Prevedo scleri
Nome: Andrzej (traduzione letterale dell'italiano "Andrea", esso proviene dal nome greco "Ἀνδρέας" ["Andréas"], derivato da "ἀνήρ" ["anḗr"], genitivo "ἀνδρός" ["andrós"], che indica l'uomo con riferimento alla sua mascolinità, contrapposto alla donna con la sua femminilità; in latino, questo termine ha un corrispondente in "vir", "viri", mentre "uomo" nel significato di "genere umano" è "homō", "hominis" in latino e "ἄνθρωπος" ["ánthrōpos"], "ἀνθρώπου" ["anthrṓpou"] in greco. Il nome proprio viene ricondotto anche ad "ἀνδρεία" ["andréia"], termine correlato che indica "forza", "valore", "coraggio", "virilità", "mascolinità"; lo stesso elemento che compone il nome "Andrea" si ritrova anche in altri nomi, quali "Androclo", "Andromaco", "Androgeo" e "Andronico" –nomi di cui la forma greca originaria poteva anche costituire un ipocoristico– e anche "Alessandro", "Leandro", "Lisandro" e "Cassandro". Per significato, inoltre, è analogo al nome "Arsenio," di origine greca, nonché al desueto nome latino "Mascula".
Il nome era anticamente molto usato dai pagani greci, grazie ai quali si sparse in Palestina, nel Vicino Oriente e in Egitto una volta che la cultura greca vi penetrò; grazie alla venerazione verso sant'Andrea apostolo e vari altri santi, il nome ha goduto di ampia popolarità negli ambienti cristiani fin dai primi tempi, e in particolare nel Medioevo. La variante femminile inglese "Andra" è in uso solo dal XX secolo. Secondo l'ISTAT, è uno dei nomi maschili più utilizzati per i nuovi nati in Italia dell'inizio del XXI secolo, essendo stato il terzo nome più scelto negli anni dal duemilaquattro al duemiladodici, con l'eccezione del duemilanove in cui si attestò al quarto posto, mentre tra la popolazione adulta, risulta particolarmente frequente in Lombardia; secondo altre statistiche sarebbe inoltre il nome più diffuso al mondo. Va notato che le forme ungheresi "Andor" ed "Endre" coincidono con due nomi norvegesi di diversa origine, e il finlandese "Anterocoincide" con "Antero", un altro nome italiano di origine greca.
Mentre in diverse lingue (come l'inglese, il ceco, il tedesco e lo spagnolo) la grafia "Andrea" è la forma femminile del nome, all'interno della cultura italiana contemporanea "Andrea" ha valenza prevalentemente maschile, come tutti noi sappiamo; tuttavia in epoca tardomedievale in Italia, almeno nell'area toscana, il nome era sostanzialmente ambigenere: un'analisi dei battezzati fiorentini fra il millequattrocentocinquanta e il millecimquecento ha rivelato un cospicuo numero di donne con questo nome. La tendenza ad attribuirlo alle femmine è ritornata sul finire del XX secolo, non tanto per ragioni storiche quanto sotto l'influsso delle culture straniere (si pensi agli ormai piuttosto comuni "Daniel" e "Christopher") e il suo uso ha raggiunto livelli degni di nota, anche se non alti come nelle epoche passate, ma rimane nel complesso raro ed eccezionale; di fatto in italiano "Andrea" è usato quasi solo al maschile, mentre per il femminile storicamente si è ripiegato di solito su "Andreina". Sulla questione si è acceso un dibattito anche a livello legale: la legge italiana (nel D.P.R. n. trecentonovantasei del duemila) stabilisce che il nome deve accordarsi al sesso del nascituro; "Andrea" dunque, che in italiano è consolidatamente maschile, verrebbe così precluso alle neonate, a meno che non fosse usato come secondo nome (va detto che l'ufficiale dello stato civile sarebbe comunque obbligato a formare l'atto di nascita secondo la volontà del genitore, anche in contravvenzione a tale normativa, potendo però decidere di segnalarlo al Procuratore della Repubblica, che eventualmente costringerebbe alla rettifica). Si sono avuti casi giudiziari dove è stata imposta la rettifica del nome in