FeElInG sUpEr, SuPeR, sUpEr, SuIcIdAl


Nome: Melina (potrebbe trattarsi del femminile di "Mel", oppure potrebbe derivare dal greco "μελι" ["meli", cioè "miele"], termine su cui sono basati anche i nomi "Melissa" e "Pamela". In italiano può risultare anche dall'abbreviazione di nomi come "Carmelina", diminutivo di "Carmela")

Cognome: Il cognome di Melina corrisponde a "Manon"; esso, ammettiamolo, contrasta non poco a causa della sua pronuncia dura a dispetto del suo nome dall'apparenza delicata.
"Manon" è, inoltre, un cognome non largamente diffuso in Irlanda, Paese natio e non poco amato dalla giovane

Età: Beh...Ad un primo impatto sembra impossibile definire concretamente l'età della giovane: il suo aspetto giovanile ed i suoi comportamenti talvolta definibili come "adolescenziali" è più che scontato darle tra i sedici ed i diciassette anni; insomma, possiamo tranquillamente affermare che chiunque toppi continuamente: seriamente, così giovane?! Wow, quasi si sente offesa per ciò!
Il motivo? Beh...In realtà dovrebbe esser una ventiseienne, ma ehi! A quanto pare alla gente non va bene, quindi...

Specie: È spesso definita come un "vampiro", più per il pallore della pelle e per la sua tendenza ad isolarsi che per prove concrete di ciò; certo, sono non poche le voci -non sempre lusinghiere- che girano su di lei, ma che ella non si cura di smentire: in realtà, c'è da ammettere che Melina è sfortunatamente una banale umana

Aspetto fisico:

Che dire...Beh...Probabilmente quei ventisei anni li ha sognati, oppure ha trovato il metodo per rimanere eternamente giovani, altrimenti non si spiega! È ovvio che la gente la scambi per una ragazzina, dai!
Certo, resta ugualmente innegabile la capacità di Melina di emanare un fascino non indifferente quanto totalmente involontario.
Il viso piccolo, giovanile, presenta tratti tratti fini quanto armoniosi, paragonabili a quelli di una bambola, esaltati non poco dalla sua immacolata pelle di porcellana, sorprendentemente pallida quanto spesso gelata; il naso dal setto stretto ha una punta teneramente all'insù, lievemente arrossata, in ciò che potrebbe risultare un segno quasi infantile mentre le morbide labbra hanno una forma perfettamente a cuore, non estremamente carnose, per quanto ciò risulti compensato dal dolce ed invitante colorito roseo che esse presentano.
I grandi occhi dal taglio tipicamente occidentale potrebbero quasi esser paragonati a quelli di un cerbiatto: la loro iride presenta uno sgargiante quanto gelido, quasi liquido oserei dire, colorito grigiastro, che tende a sfumare al nero verso gli esterni, esaltati dalle lunghe ciglia; i liscissimi capelli presentano un taglio a caschetto a dir poco perfetto, simmetrico, se non per la semi-frangetta che invece risulta quasi scompigliata, di uno stupefacente color ebano.
La sua corporatura appare come esile, non estremamente gracile tuttavia, in quanto più atletica di quanto possa apparire a prima vista: il suo fisico sinuoso, slanciato quanto elegante presenta curve non troppo marcate, che si amalgano sublimamente al "complesso"; per finire, bisogna ammettere che Melina è dotata non solo di un'amabile faccino e di un bel corpo, ma anche di un'altezza da far invidia: ben un metro e settantacinque, mica poco!

