Vanessa, i miei propositi sono andati a farsi benedire


Nome: Reyna (traduzione dell'italiano "Regina", riprende il termine tardo latino "regina" [femminile di "rex", "regis", "re", da "rego", "regĕre", "governare"], che vuol dire per l'appunto "regina"; un significato analogo a quello dei nomi "Malika", "Rhiannon" e "Basilissa".
L'uso di questo termine come nome proprio diffuse inizialmente tra i primi cristiani, come riflesso del culto verso "Maria Regina" [del Cielo], uno degli appellativi della Madonna; successivamente, con l'intensificasi dei contatti fra l'impero romano e i popoli germanici e il conseguente pesante influsso dell'onomastica germanica su quella romanza, il nome si è mischiato con un altro molto simile, "Regina" o "Ragina", tratto dalla radice germanica "ragin" ["consiglio", "assemblea degli dei"] da cui derivano numerosi altri nomi quali "Rinaldo", "Reinilde", "Raniero" e "Rembrandt". Nel suo uso moderno, in parte il nome può anche avere matrice affettiva, per augurare alla figlia neonata di essere "bella, ricca e fortunata come una regina".
In Italia è attestato su tutto il territorio, con prevalenza in Lombardia, specie per le forme "Reginella" e "Reginetta"; l'uso del nome è documentato in Francia ed Inghilterra durante il Medioevo, sempre per ragioni devozionali, ma sopravvisse solo sul continente: nei paesi anglofoni venne riportato in voga nel XIX secolo. Va notato che alcune delle varianti in altre lingue sono omografe con altri nomi: ad esempio lo spagnolo "Reina" coincide con "רֵײנָא" ["Reina"] un nome yiddish basato su "רֵײן" ["rein"], "pulita", "pura", usato a volte come forma di "Caterina"; il bulgaro "Райна" ["Rayna", "Raina"], oltre a poter anche essere una forma femminile di "Rayno", è anche omografa con "רֵײנָא", una variante di trascrizione del già citato nome yiddish)

Cognome: Il cognome di Reyna? Persino lei, a stento, pare ricordarsi di ciò: d'altronde, è solo un nominativo alla quale risponde per pura convenienza, no? Una futilità, una frivolezza, non è certamente importante conoscere il suo nome intero! Suvvia!
Eppure ne possiede uno con la quale generalmente si fa conoscere per pura convenienza: in fondo, in un modo o nell'altro dovrà pur rispondere nel caso le venga chiesto, no? È per questo che si presenta talvolta col nominativo "Dremurr"; particolare quanto fittizio, non è così? Perché chi potrebbe mai possedere un cognome del genere? Siamo onesti con noi stessi!
Esso non è altro che l'anagramma della parola inglese "Murder", qualcosa che sicuramente non presagisce nozioni di positività ed allegria, almeno dal punto di vista di un esterno; e dunque? A quale reale appellativo ella risponde? Come già accennato in precedenza, Reyna stessa ha finito col ripudiarlo, seppur spesso non si possa negare che un minimo di rammarico le provoca questa sua decisione: "O'Sullivan" ha decisamente un'assonanza deliziosa!
"O'Sullivan" (irlandese: "Ó Súilleabháin"), noti anche semplicemente come "Sullivan", furono un clan gaelico irlandese che ha avuto un ruolo prominente in quelle che oggi sono le contee di Cork e Kerry; il cognome è associato alla parte sud-occidentale dell'Irlanda e nacque nella contea di Tipperary prima dell'invasione anglo-normanna. È il terzo cognome più numeroso in Irlanda; a causa dell'emigrazione, è comune anche in Australia, Nord America e in Gran Bretagna.
Gli "O'Sullivans" sono la continuazione medievale e moderna dell'antico sisma "Chaisil" di Cenel Fíngin, essendo discendenti di Fíngen mac Áedo Duib, Re di Cashel o Munster dal seicento al seicentodiciotto, sono quindi considerati di estrazione reale; Fedelmid mac Crimthainn (morto nel ottocentoquarantasette), il celebre re di Munster e quasi alto re d'Irlanda, fu l'ultimo re della linea "Cenel Fíngin"/"O'Sullivan". Più tardi divennero i principi principali sotto i loro parenti stretti la dinastia MacCarthy nel piccolo ma potente Regno di Desmond, successore di Cashel/Munster.