concordanza con questa legge (come nel dicembre duemilundici presso il tribunale civile di Mantova), ma nel novembre duemiladodici la Corte di cassazione ha accolto la protesta di una coppia di genitori di Pistoia contro la decisione con la quale la Corte di Appello di Firenze, il tre agosto duemiladieci, aveva disposto la rettifica del nome Andrea che avevano dato alla loro figlia: in tale occasione, la Corte di Cassazione rilevò che, dato il contesto multiculturale che si è venuto a creare in Italia, attribuire il nome "Andrea" ad una bambina, seguendo una moda forestiera, non è ridicolo o vergognoso, né crea ambiguità riguardo al genere della persona. A livello di curiosità, si può notare che "Andrea" è uno dei pochi nomi italiani maschili che finiscono per "-a" a godere di ampia diffusione, insieme a "Luca", "Mattia", "Elia" e "Nicola"; ne esistono poi molti altri meno comuni, come "Enea", "Tobia", "Leonida" e "Barnaba")
Cognome: Il cognome della giovane Andrzej corrisponde al non poco diffuso "Nowak"; titolo tipico delle usanze della Polonia, essa risulta esser per l'appunto il Paese natio della donna. Paese alla quale, aggiungerei è morbosamente legata, al punto da parlare quasi costantemente polacco; non è difficile nemmeno definirla come "razzista", a causa del suo elevato disprezzo che ha come vittime le culture distanti dalla sua.
Il Paese fu abitato inizialmente dai Celti nella Slesia e nella Polonia occidentale tra il IV e il I secolo a.C., quando comparvero anche i Germani; a partire dal V e VI secolo d.C. entrambi i popoli vennero assorbiti dalle popolazioni slave occidentali; tuttavia l'antico Regno polacco cominciò a prendere una forma unitaria solo nella metà del X secolo, sotto la dinastia dei "Piast", e per la precisione sotto Mieszko ("Miecislao"): infatti risulta che nel novecentosessanta, dopo aver riunito intorno alla rocca di Gniezno una prima rudimentale comunità nazionale, qui si scelse anche la bandiera che ancora oggi è quella della Repubblica di Polonia, un'aquila d'argento -di colore bianco- su sfondo rosso.
Secondo la leggenda si scelse questo tema a causa del ritrovamento di un nido di aquilotti durante i lavori di costruzione della città di Gniezno; Miecislao si convertì successivamente al cristianesimo, secondo alcuni per compiacere sua moglie, una principessa Boema, ma sicuramente anche per godere della protezione della Chiesa ed evitare la colonizzazione germanica.
Nel XII secolo la Polonia si frammentò in molti piccoli stati, che nel milleduecento vennero depredati dalle armate Mongole dell'Orda d'Oro: sotto la dinastia Jagellone, venne accordata un'alleanza con la vicina Lituania, e l'epoca d'oro arrivò nel XVI secolo con l'unione tra i due stati ("Unione di Lublino"), nella Confederazione polacco-lituana; durante il XVI secolo, a seguito delle vittorie contro la Russia, la Confederazione riuscì ad imporsi come una delle maggiori potenze in Europa: tuttavia la scarsa centralizzazione del potere regio e la natura elettiva di questo, la portò con il tempo ad indebolirsi fino a quando non venne letteralmente spartita dall'Impero austro-ungarico, dall'Impero prussiano e dall'Impero russo.
I sudditi polacchi godevano di grande libertà ed esisteva un sistema parlamentare, anche se i benefici di quest'ultimo erano limitati alla "szlachta" ("nobiltà"); da quel tempo i polacchi si sono dati il nome di Nazione della gente libera.
Nel milleseicento, la Polonia perse la Seconda guerra del nord contro la Svezia, e ciò diede inizio al cosiddetto "Potop" ("diluvio"), che si concluse nel milleseicentosessanta con la "Pace di Oliva", o "Oliwa"; vi furono inoltre numerose guerre contro l'impero ottomano, la Russia, la Svezia, la Transilvania e la Prussia-Brandeburgo che finirono nel milleseicentonovanta.