Carattere: (Ho la canzone adatta!
I wanna be a bottle blonde;
I don't know why but I feel conned.
I wanna be an idle teen:
I wish I hadn't been so clean.
I wanna stay inside all day:
I want the world to go away
I want blood, guts, and chocolate Cake.
I wanna be a real fake:
Yeah, I wish I'd been, I wish I'd been, A teen, teen idle
Wish I'd been a prom queen,
Fighting for the title
Instead of being sixteen and
Burning up a Bible
Feeling super, super, super suicidal!
The wasted years, the wasted Youth;
The pretty lies, the ugly truth;
And the day has come where I have Died
Only to find, I've come alive.
I wanna be a virgin pure,
A twenty-first century whore;
I want back my virginity:
So I can feel infinity.
I wanna drink until I ache
I wanna make a big mistake;
I want blood, guts, and angel cake
I'm gonna puke it anyway.
Yeah, I wish I'd been, I wish I'd been, A teen, teen idle:
Wish I'd been a prom queen, Fighting for the title.
Instead of being sixteen and Burning up a Bible;
Feeling super, super, super suicidal!
The wasted years, the wasted youth
The pretty lies, the ugly truth;
And the day has come where I have Died.
Only to find, I've come alive
Come alive, I've come alive
I wish I wasn't such a narcissist:
I wish I didn't really kiss
The mirror when I'm on my own.
Oh God, I'm gonna die alone
Adolescence didn't make sense
A little loss of innocence
The ugliness of being a fool
Ain't youth meant to be beautiful?
Yeah, I wish I'd been, I wish I'd been, A teen, teen idle
Wish I'd been a prom queen,
Fighting for the title
Instead of being sixteen and burning up a Bible
Feeling super, super, super suicidal
The wasted years, the wasted youth
The pretty lies, the ugly truth
And the day has come where I have Died:
Only to find, I've come alive
Only to find, I've come alive
Only to find, I've come alive
All our lives
-Feeling super, super, super-
-Feeling super, super, super-
-Feeling super, super, super-
All our lives)

Arma: L'arma di Melina, strano a dirsi, è un vero e proprio coltello da cucina: certo, viene naturale chiedersi dove lo tenga infilato -niente battute, grazie- esattamente come viene scontato chiedersi "Che diamine se ne fa di un coltello da cucina?!", tutte domande senza risposta!

