Dubito che le ruolerò tutte, ma vabbe'
Nome: Livia (nome di una "gens" romana, di soprannome "livius" dal significato incerto forse derivato dal latino "livēre", ossia "essere livido", "aver pallore" ["livor"] sul volto o essere di carnagione bluastra)
Cognome: L'impronunciabile, seppur stranamente portato con fierezza dalla donna, consiste in "Hofstetter". Esso, tuttavia, non è assolutamente il nome del padre, bensì quello della madre biologica
Nazionalità: Com'è facile intuire dal suo nome e dal suo cognome, Livia è di origini svizzere
Età: Livia ha ben ventidue anni, seppur ciò pare scioccare non poche persone: il suo aspetto tendenzialmente fanciullesco, quasi intrappolato in una goccia d'ambra, manda piuttosto in confusione
Compleanno: Il compleanno di Livia ricade il due novembre, ossia il giorno dei morti; la donna, tuttavia, non ha idea di quando avvenga il proprio compleanno, in quanto ella non è mai stata abituata a darvi peso
Aspetto fisico:
(È una tizia a caso, non so' il nome del prestavolto-)
Livia è una donna dal fascino indubbio, seppur i suoi "tratti svizzeri" paiono innotabili, arrivando al punto da non poter decifrare quale sia la sua effettiva etnia;
Il volto dai tratti morbidi, fanciulleschi quasi, pare quasi esser rimasto immutato dal tempo, cosa quasi avvalorata dal candore della sua pelle, dalla quale deriva anche il suo nome; il naso è piuttosto piccolo, seppur graziosamente all'insù, mentre le labbra fini sono morbide e perfettamente a cuore, di un roseo appena accennato.
Gli occhi sono grandi, definibili quasi da "cerbiatta", dal taglio furbesco e di uno spettacolare, luminoso, color oro-ambra; i lunghi capelli, più simili ad inchiostro, ricadono morbidamente, spesso anche scompigliati, fino ai fianchi.
Il fisico di Livia è a dir poco invidiabile, cosa talvolta dettale anche in faccia: l'apparenza esile è ben presto compensata da una perfetta forma a clessidra, sulla quale spiccano positivamente le forme generose, spesso attiratrici di sguardi indesiderati.
Per finire, Livia spicca non poco in altezza, raggiungendo con fierezza il metro e settanta.
Carattere: (Non ne ho la forza-
Chiedo venia.)
Passato: Il suo passato è la cosa che Livia detesta maggiormente trattare: ritiene che gli altri non debbano esserne a conoscenza, che debbano farsi gli "affaracci loro", finendo dunque col non parlarne mai, con sua somma soddisfazione.
Prima di iniziare, tuttavia, c'è da aprire una piccola parentesi: il matrimonio dei suoi genitori è stata una scelta non poco sofferta da entrambe le parti. Entrambi furono costretti a congiungersi poco dopo aver raggiunto la maggiore età, sotto il volere delle rispettive famiglie, entrambi esageratamente cattoliche: per un breve, brevissimo, periodo, dunque, entrambi riuscirono a convivere quasi in armonia, cosa che ben presto cessò di essere.
Probabilmente è anche per questo motivo che il padre, poco dopo il matrimonio, iniziò a tradire la moglie con qualunque cosa avesse un buco e respirasse, mentre la donna quasi soffocava per la frustrazione, cosa che la rese quasi isterica.
Ovviamente tentarono spesso di trovare un "accordo", un modo per convivere pacificamente, giungendo ben presto alla conclusione che un figlio avrebbe potuto far loro comodo, magari riuscendo così a trovare un punto comune; provarono a lungo, per ben due anni, fino a quando non capirono che la madre era sterile. A causa di ciò, vi fu un altro dramma, seguito da varie e frequenti crisi isteriche della donna e l'ulteriore allontanamento dei coniugi.