Nazionalità: Una delle milioni di particolarità, "curiosità" su Reyna che praticamente nessuno conosce è la sua reale nazionalità: ella, infatti, è di origini anglo-irlandesi, nonostante il suo aver a lungo vissuto in Italia, Paese che non apprezza particolarmente esattamente come con l'Inghilterra; risulta pertanto ben più interessata al suo lato irlandese.
L'Irlanda (in irlandese "Éire"), è uno stato membro dell'Unione europea, costituito come repubblica indipendente e sovrana, che ricopre approssimativamente cinque sesti dell'omonima isola situata a nord-ovest della costa occidentale dell'Europa; l'unico Stato con cui l'Irlanda confina è il Regno Unito, che mantiene la sovranità sul rimanente sesto dell'isola, conosciuto come Irlanda del Nord, comprendente sei delle nove contee della provincia storica dell'Ulster.
Lo Stato, inizialmente "Stato Libero d'Irlanda", è stato fondato il sei dicembre millenovecebtoventi come un dominion all'interno dell'Impero Britannico a seguito del trattato anglo-irlandese, che ha concluso la guerra d'indipendenza irlandese; ha guadagnato una maggiore sovranità attraverso lo Statuto di "Westminster" del millenovecentotrenta e con la crisi seguita all'abdicazione di Edoardo VIII nel trentasei.
Una nuova Costituzione venne introdotta nel trentasette, costituendo l'Irlanda come uno Stato completamente sovrano; l'ultimo legame formale con il Regno Unito è stato interrotto nel millenovecentoquarantanove quando l'Oireachtas (il parlamento nazionale) ha approvato il "Republic of Ireland Act", dichiarando l'Irlanda una repubblica, di conseguenza, l'Irlanda ha lasciato il "Commonwealth" britannico.
Durante il governo britannico e l'indipendenza iniziale, l'Irlanda era uno dei Paesi più poveri in Europa occidentale con un forte flusso emigratorio: l'economia protezionista è stata aperta alla fine degli anni cinquanta e nel millenovecentosettanta l'Irlanda entrò nell'Unione europea; negli anni ottanta una crisi economica ha portato l'Irlanda ad avviare riforme economiche su larga scala contribuendo nuovamente a una forte emigrazione. La rapida crescita dell'economia irlandese nel corso del millenovecentonovanta le è valso il nome di "Tigre celtica", durato fino alla crisi finanziaria globale del duemilasette.
L'Irlanda è classificata dal "Press Freedom Index" tra i primi posti per la libertà di stampa e per libertà economica; raggiunge anche una buona posizione per quanto concerne il suo sistema d'istruzione, la libertà politica e la democrazia. L'Irlanda è membro dell'OCSE, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio e dell'ONU.

Età: L'età di Reyna? Seriamente? Nemmeno lei pare esserne certa! La sua concezione del tempo è infatti definibile come nulla; sembrano decenni che non tiene più conto degli anni che passano, dei giorni che si susseguono: perché dovrebbe, in fondo? Non vi è alcuna reale utilità in ciò, non è così? Sono solo numeri, età, tutte portano sempre alla stessa destinazione! Non ha alcuna intenzione di passare la sua vita tenendo conto di quanto manchi alla sua morte; quanto le si potrebbe dare, dunque? Sedici? Forse diciassette anni? È non poco complicato, infatti, indovinare ciò è chiedere direttamente a lei, come si è già potuto intuire, è totalmente inutile. Dai, vi aiuto: venticinque anni belli tondi!

Aspetto fisico: Sì, insomma...Il motivo per la quale la sua età mandi spesso e volentieri è più che ovvio: quegli anni paiono esserle scivolati placidamente sulle spalle, al punto da poter esser paragonata ad un insetto irrimediabilmente bloccato in una goccia d'ambra che osserva distrattamente il tempo scorrere, oramai immune ad esso; eppure ciò è parte dell'immensa, eterea quanto estremamente inusuale bellezza che sfoggia con tanta noncuranza: il fascino di Reyna, infatti, è qualcosa di indiscusso per quanto si distacchi non poco da quello delle -da lei definite- "presunte fighette generiche".
Il viso delicato, freddo, dai tratti morbidi quanto distanti, impossibili da immortalare pienamente in un modo o nell'altro, sono estremamente simili a quelli di una perfetta bambola di porcellana, cosa esaltata dal candore mortale della sua pelle nivea, solcata qua e là da qualche lieve cicatrice; il naso piccolo, dal setto stretto, termina in una graziosa punta all'insù mentre le soffici labbra dalla forma a cuore, mediamente carnosa, sono di un sublime ed invitante rosso non poco vivace, che tanto si distacca dal suo incarnato.
I grandi, grandissimi occhi potrebbero esser paragonati a quelli di un'adorabile cerbiatto, per quanto spesso vitrei o impossibili questi risultino, circondati da lievi occhiaie frutto dello scarsissimo sonno della donna: le sue iridi, le sue splendide iridi, sono definibili come "ebano laccato", due veri e propri specchi in grado di scavarti fin dentro l'anima, due mari neri nella quale è impossibile la distinzione della pupilla; il visino angelico viene incorniciato da una lunga, setosa cascata color petrolio, che raggiunge in un liscio che rasenta la perfezione i fianchi: per lei sono quasi un vanto, al punto che a stento permette a qualcuno di sfiorarli. Sia mai che possano metterli in disordine!
La sua corporatura risulta esile, non estremamente robusta, per quanto ben più tonica ed atletica di quanto possa risultare a primo impatto: il suo fisico è snello, sinuoso, dai movimenti silenziosi quanto a dir poco eleganti; la sua fisionomia tende ad esser a clessidra, esaltando in tal modo le dolci, desiderabili curve generose, seppur siano tutt'altro che volgari. Per finire, sfortunatamente, pare non spiccare propriamente in altezza, raggiungendo a stento il metro e sessanta.