Altro:
-In passato ha sofferto di una grave forma di depressione; mi pare scontato affermare che tutt'ora è un soggetto fortemente depressivo.
Il disturbo depressivo maggiore (in inglese, "Major depressive disorder", "MDD"), noto anche come depressione clinica, depressione maggiore, depressione endogena, depressione unipolare, disturbo unipolare o depressione ricorrente (nel caso di ripetuti episodi) è una patologia psichiatrica o disturbo dell'umore, caratterizzata da episodi di umore depresso accompagnati principalmente da una bassa autostima e perdita di interesse o piacere nelle attività normalmente piacevoli (anedonia); questo gruppo di sintomi (sindrome) è stato identificato, descritto e classificato come uno dei disturbi dell'umore nell'edizione del 1980 del manuale diagnostico edito dall'American Psychiatric Association.
Il disturbo depressivo maggiore è una malattia invalidante che coinvolge spesso sia la sfera affettiva che cognitiva della persona influendo negativamente in modo disadattativo sulla vita familiare, lavorativa, sullo studio, sulle abitudini alimentari e riguardo al sonno, sulla salute fisica con forte impatto dunque sullo stile di vita e la qualità della vita in generale.
La diagnosi si basa sulle esperienze auto-riferite dal paziente, sul comportamento riportato da parenti o amici e un esame dello stato mentale: non esiste attualmente un test di laboratorio per la sua diagnosi. Il momento più comune di esordio è tra i venti ed i trent'anni, con un picco tra quest'ultimo ed i quaranta.
Tipicamente i pazienti sono trattati con farmaci antidepressivi e spesso, in maniera complementare, anche con la psicoterapia: l'ospedalizzazione può essere necessaria quando vi è un auto-abbandono o quando esiste un significativo rischio di danno per sé o per altri.
Il decorso della malattia è molto variabile: da un episodio unico della durata di alcune settimane fino ad un disordine perdurante per tutta la vita con ricorrenti episodi di depressione maggiore.
La comprensione della natura e delle cause della depressione si è evoluta nel corso dei secoli, anche se è tuttora considerata incompleta: le cause proposte includono fattori psicologici, psicosociali, ambientali, ereditari, evolutivi e biologici.
Un uso a lungo termine e l'abuso di alcuni farmaci e/o sostanze, è noto per causare e peggiorare i sintomi depressivi; la maggior parte delle teorie biologiche si concentrano sui neurotrasmettitori monoamine come la serotonina, la norepinefrina e la dopamina, che sono naturalmente presenti nel cervello per facilitare la comunicazione tra le cellule nervose.
In Italia la depressione colpisce, secondo uno studio condotto congiuntamente dalla "AIFA" (Agenzia Italiana del Farmaco) e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, circa undici milioni di persone, che quotidianamente assumono farmaci contro tale patologia; la percentuale di italiani che soffrono di depressione arriverebbe, dunque, secondo tale studio, quasi al 20% della popolazione, con una incidenza di quattro volte la media europea.
Nella antichità, il medico greco Ippocrate di Coo descrisse la condizione di melanconia (in greco "μελαγχολία") come una malattia distinta con particolari sintomi mentali e fisici e caratterizzò tutte le "paure e scoraggiamenti, se durano a lungo" come sintomatici di essa.
Questa descrizione è simile al concetto, tuttavia più ampio, che si attribuisce alla depressione oggigiorno, a cui sono stati inclusi un raggruppamento di sintomi di tristezza, sconforto e scoraggiamento, spesso paura, rabbia, deliri e ossessioni.
Il termine "depressione" è stato derivato dal verbo latino "deprimere", che significa "premere verso il basso"; fu utilizzato fin dal XIV secolo e nel 1665: l'autore inglese Richard Baker lo utilizza nelle sue Chronicle per far riferimento a qualcuno che ha "una grande depressione di spirito". Anche Samuel Johnson gli attribuisce un simile significato, nel 1753. Il termine viene utilizzato anche nel campo della fisiologia e dell'economia: un primo utilizzo come riferimento a un sintomo psichiatrico, fu per opera dello psichiatra francese Louis Delasiauve nel 1856 e, a partire dal 1860, il termine compare nei dizionari medici per far riferimento a un abbassamento fisiologico e metaforico della funzione emotiva.
Anche se "melanconia" è rimasto il termine dominante nella diagnostica, il termine "depressione" è cresciuto d'utilizzo nei trattati di medicina e, lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin potrebbe essere stato il primo ad usarlo come termine generale, facendo riferimento ai diversi tipi di malinconia, come stati depressivi.
Sigmund Freud, paragonò lo stato di melanconia al lutto, nei suoi scritti Lutto e melanconia del 1917. Egli teorizzò che la perdita di un "oggetto", come ad esempio la perdita di un rapporto a causa della morte o dell'interruzione di un rapporto amoroso, si traduce in una perdita del "soggetto" e l'individuo depresso ha identificato con l'oggetto di affetto attraverso un inconscio processo narcisistico chiamato "investimento libidico dell'ego"; il risultato di tale perdita comporta gravi sintomi malinconici più profondi del lutto, non solo il mondo esterno viene visto negativamente, ma lo stesso viene compromesso.
Il declino della percezione di sé da parte del paziente si rivela nella convinzione della sua colpa e della propria inferiorità e indegnità: egli ha anche sottolineato che le prime esperienze di vita siano un fattore predisponente.
La prima versione del "Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali" ("DSM-I", 1952) parlava di "reazione depressiva", mentre il "DSM-II" (1968) di "nevrosi depressiva", definita come una reazione eccessiva al conflitto interno o a un evento identificabile; esso includeva anche la psicosi maniaco-depressiva tra i maggiori disturbi affettivi.
A metà del XX secolo, i ricercatori hanno ipotizzato che la depressione fosse causata da uno squilibrio chimico nei neurotrasmettitori del cervello, una teoria basata sulle osservazioni fatte nel 1950 sugli effetti della reserpina e dell'isoniazide nel modificare i livelli dei neurotrasmettitori della famiglia delle monoamine che riguardano i sintomi depressivi.