Ma ora, facendo un bel salto temporale, passiamo ad una domanda che può sorgere spontanea: com'è stata concepita Livia, se la madre era sterile? Semplice, ella era una cosiddetta "bastarda", figlia di una prostituta e del padre, che per anni non smise di cornificare la moglie.
La madre biologica, che nonostante il mestiere da lei praticato era sicuramente una donna estremamente dolce, molto più di quanto si pensa di una qualsivoglia prostituta: nello scoprire di essere incinta, non ebbe la forza di abortire, preferendo abbandonare momentaneamente il proprio lavoro almeno fino a quando la creatura non fosse nata. Era ovvio che non potesse tenere con sé la bambina, non aveva la possibilità di prendersi cura anche di lei ed ella non desiderava assolutamente far avere una vita sofferta alla pargola. Dunque che fece? Ma ovvio! Abbandonò la nascitura davanti alla casa del presunto legittimo padre: nemmeno ella era certa della reale identità dell'uomo, ma dopo aver scoperto che la coppia era impossibilitata dall'avere figli propri, essa colse la possibilità per "donare" ad essi la sua bambina. Vi furono ovviamente litigi sul da farsi, almeno fino a quando l'infelice coppia non decise di prendere con sé la bambina.
A discapito delle speranze dei due coniugi, tuttavia, dall'arrivo di Livia la tensione tra i due crebbe maggiormente, e con essa aumentarono anche i litigi: non era raro che essi ricoressero anche alle mani quando erano particolarmente alterati, non curandosi del fatto che la giovane fosse o meno presente.
Sin dalla tenera infanzia, Livia si è mostrata una bambina piuttosto aggressiva, anche coi mini-compagni di classe: non era una novità sapere che la ragazzina aveva morso un compagno con la quale stava precedentemente litigando, oppure che semplicemente avesse iniziato a schiaffeggiare tale bambino.
A causa di questi suoi comportamenti, la coppia decise di ritirare la figlia da scuola, preferendo farla studiare da casa, per evitare che ella potesse combinare altri casini: la costante presenza di Livia in casa, tuttavia, pareva quasi metter angoscia nei coniugi, che probabilmente tentavano di starle il meno possibile intorno. Entrambi avevano la sensazione che la piccina potesse fargli del male, cosa quasi insensata contando la gracilità della mocciosa. Che fosse un sesto senso o meno, entrambi pagarono col tempo il peso delle loro decisioni riguardanti la bambina e dell'ambiente in cui era stata cresciuta.
Infatti, con la decisione di far studiare da casa Livia, che successivamente e volontariamente decise di non volere più alcun contatto con la gente al di fuori della dimora, i litigi tra i due continuarono ad aumentare senza freni, spesso arrivando anche a coinvolgere la figlia adottiva: passarono alle mani con la ragazzina relativamente poche volte, seppur le venissero spesso rivolte parole dure, forse troppo aspre talvolta. Probabilmente è anche a causa di questa che Livia col tempo iniziò a sviluppare un certo grado di disgusto, che talvolta sfociò anche nell'odio, nei confronti dell'umanità in generale.
Livia crebbe dunque quasi totalmente isolata dal mondo, seppur in gran parte per sua scelta personale: erano rare le volte in cui decideva di uscire dalla tanto odiata casa, preferendola alla prospettiva di mettere piede nell'ancora più odiato mondo; nel crescere in tal modo, cosa alla quale i genitori decisero di non darvi tanto peso, Livia sapeva e comprendeva ben poco dei "buoni costumi comuni", trovando bizzarre e confusionali non poche di quelle usanze. Nonostante ciò, ella non desiderò mai, e tuttora non desidera, integrarsi in tale società.
Inutile dire che più la donna cresceva più i rapporti tra i due coniugi andavano a deteriorarsi: Livia si convinse dunque che entrambi si odiassero, e di ciò parve quasi rallegrarla, cosa rara da vedere. Adesso le semi-lotte tra i genitori non erano più tanto rari, nemmeno le crudeli frasi rivolte alla figlia se è per questo, alla quale Livia assisteva con sempre più frequenza come fosse una spettatrice.
