Can you hear my heart beat?
Nome: Jakub (risulta esser la traduzione polacca del più diffuso "Giacobbe": nome di tradizione biblica, portato nell'Antico Testamento da Giacobbe, chiamato anche "Israele", figlio di Isacco e di Rebecca e padre dei fondatori delle dodici tribù d'Israele; etimologicamente, deriva dall'antico nome ebraico "יַעֲקֹב"
["Ya'aqov"], dall'origine discussa. Secondo le spiegazioni tradizionali significa "colui che tiene il calcagno", "colui che prende per il calcagno" [da "'aqebh", "calcagno", "tallone"] o "colui che soppianta", "soppiantatore" - poiché secondo la narrazione biblica, Giacobbe nacque tenendo il tallone di suo fratello gemello Esaù, e da adulto gli rubò la primogenitura. Secondo altre teorie, deriverebbe invece da un nome ipotetico come "יַעֲקֹבְאֵל"
["Ya'aqov'el"], basato sulla radice "qb" ["proteggere"] e avente il significato di "possa Dio proteggere", "Dio protegge" o "Dio ha protetto", o potrebbe anche avere origini babilonesi, col possibile significato di "Dio ricompensa".
L'ebraico "יַעֲקֹב" ["Ya'aqov] -che nel primo secolo avanti Cristo era uno dei nomi più diffusi fra gli ebrei del tempo- passò in greco come "Ιακωβος" ["Iakobos"] e venne adattato in latino in due diverse forme: "Iacobus" e "Iacomus"; dalla prima delle due derivano i nomi "Giacobbe" e "Jacopo", mentre dalla seconda, più tarda, si è sviluppato "Giacomo": alcune altre lingue [come l'inglese, con "Jacob" e "James"] hanno a loro volta tale distinzione, ma nella maggioranza non esiste distinzione, ed entrambi i nomi sono riuniti sotto una sola forma.
In italiano il nome gode di scarsa diffusione, a differenza di "Giacomo", del quale viene considerato una semplice variante; per quanto riguarda la lingua inglese, durante il Medioevo "Jacob" era usato perlopiù dagli ebrei: fra i cristiani, che fino ad allora avevano preferito "James", si diffuse con l'avvento della Riforma protestante)
Cognome: Il cognome di Jakub corrisponde al polacco "Polański"; mi pare fin troppo facile, oramai, intuire il Paese natio della donna! Trasferitasi in Giappone in giovane età, ella resta tutt'ora strettamente legata alla sua tanto amata Polonia, arrivando spesso e volentieri a disprezzare non pochi luoghi come quello in cui attualmente vive, o a non apprezzare particolarmente culture che si distanziano anche solo leggermente da quella con la quale è cresciuta.
Il Paese fu abitato inizialmente dai Celti nella Slesia e nella Polonia occidentale tra il IV e il I secolo a.C., quando comparvero anche i Germani; a partire dal V e VI secolo d.C. entrambi i popoli vennero assorbiti dalle popolazioni slave occidentali; tuttavia l'antico Regno polacco cominciò a prendere una forma unitaria solo nella metà del X secolo, sotto la dinastia dei "Piast", e per la precisione sotto Mieszko ("Miecislao"): infatti risulta che nel novecentosessanta, dopo aver riunito intorno alla rocca di Gniezno una prima rudimentale comunità nazionale, qui si scelse anche la bandiera che ancora oggi è quella della Repubblica di Polonia, un'aquila d'argento -di colore bianco- su sfondo rosso.
Secondo la leggenda si scelse questo tema a causa del ritrovamento di un nido di aquilotti durante i lavori di costruzione della città di Gniezno; Miecislao si convertì successivamente al cristianesimo, secondo alcuni per compiacere sua moglie, una principessa Boema, ma sicuramente anche per godere della protezione della Chiesa ed evitare la colonizzazione germanica.
Nel XII secolo la Polonia si frammentò in molti piccoli stati, che nel milleduecento vennero depredati dalle armate Mongole dell'Orda d'Oro: sotto la dinastia Jagellone, venne accordata un'alleanza con la vicina Lituania, e l'epoca d'oro arrivò nel XVI secolo con l'unione tra i due stati ("Unione di Lublino"), nella Confederazione polacco-lituana; durante il XVI secolo, a seguito delle vittorie contro la Russia, la Confederazione riuscì ad imporsi come una delle maggiori potenze in Europa: tuttavia la scarsa centralizzazione del potere regio e la natura elettiva di questo, la portò con il tempo ad indebolirsi fino a quando non venne letteralmente spartita dall'Impero austro-ungarico, dall'Impero prussiano e dall'Impero russo.