Carattere: (Un attimo che smetto di ridere. Ci tengo, inoltre, a precisare che la seconda canzone rappresenta il "lato ossessivo" di Reyna:
The secret side of me,
I never let you see;
I keep it caged
But I can't control it!
So stay away from me:
The beast is ugly!
I feel the rage
And I just can't hold it...
It's scratching on the walls,
In the closet, in the halls;
It comes awake
And I can't control it.
Hiding under the bed,
In my body, in my head:
Why won't somebody come
And save me from this?
Make it end!
I feel it deep within!
It's just beneath the skin!
I must confess that
I feel like a monster!
I hate what I've become:
The nightmare's just begun!
I must confess that
I feel like a monster!
I, I feel like a monster!
I, I feel like a monster!
My secret side I keep,
Hid under lock and key;
I keep it caged
But I can't control it!
'Cause if I let him out
He'll tear me up,
Break me down:
Why won't somebody come
And save me from this?
Make it end!
I feel it deep within!
It's just beneath the skin!
I must confess that
I feel like a monster!
I hate what I've become:
The nightmare's just begun!
I must confess that
I feel like a monster!
I feel it deep within!
It's just beneath the skin!
I must confess that
I feel like a monster!
I, I feel like a monster!
I, I feel like a monster!
It's hiding in the dark,
His teeth are razor sharp;
There's no escape for me:
It wants my soul,
It wants my heart!
No one can hear me scream;
Maybe it's just a dream!
Maybe it's inside of me:
Stop this monster!
I feel it deep within,
It's just beneath the skin;
I must confess that
I feel like a monster!
I hate what I'be become:
The nightmare's just begun!
I must confess that
I feel like a monster!
I feel it deep within!
It's just beneath the skin!
I must confess that
I feel like a monster!
I've gotta lose control!
He's something radical!
I must confess that
I feel like a monster!
I, I feel like a monster!
I, I feel like a monster!
I, I feel like a monster!
I, I feel like a monster!

◆◇◆

You say:
"The price of my love's
Not a that you're willing to pay".
You cry
In your tea which you hurl in the sea,
When you see me go by!
Why so sad?
Remember we made an arrangement
When you want away!
Now you're making me mad!
Remember despite our estrangement,
I'm your man...
You'll be back!
Soon you'll see!
You'll remember you belong to me;
You'll be back!
Time will tell!
You'll remember
That I served you well!
Oceans rise, empires fall!
We have seen each other
Through it all!
And what push,
Comes to shove,
I will send a fully armed battalion
To remind you of my love!
You say:
"Our love is draining
And you can't go on"...
You'll be the one complaining
When I am gone!
And no!
Don't change the subject!
'Cause you're my favorite subject!
My sweet, submissive subject!
My loyal, royal subject!
Forever,
And ever,
And ever,
And ever,
And ever,
And ever...
You'll be back,
Like before!
I will fight the fight
And win the war!
For you love,
For you praise!
And  I'll laugh until my dying days!
When you're gone,
I'll go mad!
So don't throw away
This thing we had!
'Cause when push,
Comes to shove,
I will kill your friends and family
To remind you of my love!

◆◇◆

Every breath you take,
Every move you make,
Every bond you break,
Every step you take:
I'll be watching you!
Every single day,
Every word you say,
Every game you play,
Every night you stay:
I'll be watching you!
Oh, can't you see?
You belong to me!
My poor heart aches,
With every step you take!
Every move you make,
Every vow you break,
Every smile you fake,
Every claim you stake:
I'll be watching you!
Since you've gone
I been lost without a trace!
I dream at night,
I can only see your face!
I look around,
But it's you I can't replace!
I feel so cold
And I long for your embrace!
I keep crying baby,
Baby, please!
Oh, can't you see?
You belong to me!
My poor heart aches,
With every step you take...
Every move you make,
Every vow you break,
Every smile you fake,
Every claim you stake:
I'll be watching you!
Every move you make,
Every step you take:
I'll be watching you!
I'll be watching you !
[Every breath you take]
[Every move you make]
[Every bond you break]
[Every step you take]
I'll be watching you!
[Every single day]
[Every word you say]
[Every game you play]
[Every night you stay]
I'll be watching you!
[Every move you make]
[Every vow you break]
[Every smile you fake]
[Every claim you stake]
I'll be watching you!
[Every single day]
[Every word you say]
[Every game you pla]
[Every night you stay]
I'll be watching you!
[Every breath you take]
[Every move you make]
[Every bond you break]
[Every step you take]
I'll be watching you!
[Every single day]
[Every word you say]
[Every game you play]
[Every night you stay]
I'll be watching you!)