Il termine "disturbo depressivo maggiore" è stato introdotto da un gruppo di medici statunitensi a metà degli anni settanta come parte delle proposte di criteri diagnostici basati su modelli di sintomi (chiamati "Research Diagnostic Criteria", strutturati sulla base dei precedenti "criteri di Feighner"), che poi hanno costituito il "DSM-III" del 1980.
Per mantenere la coerenza, "l'ICD-10" utilizza gli stessi criteri, con modifiche solo minori, ma utilizzando la soglia diagnostica riportata nel "DSM" per segnare un episodio depressivo lieve, con l'aggiunta di categorie soglia più elevate per episodi moderati e gravi;
-A causa di questo suo..."Problemino", se così vogliamo definirlo, tempo addietro ha finito col tentare il suicidio, fallendo per puro miracolo.
Per suicidio (dal latino "sui caedere", "uccidere se stessi") si intende l'atto col quale una persona si procura volontariamente e consapevolmente la morte.
Il suicidio è il gesto autolesionistico più estremo tipico in condizioni di grave disagio o malessere psichico, in particolare in persone affette da grave depressione e/o disturbi mentali di tipo psicotico; essi possono essere determinati anche da cause o motivazioni strettamente personali, ovvero eventi quali particolari situazioni esistenziali sfavorevoli, gravi condizioni economiche e sociali, delusioni amorose, condizioni di salute o di non accettazione del proprio corpo, mobbing familiare, derisioni e bullismo.
Dal punto di vista medico-psichiatrico numerosi dati di letteratura indicano che è sicuramente possibile prevenire il suicidio nella popolazione generale, riducendo drasticamente il numero di morti, attraverso opportune campagne di informazione e mediante programmi e centri di aiuto e assistenza. Sociologicamente il suicidio è stato analizzato in modo approfondito da Émile Durkheim, che ha individuato quattro tipi di suicidio collegati ai gradi d'integrazione e regolamentazione sociale: egoistico, altruistico, fatalista e anomico.
Nella genesi del suicidio gioca un ruolo importante la componente emulativa: è noto già dall'Ottocento il cosiddetto effetto "Werther" l'incremento di suicidi seguito alla pubblicazione del romanzo "I dolori del giovane Werther" di Goethe; per questa ragione l'Organizzazione mondiale della sanità ha diramato delle linee guida per dirigere il comportamento degli operatori dell'informazione e dei mezzi di comunicazione di massa, ai quali è affidata la richiesta di un comportamento responsabile;
-Pare avere delle lievi tendenze misanthrope, per quanto ciò non risulti spesso troppo grave.
La misantropia (dal greco antico: "μίσος", "mísos", "odio" e "νθρωπος", "ànthrōpos", "uomo, essere umano") è un sentimento e un conseguente atteggiamento d'odio, disprezzo o mancanza di fiducia nei confronti del genere umano, caratterizzato talora dall'isolamento materiale o morale dagli altri; essa comunque non implica necessariamente sadismo, masochismo o depressione, o una disposizione antisociale e sociopatica verso l'umanità.
Benché i misantropi non esprimano fiducia per l'umanità in generale, tendono ad avere relazioni personali normali con altri individui. la misantropia può essere motivata da sentimenti di isolamento o alienazione; essa può assumere talvolta forma di arroganza culturale, quando una persona prova avversione verso l'umanità per una superiorità mentale sugli altri.
Può assumere diversi aspetti anche "temporanei", specialmente in individui affetti da forti depressioni o da altri disturbi; l'aspetto più comune è classificabile come un desiderio di solitudine, alienazione o anche sentimenti estremi non necessariamente legati a qualche disturbo, come il distruggere gli oggetti o fare del male alle altre persone, spesso attraverso la violenza.
La misantropia difficilmente riesce ad attecchire completamente nella personalità di una persona: nei misantropi estremi spesso non esiste rimedio o soluzione in grado di far cambiare pensiero, mentre può essere una valvola di sfogo per quelle persone non propriamente misantrope, ma che ne abbracciano tale sentimento solo per questioni temporanee e provvisorie, spesso correlate appunto a disturbi psichici oppure a filosofie personali.
La misantropia tende a rivelarsi nell'individuo prettamente durante il transito dall'età medioadulta (quaranta-cinquant'anni) alla terza età, anche se non rari sono i casi di misantropia adolescenziale, essendo l'adolescenza un periodo di grande arricchimento mentale e filosofico: infatti, molte persone nell'età compresa dai sedici ai ventun'anni con problemi psichici o eccessiva emotività personale sono inclini alla misantropia. In ambito psicologico un misantropo può talvolta essere sofferente di disturbi della personalità (ad esempio l'evitante, schizotipico, schizoide, paranoide), di depressione, fobia sociale o disturbi come l'hikikomori.
Rappresentazioni di misantropia sono comuni nella satira e nella comicità, anche se rappresentazioni estreme sono generalmente rare, espressioni sottili sono più comuni, specialmente quelle che evidenziano i difetti e i limiti dell'umanità.
In casi estremi, i misantropi possono ritirarsi dalla società, diventando eremiti; spesso vengono esclusi da certi tipi di società o altamente penalizzati, in quanto visti diversi o semplicemente dei folli. Tuttavia, la misantropia è stata largamente emancipata da numerosi filosofi e sociologi della storia umana, come Platone, Diogene di Sinope, Aristotele, Jonathan Swift, Immanuel Kant, Arthur Schopenhauer o Emil Cioran

Orientamento sessuale: È facile ammettere che questo sia un argomento "tabù" per la giovane, che pare quasi non aver mai conosciuto l'effettiva omosessualità: non ne parla, non ne ha mai sentito parlare e non le interessa, cosa che si rifà anche con qualunque altro orientamento sessuale; insomma, è giusto un tantino "Io non so' niente, non esisto, voi non mi avete mai visto".
Tuttavia, se mai dovesse ricevere un'etichettazione, ella si scoprirebbe essere Omoflessibile Omoromantica

Max_Di_Angelo Spero vada bene~~


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top