I sudditi polacchi godevano di grande libertà ed esisteva un sistema parlamentare, anche se i benefici di quest'ultimo erano limitati alla "szlachta" ("nobiltà"); da quel tempo i polacchi si sono dati il nome di Nazione della gente libera.
Nel milleseicento, la Polonia perse la Seconda guerra del nord contro la Svezia, e ciò diede inizio al cosiddetto "Potop" ("diluvio"), che si concluse nel milleseicentosessanta con la "Pace di Oliva", o "Oliwa"; vi furono inoltre numerose guerre contro l'impero ottomano, la Russia, la Svezia, la Transilvania e la Prussia-Brandeburgo che finirono nel milleseicentonovanta.
Soprannome: Jakub risponde al soprannome di "Bóg": tanto, forse troppo grezzo come nome per una fanciulla dall'apparenza tanto delicata; esso deriva dal polacco, com'è facilmente intuibile, corrisponde all'italiano "Dio", traducibile in giapponese come "Kami"
Età: Sì, insomma...L'età di Jakub? Difficile a dirsi, a dire il vero, talvolta persino lei fa fatica ad ricordarla! Davvero, è pur sempre un numero messo a caso! Perché mai a qualcuno dovrebbe interessare ciò che l'anagrafe dice sulla sua data di nascita? Non riesce a comprenderlo appieno, per quanto stupido possa risultare un argomento simile!
Ma quanto le si potrebbe mai dare onestamente? Sedici, diciassette anni? No, troppo piccola per trovarsi in un luogo simile; forse venti?
Meglio allargare un tantino le proprie vedute: ventott'anni non sono poi così pochi!
Aspetto fisico:
Beh, che dire...Il motivo per la quale ella risulti estremamente giovane è a dir poco palese: nulla in lei sembra appartenere ad una ventottenne, fin troppo prossima alla trentina; ma devo restar qui, a perder tempo su qualcosa di tanto ovvio? Suvvia! Basta poter dire che pare esser rimasta "bloccata nel tempo" e via! No?
È inoltre innegabile che ella sia dotata di una bellezze tutt'altro che indifferente, quanto forse inusuale: il suo fascino, l'eleganza che trapela dai movimenti lenti ed aggrazziati quanto spesso svogliati sono semplicemente ipnotizzanti, ammalianti oserei dire; sarebbe un insulto ai propri gusti personali e alla propria oggettiva insinuare che Jakub sia sprovvista di qualsivoglia atteggiamento "avvenente".
Il delicato visino sfoggia tratti delicati, fanciulleschi quanto estremamente distanti, sfuggenti, potrebbe esser impossibile immortalarli, rapparesentarli alla perfezioni, cosa che spessi viene esaltata dalla candida, perfetta, pelle di porcellana, totalmente priva di qualsiasi imperfezione: bisognerebbe tuttavia ammettere che il suo estremo pallore potrebbe vagamente risultare preoccupante, il più delle volte; il naso piccolo, perfettamente dritto, termina con una graziosa punta all'insù mentre le morbide labbra a cuore, mediamente carnose, paiono esser di un invitante quanto lieve roseo, quasi unicamente accennato, ma non per questo esse risultano esser meno "sublimi".
I grandi, grandissimi occhi dall'apparenza tanto dolce, non poco simile a quelli di un'adorabile cerbiatto, potrebbero esser in grado di scavarti fin dentro l'anima: le loro iridi ambrate sono vero e proprio colato, incandescente, sorprendenti, di chi sarebbe capace di incenerirti con un solo sguardo; i soffici e folti capelli scendono perfettamente lisci, forse un tantino ondeggianti, fin sotto le scapole, incorniciandole alla perfezione il viso angelico con la loro tonalità bionda.
La sua corporatura risulta esile, slanciata, per quanto sia impossibile non notare la reale atleticità dei suoi muscoli: il suo fisico sinuoso, sodo, pare esser un vero e proprio richiamo coi suoi gesti a dir poco aggraziati, silenziosi; la sua forma tendenzialmente a clessidra pare esaltare le amabili forme, non troppo accentuate, ma non per questo non "desiderabili", per quanto sembrino spesso quelle di una fanciulla in procinto di "sbocciare". Per finire, sfortunatamente, non si può certamente dire che spicchi in altezza, sfiorando per puro miracolo il metro e sessanta.