Età: L'età di Andrzej? Difficile a dirsi, per quanto onesti si voglia esser; quanti anni potrebbe mai avere questa "ragazzina"? Considerando la scuola che con sua somma repulsione ha finito per frequentare, essa ci suggerisce un arco temporale che va dai quindici ai diciannove anni; è per tanto piuttosto comune pensare che ella appartenga alla prima categoria, ovverosia tra i ragazzi generalmente considerati più giovani dell'istituto. Che dire? Mai granchio pescato fu grande di questo! Vi è infatti una bella differenza tra ventitrè e quattordici/quindici anni -per quanto scarsamente notabile-, non trovate?
Aspetto fisico:
Sì, insomma...È oramai piuttosto palese il motivo per la quale ella venga generalmente scambiata per una semplice mocciosa, magari spesso erroneamente considerata come "apoteosi dell'immaturità", principalmente perché -come già accennato in precedenza- lei stessa fatica a considerare la gente alla quale spesso viene paragonata unicamente per età come assolutamente infantili.
Ma, ammettiamolo, il suo aspetto non può far altro se non trarre in inganno: che sia frutto di un pessimo sviluppo, di un'alimentazione non ottimale o di geni decisamente particolari, ella parrebbe impossibilitata dal crescere ulteriormente, eternamente bloccata nel corpo di una ragazzina. Eppure, bisogna esser onesti con noi stessi, questa sua particolarità non fa altro se non esaltare la bizzarra bellezza della quale è dotata: fuori dai canoni comuni, coi suoi movimenti estremamente eleganti, non le risulta affatto difficile apparire ammaliante agli occhi altrui, anzi!
Il delicato viso sfoggia tratti decisamente fanciulleschi quanto non poco armoniosi, distanti nella loro giovanile, incantate bellezza, valorizzata non poco dalla carnagiano allarmantemente lattea, simile a quella di una bambola di porcellana, sulla quale spiccano gli zigomi vagamente arrossati un tocco che potrebbe avere dell'infantile se non fosse per sua gelida espressione sprezzante; il piccolo naso dal setto regolare e stretto termina con una punta graziosamente mentre le morbide, carnose labbra sono di un invitante roseo/rossastro, per quanto non estremamente marcato.
I grandi occhi potrebbero facilmente esser paragonati a quelli di un grazioso, docile cerbiatto, per quanto di questa sua tipica "adorabilità" vi sia ben poco nello sguardo distaccato, forse talvolta definibile addirittura come "crudele": le sue iridi -oh, quelle iridi!- sono di uno splendido, inusuale rubineo, non poco similare al sangue che più volte ella stessa si è ritrovata a perdere; i setosi, corti capelli sfiorano appena la nuca, lasciandola scoperta mentre incorniciano alla perfezione il visino angelico con la loro vivace tonalità castano-ramata.
La sua corporatura ad un primo acchito potrebbe apparire come gracile, certamente affatto etichettabile come "robusta", eppure la sua fisionomia perfettamente a clessidra spicca per la reale atleticità celata: il fisico sinuoso, infatti, nasconde una forza ed una soglia di sopportazione ben più temibili di quanto si potrebbe mai pensare; le curve femminee, invece, sono ben poco spiccate, forse troppo simili a quelli di una ragazzina in procinto di "sbocciare" piuttosto che a quelle di un'adulta totalmente formata, eppure queste si adattano alla perfezione nel contesto generale della figura di Andrzej. Per finire, sfortunatamente, non parrebbe esser la stangona alla quale in non pochi corrono dietro, raggiungendo a stento il metro e cinquantacinque.
Carattere: (Vogliamo seriamente parlarne?
I fell
In your arms tonight!
I fell hard
In your arms tonight,
It was nice!
I died
In your arms tonight!
I slipped through
Into the after life:
It was nice!
Withe light,
In your arms tonight.
I lost sight
In your arms tonight;
It was nice!
And, hey!
You!
Don't you think it's kinda cute
That I died right inside
Your arms tonight?
