Brucia
Nome: Abraham (nome di origine biblica il cui significato è "padre nobile, elevato"; nell'Antico Testamento Abram fu il primo patriarca di Israele, a cui Dio cambiò nome [Genesi 17:5]: da "Abram", "padre nobile, elevato" ad "Abraham", "padre della moltitudine, di molti popoli", destinandolo ad essere padre di molti credenti)
Cognome: Abraham risponde al cognome di "Jankowski"; esso è di tipica diffusione in Polonia, Paese natio della giovane.
Il Paese fu abitato inizialmente dai Celti nella Slesia e nella Polonia occidentale tra il IV e il I secolo a.C., quando comparvero anche i Germani; a partire dal V e VI secolo d.C. entrambi i popoli vennero assorbiti dalle popolazioni slave occidentali.
Tuttavia l'antico Regno polacco cominciò a prendere una forma unitaria solo nella metà del X secolo, sotto la dinastia dei "Piast", e per la precisione sotto Mieszko (Miecislao); infatti risulta che nel novecentosessanta, dopo aver riunito intorno alla rocca di Gniezno una prima rudimentale comunità nazionale, qui si scelse anche la bandiera che ancora oggi è quella della Repubblica di Polonia, un'aquila d'argento -di colore bianco- su sfondo rosso.
Secondo la leggenda si scelse questo tema a causa del ritrovamento di un nido di aquilotti durante i lavori di costruzione della città di Gniezno.
Miecislao si convertì successivamente al cristianesimo, secondo alcuni per compiacere sua moglie, una principessa Boema, ma sicuramente anche per godere della protezione della Chiesa ed evitare la colonizzazione germanica.
Nel XII secolo la Polonia si frammentò in molti piccoli stati, che nel milleduecento vennero depredati dalle armate Mongole dell'Orda d'Oro; sotto la dinastia Jagellone, venne accordata un'alleanza con la vicina Lituania, e l'epoca d'oro arrivò nel XVI secolo con l'unione tra i due stati ("Unione di Lublino"), nella Confederazione polacco-lituana. Durante il XVI secolo, a seguito delle vittorie contro la Russia, la Confederazione riuscì ad imporsi come una delle maggiori potenze in Europa; tuttavia la scarsa centralizzazione del potere regio e la natura elettiva di questo, la portò con il tempo ad indebolirsi fino a quando non venne letteralmente spartita dall'Impero austro-ungarico, dall'Impero prussiano e dall'Impero russo.
I sudditi polacchi godevano di grande libertà ed esisteva un sistema parlamentare, anche se i benefici di quest'ultimo erano limitati alla "szlachta" ("nobiltà"); da quel tempo i polacchi si sono dati il nome di Nazione della gente libera.
Nel milleseicento, la Polonia perse la Seconda guerra del nord contro la Svezia, e ciò diede inizio al cosiddetto "Potop" ("diluvio"), che si concluse nel milleseicentosessanta con la "Pace di Oliva", o "Oliwa",.
Vi furono inoltre numerose guerre contro l'impero ottomano, la Russia, la Svezia, la Transilvania e la Prussia-Brandeburgo che finirono nel milleseicentonovanta.
Età: Beh...Questa è difficile! Che anni le si potessero mai dare? Quindici? Sedici? Magari anche diciassette, se ci si sente bonari!
Insomma, sembra a malapena un'adolescente, seppur i suoi tratti tendenzialmente severi tendino a confondere ulteriormente: e se vi dicessi che ella è prossima al compimento dei ventisei anni?
E no, non sto scherzando; è uno shock per non pochi venire a conoscenza di ciò
Discendente di: Sorprendentemente, Abraham risulta esser la discendente dello Stregatto, o "Gatto del Cheshire".