Storia: (Devo proprio continuare a parlare? Su!
They're coming,
Creeping from the corner
And all I know is that I don't feel safe!
I feel the tapping on my shoulder!
I turn around in an a alarming state.
But am I losing my mind?
I really think so.
Not a creature in sight,
But what you don't know is that...
My breathing gets faster
And so does my heartbeat;
I wish this was over,
I wish that this was a dream,
But...
I created a monster,
A Hell within my head! 
Nowhere to go,
I'm out on my own!
Oh, I'm so scared!
I created a monster,
A beast inside my brain!
Nowhere to go,
I'm not on my own!
My mind impaired to wake me
From my nightmare!
Wait!
Something doesn't feel right...
No!
Something seems wrong!
And I've been feeling this way,
[Oh, that's so bad!]
For far too long!
As my vision gets blurred,
My skin's getting colder:
Appearing young,
While I'm growing older.
I collapse to the floor and scream:
"Can anybody save me from myself?!"
I created a monster,
A Hell withing my head!
Nowhere to go,
I'm not on my own!
Oh, I'm so scared!
I created a monster,
A beats inside my brain!
Nowhere to go,
I'm out on my own!
My mind impaired to wake me
From my nightmare!
Walking to the ledge,
I find myself looking down;
Frozen still with fear,
Now I'm plunging to the ground!
If only I know how to fly,
Then I could convince myself:
This isn't my timo to die!
Instead I'm rocketing faster
And faster!
I dive, fall to the floor!
And when my body crashers
To the pavement,
I'm right back where I was before!
I created a monster,
A Hell within my head.
Nowhere to go,
I'm out on my own:
Oh, I'm so scared!
I created a monster,
A Hell within my head!
Nowhere to go,
I'm out on my own!
Oh, I'm so scared!
[No!]
I created a monster,
A beast inside my brain!
Nowhere to go,
I'm not on my own!
My mind impaired to wake me
From my nightmare!
[I'm so scared]
Awake me from my nightmare!
[I'm so scared]
Awake me from my nightmare!
[I'm so scared]
Awake me from my nightmare!

◆◇◆

I feel below,
Left the world I'd known;
Hoping that someone would fin me.
Life Underground
It's over now;
Tried to leave all that behind me.
When they call my name
The Demon comes:
But am I to blame?
I tried to be good,
I really did...
Not sure I could.
Leaving two worlds
Broken, unfurled,
Couldn't take any more crying.
Been disposed of,
Learned about L.O.V.E.;
Lights above, from stars slowly dying:
I once knew light
Burning bright,
Shadows invade
I've lost the dawn
Sunlight's gone,
Left this dismal grave.
I remain still
Power of will
Leavers me here to keep on trying;
I know, somehow
There's no point now
To try and stop the hate, the dying.
I finally see
Neither world, cares for me
I'll stand my ground
No one can
Stop me now.
No hopes, no dreams
I have nothing
Death is all that can define me.
The end's calling
No more stalling
Stars will fade, but I'll keep shining)

Peculiarità: La peculiarità di Reyna è difficile da spiegare, in quanto non servirebbe un anno intero per descriverlo appieno!
Partiamo tuttavia dalle basi: ella è in grado di manipolare a proprio piacimento le ombre; un potere dall'apparenza abbastanza semplice, banale quasi, sono più che sicura che abbiate già udito di qualcuno che ironicamente trattava tale potere: è tuttavia definibile come "raro" nel mondo Speciale.
La sua abilità ha non pochi sbocchi in più e più ambiti: non è solo capace di muoverle a proprio piacimento o creare oggetti con esse, anzi! Ad esempio è in grado di sentire e vedere attraverso di esse, talvolta addirittura parlare col loro ausilio, e non solo!
Ma ciò che più risalta è il sui forte legame con esse: quasi nessuno lo sa, ma le ombre risultano esser effettivamente delle creature pensanti, a sé stanti, con una loro lingua; potrebbero esser definiti quasi come degli spiriti, in grado di esser udite unicamente da Reyna, sono molto più letali di ciò che appaiono. Inoltre, c'è da aggiungere che ella ha sempre con sé una sorta di mini-nuvoletta, un nube quasi, totalmente nera; essa è a tutti gli effetti un'ombra quasi diversa dalle altre, dalla giovane rinominata "P.A.".
Potrai star qui a parlare per ore ed ore della sua peculiarità, di tutte le sfumature che presenta, di quanto sia in realtà un potere "mortale", a tratti anche gestito da creature di natura maligna; potrei farlo, certo, ma sarebbe impossibile apprenderlo appieno, totalmente impossibile, ma è mio dovere specificare una cosa già di per sé difficile da notare: Reyna, non possiede più quasi niente di umano.
"In che senso?", è normale chiedersi ciò, e la risposta è più che ovvia; questo suo essersi distaccata fin troppo da quel poco di umanità che ancora possedeva, tuttavia, le ha portato anche dei vantaggi: spesso pare risultare immune a non poche peculiarità, esattamente come le sue amate ombre. Un'esempio eclatante sarebbe il controllo della mente che talvolta si è tentato di esercitare su di lei: come puoi farlo su un'ombra? Su quello che sembra esser diventato?