But I'm fine!
Even after I have died;
Because it was
In your arms I died.
I cried
In the after life!
I cried hard
Because I had died
And you're alive!
I tried to escape
After life!
I tried hard
To get back,
Inside your arms alive!
And, hey!
[Hey!]
You!
[You!]
Don't you think it's kinda cute
That I tried
To escape the after life?
But I tried
To get back,
Inside your arms alive;
But died
In your arms alive that...
I fell hard
In your arms.
I went and died
In your arms that night.
I fell
In your arms tonight;
Oh, inside in your arms...!
And, hey!
You!
Don't you think it's kinda cute
That I died
Right inside your arms tonight?
But I'm fine!
Even after I have died;
But I tried
To escape the after life!
I tried to get back
In your arms alive!
But I tried to get back
In your arms alive!
But I died
In your arms that...
Night!
I fell
In your arms tonight.
I died
In your arms tonight.
Withe light,
In your arms tonight.
I fell
In your arms tonight)
Storia: (Devo ripetermi?
Show me how to lie;
You're getting better all the time
And turning all against the one:
Is an art that's hard to teach
Another clever word!
Sets off an unsuspecting herd
And as you get back into line;
A mob jumps to their feet.
Now dance!
Fucker, dance!
Man, he never had a chance
And no one even knew
It was really only you!
And now you steal away;
Take him out today!
Nice work you did:
You're gonna go far, kid.
With a thousand lies
And a good disguise
Hit 'em right between the eyes!
Hit 'em right between the eyes!
When you walk away,
Nothing more to say;
See the lightning in your eyes!
See 'em running for their lives!
Slowly out of line
And drifting closer in your sights;
So play it out
I'm wide awake:
It's a scene about me.
There's something in your way
And now someone is gonna pay
And if you can't get what you want;
Well, it's all because of me.
Now dance!
Fucker, dance!
Man, I never had a chance
And no one even knew
It was really only you!
And now you'll lead the way;
Show the light of day!
Nice work you did:
You're gonna go far, kid!
Trust, deceived!
With a thousand lies
And a good disguise
Hit 'em right between the eyes!
Hit 'em right between the eyes!
When you walk away,
Nothing more to say;
See the lightning in your eyes!
See 'em running for their lives!
Now dance!
Fucker, dance!
He never had a chance
And no one even knew
It was really only you!
So dance!
Fucker, dance!
I never had a chance.
It was really only you!
With a thousand lies
And a good disguise
Hit 'em right between the eyes!
Hit 'em right between the eyes!
When you walk away,
Nothing more to say;
See the lightning in your eyes!
See 'em running for their lives!
Clever alibis,
Lord of the flies!
Hit 'em right between the eyes!
Hit 'em right between the eyes!
When you walk away,
Nothing more to say;
See the lightning in your eyes!
See 'em running for their lives!)
Stile di danza: Sono anni oramai che pratica, con talento particolare aggiungere, il "tip-tap"; stile di danza certamente non poco sottovalutato ma allo stesso semplicemente meraviglioso.
Il "tip-tap" è il nome con cui è nota in Italia la "tap dance"; tale titolo ha, molto probabilmente, una derivazione onomatopeica: chi pratica tale danza è notoriamente denominato "tippettaro" o "puntacchiere". Il tip-tap è un genere di danza (affiliata alla "International Dance Organization") in cui il ballerino indossa lo strumento musicale a percussione, composto da scarpe con adattamenti speciali per produrre suoni; difatti lo scopo principale della tap dance è di "suonare" una linea ritmica, a cappella o integrata in una linea melodica. Per rendere il suono più marcato ed udibile si usa attaccare degli inserti, generalmente di alluminio, alla punta ed al tacco delle scarpe; tali inserti sono detti "claquettes" o "tap". Nella storia sono state utilizzate diverse varianti di questi inserti, da quelli di legno (di origine irlandese) a quelli di ferro, passando per la sola scarpa di cuoio (stile "soft shoes").