Carattere: (Quanto posso odiare la mia tastiera? Eh?! Gesù pippettaro:
I'll be God
I'll be God
I'll be God;
I'll be God, today,
Hold my head under the bath
And breathe away.
Slit my wrists
And watch the blood evaporate;
Begin this godly, can't be good for...
Ana's safety!
Ana hear me!
I'll play God
I'll play God
I'll play God;
I'll play God, today,
Ante up and play that God
A poker game.
Walk away with our little
God's spare change;
Playing this godly, can't be good for...
Ana's safety!
Ana hear me!
Oh Ana, I'll be with you still,
You are the angel that I couldn't kill.
I'll fake God
I'll fake God
I'll fake God;
I'll fake God, today,
Hop up on a cloud
And watch the world decay:
Ana on my shoulders
And we'll laugh away.
Faking this godly, can't be good for...
Ana's safety!
Ana hear me!
Ana, baby, I'm not crazy!
[Oh Ana]
Oh Ana, I'll be with you still,
You are the angel that I couldn't kill.
[Kill]
[Kill]
[Kill]
[Kill]
Oh Ana, I'll be with you still,
You are the angel that I couldn't kill.
Ana, I'll be with you still,
You are the angel that I couldn't kill.
I couldn't kill
I couldn't kill
I couldn't kill
No, I couldn't kill
No, I couldn't kill
No, I couldn't kill Ana.
Oh, Ana)
Altro:
~ Parrebbe soffrire di una lieve quanto ben celata forma di Disturbo Narcisistico della personalità; non è possibile individuare un momento preciso della sua vita nella quale ha "contratto" questo problema, ma si potrebbe dire che ne è leggermente affetta sin dalla giovane età.
Il disturbo narcisistico di personalità è un disturbo della personalità i cui sintomi principali sono egocentrismo patologico, deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui e bisogno di percepire ammirazione, che iniziano entro la prima età adulta e sono presenti in svariati contesti; questa patologia è caratterizzata da una particolare percezione di sé del soggetto definita “Sé grandioso”. Comporta un sentimento esagerato della propria importanza e idealizzazione del proprio sé -ovvero una forma di amore di sé che, dal punto di vista clinico, in realtà è fasulla- e difficoltà di coinvolgimento affettivo; la persona manifesta una forma di egoismo profondo di cui non è di solito consapevole, e le cui conseguenze sono tali da produrre nel soggetto significative difficoltà relazionali e affettive.
Il soggetto può manifestare bisogni relazionali anomali quali il creare continuamente relazioni che gli permettono di specchiare in maniera grandiosa il proprio sé, cercare conferme, instaurare relazioni improntate a manipolazione affettiva, sostituire gli oggetti di relazione, come pure può manifestare vulnerabilità e risentimento o incapacità di accettare critiche, o manifestare aspettative irrealistiche o inappropriate riguardo alla propria importanza; i tratti e le manifestazioni che descrivono questo disturbo sono molteplici e danno luogo ad una casistica complessa di personalità, con caratteristiche variabili, collocate in uno spettro molto ampio per tipologia e gravità.
La nozione di disturbo narcisistico di personalità è stata formulata da Heinz Kohut nel millenovecentosettanta e introdotta dietro sua proposta nel manuale "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders" ("DSM"); il quadro clinico che descrive è una particolare forma di disturbo del narcisismo. Ciò che distingue questi pazienti, ovvero la struttura psicologica ipotizzata da Kohut, e per la quale coniò il termine “Sé grandioso”, è una sorta di cosiddetto “Falso Io” o “Falso Sé”, che conserva alcune delle caratteristiche primitive dell'Io infantile, un'immagine interiore eccessivamente idealizzata ed "onnipotente" che l'individuo percepisce come il vero “Io”; i soggetti affetti sono spesso caratterizzati da un bisogno affettivo specifico, quello di essere ammirati, in misura superiore al normale o che appare inappropriato ai contesti, tuttavia non è un sintomo che compare necessariamente. Alcune persone possono ritenere in qualche modo di essere "speciali" o superiori, esprimere in modi diversi aspettative di soddisfacimento di una idea di sé irrealistica e tendenzialmente onnipotente.