Altro:
~ Sin dalla più tenere infanzia, le è stato insegnato a suonare il pianoforte, per la quale è ben presto risultata estremamente dotata; non fa mai sfoggio di questa sua capaci, più per un senso di gelosia, per i ricordi che spesso riaffiorano, più che per della stupida "timidezza".
Il primo modello di pianoforte fu messo a punto in Italia da Bartolomeo Cristofori, padovano alla corte fiorentina di Cosimo III de' Medici, a partire dal millenoseicento: per la precisione era un "gravicembalo col piano e forte", chiamato verso la fine del Settecento con il nome "pianoforte", "piano-forte", ed anche "fortepiano", come risulta dalle locandine coeve dei concerti di Beethoven ed altri grandi compositori dell'epoca in cui il pianoforte andò affermandosi;
la novità era l'applicazione di una martelliera al clavicembalo: l'idea di Cristofori era di creare un clavicembalo con possibilità dinamiche controllabili dall'esecutore, nel clavicembalo, infatti, le corde pizzicate non permettono di controllare la dinamica, anche per questo motivo, pianoforte e clavicembalo non appartengono alla stessa sottofamiglia.
Il pianoforte non ebbe successo in Italia, ma l'idea finì molti anni dopo in Germania, dove il costruttore di organi Gottfried Silbermann negli anni venti del settecento ricostruì una copia esatta del pianoforte di Cristofori, che sottopose al parere di Johann Sebastian Bach, il quale ne diede un giudizio fortemente critico; successivamente, probabilmente a seguito dei miglioramenti tecnici apportati da Silbermann, lo stesso Bach risulta però aver personalmente favorito la vendita di alcuni pianoforti del costruttore, come risulta da un vero e proprio contratto di intermediazione firmato nel millesettecentocinquanta: i pianoforti di Silbermann piacquero molto a Federico II di Prussia che, per arricchire i propri palazzi, ne comprò sette per settecento talleri (secondo la testimonianza di Johann Nikolaus Forkel, Federico acquistò negli anni più di quindici pianoforti Silbermann).
Alla bottega di Gottfried Silbermann si formò Johann Andreas Stein che, dopo essersi reso indipendente, perfezionò ad Augusta, in un proprio stabilimento, i sistemi dello scappamento e degli smorzatori; negli anni settanta del settecento ricevette la visita di Wolfgang Amadeus Mozart, il quale fu entusiasta delle infinite possibilità espressive dello strumento: i figli di Stein si trasferirono in seguito a Vienna, dove crearono una fabbrica di pianoforti.
In Italia, tra i non molti che si dedicarono alla costruzione dei pianoforti -in precedenza tutti costruttori di clavicembali- nel periodo napoleonico e della Restaurazione, sicuramente fu degna di fama la famiglia Cresci, di origine pisana, trasferitasi nella seconda metà del settecento a Livorno; il musicologo Carlo Gervasoni, nella sua opera "Nuova teoria di musica ricavata dall'odierna pratica", ossia del milleottocento, menziona i pianoforti "Cresci" come paragonabili in qualità e sonorità agli "Érard" francesi, che andavano per la maggiore nella capitale imperiale Parigi.
La meccanica dei Cresci era di tipo viennese, cioè del tipo dei pianoforti di Joseph Böhm, Conrad Graf e Johann Schant; la scuola viennese era sicuramente la più importante e sviluppata tra gli ultimi decenni del settecento e i primi dell'ottocento.
Non fu un caso che tanto Mozart, quanto Beethoven o Franz Joseph Haydn, tutti in qualche modo legati a Vienna, sviluppassero per primi le incredibili potenzialità del nuovo strumento: quello che frenava la diffusione del pianoforte nascente era il suo altissimo costo, per cui esso andò affermandosi solo nelle corti reali, nei palazzi governativi e nei saloni delle principali famiglie nobili. Inoltre il suo livello sonoro non era neppure paragonabile all'attuale e questo permetteva il suo uso solo in salotti o saloni di dimensioni relativamente contenute.
Fu in epoca romantica, dal milleottocentoquaranta in poi, che l'utilizzo di strutture rigide metalliche all'intero con funzioni di telaio, consentì l'incremento della sonorità, grazie a più corde con tensioni maggiori e casse armoniche più grandi (ed andarono affermandosi i "coda" e "gran coda", che all'epoca andavano da duecentoventi a duecentosessanta centimetri) e anche il peso aumentò progressivamente sino ai seicento chili ed oltre di inizio novecento (strutture in ghisa).
Questo incremento della potenza sonora del pianoforte ne consentì l'uso nei grandi teatri o nelle sale da concerto, ma trasformò profondamente la sua qualità sonora; ascoltare un brano di Beethoven suonato con un pianoforte viennese della sua epoca, o Liszt e Chopin con un Érard o Pleyel del periodo romantico, ci permette di comprendere veramente cosa volesse esprimere il compositore.