Il Gatto del Cheshire ("Cheshire Cat" in inglese) è un personaggio inventato da Lewis Carroll, apparso per la prima volta nel milleottocento in "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie"; è noto anche come "Stregatto", nella versione italiana della trasposizione cinematografica disneyana, "Ghignagatto", nella traduzione italiana del libro del millenovecentotredici a cura di Silvio Spaventa Filippi, o ancora "Gatto Cesare" reso in alcune traduzioni per via dell'assonanza del nome originale con questo appellativo italiano.
Compare anche in tutte le opere derivate dal romanzo di Carroll.
Il Gatto del Cheshire trae verosimilmente ispirazione da antichi racconti popolari nei quali si narra di felini invisibili nelle campagne inglesi, leggende forse di origine analoga a quella del "Gatto Mammone".
Probabilmente Carroll per la sua descrizione si basò su un intaglio in una chiesa nel villaggio del "Croft-on-Tees", nel nord-est dell'Inghilterra, dove era stato rettore suo padre; un'altra possibilità è che il gatto sia basato su un gargoyle situato su un pilastro nella chiesa di St. Nicolas a Cranleigh, dove Carroll frequentemente viaggiava quando viveva a Guildford.
Altri lo attribuiscono ad un intaglio sulla facciata ovest della torre alla chiesa di San Wilfrid, nel villaggio di Grappenhall Warrington, nel Cheshire; la contea natale di Carroll.
Aspetto fisico:
Che dire...Dai! È palese un sedicenne! Insomma, quei venticinque anni sembra non mostrarli nemmeno per sbaglio, quasi fosse bloccata in una goccia d'ambra, lo scorrere inesorabile del tempo non l'ha mai sfiorata, scivolandole placidamente sulle spalle esili; per non parlare del suo apparire come un ragazzino! Sono numerose le persone che arrivano a scambiarla erroneamente per un membro del sesso opposto, cosa che la giovane Abraham è arrivata a non notare quasi più.
Nonostante ciò, risulta ugualmente innegabile il suo esser dotata di un fascino ammaliante, insolito, circondata da una bellezza austera ed eterea.
Il viso delicato, fanciullesco, mostra tratti androgeni quanto estremamente armoniosi, per quanto un ché di distante e severo, quasi "addolorato", sembra che le si sia impresso sul visino angelico, rendendolo quasi temibile, cosa esaltata dalla pelle mortalmente pallida; il naso dal setto sfoggia una punta graziosamente all'insù mentre le morbide e carnose labbra sono di un delicato ed invitante roseo, che quasi accentua la piccola cicatrice rossastra che le percorre il lato sinistro del labbro inferiore.
I grandi occhi dalla forma tipicamente occidentale sono paragonabili a quelli di un cerbiatto, seppur essi siano cerchiti da dei lievi segni rossi, causati dal poco sonno: le iridi sono di un gelido color ebano, quasi alternato ad un castano estremamente scuro quanto distaccato, "triste" oserei dire; i corti quanto folti capelli le incorniciano alla perfezioni il visino angelico, distaccandosi non poco dalla sua carnagione cadaverica grazie al loro colorito paragonabile mogano-rossiccio.
La sua corporatura risulta esile, quasi gracile, in quanto la sua atleticità viene mascherata dai grandi abiti maschili: il suo fisico risulta esser in realtà non poco sinuoso, slanciato quanto desiderabilmente tonico, dalla forma che tende a quella a clessidra; le sue forme risultano tutt'altro che esagerate, ben celate, potrebbe risultare assenti seppur esse siano in realtà più simili a quelle di una ragazzina in pieno sviluppo. Bisogna inoltre ammettere che, sfortunatamente, non spicca in altezza, sfiorando il metro e sessanta con tanti sforzi.
Carattere: (Giuro che il titolo ha senso, non scherzo; e giuro che anche il testo della canzone ha un suo perché. E poi è bellissima.
Ci tengo a specificare, inoltre, che Abraham potrebbe esser vista come la parte "malvagia", per così dire, dello Stregatto che, se egli appariva come una sorta di angelo custode -almeno secondo strane teorie-, allora la giovane potrebbe esser la parte più imparziale, molto meno bonaria.
