "Grazie per avermi rivitalizzato un po'. Sei un' amica fantastica!" mi dice, ma con un tono che sembra nascondere altro. Io mi limito a sorridere. Decidiamo di andare a letto (a dormire, lo sottolineo) però io mi devo struccare. Non ne ho nessuna voglia, ma se non voglio che la mia pelle invecchi male in futuro, devo tornare al naturale. Tirò fuori una salvietta e me la passo sul viso, ma Lennart entra in bagno e decide di passarmela lui, sfilandomela dalla mano. Io non so come reagire in quel momento, ma lo trovo un gesto molto dolce, soprattutto quando mi consiglia di non truccarmi sempre, perché pensa che io sia dotata di una bellezza particolare che si esprime bene anche in versione acqua e sapone. Penso di star iniziando a comprendere certi suoi comportamenti, ma non sono sicura che il motivo sia giusto. Mettendo insieme i pezzi, ho il sospetto che non mi veda come una semplice amica, ma non ci voglio pensare. Non sono proprio fatta per una relazione in generale, figuriamoci con una persona fragile e alla quale rischi di fare del male ogni volta che compi un' azione o, più semplicemente, ogni volta che apri bocca. Io non sono fatta per relazionarmi ne a cose ne a persone. Forse è una forma di egoismo mia, in quanto riesco ad essere me stessa solo se mi dedico alle mie cose e alla mia persona. So che è importante avere una buona consapevolezza di se e un po' di autostima non fa mai male, ma si ha bisogno anche degli altri per vivere bene e l' altruismo è una ricchezza, o così dicono. Forse dovrei imparare a mettermi un po' da parte ed essere più aperta alle occasioni della vita e alle persone che incontro nel corso di essa. Lennart me lo sta insegnando: ad esempio, a me non credo che sarebbe mai saltato in mente di fermarmi ad aiutare una persona che non sopporto. Ma la mia indole è quella dello spirito libero e sarà difficile cambiarla. Io sono quella ragazza che ha sempre aiutato volentieri chiunque glielo abbia chiesto, ma difficilmente si è proposta per aiutare qualcuno di sua spontanea volontà. E mi sto rendendo conto che voglio essere lo stesso una donna forte ed indipendente, ma voglio imparare a mettere un po' più di cuore e sentimento e un po' meno razionalità nella mia vita.
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