Come c'era da aspettarsi, la giovane non impiegò molto nel capire di non avere effettive parentele coi due coniugi: i tratti somatici erano esageratamente diversi, quasi opposti, scaturendo un dubbio in lei sin dall'infanzia. Ciò che tuttavia confermò la veridicità dei suoi quesiti fu la scoperta che la madre era sterile, non ci voleva certo un genio a capire che se uno/una è sterile un figlio non può averlo, no? Insistette non poco, arrivando anche a pronunciare velate quanto temibili minacce, per sapere il nome ed il cognome della madre biologica, della quale assunse successivamente il cognome. Il fatto che non conoscesse la allora giovane donna pareva renderla immune al suo disgusto, cosa che tuttavia non avvenne con tanta altra gente.
Altro salto temporale, arriviamo nel periodo in cui Livia ha ormai raggiunto la maggiore età: il suo disgusto per i propri genitori si era tramutato in vero e proprio odio, che pareva quasi bruciarla da dentro ogni giorno di più. Lei per prima non comprendeva la ragione di tanto "rancore" nei loro confronti, e probabilmente non ebbe mai intenzione di scoprirlo: perché avrebbe dovuto importarle? Ciò che contava era il semplice fatto che non poteva più sopportare l'esistenza dei due coniugi.
Resistette a lungo alla tentazione di fare un gesto esageratamente avventato, con sua grande sorpresa aggiungerei, continuando a portare una pazienza stentata.
Tuttavia, la pazienza ha sempre un limite, no? E Livia raggiunse il suo limite il giorno del suo ventesimo compleanno. La casa era semi-vuota, in quanto il padre era, esattamente come tutte le sere, fuori casa, avendo dunque lasciato la moglie e la figlia da sole. Non ricorda, o semplicemente non vuole ricordare, il motivo per la quale le due iniziarono a litigare, ma è certa che in quel momento fosse a dir poco fuori di sé. Le dinamiche sono apparentemente confuse, seppur è probabilmente il suo unico tentativo di non dover raccontare ciò a qualcuno, ma Livia si ritrovò ben presto a strappare a suon di morsi la pelle della madre adottiva, uccidendola con lentezza estenuante.
Il padre, che bisogna dirlo, ha sempre avuto un tempismo perfetto, tornò a casa qualche minuto dopo la morte della moglie. Non penso serva dire che Livia aggredì anche l'uomo, facendogli be presto fare la fine della coniuge.
Conta solo il fatto che, una volta finito il suo operato, Livia trovò, seppur per un lasso di tempo relativamente bene, la calma e la tranquillità che da tempo cercava. La morte dei suoi genitori la rese decisamente serena.
Cosa ama: Le cose che Livia ama sono relativamente poche, della quale lei per prima non si è mai curata;
-Ha una passione quasi morbosa verso il colore nero: non ha una vera ragione per questa sua passione, anzi, è qualcosa di a dir poco insensata, probabilmente dettata dal fatto che non riesce a sopportare altre forme di colori. Talvolta, tinte pastello ad esempio, le riportano alla mente la madre adottiva, che aveva pessima abitudine di indossare abiti fin troppo colorati;
-Ha una strana preferenza nei confronti dei gatti: da tempo è convinta che essi siano l'unica razza degna di un minimo di rispetto. Dal suo punto di vista, infatti, queste creature potrebbero rappresentare la perfezione, per questo è da tempo che medita sul prenderne uno;
-Ama alla follia il cioccolato, specialmente quando si tratta di cioccolata calda: sin da quando era piccola, essa è stata in grado di "risollevarle il morale", nonostante ciò sia in realtà una delle sue semplici auto-convinzioni. Pare quasi esserne dipendente ormai, ed è anche per questo che spesso dà di matto nello scoprire che qualcuno ha osato mangiare il suo unico vero ammmmore;
-Nonostante ella non lo ammetta, adora sentirsi toccare e/o accarezzare i capelli, che Livia ama quasi più di sua madr- Ah, vabbe'.