Il tip-tap è stato creato combinando elementi di percussioni africane, e danzando con le tecniche di balli europei tipo il "clog" irlandese, attualmente molto conosciuto per lo spettacolo "Riverdance", e lo "step dancing". Il tip tap trova origine nei bassi ceti, sviluppandosi attraverso "battaglie" competitive agli angoli delle strade fra immigrati irlandesi e schiavi africani; tra il settecento ed il primo ottocento gli schiavi africani delle piantagioni svilupparono un tipo di danza ricollegabile al loro "juba" (danza rituale religiosa africana accompagnata da ritmiche battute di mani e suoni e tamburi): quando furono portati in America, fu loro vietato di praticare la loro religione, ed essendo le percussioni una parte integrante dei loro rituali, furono i battiti di mani e il percuotere il pavimento con i piedi a sostituire le originarie percussioni. Il periodo di massima fioritura di questa arte è stato tra il millenovecentocinquanta ed il millenovecentocinquantacinque, quando era il tipo di danza principale nel Vaudeville e a Broadway; in quel periodo anche molte orchestre includevano tra i propri elementi dei ballerini di tap: in quel tempo la tap dance era detta anche "jazz dance", perché il jazz era la musica con cui si esibivano i ballerini di tap. Con progressive modifiche, pulizia dei movimenti e creazione di passi nuovi si arrivò a ciò che fu definito "american tap dance". I ballerini assunsero una posizione più rilassata, elegante, e furono inseriti movimenti con le braccia e le spalle, inizialmente un po' trascurate. Negli anni trenta e cinquanta i migliori artisti si spostarono dal Vaudeville al cinema ed alla televisione, da cui la notorietà di alcuni artisti anche in Italia come Fred Astaire, Ginger Rogers, Gene Kelly o la famosa "Riccioli d'oro" Shirley Temple.
Grandi talenti come Bill Robinson e John Bubbles aiutarono a definire regole e movimenti, e più tardi Hollywood popolarizzò il tip-tap nel mondo con i film di Fred Astaire, i Nicholas Brothers, Eleanor Powell ed altri grandi artisti; durante gli anni cinquanta lo stile del ballo cambiò, ed il tip-tap perse la sua popolarità nonostante continuasse ad essere praticato dagli amatori del genere.
Negli anni sessanta la grande rinascita: eventi pubblici di rilievo riportarono alla ribalta questo particolarissimo ballo, che improvvisamente fu considerato una forma d'arte più che di divertimento. Fu ripescato per film e spettacoli teatrali, portato nel mondo con concerti e musical, ripreso anche a Broadway ("Black and Blue", "Bring in" da "noise Bring in" da :funk", "Tap Dogs") e nelle pellicole ("Cotton Club", "Steppin' out", "Tap"). Il venticinque maggio è stata proclamata giornata nazionale del tip-tap, ed è celebrata con entusiasmo in tutti gli Stati Uniti.
Un particolare tecnico: i primi ballerini nel millenovecentoventi usavano scarpe con le suole di legno; l'inserimento di pezzi metallici sotto le suole arrivò più tardi, e l'utilizzo dell'alluminio diventò lo standard.
Cosa pensa degli altri stili di danza?: Onestamente? Davvero davvero? Quale potrebbe mai esser la risposta ad una domanda simile, posta ad una donna che a stento parrebbe provare interesse per la propria stessa salute fisica e mentale? Siamo sinceri con noi stessi, gli altri stili di danza non potrebbero mai esserle più indifferenti di quanto già non siano!
Totalmente incapace di apprezzarli, il massimo che ella è in grado di fare è rivolgere uno sguardo tra lo scocciato e lo sprezzante a chi tende a praticare danze differenti dalla propria che da sempre ha segnato la sua infanzia disastrata; perché, ammettiamolo, trova scadente qualsiasi cosa le venga proposta che non rientra nei suoi standard personali! Che sia o meno una mentalità chiusa, Andrzej risulta affatto preoccupata di ciò; non si cura affatto di come queste sue gesta possano offendere o turbare l'animo altrui. In fondo, non ne vede motivo!