In ambito teorico, le diverse scuole di psicologia hanno dato interpretazioni e spiegazioni diverse di questa famiglia di disturbi: il concetto di narcisismo è un termine teorico che nella psicoanalisi indica un meccanismo o funzione primitiva del "Sé"; precisamente è la funzione che distingue il "Sé" dalla realtà esterna nelle prime fasi del suo sviluppo. Si ritiene generalmente che il narcisismo, cioè il suo malfunzionamento, abbia un ruolo centrale nell'origine di molte patologie psichiatriche; il disturbo narcisistico di personalità è una manifestazione di narcisismo patologico particolare, oggi generalmente considerata come un quadro riconoscibile a sé stante, e codificata dall'esame oggettivo dei sintomi.
Sono state espresse teorizzazioni anche sull'eziologia del disturbo, ad esempio in ambito psicoanalitico si è osservato che questo compare in soggetti i cui genitori nutrivano aspettative ambiziose su di loro ma erano al contempo ipercritici, oppure in genitori a loro volta narcisisti; c'è però accordo, in linea di massima, sull'idea che le cause di questo disturbo non sembrano puramente ambientali ma tendono a includere anche una significativa componente innata.
Il medico americano Alexander Lowen, fondatore della scuola nota come "bioenergetica", è il più noto fra i primi autori a dedicare studi monografici al narcisismo patologico; propose una tipizzazione del disturbo narcisistico di personalità secondo una scala, identificando alcuni gradi, considerati come aventi gravità crescente: il carattere fallico-narcisistico, definito da Lowen il grado meno grave, seguito dal carattere narcisistico, quindi da quelle che Lowen chiama la "personalità borderline", la "personalità psicopatica" ed infine "la personalità paranoide". Questa scala corrisponderebbe a un aumento degli ambiti in cui la personalità è disfunzionale, a una progressiva perdita di realismo e a forme crescenti di grandiosità, a un progressivo deficit della capacità di provare empatia per gli altri così come pure di percepire l'autenticità dei propri sentimenti.
Autori successivi hanno proposto ulteriori schematizzazioni diagnostiche e differenziazioni fra varie personalità affette dal disturbo, introducendo criteri e tipologie nuove, secondo linee via via più elaborate;
~ Da un paio d'anni a questa parte, Jakub ha iniziato a praticare kickboxing, seppur abbia mollato da relativamente poco; il motivo? Pigrizia, tanta tanta pigrizia: forse un po' troppa, a dire il vero.
La kickboxing è nata in Giappone negli anni sessanta: in quel periodo le uniche forme di combattimento a contatto pieno erano il "full contact karate", il "muay thai" thailandese, il "Sambo" russo, il "taekwondo" coreano, il "karate contact" ed il "sanda" cinese; i giapponesi iniziarono a organizzare gare di karate a contatto pieno ("karate full contact"): questo genere di combattimenti stava acquisendo interesse sempre maggiore finché negli anni settanta, alcuni maestri di arti marziali provarono a sperimentare una nuova formula unendo le tecniche di pugno del pugilato alle tecniche di calcio del karate e nacque così il "Full Contact Karate".
Tuttavia vi fu una certa confusione dei nomi e degli stili, anche in virtù del fatto che nel Full Contact Karate si colpisce con i calci, dal busto in su, mentre nella kickboxing giapponese si potevano dare calci anche alle gambe; a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta con il termine "kickboxing" spopolò negli Stati Uniti una forma di full contact karate dove gli atleti vestivano dei lunghi e larghi pantaloni e delle apposite scarpe, ed inizialmente era vietato colpire con calci portati sotto la cintura; tra i più importanti enti ed organizzazioni vi erano "WKA" ed "ISKA".
Successivamente, sempre in Giappone, nel millenovecentonovanta venne organizzato un torneo chiamato "K-1", in cui "K" sta per "Karate", "Kempo" e "Kickboxing": in questo torneo le regole sono quelle della kickboxing, ma sono valide anche le ginocchiate senza presa e i pugni saltati e girati; lo scopo era mettere sullo stesso ring atleti di diverse arti marziali e sport da combattimento e che avesse un regolamento sportivo che permetteva loro di confrontarsi. Visti i capitali elevatissimi e l'entusiasmo enorme dei giapponesi, in questi avvenimenti, il K-1 (diviso in due tornei: il "K-1 World Grand Prix", riservato ai pesi massimi e il "K-1 MAX", riservato alla categoria dei pesi medi) divenne il più importante torneo al mondo.
Il termine "K-1" ha assunto attualmente l'accezione di uno sport da combattimento a sé stante, benché vi partecipano atleti provenienti dal "muay thai", dalla kickboxing o da altri sport simili; il regolamento del torneo è chiamato "K-1 Style"
empty_cup_full_heart Spero vada bene!~
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