Ah, e questo testo non è solo ed unicamente riferito al suo "carattere", giusto per precisare:
Demon, Angel, I will be what you want;
Show me what you find most desirable.
I'll be right there, when you call out my name;
Prove to me that you are Determined.
Demon, Angel, I will be what you want;
Show me what you find most desirable.
["Do you feel compassion?"]
I'll be right there, when you call out my name;
Show me what you find most desirable.
["Or do you lust for power?"]
Long ago, I had lost
Someone I still...
Long ago, I had lost
Someone I still love a lot...
["Asriel..."]
A very long time ago, I had fallen below:
That's how the story began.
It was then I met someone, who called me "his best friend";
I would bring about his end.
They said I was their last hope, why could dei never see
There's no way that could be me?
["Can't you see?"]
They give me so much kindness, yet it was not enough
Inside I could feel nothing.
["That's not me..."]
It was then...You showed me
What it's like to have feelings.
It was then...You showed me
What it's like to...
It was then, you showed me
What it's like to have feelings.
So alone, so afraid, have I made you feel in this way?
So alone, so afraid...
You cried out but no one came...)
Altro:
-Presenta spesso segni tipici della misantropia, "fobia" da cui ella è in parte affetta, seppur tenda a tenere ciò ben celato.
La misantropia (dal greco antico: "μίσος", "mísos", "odio" e "νθρωπος", "ànthrōpos", "uomo, essere umano") è un sentimento e un conseguente atteggiamento d'odio, disprezzo o mancanza di fiducia nei confronti del genere umano, caratterizzato talora dall'isolamento materiale o morale dagli altri; essa comunque non implica necessariamente sadismo, masochismo o depressione, o una disposizione antisociale e sociopatica verso l'umanità.
Benché i misantropi non esprimano fiducia per l'umanità in generale, tendono ad avere relazioni personali normali con altri individui. la misantropia può essere motivata da sentimenti di isolamento o alienazione; essa può assumere talvolta forma di arroganza culturale, quando una persona prova avversione verso l'umanità per una superiorità mentale sugli altri.
Può assumere diversi aspetti anche "temporanei", specialmente in individui affetti da forti depressioni o da altri disturbi; l'aspetto più comune è classificabile come un desiderio di solitudine, alienazione o anche sentimenti estremi non necessariamente legati a qualche disturbo, come il distruggere gli oggetti o fare del male alle altre persone, spesso attraverso la violenza.
La misantropia difficilmente riesce ad attecchire completamente nella personalità di una persona: nei misantropi estremi spesso non esiste rimedio o soluzione in grado di far cambiare pensiero, mentre può essere una valvola di sfogo per quelle persone non propriamente misantrope, ma che ne abbracciano tale sentimento solo per questioni temporanee e provvisorie, spesso correlate appunto a disturbi psichici oppure a filosofie personali.
La misantropia tende a rivelarsi nell'individuo prettamente durante il transito dall'età medioadulta (quaranta-cinquant'anni) alla terza età, anche se non rari sono i casi di misantropia adolescenziale, essendo l'adolescenza un periodo di grande arricchimento mentale e filosofico: infatti, molte persone nell'età compresa dai sedici ai ventun'anni con problemi psichici o eccessiva emotività personale sono inclini alla misantropia. In ambito psicologico un misantropo può talvolta essere sofferente di disturbi della personalità (ad esempio l'evitante, schizotipico, schizoide, paranoide), di depressione, fobia sociale o disturbi come l'hikikomori.
Rappresentazioni di misantropia sono comuni nella satira e nella comicità, anche se rappresentazioni estreme sono generalmente rare, espressioni sottili sono più comuni, specialmente quelle che evidenziano i difetti e i limiti dell'umanità.