Altro:
~ Oltre all'evidente talento che possiede nel praticare il tip-tap, parrebbe esser anche particolarmente per la kickboxing, nella quale eccelle senza alcuno sforzo. Sarebbe perfettamente in grado di spezzare un braccio o una gamba a qualcuno senza alcuna fatica, a discapito della sua gracile apparenza.
La kickboxing è nata in Giappone negli anni sessanta: in quel periodo le uniche forme di combattimento a contatto pieno erano il "full contact karate", il "muay thai" thailandese, il "Sambo" russo, il "taekwondo" coreano, il "karate contact" ed il "sanda" cinese; i giapponesi iniziarono a organizzare gare di karate a contatto pieno ("karate full contact"); questo genere di combattimenti stava acquisendo interesse sempre maggiore finché negli anni settanta, alcuni maestri di arti marziali provarono a sperimentare una nuova formula unendo le tecniche di pugno del pugilato alle tecniche di calcio del karate e nacque così il "Full Contact Karate".
Tuttavia vi fu una certa confusione dei nomi e degli stili, anche in virtù del fatto che nel Full Contact Karate si colpisce con i calci, dal busto in su, mentre nella kickboxing giapponese si potevano dare calci anche alle gambe; a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta con il termine "kickboxing" spopolò negli Stati Uniti una forma di full contact karate dove gli atleti vestivano dei lunghi e larghi pantaloni e delle apposite scarpe, ed inizialmente era vietato colpire con calci portati sotto la cintura; tra i più importanti enti ed organizzazioni vi erano "WKA" ed "ISKA".
Successivamente, sempre in Giappone, nel millenovecentonovanta venne organizzato un torneo chiamato "K-1", in cui "K" sta per "Karate", "Kempo" e "Kickboxing": in questo torneo le regole sono quelle della kickboxing, ma sono valide anche le ginocchiate senza presa e i pugni saltati e girati; lo scopo era mettere sullo stesso ring atleti di diverse arti marziali e sport da combattimento e che avesse un regolamento sportivo che permetteva loro di confrontarsi. Visti i capitali elevatissimi e l'entusiasmo enorme dei giapponesi, in questi avvenimenti, il K-1 (diviso in due tornei: il "K-1 World Grand Prix", riservato ai pesi massimi e il "K-1 MAX", riservato alla categoria dei pesi medi) divenne il più importante torneo al mondo.
Il termine "K-1" ha assunto attualmente l'accezione di uno sport da combattimento a sé stante, benché vi partecipano atleti provenienti dal "muay thai", dalla kickboxing o da altri sport simili; il regolamento del torneo è chiamato "K-1 Style";
~ Parrebbe soffrire di una forma particolarmente lieve del disturbo schizoide della personalità sin dalla più tenera infanzia, seppur questo sia estremamente difficile da notare o anche solo credere senza una perizia medica sotto mano.
Il disturbo schizoide di personalità (così come definito secondo i criteri diagnostici del "DSM" e, similmente, nell'"ICD-10") è un disturbo di personalità del "Cluster A", il cui tratto principale è la mancanza del desiderio di relazioni strette con altri esseri umani, e il “distacco” emotivo del soggetto rispetto alle persone e alla realtà circostante; la sua prevalenza è bassa rispetto ad altri disturbi della personalità ed è stata valutata inferiore all'uno per cento nella popolazione generale.
La personalità schizoide manifesta chiusura in sé stessa o senso di lontananza, elusività o freddezza; il soggetto tende all'isolamento oppure ha relazioni comunicative formali o superficiali, non appare interessata a un legame profondo con altre persone, evita il coinvolgimento in relazioni intime con altri individui, con l'eccezione eventuale di parenti di primo grado.
Il soggetto schizoide, all'esame clinico mostra una tendenza pervasiva a vivere emotivamente in un “mondo proprio” rigidamente separato del mondo esterno delle relazioni sociali, e la sua stessa idea del sé è affetta da incertezze.