Il pianoforte attuale, apparso sul finire del XIX secolo, ha ben poco della timbrica originale di inizio ottocento: oggi è molto diffuso chiamare "fortepiani" gli strumenti costruiti sino al terzo quarto dell'ottocento, a causa della grande diversità della struttura e quindi della timbrica rispetto al pianoforte attuale; non è, tuttavia, sempre facile distinguere nettamente fra l'una e l'altra tipologia, perché non si tratta di due strumenti diversi, ma del medesimo strumento, che ha subito gradualmente una profonda evoluzione, tanto più che all'epoca non si è mai avvertito un vero momento di stacco nel passaggio dal fortepiano al pianoforte moderno, come si può facilmente desumere dai documenti e dai testi.
I primi pianoforti verticali, più economici e meno ingombranti, furono creati forse negli anni ottanta del settecento da Johann Schmidt di Salisburgo e nel millesettecentonovanta da William Southwell di Dublino. I costruttori francesi più famosi, Sébastien Érard e Ignace Pleyel, furono i più grandi produttori di pianoforti dell'Ottocento; l'Érard, in particolare, era uno strumento di relativamente grande potenza sonora e di suono deciso (e potremmo dire "più moderno"), che dava particolare risalto espressivo. Franz Liszt ne fece il suo preferito: ad Érard si devono moltissime invenzioni e perfezionamenti, tra cui quella del doppio scappamento. Il Pleyel invece aveva una grande dolcezza e pulizia sonora ed era relativamente più faticoso e difficile da suonare, perché permetteva molte sfumature interpretative ed aveva una maggiore sensibilità. Era il pianoforte romantico per eccellenza.
Chopin ne fece il suo preferito (sebbene si narri che, quando era stanco, suonasse l'Érard, perché il Pleyel "gli chiedeva troppo.").
Nel milleottocentosessanta i torinesi Luigi Caldera e Ludovico Montù inventarono il melopiano, ovvero un pianoforte dotato di motore con carica a manovella: all'inizio del XX secolo la "Steinway & Sons" di New York brevettò il pianoforte con il telaio in ghisa e divenne il maggior produttore mondiale di pianoforti di qualità del Novecento; un valido costruttore italiano di pianoforti è stato Cesare Augusto Tallone.
Attualmente, il costruttore italiano che è assurto a rinomanza mondiale è Fazioli;
~ È estremamente probabile che ella soffra di un lieve disturbo schizoide della personalità, per quanto non molto accentuato, sin dalla più tenera età.
Il disturbo schizoide di personalità (così come definito secondo i criteri diagnostici del "DSM" e, similmente, nell'"ICD-10") è un disturbo di personalità del "Cluster A", il cui tratto principale è la mancanza del desiderio di relazioni strette con altri esseri umani, e il “distacco” emotivo del soggetto rispetto alle persone e alla realtà circostante; la sua prevalenza è bassa rispetto ad altri disturbi della personalità ed è stata valutata inferiore all'uno per cento nella popolazione generale.
La personalità schizoide manifesta chiusura in sé stessa o senso di lontananza, elusività o freddezza; il soggetto tende all'isolamento oppure ha relazioni comunicative formali o superficiali, non appare interessata a un legame profondo con altre persone, evita il coinvolgimento in relazioni intime con altri individui, con l'eccezione eventuale di parenti di primo grado.
Il soggetto schizoide, all'esame clinico mostra una tendenza pervasiva a vivere emotivamente in un “mondo proprio” rigidamente separato del mondo esterno delle relazioni sociali, e la sua stessa idea del sé è affetta da incertezze.
In alcuni casi manifesta "freddezza" all'esterno con atteggiamenti di rifiuto, disagio, indifferenza o disprezzo (rivolto magari a personalità non affini a sé), o comunque altre modalità di chiusura, elusività, blocco emotivo o distacco; le situazioni che scatenano la risposta schizoide, cioè la manifestazione dei sintomi, sono in genere quelle di tipo intimo con altre persone, come ad esempio le manifestazioni di affetto o di scontro. La persona schizoide non è in grado di esprimere la sua partecipazione emotiva coerentemente e in un contesto di relazione; in contesti dove è richiesta spontaneità, simpatia o affabilità appare rigida o goffa. Nelle relazioni superficiali e nelle situazioni sociali formali -come quelle lavorative e quelle abituali- il soggetto può apparire normale.
Il soggetto schizoide spesso appare una persona tendenzialmente poco sensibile a manifestazioni di partecipazione emotiva o giudizi di altri -ad esempio incoraggiamenti, elogi o critiche- cioè può apparire una personalità “poco influenzabile”; anche una scarsa paura in risposta a pericoli fisici, o una sopportazione del dolore più elevata del normale, possono far parte del quadro.
Il soggetto introverso/schizoide presenta spesso una immaginazione ricca ed articolata ed un vissuto emozionale intenso, concentrando molte delle sue energie emotive coltivando un mondo interiore "fantastico". Rievocando ricordi di eventi che riguardano la sua vita emotiva in qualche modo appaga alcuni bisogni senza partecipare attivamente al mondo reale; la risposta schizoide sarebbe cioè un meccanismo difensivo profondo rivolto verso la realtà in quanto tale, inconsciamente percepita come fonte di pericolo o di dolore.