In casi estremi, i misantropi possono ritirarsi dalla società, diventando eremiti; spesso vengono esclusi da certi tipi di società o altamente penalizzati, in quanto visti diversi o semplicemente dei folli. Tuttavia, la misantropia è stata largamente emancipata da numerosi filosofi e sociologi della storia umana, come Platone, Diogene di Sinope, Aristotele, Jonathan Swift, Immanuel Kant, Arthur Schopenhauer o Emil Cioran;
-In passato ha sofferto per un breve periodo di una forte depressione, al punto da avvicinarsi spesso e volentieri al suicidio; nonostante ciò, dopo questo periodo, sembra essersi ripresa, per quanto rimanga un soggetto tendenzialmente "depressivo".
Il disturbo depressivo maggiore (in inglese, "Major depressive disorder", "MDD"), noto anche come depressione clinica, depressione maggiore, depressione endogena, depressione unipolare, disturbo unipolare o depressione ricorrente (nel caso di ripetuti episodi) è una patologia psichiatrica o disturbo dell'umore, caratterizzata da episodi di umore depresso accompagnati principalmente da una bassa autostima e perdita di interesse o piacere nelle attività normalmente piacevoli (anedonia); questo gruppo di sintomi (sindrome) è stato identificato, descritto e classificato come uno dei disturbi dell'umore nell'edizione del 1980 del manuale diagnostico edito dall'American Psychiatric Association.
Il disturbo depressivo maggiore è una malattia invalidante che coinvolge spesso sia la sfera affettiva che cognitiva della persona influendo negativamente in modo disadattativo sulla vita familiare, lavorativa, sullo studio, sulle abitudini alimentari e riguardo al sonno, sulla salute fisica con forte impatto dunque sullo stile di vita e la qualità della vita in generale.
La diagnosi si basa sulle esperienze auto-riferite dal paziente, sul comportamento riportato da parenti o amici e un esame dello stato mentale: non esiste attualmente un test di laboratorio per la sua diagnosi. Il momento più comune di esordio è tra i venti ed i trent'anni, con un picco tra quest'ultimo ed i quaranta.
Tipicamente i pazienti sono trattati con farmaci antidepressivi e spesso, in maniera complementare, anche con la psicoterapia: l'ospedalizzazione può essere necessaria quando vi è un auto-abbandono o quando esiste un significativo rischio di danno per sé o per altri.
Il decorso della malattia è molto variabile: da un episodio unico della durata di alcune settimane fino ad un disordine perdurante per tutta la vita con ricorrenti episodi di depressione maggiore.
La comprensione della natura e delle cause della depressione si è evoluta nel corso dei secoli, anche se è tuttora considerata incompleta: le cause proposte includono fattori psicologici, psicosociali, ambientali, ereditari, evolutivi e biologici.
Un uso a lungo termine e l'abuso di alcuni farmaci e/o sostanze, è noto per causare e peggiorare i sintomi depressivi; la maggior parte delle teorie biologiche si concentrano sui neurotrasmettitori monoamine come la serotonina, la norepinefrina e la dopamina, che sono naturalmente presenti nel cervello per facilitare la comunicazione tra le cellule nervose.
In Italia la depressione colpisce, secondo uno studio condotto congiuntamente dalla "AIFA" (Agenzia Italiana del Farmaco) e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, circa undici milioni di persone, che quotidianamente assumono farmaci contro tale patologia; la percentuale di italiani che soffrono di depressione arriverebbe, dunque, secondo tale studio, quasi al 20% della popolazione, con una incidenza di quattro volte la media europea.
Nella antichità, il medico greco Ippocrate di Coo descrisse la condizione di melanconia (in greco "μελαγχολία") come una malattia distinta con particolari sintomi mentali e fisici e caratterizzò tutte le "paure e scoraggiamenti, se durano a lungo" come sintomatici di essa.
Questa descrizione è simile al concetto, tuttavia più ampio, che si attribuisce alla depressione oggigiorno, a cui sono stati inclusi un raggruppamento di sintomi di tristezza, sconforto e scoraggiamento, spesso paura, rabbia, deliri e ossessioni.