Tuttavia, nonostante ciò possa arrivare a farle piacere, non si farebbe tanti problemi nel tranciare la mano dello sventurato che osato tentare toccarli;
-Sé stessa. Sì, esatto, "ama" sé stessa. Ovviamente non è narcisista, cosa di cui molti dubiterebbero, ma tiene non poco alla propria persona, anche grazie alla sua esagerata autostima. Alterna però questo suo amore per la propria figura a qualcosa di simile al disgusto: è anche lei "parte del mondo", no? E ciò non può non lasciarla interdetta su cosa pensare o meno di sé.
Cosa odia: Se ciò che Livia ama sono a dir poco semi-inesistenti, ciò che ella detesta sono fin troppe per essere elencate, ci vorrebbero quasi anni!;
-Odia la sola idea del matrimonio, oltre al pensiero di poter mettere su famiglia: ciò è probabilmente causato dall'ambito in cui ha vissuto gran parte della sua vita, che la sicuramente assoggettata non poco. Questo, tuttavia, non vuol dire che ella possa cambiare idea riguardo tale pensiero, tutt'altro;
-Riguardo la precedente affermazione, ci si può ricollegare al secondo punto: detesta a morte chi non rispetta le sue decisioni, i suoi pensieri o addirittura tenti di farle cambiare idea. Strozzerebbe volentieri chiunque tenti fare ciò, nonostante lei in primis, spesso, giudichi con asprezza le decisioni altrui. La coerenza le è qualcosa di sconosciuto;
-Non ama i luoghi affollati, affatto: vedere tutta quella massa di "merda", com'è spesso definita da lei stessa, la disgusta a tal punto da angosciarla. Questo è anche uno dei motivi per cui ella detesta uscire, magari andando in luoghi simili a discoteche o chissà cos'altro. Detesta, inoltre, il disordine ed il casino, la fanno andare in bestia
Disturbo mentale: I disturbi di Livia sono ben due, che tuttavia paiono "compensarsi a vicenda":
-È affetta da una lieve forma di misantropismo, cosa più che evidente.
La misantropia (dal greco antico: "μίσος", "mísos", "odio" e ἄ"νθρωπος", "ànthrōpos", "uomo, essere umano") è un sentimento e un conseguente atteggiamento d'odio, disprezzo o mancanza di fiducia nei confronti del genere umano, caratterizzato talora dall'isolamento materiale o morale dagli altri.
La misantropia comunque non implica necessariamente sadismo, masochismo o depressione, o una disposizione antisociale e sociopatica verso l'umanità;
-Pare mostrare, inoltre, anche dei tratti caratteristici del cannibalismo.
"Cannibalismo", sinonimo di predazione intraspecifica, è un termine che indica la pratica del mangiare i propri simili.
Antropofagia (dal greco "νθρωπος", "uomo" e "φαγω" "mangio") è un termine che indica un organismo carnivoro che si nutre, preferenzialmente o meno, di esseri umani. Si tratta in maggioranza, ma non solo, di grandi predatori al più alto livello trofico della catena alimentare. Il termine cannibalismo, senza aggettivi, è largamente impiegato in etologia per indicare l'atto di mangiare membri della propria specie. In senso generale antropofagia è sinonimo principalmente di cannibalismo umano.
Potere soprannaturale: Livia è sostanzialmente in grado di controllare il fuoco. Può dunque appiccare incendi da lontano, modificare la propria temperatura corporea a proprio piacimento, arrivando persino a darsi fuoco da sola. Per ovvie ragioni, dunque, le è impossibile ferirsi con tale elemento
Orientamento sessuale e se è disponibile ad avere relazioni: Nonostante Livia non si sia mai curata del proprio orientamento sessuale, non essendo dunque a conoscenza di quale siano le sue "preferenze", la donna è bisessuale omoromantica.
È, inoltre, disposta ad una relazione, nonostante ciò possa risultare quasi contraddittorio.
_-Lawless-_ Spero ti piaccia!
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