Il paziente schizoide si distingue nettamente dallo schizofrenico per il fatto che il disturbo schizoide non intacca le capacità logico-cognitive: il soggetto è pienamente consapevole della realtà benché non vi partecipi emotivamente; la psicosi, stato mentale la cui persistenza è un sintomo della schizofrenia, nello schizoide è assente, oppure circoscritta a brevi episodi caratterizzati da forte tensione. Si potrà allora parlare di attacchi psicotici -o "disturbo schizofreniforme"- come reazioni dello schizoide a stress emotivi.
Può apparire riluttante a parlare degli aspetti intimi del proprio sé o a conoscere quelli del sé di altri individui.
Come segue, la diagnosi può essere posta solo nell'età adulta, poiché l'evoluzione della sintomatologia è compiuta al passaggio dall'adolescenza alla maturità; i caratteri espressi dalla personalità del bambino -come timidezza, aggressività, ...- perlopiù non sono indicatori attendibili di un futuro sviluppo del disturbo.
Come nel caso della schizofrenia, anche nel disturbo schizoide è spesso difficile convincere l'individuo dell'esistenza del disturbo e della necessità di intervento, in quanto se nello schizofrenico sono intaccati i processi logico matematici, e dunque non è in grado di capire che vi è un problema, nello schizoide invece, pur essendo un soggetto lucido, avendo egli una certa riluttanza all'apertura del suo sé di fronte ad altri, il tentativo di avvicinamento all'argomento può generare una forte chiusura o una reazione anche psicotica: ciò è aggravato dall'immagine distorta del suo sé che il soggetto può aver costruito negli anni.
Eppure, come già ribadito più e più volte, la donna presenta sintomi di questo genere non estremamente accentuati, quasi nulli per quanto riguarda questo o quel tratto, ma non per questo inesistenti;
~ Per quanto non l'abbia mai mostrata a nessuno, sono ormai anni che ella possiede -e suona con sorprendente abilità- una Fender Stratocaster nella sua tipica tonalità nera.
La Fender Stratocaster, informalmente anche "Strat" o, in Italia, "Strato", è una chitarra elettrica "solid-body" (priva di cassa armonica) ideata da Leo Fender negli anni cinquanta e tuttora prodotta dalla "Fender Musical Instruments Corporation";  assieme alla "Gibson Les Paul" è considerata la chitarra elettrica per antonomasia, per la sua popolarità e la sua diffusione, come per l'influenza esercitata sul panorama musicale e sull'immaginario collettivo.
Nelle intenzioni di Fender, alla base della creazione di una nuova linea di chitarre che affiancasse il successo del modello "Telecaster", c'era l'aspirazione a realizzare una chitarra che introducesse innovazioni sia di carattere tecnico (fra le quali un maggior numero di pick-up e l'introduzione della leva del vibrato), sia di carattere progettuale (l'abbandono della tradizionale forma della chitarra verso soluzioni più ergonomiche); il risultato è un progetto rivoluzionario: grazie alla forma innovativa, alla leggerezza dello strumento e alla maggiore facilità ad accedere alle note più acute della tastiera dovuta alla particolare forma scavata della spalla, la Stratocaster è considerata la più evoluta fra le chitarre elettriche dell'epoca.
Il montaggio di una leva vibrato di nuova concezione integrata nel corpo della chitarra ha permesso di sfruttare originali effetti sonori, mantenendo un notevole sustain; inoltre, la nuova concezione del ponte con sellette regolabili per lunghezza ed altezza delle corde permette una regolazione accurata dello strumento.
Una ricerca attenta fu eseguita nella disposizione dei pick-up, piazzando i due superiori perpendicolarmente alle corde, mentre quello al ponte presenta un'angolazione di circa venti gradi in grado di enfatizzare i toni alti; i primi pickup ad essere stati utilizzati furono in "Alnico 3" ma già alla fine del millenovecentocinquantasei vennero sostituiti da quelli in "Alnico 5". Le modifiche immediatamente successive furono suggerite dai musicisti dell'epoca, che, spostando il selettore in posizione intermedia si accorsero che ne nasceva un suono nasale particolarmente interessante (tipico di due pick-up in parallelo); in seguito alle numerose segnalazioni la Fender alla fine degli settanta del novecento sostituì il selettore a tre posizioni con uno a cinque posizioni che permette, in maniera semplice, di utilizzare anche due pick-up contemporaneamente: questa è, in pratica, l'unica modifica tecnica considerevole al modello originale;
~ Come si sarà già potuto anche solo vagamente intuire, ella soffre di una lieve forma di Misantropia.