Il termine "depressione" è stato derivato dal verbo latino "deprimere", che significa "premere verso il basso"; fu utilizzato fin dal XIV secolo e nel 1665: l'autore inglese Richard Baker lo utilizza nelle sue Chronicle per far riferimento a qualcuno che ha "una grande depressione di spirito". Anche Samuel Johnson gli attribuisce un simile significato, nel 1753. Il termine viene utilizzato anche nel campo della fisiologia e dell'economia: un primo utilizzo come riferimento a un sintomo psichiatrico, fu per opera dello psichiatra francese Louis Delasiauve nel 1856 e, a partire dal 1860, il termine compare nei dizionari medici per far riferimento a un abbassamento fisiologico e metaforico della funzione emotiva.
Anche se "melanconia" è rimasto il termine dominante nella diagnostica, il termine "depressione" è cresciuto d'utilizzo nei trattati di medicina e, lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin potrebbe essere stato il primo ad usarlo come termine generale, facendo riferimento ai diversi tipi di malinconia, come stati depressivi.
Sigmund Freud, paragonò lo stato di melanconia al lutto, nei suoi scritti Lutto e melanconia del 1917. Egli teorizzò che la perdita di un "oggetto", come ad esempio la perdita di un rapporto a causa della morte o dell'interruzione di un rapporto amoroso, si traduce in una perdita del "soggetto" e l'individuo depresso ha identificato con l'oggetto di affetto attraverso un inconscio processo narcisistico chiamato "investimento libidico dell'ego"; il risultato di tale perdita comporta gravi sintomi malinconici più profondi del lutto, non solo il mondo esterno viene visto negativamente, ma lo stesso viene compromesso.
Il declino della percezione di sé da parte del paziente si rivela nella convinzione della sua colpa e della propria inferiorità e indegnità: egli ha anche sottolineato che le prime esperienze di vita siano un fattore predisponente.
La prima versione del "Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali" ("DSM-I", 1952) parlava di "reazione depressiva", mentre il "DSM-II" (1968) di "nevrosi depressiva", definita come una reazione eccessiva al conflitto interno o a un evento identificabile; esso includeva anche la psicosi maniaco-depressiva tra i maggiori disturbi affettivi.
A metà del XX secolo, i ricercatori hanno ipotizzato che la depressione fosse causata da uno squilibrio chimico nei neurotrasmettitori del cervello, una teoria basata sulle osservazioni fatte nel 1950 sugli effetti della reserpina e dell'isoniazide nel modificare i livelli dei neurotrasmettitori della famiglia delle monoamine che riguardano i sintomi depressivi.
Il termine "disturbo depressivo maggiore" è stato introdotto da un gruppo di medici statunitensi a metà degli anni settanta come parte delle proposte di criteri diagnostici basati su modelli di sintomi (chiamati "Research Diagnostic Criteria", strutturati sulla base dei precedenti "criteri di Feighner"), che poi hanno costituito il "DSM-III" del 1980.
Per mantenere la coerenza, "l'ICD-10" utilizza gli stessi criteri, con modifiche solo minori, ma utilizzando la soglia diagnostica riportata nel "DSM" per segnare un episodio depressivo lieve, con l'aggiunta di categorie soglia più elevate per episodi moderati e gravi
Orientamento sessuale: Uh, questa è dura!
Abraham non si è mai posta domande riguardo il proprio orientamento sessuale, ritenendo ciò solo ed unicamente una perdita di tempo: perché mai a qualcuno dovrebbe importare delle proprie "preferenze"? Non ha assolutamente senso, non vede alcun interesse in tale argomento!
Se tuttavia dovesse mai venir definita in qualche modo, ella risulterebbe essere Bisessuale Poliromantica Poliamorosa: è dunque in grado di provare attrazione sessuale per due identità di genere, tra qui spiccano le donne, seppur romanticamente sia interessata a determinati sessi, non per forza unicamente "uomo" e "donna"; inoltre, c'è da aggiungere che vi è la possibilità che ella possa provare attrazione romantica per più persone contemporaneamente
Marty_Froste Spero vada bene!
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