In alcuni casi manifesta "freddezza" all'esterno con atteggiamenti di rifiuto, disagio, indifferenza o disprezzo (rivolto magari a personalità non affini a sé), o comunque altre modalità di chiusura, elusività, blocco emotivo o distacco; le situazioni che scatenano la risposta schizoide, cioè la manifestazione dei sintomi, sono in genere quelle di tipo intimo con altre persone, come ad esempio le manifestazioni di affetto o di scontro. La persona schizoide non è in grado di esprimere la sua partecipazione emotiva coerentemente e in un contesto di relazione; in contesti dove è richiesta spontaneità, simpatia o affabilità appare rigida o goffa. Nelle relazioni superficiali e nelle situazioni sociali formali -come quelle lavorative e quelle abituali- il soggetto può apparire normale.
Il soggetto schizoide spesso appare una persona tendenzialmente poco sensibile a manifestazioni di partecipazione emotiva o giudizi di altri -ad esempio incoraggiamenti, elogi o critiche- cioè può apparire una personalità “poco influenzabile”; anche una scarsa paura in risposta a pericoli fisici, o una sopportazione del dolore più elevata del normale, possono far parte del quadro.
Il soggetto introverso/schizoide presenta spesso una immaginazione ricca ed articolata ed un vissuto emozionale intenso, concentrando molte delle sue energie emotive coltivando un mondo interiore "fantastico". Rievocando ricordi di eventi che riguardano la sua vita emotiva in qualche modo appaga alcuni bisogni senza partecipare attivamente al mondo reale; la risposta schizoide sarebbe cioè un meccanismo difensivo profondo rivolto verso la realtà in quanto tale, inconsciamente percepita come fonte di pericolo o di dolore.
Il paziente schizoide si distingue nettamente dallo schizofrenico per il fatto che il disturbo schizoide non intacca le capacità logico-cognitive: il soggetto è pienamente consapevole della realtà benché non vi partecipi emotivamente; la psicosi, stato mentale la cui persistenza è un sintomo della schizofrenia, nello schizoide è assente, oppure circoscritta a brevi episodi caratterizzati da forte tensione. Si potrà allora parlare di attacchi psicotici -o "disturbo schizofreniforme"- come reazioni dello schizoide a stress emotivi.
Può apparire riluttante a parlare degli aspetti intimi del proprio sé o a conoscere quelli del sé di altri individui.
Come segue, la diagnosi può essere posta solo nell'età adulta, poiché l'evoluzione della sintomatologia è compiuta al passaggio dall'adolescenza alla maturità; i caratteri espressi dalla personalità del bambino -come timidezza, aggressività, ...- perlopiù non sono indicatori attendibili di un futuro sviluppo del disturbo.
Come nel caso della schizofrenia, anche nel disturbo schizoide è spesso difficile convincere l'individuo dell'esistenza del disturbo e della necessità di intervento, in quanto se nello schizofrenico sono intaccati i processi logico matematici, e dunque non è in grado di capire che vi è un problema, nello schizoide invece, pur essendo un soggetto lucido, avendo egli una certa riluttanza all'apertura del suo sé di fronte ad altri, il tentativo di avvicinamento all'argomento può generare una forte chiusura o una reazione anche psicotica: ciò è aggravato dall'immagine distorta del suo sé che il soggetto può aver costruito negli anni.
Orientamento sessuale: Che stupidaggine, che idiozia! Ogni qual volta le viene posto questo inutile quesito, Andrzej non può far altro se non rimanere sorprendentemente turbata -forse perplessa- dalla morbosa ed ingiustificata curiosità sfoggiata da moltissimo in questo ambito. D'altronde, cosa vi è di tanto importante ed interessante in qualcosa di così...Così...Inutile!
Perchè è esattamente così che la polacca vede discorsi riguardante questo!
Non essendosi mai posta domande riguardo ciò, inoltre, le sarebbe impossibile rispondere anche volendo; e certamente non è qualcosa che desidera fare. Non ci tiene particolarmente ad affibbiarsi -o a farsi affibbiare- una qualche ridicola etichetta in base a questo, mostrando un atteggiamento forse categorizzabile come "Queer", termine ombrello che raccoglie sotto di sé tutti gli orientamenti sessuali esistenti
DarkAngel_903 Spero vada bene!
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