La misantropia (dal greco antico: "μίσος", "mísos", "odio" e "νθρωπος", "ànthrōpos", "uomo, essere umano") è un sentimento e un conseguente atteggiamento d'odio, disprezzo o mancanza di fiducia nei confronti del genere umano, caratterizzato talora dall'isolamento materiale o morale dagli altri; essa comunque non implica necessariamente sadismo, masochismo o depressione, o una disposizione antisociale e sociopatica verso l'umanità.
Benché i misantropi non esprimano fiducia per l'umanità in generale, tendono ad avere relazioni personali normali con altri individui. la misantropia può essere motivata da sentimenti di isolamento o alienazione; essa può assumere talvolta forma di arroganza culturale, quando una persona prova avversione verso l'umanità per una superiorità mentale sugli altri.
Può assumere diversi aspetti anche "temporanei", specialmente in individui affetti da forti depressioni o da altri disturbi; l'aspetto più comune è classificabile come un desiderio di solitudine, alienazione o anche sentimenti estremi non necessariamente legati a qualche disturbo, come il distruggere gli oggetti o fare del male alle altre persone, spesso attraverso la violenza.
La misantropia difficilmente riesce ad attecchire completamente nella personalità di una persona: nei misantropi estremi spesso non esiste rimedio o soluzione in grado di far cambiare pensiero, mentre può essere una valvola di sfogo per quelle persone non propriamente misantrope, ma che ne abbracciano tale sentimento solo per questioni temporanee e provvisorie, spesso correlate appunto a disturbi psichici oppure a filosofie personali.
La misantropia tende a rivelarsi nell'individuo prettamente durante il transito dall'età medioadulta (quaranta-cinquant'anni) alla terza età, anche se non rari sono i casi di misantropia adolescenziale, essendo l'adolescenza un periodo di grande arricchimento mentale e filosofico: infatti, molte persone nell'età compresa dai sedici ai ventun'anni con problemi psichici o eccessiva emotività personale sono inclini alla misantropia. In ambito psicologico un misantropo può talvolta essere sofferente di disturbi della personalità (ad esempio l'evitante, schizotipico, schizoide, paranoide), di depressione, fobia sociale o disturbi come l'hikikomori.
Rappresentazioni di misantropia sono comuni nella satira e nella comicità, anche se rappresentazioni estreme sono generalmente rare, espressioni sottili sono più comuni, specialmente quelle che evidenziano i difetti e i limiti dell'umanità.
In casi estremi, i misantropi possono ritirarsi dalla società, diventando eremiti; spesso vengono esclusi da certi tipi di società o altamente penalizzati, in quanto visti diversi o semplicemente dei folli. Tuttavia, la misantropia è stata largamente emancipata da numerosi filosofi e sociologi della storia umana, come Platone, Diogene di Sinope, Aristotele, Jonathan Swift, Immanuel Kant, Arthur Schopenhauer o Emil Cioran;
~ Sin da quando ne ha memoria, Reyna ha sempre presentato una strana particolarità fisica: una scarsa, scarsissima sensibilità al dolore, definibile come "innaturale"; faticherebbe persino ad accorgersi di possedere un braccio o una gamba rotti, rendendola dunque un'avversaria ancor più temibile, in quanto non penalizzata da una qualsivoglia ferita;
~ Parrebbe soffrire, inoltre, di lieve tendenze ben celate di cannibalismo.
"Cannibalismo", sinonimo di predazione intraspecifica, è un termine che indica la pratica del mangiare i propri simili. "Antropofagia" (dal greco "νθρωπος", "uomo" e "φαγω" "mangio") è un termine che indica un organismo carnivoro che si nutre, preferenzialmente o meno, di esseri umani; si tratta in maggioranza, ma non solo, di grandi predatori al più alto livello trofico della catena alimentare. Il termine cannibalismo, senza aggettivi, è largamente impiegato in etologia per indicare l'atto di mangiare membri della propria specie.
In senso generale antropofagia è sinonimo principalmente di cannibalismo umano

Orientamento sessuale: L'orientamento sessuale di Reyna? Davvero? A stento parrebbe conoscerlo lei, suvvia! Non ha mai sprecato la propria adolescenza, la propria infanzia, a porsi domande tanto futili e frivole, prive di un'utilità o di uno scopo preciso che non fosse il compiacere la morbosa curiosità di chi dovrebbe farsi gli affaracci propri; eppure un'etichetta per definirla vi è sicuramente, e questa risulta esser Polisessuale Omoromantica Poliamorosa. No, non è una qualche definizione medica, suvvia! Semplicemente è attratta, in ambito sessuale, da più identità di genere seppur mom tutte, per quanto romanticamente sia in grado di provare interesse solo per il proprio sesso; inoltre, è più che possibile che finisca col "prendere una sbandata" per più ragazze in contemporanea

Dreamer1108 Più di seimila parole: te la leggi tutta, aMoRe

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top